Certo non possiamo dire ai napoletani “non sparate i botti di fine anno”. L’augurio è quello di festeggiare, magari usando qualche piccolo petardo, le famose “stelletelle” di Natale, al massimo una Botta Gialla, insomma il nostro modo culturale di salutare il vecchio e accogliere il nuovo. A Napoli anche il fuoco di Sant’Antuono rappresenta questa trasposizione, liberarsi del marcio, del putrefatto, dell’avariato e ricevere il pulito, il nitido, l’inusitato. Sarebbe sciocco proibire questo culto come sarebbe altrettanto stupido far scoppiare una bomba di Lavezzi o di Quagliarella o, quella più antica, di Maradona. Perdere una Mano, un braccio, le dita e rimanere invalidi per tutta l’esistenza non ripagherebbe dell’emozione provata all’istante, quel momento che traspone la “gioia di un rumore grande” in quella più tragica di una menomazione perenne. Noi della redazione blog rione sanità vi inviamo gli auguri più cospicui, calorosi e in parte anche inutili. [+blogger]
circumsanità
Giovedì 24 dicembre, stazione della circumvesuviana di Castelcisterna, luogo di periferia, al confine tra due comuni sconosciuti dell’hinterland napoletano, Brusciano e, appunto, Castello di Cisterna, dove, dimenticato dalle alte sfere provinciali, l’abusivismo edilizio continua la sua inarrestabile corsa, attraversando “oneste” amministrazioni comunali e commissariamenti per infiltrazioni camorristiche. Poco più in là Marigliano, dove ignari agricoltori fino a qualche anno fa accettavano di sotterrare strani materiali in cambio di qualche soldo in più che la terra si rifiutava di dare. E così in tutta l’area dell’Agro Nolano, fino ad arrivare ad Acerra, disegnando quello che ormai è tristemente noto come il “Triangolo della morte”, l’area con uno tra i più alti tassi di tumori in Campania. Supero i tornelli all’interno della stazione e mi affretto al binario 2, linea Baiano – Napoli. Sotto gli occhi compiacenti degli addetti alla biglietteria, i soliti furbi di turno si attaccano come ombre alle mie spalle o a quelle di qualcun altro per superare, sprovvisti di biglietto, i tornelli. La mia sorpresa per il gesto, e soprattutto per l’indifferenza della gente presente, diventa oggetto di scherno per l’autore di questa geniale furberia. Dopo essermi inutilmente arrabbiata e aver cercato di far valere invano le mie ragioni mi appresto a raggiungere il binario, dal quale mi dividono 3 rampe di supertecnologiche scale mobili che si attivano appena qualcuno vi si avvicina... il treno, che nei giorni (semi)festivi riesce ad arrivare persino in orario, è all’insegna dell’ultima moda in fatto di design a scapito della funzionalità. I posti sono ridotti al massimo, riuscire a sedersi durante i giorni lavorativi è diventato ormai un lusso per chi sale a partire dalla stazione di Brusciano in poi. Il viaggio però non è noioso, se si pensa ai giochi di equilibrio che bisogna saper fare per tenersi in piedi ogni volta che il treno frena. Evidentemente anche i macchinisti non sono ancora avvezzi a cotanta velocità! Ma oggi è un giorno speciale, è la vigilia di Natale e il treno è semivuoto. Mi chiedo se sia un gesto generoso del destino per addolcire queste poche ore che mi separano dalle ferie natalizie o semplicemente un modo ironico per ricordarmi che tutti gli altri sono a casa. Tra le poche persone a bordo riconosci qualche faccia familiare, i pendolari di tutta una settimana, che conosci ormai da anni. Si accenna un saluto ma ci si siede distanti l’uno dall’altro per evitare qualsiasi conversazione. Sono le 8.00 del mattino, ancora non è l’ora dello scambio di opinioni. Il treno prosegue e poco alla volta si popola di gruppetti di amici, signore nel pieno delle loro facoltà fisiche e intellettuali, uomini d’affari e anziani in fuga dalla noia. L’ambiente comincia a riempirsi di voci e di programmi sulla cena della sera. Gli argomenti sono futili e banali come vuole questo giorno, ma non importa. Tutti sorridono, tutti si lasciano le preoccupazioni alle spalle. Oggi non conta se il tuo contratto sta per scadere, oggi non importa se non ce la fai a pagare il mutuo, oggi