Caro Alex, prendo spunto da un libro che sto leggendo, e faccio mie alcune frasi di Orhan Pamuk, per rispondenti, e allo stesso tempo, capire il tuo sfogo e la tua indignazione. L’articolo che hai scritto è pieno di collera, stupore, risentimento e amore. Ma nelle tue parole ho notato soprattutto una dolorosa tristezza, quella che accomuna un po’ tutti gli abitanti di Napoli. Istambul, per l’autore del libro, è una città in bianco e nero, così come oggi lo è Napoli, la periferia, la politica… il potere. E’ triste il mercato alla via Vergini, sono triste le persone che fanno la spesa, che vanno a lavorare la mattina presto, che giocano la bollette il venerdì sera o il sabato, che vanno a messa la domenica. È triste la predica di padre Antonio Lofferdo, sono tristi i manifesti elettorali, i tifosi del Napoli calcio, i professori della Scuola Caracciolo, i venditori di hashish. Noto la tristezza di un adolescente che trasporta sul proprio scooter un bambino di pochi mesi; la miriade di motorini che sfreccia per via Sanità, l’auto che ogni fine settimana passa per i vicoli e per le strade del rione vendendo i cd, i venditori ambulanti di pane, noccioline, pesce, frutta e verdura; il nuovo Pub che da poco, in piazza Sanità, vende panini e birre; il solarium e le donne che vanno a farsi scurire la pelle, i bambini che non sanno dove giocare, i disoccupati e i camorristi, il vicolo scuro e la basilica illuminata… tutto indica una tristezza senza senso e senza fondamentaLa tristezza di cui sto parlando, però, non deve far confondere, essa non è la melanconia ma, come Pamuk ci insegna, è invece uno stato di cosa sociale, che vive il suo momento e che può essere cancellata. L’autore di Istambul dice: “ Quando percepiamo a fondo questo sentimento, e i paesaggi, gli angoli, le persone che lo trasmettano alla città, quando ci cresciamo insieme, a un certo punto quella sensazione di tristezza… , acquista forme sempre più concrete ed evidenti”. Il premio Nobel ci dice che la differenza sta proprio nella cultura di un popolo, che ha subito in parte una estrema povertà… e che “la storia e i ricordi delle vittorie e civiltà passate siano ancora ben visibili”. Napoli ha subito governanti che parlavano lingue differenti. Il popolo è anarchico così come lo è la democrazia. La tristezza di chi vive alla via Scudillo chiusa da decenni è la stessa di chi parla senza essere ascoltato, di chi muore ucciso senza potersi vergognare, di chi interagisce con spintoni, urla, avidità è modestia. Gli artigiani ricordano con nostalgia i vecchi guantai, falegnami, pellettieri, calzolai ecc, ecc., mentre il plasmarsi di una nuova cultura che interagisce sempre di più con il passato, crea una socialità altra che in parte ci fa sgomentare e in parte ci fa attendere. Oggi l’attesa e la tristezza sono ancora due concetti confusi. [+Blogger]
4 commenti:
l'importante è esserci fare e dialogare. noi della rete siamo con il blog e con l'informazione pulita e onesta.
sanità e ammore, sanità e camorra, sanità e vita, sanità e lavoro, sanità e inciucio, sanità e onestà, sanità e passione, sanità e disoccupazione, sanità e munnezza, sanità e allucchi, sanità e innocenza, sanità e cultura, sanità e intrigo... Rosa
ma comm'è trist a sanità!!!!!!!!!!!
il fuoco purificatore è l'unica speranza. Un nuovo Nerone ci vorrebbe, ecco tutto. Per quanto ci riguarda speriamo di andarcene via centinaia di chilometri da questa realtà senza speranza.
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