migranti frontiere o ponti?
Risuona incalzante l’interrogativo. Raggiunge ognuno di noi. Interpella i pensieri,le parole, le azioni, le scelte che delineano questo nostro paese che, svuotato dalla paura, eletta a suo consigliere più fedele, ha smarrito la propria memoria storica, nutrimento per l’identità di ogni essere umano e di ogni popolo. Segnali di allarme, intanto, continuano a risalire dal mare. L’interrogativo si rinnova attraverso le voci di tanti uomini, donne, bambini migranti che, da barconi e gommoni oscillanti, dopo lunghi viaggi estenuanti e sofferti, da terre sfruttate e strumentalizzate dal potere cieco, chiedono, incessantemente, di superare insieme la paura dell’ignoto, per riscoprire insieme l’umanità, essenza della nostra natura comune. I tanti segnali che, in questi giorni, si stanno susseguendo, inascoltati, continuano a tramutarsi in tragedie, vite troncate, perdite irreversibili che avremmo potuto evitare. Agrigento,”terra di approdo” e di possibili ponti, ha ospitato, dal 2 al 12 agosto, tanti giovani provenienti da diverse regioni italiane che hanno vissuto, insieme agli agrigentini “di nascita e di adozione”, l’esperienza di un campo di lavoro organizzato dalla “Famiglia Comboniana”. Il punto di partenza del campo è stato proprio l’interrogativo: “Migranti:frontiere o ponti?” Tanti sono stati i momenti che hanno unito i giovani con coloro che hanno vissuto momenti difficili di passaggio delle frontiere, per andare oltre le barriere della diffidenza e del rifiuto e confidare nella vita. Uno dei momenti più toccanti del campo di lavoro è stato presso la baia agrigentina di Capo Rossello dove è stata celebrata la memoria delle vittime del tragico naufragio, verificatosi nella notte tra il sabato 14 e la domenica 15 settembre 2002. “Era da poco passata mezzanotte e c’era stato un breve ma intenso fortunale, qui, dalla terrazza del ristorante e dalla spiaggia sentivamo le urla, non erano lamenti ma grida disperate, incomprensibili, di gente che invocava aiuto. Provenivano da quello scoglio, là vicino; abbiamo subito avvisato le forze dell’ordine e la capitaneria di Porto Empedocle. Verso le due e mezza sono arrivati per verificare l’attendibilità delle telefonate. Giunsero le fotoelettriche dei vigili del fuoco che rischiarano ad intermittenza l’agghiacciante scena: decine e decine di uomini aggrappati agli scogli o al relitto e corpi vaganti nel mare. Fra noi e loro cerano circa 100 metri ; a metà c’è il braccio del molo del porticciolo”. A Capo Rossello si è tenuto anche “il pellegrinaggio della speranza”. Il cammino è stato percorso al mattino presto, a gruppi di due persone, partendo da un luogo di lutto, appunto Capo Rossello, condotto poi verso i campi agrigentini, accompagnati dal sorgere del sole, verso la speranza viva, simboleggiata dalla chiesa del SS. Crocifisso di Siculiana, dove il gruppo ha ricevuto l’accoglienza della parrocchia e dei suoi abitanti. In piena città di Agrigento è stata celebrata anche una veglia di preghiera, in p.zza Cavour, presso la tenda “Lo Slancio”della comunità Missionaria “Porta Aperta”. Da ricordare sono le tante testimonianze di uomini e donne che continuano a difendere i diritti e la vita dei migranti. Hanno raccontato le loro storie e hanno contribuito ad aprire tutti i nostri sensi, spesso troppo assenti . Per di più, diverse attività, come il gruppo di animazione per i bambini del quartiere di Agrigento, e il servizio presso la “mensa della solidarietà”, hanno favorito l’incontro e i momenti di convivialità accompagnati anche da musiche e danze. Il campo è culminato con la serata presso la Chiesa di S.Lorenzo nel quartiere di Monserrato,sempre ad Agrigento, durante la quale i gruppi di interesse, composti dai giovani del campo, hanno condiviso con la comunità locale e gli amici immigrati ,il lavoro maturato in diversi ambiti quali: musica, danza, teatro, fotografia ed indagine. Il campo, in ogni suo momento, è stato una possibilità di far risuonare ulteriormente l’ interrogativo “Migranti: frontiere o ponti?”, nelle nostre coscienze, lungo le nostre coste, per le strade delle nostre città, in tanti volti diversi incontrati, affinché si dia valore alla persona umana e si possa costruire quel tanto agognato “diritto fraterno”.Come ci ricorda Eligio Resta in “Il diritto fraterno”,” i diritti umani sono quei diritti che possono essere minacciati soltanto dall’umanità stessa, ma che non possono trovare vigore, anche qui, se non grazie all’umanità stessa”. A noi la scelta. [Giovanna Greco, Lorenza Biasco (GIM Napoli) - Articolo inviatoci tramite mail]
7 commenti:
bhè cosa dire , l'articolo parla chiaro ed è molto bello... complimenti.
La settimana
Parole
“La cosa più terribile sono le organizzazioni criminali. Approfittano della speranza di chi vive nella miseria ma vuole dare a se stesso e ai suoi cari un futuro migliore, e per farlo si affida a persone che con imbarcazioni non sicure si mettono in mare. Questo porta a tragedie continue. Dobbiamo combattere tutto ciò. Per le persone che vogliono nuove opportunità di vita e di lavoro dobbiamo aumentare le possibilità di entrare legalmente in Italia e negli altri paesi europei. Gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato il suo paese ed è emigrato. Questo ci impone il dovere di guardare alle persone che vogliono venire in Italia con una totale apertura di cuore e di dar loro la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, e un benessere che è anche la salute e l’apertura dei nostri ospedali per tutte le loro necessità. Questa è la politica del mio governo”.
Parole pronunciate da Silvio Berlusconi il 18 agosto 2009 in un’intervista. All’emittente tunisina Nessma Tv. - Giovanni De Mauro
che mistificatore, che imbroglione, che adulatore e villico. A.
la situazione immigrati in questo momento fa schifo, noi adesso non li trattiamo come umani ma come animali, avete visto che sul sito della lega c'era il gioco colpisci lo straniero?! adesso l'hanno tolto ma c'è una variate dello stesso gioco, stupidi ignoranti. io propongo un altro gioco: insegna la storia al leghista e se non l'ha impara a "memoria" lo confiniamo per un annno in Algeria, oppure in Congo. SEBASTIANO
Oppure nei centri di prima accoglienza per immigrati, così possono sperimentare come fanno vivere queste persone prima di confinarle nuovamente nel loro Paese.
SE POTETE FATELI FATICARE
Non mi voglio dilungare poichè questo è un argomento che mi sta molto a cuore e che mi colpisce emotivamente....
molto si è parlato di tragedie, stragi e genocidi sugli organi stampa e in tv.
La verità è che il mar mediterraneo è tutt'ora la più grande fossa comune che l'umanità abbia mai conosciuto....
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