non guarderai i volantini delle offerte per risparmiare sulla spesa. Oggi è un giorno speciale. Il treno prosegue, attraversando le periferie desolate dei comuni vesuviani, tra i mari di cemento e le distese di campi, tra le serre improvvisate e i cantieri per nuove strade, case, case, case... Alla stazione di Volla il brusio che ormai invade il treno assume un tono diverso, tra la confusione delle voci se ne distingue una più alta e agitata. Tutti rivolgono lo sguardo in direzione opposta alla mia. Faccio finta di niente, continuo a leggere il mio libro, sarà il solito gruppetto di ragazzini scalmanati, ma quella voce insiste, si amplifica e comincio a distinguere le parole. Mi giro anche io come gli altri e vedo una scena che ho visto ormai troppe volte. (Ma oggi non doveva essere un giorno speciale?) Il controllore intima ad un gruppo di rom di scendere dal treno, loro rifiutano, lui alza la voce sempre di più, comincia ad imprecare in napoletano, li spinge verso il fondo della carrozza, li ammucchia, li isola, li ghettizza. Il treno prosegue. L’uomo di fronte a me ripone la sua borsa sul posto libero accanto per fare in modo che nessuno di questi “barbari” lo occupi, e chiede a me di fare lo stesso. Lo guardo esterrefatta mentre sbuffa per la disapprovazione. I toni si fanno confusi e sempre più alti, non conta che abbiano il biglietto o meno. Questi rom devono scendere alla prossima fermata. Non basta dir loro che hanno un cattivo odore, che sono dei ladri, delinquenti, che vengono qui a rubarci il lavoro. Non basta neanche far notare al controllore che dovrebbe limitarsi a fare il suo dovere, ormai non sente ragioni. Alla stazione di Botteghelle, sotto gli occhi soddisfatti di alcuni dei viaggiatori e quelli increduli e inermi di altri, quei rom vengono scacciati in malo modo, con spintoni e calci. I furbi della stazione di partenza sorridono, le conversazioni banali riprendono, il controllore ritorna alla cabina di guida, è felice, sa che dovrà lavorare solo alla prossima invasione di rom. Loro scendono e attendono il prossimo treno. Scendo alla stazione di Piazza Garibaldi, dai finestrini del treno che avanza verso il capolinea, l’unico rom superstite mi sorride e mi mostra il suo biglietto. Alla prossima fermata per lui non comincerà un giorno speciale, ma solo un altro giorno di ordinaria discriminazione. [sara la pendolare]
rambo economico
Per fortuna non tutti si lasciano abbindolare da questo senso del valore e della smodatezza. Per fortuna nel rione ci sono mamme che ogni giovedì lasciano le proprie famiglie per accudire i senza fissa dimora; per fortuna che c’è Crescere Insieme che da più di 20 anni cura i disagiati e le persone che hanno problemi con la droga; per fortuna che ci sono le suore dell’Istituto Ozanam; alcune associazioni della Rete Sanità che si battono per i diritti del quartiere; per fortuna che ci sono i ragazzi del parco Rita Parisi a San Gennaro dei Poveri; per fortuna che c’è Alex Zanotelli; per fortuna che ci sono i volontari invisibile del rione, di Napoli, della Campania, del sud… [+blogger]
"zombie" l'alba dei morti viventi
Certo non è proprio un felice anno quello che si profila. Si parla di uscita dalla crisi, di “ripresa”, di “rally delle borse di fine anno” e altre idiozie del genere. Comincio con un esempio. Nel deserto accade uno strano fenomeno: la distorsione della percezione delle distanze. Immagini che un punto, ad esempio una duna particolarmente alta, disti da te circa 100-150 metri, tu ti avvicini e dopo un ora di cammino ti ritrovi a guardare la stessa duna che dista gli stessi metri che tu avevi stimato all’inizio. Non diventa né più grande ne più piccola e sembra allontanarsi alla stessa distanza con la quale tu ti avvicini. E’ una illusione ottica che ti fa comprendere quanto tu sia piccolo e insignificante di fronte all’immenso spazio del deserto. Ecco che gli imbonitori di turno ci fanno credere che la ripresa è vicina: eccola lì a portata di mano: bisogna solo crederci. Ma è un’illusione. Come quella duna nel deserto. Mentre c’è chi già intravede la fine della