il principio di peter

Questo è un momento particolare, un momento dove la confusione regna sovrana. Cosa si deve fare per combattere la povertà? Come si affronta la “classificazione” sociale? Chi è il colpevole e chi la vittima? Chi subisce il silenzio della paura? Chi affoga nell’ingiustizia? Queste domande non vengono mai poste, né le possiamo ascoltare in televisione né le vediamo scritte sui giornali. Ma la cosa più importante, chi risponde? Chi ha la capacità di affrontate temi così angolosi? I preti? I politici? Gli intellettuali? I giornalisti? Una cosa è certa, queste domande vengono fatte ogni giorno, ogni pomeriggio, ogni sera e a notte inoltrata, sono domande che da anni aspettano una semplice risposta. Alcuni paesi del mondo hanno avuto il coraggio di cambiare politica e direzione. Gli Stati Uniti D’America, il Brasile, la Turchia, la Spagna. In parte essi hanno sradicato il precedente, hanno pensato al futuro considerando gli sbagli del passato. Naturalmente è ancora tutto da vedere, ma forse si può affermare che la buona volontà è arrivata. Quando arriverà in Italia? Quando arriverà nelle terre infuocate il buon senso padrone della “civiltà”? Sono più di 30 anni che i salari e gli stipendi in questo paese non aumentano. Negli anni ‘80 un operaio percepiva una busta paga di 1.600mila di vecchie lire, l’equivalente di una busta paga a progetto di € 800, la somma che oggi prende un precario. Il Francia, qualche anno fa, il Governo stava per approvare una legge che istituiva i nostri vecchi contratti di formazione, oggi oro se equiparati con quelli a progetto; senza esitazione i francesi scesero in piazza a protestare e la legge fu ritirata. In Italia la voglia di protestare è svanita assieme alla voglia di cultura. Mai come in questi anni il nostro paese è sceso così in basso, soprattutto attraverso la produzione letteraria, cinematografica, sociale. Ma per fortuna questa è solo una parte. Le piccole comunità vivono tra di loro, si organizzano, si ingegnano e proliferano. Un po’ come i contadini argentini che mettendo da parte risorse e Governo incominciando a rifare autonomamente. La nostra comunità non rispecchia oggi il mondo degli intellettuali, incapace di protestare e di agire, oggi chi ha voglia agisce superando gli ostacoli e le aspettative. La politica ha dalla sua parte i grandi network che ancora hanno la capacità di condizionare. Questa illusione però sta per essere superata, i mass media stano disegnando la loro distruzione agendo solo per l’audience e gli inserzionisti e non per l’informazione. Tutti si stupiscono e si chiedono il perché in Italia si vendono così pochi quotidiani, la riposta è semplice: essi dicono menzogne. Una controprova negativa? Perché allora si vendono tanti settimanali, rotocalchi e giornale di gossip? La riposta è altrettanto facile, perché l’alternativa non c’è. Se c’è monopolio la somma è bella e fatta. Gli scettici dicono che l’ora orwelliana sta suonando, la paura e la tristezza limita la creatività e aumenta la debilitazione. Socrate diceva che le radici della violenza nascono nella debolezza. Oggi più che mai i media sono deboli e stanno firmando la loro condanna a morte. La firmano raccontando solo velleità, atrofizzazioni, disinteresse e opacità. Internet esplode di idee e innovazioni, mentre i media nazionali copiano da anni le trasmissioni attribuendosene la paternità. Lo ribadisco ancora una volta, in Italia vige il principio di Peter: “In ogni gerarchia tutti tendono ad accrescere il loro livello di incompetenza”. [+Blogger]

6 commenti:

Anonimo ha detto...

queste sono nefandezze e qui noli della sanità subiamo ogni giorno soprusi e maldicenze. non basta la repressione e il silenzio che siamo costretti a tenerci dentro anche i media ci mettono in "castigo".

Anonimo ha detto...

la burocrazia ammazzerà il mondo.

http://www.lutherblissett.net ha detto...

La guerriglia mediatica è soltanto un momento della comunicazione-guerriglia, che a sua volta non è che una parte della più estesa guerriglia culturale.

L'arte della guerriglia mediatica non muove dai concetti di "contro" e "in alternativa a", ma piuttosto dalla teoria di Sunzi (Sun Tzu) sui vuoti e sui pieni (cap. VI de L'Arte della guerra). Essa parte dal presupposto che sia possibile agire dentro il sistema della comunicazione massmediatica, combattendolo con le sue stesse armi.
La guerriglia mediatica non vuole svelare la "verità più vera" di cui i grandi mass media ci terrebbero all'oscuro: condizione preliminare per questa pratica bellica è l'abbandono della recriminazione e di ogni teoria del Grande Fratello, ovvero quella che vede gli operatori che gestiscono i mezzi di comunicazione di massa come astuti ed efficienti "disinformatori di regime". Il conformismo e la compattezza dei mass media non nascono da una particolare capacità strategica di fantomatici gestori del "potere mediatico", quanto piuttosto dall'estrema ignoranza, malafede, meschinità e grettezza di piccoli uomini e donne che si fingono professionisti dell'informazione e non sanno fare altro che appiattirsi gli uni sugli altri, dando in questo modo l'impressione (ma solo quella) di essere uno schieramento compatto e potente. Le apparenze ingannano.
La guerriglia mediatica non serve nemmeno a dimostrare la natura mendace dei media. Lo sanno tutti che mentono, è senso comune, anzi, è "discorso da autobus". Non per questo la gente smette di comprare i quotidiani o guardare i telegiornali.
La guerriglia mediatica è una pratica, un modo diverso di rapportarsi al medium della comunicazione di massa. Ovvero l'abbandono della recriminazione e l'adozione di un retrovirus, una pratica ludica che esorcizza in quanto tale la disinformazione esercitata dai mass media e ne ridimensiona ai nostri occhi il potere. Il passaggio preliminare è quello di abbandonare la paranoia e accettare la sfida.
La guerriglia mediatica non è un modo di riappropriarsi dell'informazione nel senso di rubare spazio al sistema massmediatico "ufficiale" o di dimostrare la deformazione delle notizie esercitata da quest'ultimo. Essa è la realizzazione di un gioco all'inganno reciproco, una forma di cooptazione dei media in una trama impossibile da cogliere e da comprendere, una trama che fa cadere i mass media vittime della loro stessa prassi. Pura arte marziale: usare la forza (e l'imbecillità) del nemico rivolgendogliela contro.

Anonimo ha detto...

la burocrazia ha fatto diventare gli uomini e le donne invisibili anonimi e stronzi

MARIO ha detto...

NAPOLI E' ATTACCATA SU TUTTI I FRONTI i media HANNO DALLA LORO PARTE IL POTERE E IL CONSENSO, IN PARTE, MA NOI POSSIAMO AVERE dalla nostra PARTE LE FORZA E LA DETERMINAZIONE. UN CARO SALUTO AL BLOGGER DA PARTE DI MARIO

Peter ha detto...

e come chiamereste gli strateghi dell'economia mondiale? incompetenti? ladri? no, molti banchieri hanno cercato di barare e barando hanno messo in ginocchio l'economia mondiale. la parola del più forte è diventata la parola del più incompetente. io tifo peter