“Chi non conosce la propria storia è destinato a riviverla” è scritto oggi su un muro di Auschwitz. Chi scrive ha conosciuto, in anni cronologicamente lontani ma sempre vivi nel ricordo, il soprassalto di una telefonata che lascia intendere che qualcosa di grave è accaduto, la corsa agli ospedali, le notizie apprese con delicatezza dai parenti o all’improvviso dai giornali, il dolore inemendabile per un fratello o un amico che hai salutato pensando di rivedere l’indomani, e che invece non rivedrai mai più. Chi scrive ha assistito a processi in cui gli assassini si travestivano da eroi; le vittime nelle parole di avvocati privi di scrupoli diventavano aggressori; le Corti comminavano pene forse troppo miti, o peggio ancora archiviavano la verità e la giustizia con assurde sentenze, per esempio considerando “suicidio” la tragica morte di un giovane picchiato (il corpo presentava ancora evidenti segni di percosse) e poi dato alle fiamme. Chi scrive è rabbrividito leggendo, sui muri della sua città, scritte che chiedevano la libertà dal carcere per gli uccisori dei nostri fratelli, o auspicavano altri dieci, cento, mille morti come loro. Chi scrive ha sofferto venendo a conoscenza di altri morti, “rossi” o “neri”. Spesso caduti per attaccare o difendere (o soltanto perché erano nei pressi di) una sezione di partito, un circolo, un centro sociale, una casa occupata. Colpiti a morte dai nemici politici o dalle forze dell’ordine. Così sono stati uccisi negli anni Settanta Fabrizio Ceruso, Tonino Micciché, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, Ivo Zini. Vittime questi, assassini chi li ha uccisi. E tanto ci è bastato sapere. Non perché, come qualcuno semplicisticamente afferma, le vittime non hanno colore politico, o perché i morti sono tutti uguali.
Ogni individuo è unico e irripetibile, ognuno è vissuto diversamente dagli altri, ognuno, anche, è morto diversamente dagli altri. I morti sono tutti diversi, perché erano diversi da vivi. Ma più che le differenti idee politiche, conta per noi come quelle idee si affermavano: con una penna, un microfono o un volantino, oppure con un bastone, un coltello o una tanica di benzina. Questa è la storia che noi ben conosciamo, e che non vorremmo in nessun modo rivivere. Quanto sta accadendo in questi giorni a Materdei, con l’occupazione dell’ex convento in salita San Raffaele da parte dei giovani di Casa Pound, rischia invece di rinfocolare contrapposizioni che speravamo passate per sempre. Non sappiamo se questi giovani siano effettivamente dei “bravi ragazzi”, come alcuni dicono. Abbiamo però ascoltato le loro dichiarazioni, e li abbiamo sentiti proclamarsi “fascisti del terzo millennio”. Qualcuno dovrebbe ricordargli che la Repubblica Italiana è nata dalla Liberazione dalla dittatura fascista, spiegargli che la Costituzione vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, che le nostre leggi considerano reato diffondere il fascismo o farne l’apologia. Perché il fascismo ha prodotto, già sul finire del secondo millennio, morte e dolore. Speriamo che nel terzo millennio il fascismo esca per sempre dalla storia, e che nessuno abbia più a soffrirne a causa sua. Ma la trasmissione di questi principi democratici non può essere affidata solo ai cittadini che manifestano legittimamente la loro preoccupazione o a qualche facinoroso che, sentendosi un nuovo partigiano di una nuova Resistenza, tenta l’assalto al covo fascista, mettendo a rischio la sua vita e quella altrui (al termine della manifestazione di mercoledì si sono contati almeno undici feriti: speriamo che non ce ne siano altri!). Spetta alle Istituzioni valutare e agire con chiarezza e tempestività. I giovani occupanti di Casa Pound sono bravi ragazzi benvoluti dal quartiere che si dedicheranno a fare il doposcuola ai bambini? Desiderano rendersi utili al territorio contribuendo a realizzare i diritti di disoccupati, anziani, immigrati, disabili, senza discriminazioni verso alcuno? Siano lasciati in pace! Sono pericolosi razzisti, squadristi e mazzieri che metteranno a repentaglio l’incolumità degli immigrati, degli omosessuali e degli abitanti di Materdei? Sia sgombrato immediatamente l’ex convento! Sono decisioni non facili, ma che chi ha la responsabilità di governare Napoli ha il dovere di prendere per tutelare la sicurezza e la tranquillità dei suoi cittadini. Vorremmo invece rivolgere ai giovani, la cui rabbia sta montando in questi giorni, semplicemente un appello, in nome di quanti persero la vita a causa del fanatismo, dell’intolleranza, dell’odio politico. Niente può giustificare la violenza, neanche le colpe degli altri. Nessuna giustizia può nascere dalla violenza, come nessun albero sano può germogliare da un seme malato. Opponetevi, dunque, alla violenza degli individui e della società, alla prepotenza e alla sopraffazione, all’intolleranza e al razzismo, all’ingiustizia e alla guerra; con la vostra integrità morale, con la verità delle vostre parole, con la forza della solidarietà, con il ricordo di chi sacrificò la sua vita per questi valori. Esiste una sola umanità. Solo la nonviolenza può salvarla. [Livio e Rosanna Miccoli, fratelli di Claudio, ucciso a Napoli il 6 ottobre 1978 Salvatore De Waure, fratello di Vincenzo, ucciso a Napoli il 21 gennaio 1972 COMITATO CLAUDIO MICCOLI]
5 commenti:
non poteva essere articolo più imparziale. Mimmo
la differenza è che gli estremismi hanno sempre delineato uno scenario di morte e repressione di qualunque colore o opinione.
Una squadraccia di noti fascisti napoletani gira per Napoli alla ricerca di compagni da pestare. Entra prima in una pizzaria ed aggredisce dei compagni seduti ad un tavolo. Alla reazione della gente i fascisti si danno alla fuga. Incontrano per caso Claudio Miccoli, giovane ambientalista, poeta, pacifista. Lo aggrediscono per i suoi capelli lunghi e la barba. Morirà all'alba del 6 ottobre 1978 senza sapere il perchè. Il Comitato Claudio Miccoli recentemente sorto per non dimenticare la figura di poeta e scrittore di Claudio, ha istituito un premio di poesia per affermare i valori in cui credeva.
Siamo purtroppo in un periodo storico in cui il razzismo, l'omofobia e vecchie nostalgie fasciste sono alimentate ogni giorno da un'informazione mediatica sempre più disarmante. Qualche giorno fa ascoltavo l'ennesima conversazione in un vicolo tra persone che lamentavano la presenza di immigrati. Addirittura avevano da ridire per gli odori che i loro piatti tipici emanavano. Tutti i giorni in treno assisto a scene di violenza verbale e fisica nei confronti di alcuni rom che tentano di raggiungere la stazione centrale di napoli. Li prendono a calci usando come giustificazione il fatto che sono probabilmente sprovvisti di biglietto. Come molte persone che viaggiano sullo stesso treno d'altronde e non stranieri sicuramente. Questo è l'effetto di quello che passa ogni giorno nei media. Gli stranieri che ci rubano il lavoro, gli stranieri che ammazzano, violentano, aggrediscono, puzzano...Mentre sotto i nostri occhi assenti ogni giorno migliaia di italiani rubano, ammazzano, violentano, aggrediscono , puzzano...puzzano sempre più di intolleranza e odio.
presto saremo più grandi parola di sanitanese. Pip
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