recessione, le statistiche ufficiali descrivono un Natale che verrà ricordato per la scarsezza dei regali. Lo conferma l’Istat che, evidenziando come siano oltre 500mila i posti di lavoro persi soltanto nel terzo trimestre del 2009, lascia pochi dubbi sulla pesantezza della crisi e sui suoi effetti. Dietro i proclami dei vari top manager che parlano di “fabbriche scarsamente profittevoli” di “riconversione di aree produttive” si nasconde il dramma di intere famiglie ridotte al fallimento (a Termini Imerese, tra diretti e indiretti, la Fiat occupa 3000 persone). Ma non è tutto: Il lavoro sta subendo trasformazioni epocali, così come diventa epocale il divario tra i più ricchi e i più poveri del mondo. Il rapporto dell’ILO (International Labour Organisation) conferma che la disoccupazione mondiale è passata nel 2009 da 190 milioni fino a 240 milioni di unità, il numero di lavoratori poveri che guadagnano meno di due dollari al giorno in aumento fino a 1,4 miliardi di unità (il 45% degli occupati mondiali); il numero di quelli con lavoro privo di reti di salvataggio, in incremento fino al 53% del totale. Il rapporto tra redditi dei top manager e retribuzione media - che era di 30 volte nel 1979 - giunge oggi a superare le 200 e perfino le 400 volte (Fonte ILO). L’Italia si colloca fra i paesi più diseguali, i quali restano Stati Uniti e Regno Unito, con una forte accentuazione delle sperequazioni nella composizione interna dell’allocazione delle risorse (della diseguaglianza distributiva della ricchezza prodotta). Nel caso italiano, vedono tra il 1993 e il 2006 il reddito disponibile equivalente reale aumentare del 2,6% per le famiglie dei lavoratori autonomi e solo dello 0,6% per le famiglie degli operai e dello 0,3% per quelle degli impiegati (Fonte CGIL). Secondo un rapporto del centro studi di CONFINDUSTRIA si sottolinea che il tasso di disoccupazione arriverà quest’anno all'8,6% e nel 2010 al 9,3% – affermano gli imprenditori – livello che non veniva più toccato dal 2000. La situazione tratteggiata dal centro studi è dunque critica, anche perché il deficit pubblico italiano nel 2009 si attesterà al 4,9% del p.i.l., scendendo nel 2010 al 4,7%. Il debito salirà al 114,7% quest'anno e al 117,5% nel 2010, (era del 105,7% nel 2008). Il livello del deficit per il 2009, sottolinea Confindustria, è attribuibile principalmente alla dinamica delle entrate che, per la prima volta dal dopoguerra, sono stimate in diminuzione: 1,4% rispetto al 2008.Ma c'è di più. A continuare è anche il calo dei consumi degli italiani. Nel 2009, secondo le stime, si riducono dell'1,9%, accelerando il calo dello 0,9% che si avuto nel 2008.
Nei giorni prima di Natale ero in autobus e sentivo un signore lamentarsi delle strade cittadine perennemente piene e trafficate da gente dedita allo shopping natalizio. “E poi dicono che c’è crisi!”, concludeva. E’ vero. Quante volte ci siamo detti: “Ma quale crisi! E allora cosa ci fa tutta sta gente per strada e in auto?”. Ripeto: è una giusta considerazione. MA E’ UN’ALTRA ILLUSIONE! Questa volta tipica, non delle zone sahariane, bensì delle grandi metropoli mondiali. Qui faccio un altro esempio, questa volta avvalendomi di un noto film di Romero: “Zombie, L’alba dei morti viventi”. A un certo punto del film, gli zombie si riversano nei grandi centri commerciali statunitensi. Alla domanda: ”perché molti di loro vanno lì?” la risposta: “Assecondano un istinto, una reminiscenza di quando erano vivi: questo era un posto importante per loro ed ora anche da morti tornano qui”. Ecco la risposta: siamo diventati zombie, persone che vivono reminiscenze passate senza capire che sono morte da tempo, (in senso metaforico) e si aggrappano ai resti di una tradizione consumistica per esorcizzare la loro morte sociale (sancita per decreto dai potenti) e per godersi l’illusione di un barlume di vita, magari spendendo poco, nulla o tutto dei pochi spiccioli del bilancio familiare Forse esagero, lo so … . Ma alla fine gli zombie risultano oggettivamente invincibili e inestinguibili e col tempo si evolvono. [abu abbas]
un bisogno pubblicitario?
Ieri sera parlavo con una mia amica, Francesca, trapiantata a Bologna per lavoro, a Napoli era disoccupata con troppe qualifiche da nascondere. Mi aveva riferito che, guardando il nuovo spot che aveva girato il Cardinale Sepe accompagnato da Massimo Ranieri, non aveva potuto far a meno di provare una grande tristezza intrisa di una consapevole realtà. Mi aveva spiegato che allontanatasi per così tanto tempo e vivendo “dentro” un altro luogo la percezione del giudizio verso la sua città si era alterata leggermente e la recettività delle parole sentite in tv erano diventate altre. “Non è possibile, adottare un bambino napoletano?: ma che significa?”.Prima di questa conversazione avevo ascoltato radio1 verso le 23,30, conduceva la trasmissione Maurizio Constanzo. La protagonista, Filomena, era una donna che viveva in Lombardia, precisamente in provincia di Varese. Questa giovane signora intervistata stava spiegando che da poco aveva avuto 3 gemelli e in contemporanea il marito aveva perso il posto di lavoro, mentre lei si “arrangiava” a fare pulizie a casa di una sua conoscente. Nel spiegare questa situazione aveva chiesto aiuto al conduttore e, alla fine del suo triste racconto, non aveva esitato a lasciare nome, cognome, indirizzo, numero civico, c.a.p. del posto dove viveva per un aiuto economico. Essa chiedeva anche pannolini, bene di prima necessità per i neonati e altro che l’aiutavano per il sostentamento della crescita dei suoi gemellini, esortata anche da Costanzo a “resistere” e ha chiedere per una giusta causa.
Queste due storie, la pubblicità del cardinale e Ranieri e quella di Filomena, hanno in comune due variabili costanti: da una parte la povertà di una città che [non] chiede aiuto tramite esponenti che sbagliano il messaggio; dall’altra un conduttore che incoraggia ad aiutare una donna che chiede sostegno per la sua situazione. Da una parte uomini di Napoli che devono adottare altri figli, dall’altra una mamma che non ce la fa a mantenere i suoi gemelli rischiando di farli morire di fame. La storia potrebbe continuare attraverso una via ingarbugliata, fatta di situazioni paradossali e incoraggianti, mitiche e deplorevoli. La situazione ha una consuetudine: parlare di qualcosa che desta l’attenzione... non si adottano i napoletani; si può aiutare, invece, una famiglia povera.
L’Italia vive contraddizioni straordinarie, fatte di scene, retroscene, situazioni paradossali e inconvenienti vari. Se fossimo un po’ più attenti alla comunicazione avremmo sicuramente capito che storie di questo tipo, purtroppo, ce ne sono molte e di diversa natura. La cosa che più preoccupa sono le definizioni che etichettano in un crescente di confusione e indeterminatezza. Le consuetudini fanno parete di una determinata società e della sua cultura. Se avessimo la consapevolezza che la sola parola può distruggere un intero popolo, avremmo capito che adottare un bambino napoletano può essere un bisogno mediatico? [+blogger]
monito per i medici
Stamani nella Istituto di igiene Mentale (UOSM) alla via S.M. Antesaecula i dottor Nicola Ponsillo mi ha spiegato la sua idea per un nuovo sito internet da costruire ex-novo. Visto il notevole successo del primo (www.aipsimed.org) il prossimo progetto, nell'idea della pluralità, dell’informazioni e della partecipazione, vuole essere una sorta di blog dove tutti possono accedere con facilità, solo che al posto di scrivere svariati argomenti esso ha una caratteristica monotematica: fare pagelle per i medici; riportare analisi, farmaci, prescrizioni e metterle a confronto con altre uguali o differenti. Insomma, una sorta di monito o di grande fratello sui medici, sul loro comportamento e sulla loro deontologia professionale. Un’idea brillante che in Italia non esiste ancora, almeno nelle mie conoscenze. Un blog che denuncia, richiamando l’attenzione, che elogia il medico di “periferia” così come quello del grande ospedale. Un sito che accolga le lamentele e gli onori, il rispetto per il malato e la dignità di chi ha dedicato tutta la vita alla medicina.Ho scritto questo piccolo post perché credo che aiutare gli altri e noi stessi sia la prima regola fondamentale della unione e della solidarietà. In rete ci è permesso di pensare, di dire, di costruire e di parlare; costruiamo la nostra storia non la leggiamo così come ci viene “raccontata”, non la subiamo ma la interpretiamo, la facciamo nostra, la “unifichiamo”. Purtroppo il nostro governo si accinge a mettere i sigilli anche a questo al luogo liquido, la rete internet da libera è indipendente diventerà criptata e saccente. [+blogger]
l'avvoltoio
oroscopo preventivo
Per voi dei pesci, e soprattutto per le donne, quest’estate potreste avere problemi con la legge e rispondere di atti osceni in luogo pubblico. Lo sfondo vi sembrerà irreale ma vi assicuro che sarà tutto vero. Un vecchio colonnello in pensione vi accuserà di aver fatto il bagno nuda/o e, data la pressione della anziana moglie, vi trascinerà in tribunale per farvi condannare. Badate bene a non truffare o a dire false testimonianze; come nel film “Vacanze ad Ischia” dove Peppino De Filippo, avvocato dell’accusata, si inventa un costume color carne per far credere l’innocenza della propria cliente, allo stesso modo il giudice, la pubblica accusa, il cancelliere (insomma tutti maschi) di fronte alla prova di un corpo esile e bellissimo rasentano il paradosso e l’ambiguità, anche le vostre sensazioni nei confronti di chi semina odio o assurdità rischierà di infrangersi conto un muro illogico dove il paradosso cancella l’intelligenza e la doppiezza innesca finte realtà.

Il segno dell’Acquario
Patricia Verdugo, diversi anni fa ha pubblicato, in Italia esce nel 2003, un libro dal titolo “Salvatore Allende” anatomia di un complotto organizzato dalla Cia. Se per caso, caro acquario, sta studiando un po’ il sud America, ti consiglio di leggere questo libro, non per farti diventare “comunista” o rivoluzionario o peggio ancora anarchico, ma perché le vicende narrate dalla scrittrice hanno un nonsoché di fenomenale e di attuale. Un presidente che si difende e di fende il suo popolo, il popolo (militare) che lo attacca e complotta la sua uccisione. Paragonando le tue azioni a quello che stai ascoltando e vedendo in questi ultimi tempi, non resterai deluso se ad incarnare questo spirito ribelle sarà il programma del Grande Fratello di Calane5 o gli anatemi di Feltri, o le accuse fatte e subite del nostro primo Ministro. Morale del libro: un uomo viene ammazzato crudelmente dallo stato! Morale delle bagarre italiana: la stupidità si è fatta crescere le ali.
terremoto 80
Attualmente noi stiamo subendo queste carenze, carenze fatte di persone che non sanno scrivere bene l’italiano, magari eccellono con l’inglese e il francese, ma la distinzione tra sintassi e regole grammaticali, quella proprio non ha ragione d’essere. Molti studenti copiano da internet la tesi di laurea, un copia e incolla qui, un altro lì, ed è fatta la ricerca “scientifica”. Molti sopravvalutano la loro cognizione, scrivendo un curriculum zeppo di palle come, sono uno scienziato, con tre lauree, master, ricercatore, opinionista, giornalista, esistenzialista, verista e anche un po’ farmacista. Insomma, si è sempre un po’ più competenti degli altri, poi ci tocca ascoltare “strafalcioni linguistici” da gente che guadagna milioni di euro in tv o assurdi comizi fatti di rivendicazioni mitiche che inneggiano culture inesistenti.
In somma la nostra classe politica e dirigenziale rispecchia quasi appieno carenze dovute al terremoto dell’80, e non solo; migliaia di posti strategici e di responsabilità sono occupati da altrettante migliaia d’incapaci inconsapevoli del male che recano a noi e alle loro famiglie. Un esempio su tutti può illustrare con spietata lucidità il degrado culturale del nostro paese: da quando hanno “liberalizzato” i contratti di lavoro, contratti diventati ingestibili e con leggi non applicabili, come il contratto a progetto, quello ad aria, ad acqua, a gas, e a prestazione (bellissima quest’ultima definizione, sembra fatto a posta per la puttana o il puttano di turno), queste nuove forme di lavoro hanno distrutto totalmente l’economia; in Italia, in passato, i giovani si dovevano occupare dei “vecchi”, oggi è esattamene il contrario, se non ci fossero i “vecchi” genitori, i giovani soccomberebbero dietro un lavoro ad intermittenza, fatto di magne stasera c’ rimano Dio c’pensa (Oggi mangi domani invece Dio ti aiuta). È un paradosso a luci alterne, i brogli del terremoto, sisma naturale ed imprevedibile, hanno causato una crisi costruita e razionale, fatta di posti di lavoro a raccomandazione, scritti nel libro paga dei contribuenti e gestiti da camorristi e affaristi di prim’ordine. Lo spettacolo ha stravolto le regole dell’immagine attraverso il film di Rosi, “le Mani sulla Città”, che ha delucidato inequivocabilmente che la pezza di formaggio reggiano era puntualmente grattugiata anche dal più ricco napoletano in crisi di astinenza e dedito, anima e corpo, a padre Pio da Pietrelcina. [+blogger]
a chi tanto... a chi niente...
Venerdì 12 Dicembre intorno alle 23 un ragazzo arriva al pronto soccorso del vecchio Pellegrini (zona Montesanto, Napoli) mentre gli sanguinava la gola, una emorragia da gemizio ematico in loggia tonsillare. Gli praticavano prima una Ugurol, ma visto che il sangue non si fermava, dopo un quarto d’ora una altra fiala coagulante. Dalle 23 all’1 di notte il ragazzo veniva tenuto sotto osservazione e alla fine praticavano una causticazione chimica del locus sanguinante. Insomma una cosa piuttosto grave tanto da consigliare, per diversi giorni, coagulanti e una fibrolaringoscopia. Insomma un paziente da ricovero, ma il medico aveva ritenuto dimetterlo per mancanza di posti letto. Tempo di attesa ambulatoriale per l’esame della laringite: 2 mesi (con tanta fortuna).Domenica 15 Dicembre in serata dopo un comizio Silvio Berlusconi veniva colpito al volto con una statuetta da un mitomane dissociato. Correva all’ospedale San Raffaele di Milano dove venivano praticate cure mediche immediate - dai 7 ai 10 medici in osservazione, una lastra facciale per controllare rotture o altre lesioni; veniva trasferito in reparto Maxillo Facciale per ulteriori approfondimenti; poi una tac per controllare se il corpo contundente avesse sfiorato altre parti della testa; trasferito in reparto adeguato per gli esami del sangue, visto che ne aveva perso un po’, controllo delle piastrine, dei globuli, della pressione arteriosa, fino ad arrivare alle analisi del diabete. Ricoverato in un reparto adeguato con medici che, per tutta la notte, l’avevano visitato e misurato la pressione in un continuo monitoraggio. Ricovero d’urgenza.Queste due storie sono vere, solo che la prima non era possibile conoscere, in quanto avreste dovuto trovarvi nella Pigna Secca, alle ore 23 circa, di venerdì 12 e, in particolare, nel pronto soccorso dell’otorinolaringoiatria dell’ospedale; mentre quella del presidente del consiglio ha fatto il giro del mondo in pochi minuti, visto su internet a “trecentosessantagradi”.
Adesso, una semplice e singola constatazione percuote la mia mente perversa, visto che sono un mangiatore di sangue e che mi rendo conto che le qualità dei gruppi sanguigni sono differenti: l’uno senza proteine e con un colore rosso scuro che rasenta la malattia, l’altro con vitamine in abbondanza, carboidrati e di un rosso limpido di squisita fattezza. Mentre il ragazzo di Venerdì dal sangue scuro veniva dimesso il presidente, dal sangue chiaro, veniva curato con tutti gli annessi e i connessi; mentre il ragazzo aspetterà due (se tutto va bene), mesi per farsi una fibrolaringoscopia, il presidente avrà già cavalcato le ali della beatitudine in qualche paese esotico pronto per avere un’altra statuetta (questa volta però di Totò) sul labbro o in testa e chiedere l’immunità parlamentare per le ferite infertegli. Mentre il ragazzo potrà morire avendo il vantaggio che un privilegiato dall’alto della sua torre lo beatifichi, un altro barbone ricoverato in un reparto (per fortuna), adagiato sopra una barella conterà le sue malefatte per essere nato in un paese che fa della disuguaglianza un vanto, forma di riconoscimento velato, precostituito e alterato dai fatti. Tutto ciò fa credere che siamo tutti eguali di fronte all’apparenza ma che invece la morte di uno qualunque è sicuramente più importante del ferimento del nostro primo ministro. Morale della verità: il Presidente aveva il diritto di essere curato! Cosa dire? Simme Tutti Purtualli! [+blogger].
tv in bianco e nero
"se potessi ..."
Non ha senso citare le parole di un grande scrittore se poi queste ultime non possono essere ricordate. Nel rione resta solo l’ultimo commerciante che con le sue belle scarpe nuove canterà un inno claunesco. Una melodia che impressiona anche i più increduli. Dice Fellini ne “I Clowns”: Poi c’è ancora una monaca nana. Sarà stata alta 30 centimetri. Parlava sempre da sola. Aveva una gran fretta. Diceva che doveva fare tutto lei perché i santi si fidavano soltanto di lei. Stava un po’ al convento, un po’ al manicomio. Così come il fruttivendolo di fonte casa mia, da anni grida che la sua bottega si allaga, si riempie di acqua putrida, si infettano le pere e le ciliegie. Il meccanico ha smesso di scassare le moto, adesso le ruba guadagnando il suo prestigio. Sì, se potessi mangiare un’idea farei il clown per Fellini, sbagliando le battute e stringendo ogni volta i miei coglioni.
Nel rione ogni luogo somiglia di più all’altro. La storica via Cinesi, le salite o discese dove il povero Marcello fa cadere centinaia di arancia, deturpate da un progetto scellerato… speriamo che non si farà. Non ha senso il luogo o il tempo, ha senso l’illusione di una santa che cerca gloria nelle unghie del Signore. Le buche che mettono a repentaglio la vita di molte persone non vengono riempite, il quartiere vive una condizione limite, una condizione di frontiera fatta di voti e degrado politico. Bisogna usciere da questa cappa, bisogna lavorare soprattutto sulle mentalità contorta di quelle poche persone visibili, mentre dobbiamo lasciare spazio agli invisibili, alla gente comune che guarda, che da sola protesta, che vive in un’aspirale perversa, che conosce, che ha voglia di fare e di condividere. Potrei citare centinai di persone del rione, anche se spesso le cose sono dette e poi muoiono, bisogna dare spazio ai “diseredati”, ai senza fissa dimora, a chi parla ma è come se stesse in silenzio, a chi ha da dire e ha voglia di “mettersi in mostra”.
L’ho ripetuto molte volte, bisogna restituire la storia alle persone comuni, bisogna proporre altri nel discorso, non devono parlare sempre le stesse persone, così la società si invecchia, come è vecchia la nostra, vecchia di mentalità e di proposte. Ancora stiamo a discutere se uno straniero possa vivere nel nostro paese; ancora discutiamo del divorzio, della pillola, dei preservativi, del viagra. Il nostro quartiere è il nostro paese, paese di geni, di grandi registi, di cultura; paese di luridi approfittatori e di sporchi lavoratori, paese di politici che spoliticano, paese di poeti e di santi maledetti… paese di stupidi, villici e nobel! Se potessi mangiare un’idea farei la mia rivoluzione... così come un clown girerei per il mondo portandomi dietro il mio manicomio. [+blogger]
digitale liquido
Oggi, con la moltiplicazione degli strumenti di comunicazione, le domande del pubblico che “consuma” intrattenimento si sta velocemente orientando su forme non più precostituite di offerta, cioè statiche, “vecchie”, come sono quelle della tv generalista: ovvero varietà, reality, talk show, talent show (tipo X Factor o Amici ), tv del pianto, film, sport, ecc.; ma sono estremamente mirate e specializzate. Ecco quindi che è proprio la pay tv, la più appetibile. Ed è sulla base di questa considerazione che i rapporti tra Murdoch e Brlsk sono fortemente cambiati. Dalla “pace perpetua” sono passati alla guerra senza esclusione di colpi. Perché anche Silvio Nostro ha messo su la sua pay tv, una bella doccia
Quanto costa in termini ambientali una bella doccia calda? Secondo uno studio del 1999 della Water research foundation, il consumo di acqua di un’abitazione dipende per il 27 per cento dallo sciacquone, per il 22 per cento dalla lavatrice e per il 17 per cento dalla doccia. La quantità esatta dipende dalle abitudini di ciascuno, ma difficilmente si scende sotto il centinaio di litri che, secondo lacrime napulitane
Se la Mussolini può sbraitare contro un video che nessuno deve vedere, non possono fare altrettanto i parenti della vittima del rione sanità. Se le richieste e i rinvii a giudizio per i politici sono dettate da una magistratura corrotta, non possono fare altrettanto gli immigrati e i “delinquenti” comuni che affollano le carceri di tutta Italia. Se gli imprenditori gestiscono le loro imposte, evadendo ed eludendo, e spostando milioni di euro in banche straniere, non possono fare altrettanto gli operi e gli impiegati che “finanziano” lo stato, i lavori pubblici, e tutto quello che riguarda il nostro paese. Allora se ci sono due pesi e due misure perché non si dovrebbe delinquere? Perché sequestrare la moto ad un ragazzo (con una multa salatissima), che non può pagare l’assicurazione, quando poi quest’ultima intima il contraente a non fare incidenti perché rischia l’estromissione da tutte le altre imprese assicurative? Perché se io pago dazio Riccardo Cocciante se la cava con una amnistia? Questa non è democrazia. Questo “geniale” termine è stato così estromesso che il concetto definisce da solo qualcosa che non è mai esistito. Un popolo che da solo si auto-governa con leggi auto-lesive e contro ogni buon senso civico. È a dir poco paradossale. Un popolo che fa le leggi contro il popolo, che si auto-distrugge e rinasce sulle ceneri sporche e incatramate. La Rai la paghiamo tutti, ma in tv ci va sempre la stessa gente, questo sarebbe già da solo un buon motivo per fare una rivoluzione. La politica la paghiamo noi, così come tutti i deputati e senatori, eppure noi non possiamo scegliere chi mandare in parlamento. Quando andiamo alle urne ci dicono di votare l’uno o l’atro, basta, niente di più semplice e di più immediato. Se noi del rione Sanità protestiamo perché nel quartiere non ci sono forze dell’ordine, non ci sono vigili che fanno multe, non ci sono carabinieri per far rispettare il senso di marcia, nessuno ci ascolta (poi ci chiamano anarchici), e se invece questo problema si sposta verso Milano 2 o 3 ed è il presidente della Regione a porre questo quesito allora la legge interviene subito con le sue belle norme e normicine. Alcune associazioni di Miano hanno reso ben noto che la discarica è abusiva, che non può essere fatta, che gli stessi ingegneri ed ecologisti hanno dichiarato che gli ospedali, le case, e le strade sarebbero intossicate dall’esalazione e dal percolato, ma questo non basta, c’è bisogno di Bertolaso per creare un piano regolatore munnezza napoletana. Allora mi chiedo e vi chiedo? Chi ha il potere di regolare? Forse che le mie lacrime sono meno lacrime di quelle del presidente del consiglio? Forse il mio tumore è meno tumore di quello di un senatore? Forse la mia scopata e meno scopata di quella di un ex nota attrice televisiva? Capisco! Non siamo noi ad essere razzisti, siete voi ad essere del rione sanità. [+Blogger]
esseri umani o rifiuti tossici?
Non si poteva distribuire i suoi occupanti in destinazioni degne di esseri umani, di lavoratori, di persone ree solo di essere venute in Italia alla ricerca di una sistemazione impossibile nei loro Paesi di origine? E’ degno di un Paese civile, progredito, democratico, sviluppato, trattare, come è stato fatto a San Nicola Varco, esseri umani come rifiuti da smaltire senza indicare loro neppure una “discarica” dove andare? Perché si continua a fare i forti con i deboli mentre si girano gli occhi altrove dinanzi ai potenti e ai prepotenti di turno? Vogliamo ancora sperare e chiedere alle Istituzioni preposte, sia politiche che civili e religiose, di riparare al male atto e al torto arrecato. Consentite a quanti sono stati gettati nella disperazione di poter trovare a breve una onorevole e dignitosa sistemazione nelle vicinanze del loro lavoro che si svolge quasi tutto nella Piana del Sele. E’ in gioco la civiltà dell’Italia, la credibilità degli Enti locali, la coerenza del Mondo cattolico. Soprattutto la nostra umanità, se ancora ce ne resta una briciola… [OASI – IL PORTICO – CASA NAZARET – VOLTO SANTO – GESU’ REDENTORE]
stamani a borgo vergini

Antefatto: BORGO DEI VERGINI, quartiere di Rione Sanità, a Napoli. Attualmente in cronaca, per l’assassinio, a freddo ,fuori di un bar. Normalmente non è presieduto da Guardie Comunali e Carabinieri in divisa. Il fatto si protrae da anni. Oggi 01-12-2009 h.8,45. Scorgo con sorpresa, tra il grondare della pioggia, cinque auto dei Carabinieri e altrettante delle Guardie comunali. C’è movimento di palette, controlli, capannelli di curiosi muti. Non posso non esimermi dall’accostarmi a un’auto di una guardia comunale e fare una domanda: “Scusate, ma questa parata a che serve? Non sarebbe meglio essere presenti nel quotidiano. In una simile occasione, più di un anno fa, un suo collega, alla stessa domanda, mi rispose: “Ci vedite oggi e mo’ nun ce vedite cchiù”- E così è stato. “Il signore lascialo a me…venga, venga”. E’ una voce imperiosa, alle mie spalle, che soccorre una risposta che non arriva. E’ una guardia comunale, anziana, gallonata. Il tono di voce è di quello incazzato che mi deve sopraffare e correggere di brutto. “Lei non capisce niente, anche se è da quarant’anni, come dice, di lavorare in questo quartiere. Stamane per essere qui, con cinque vetture, abbiamo lasciato Napoli scoperta e a grave rischio.-“ Il tono è di quello che mi vuole trascinare in una lite. Non ne sono il tipo. Dai marciapiedi la gente ci osserva, non intuendo l’argomento. Nessuno si accosta. “Ma non siete in 1800, come si legge?”. “Caro signore, lei non sa quante persone oggi, in Napoli, hanno cambiato residenza e quanti atti dobbiamo consegnare. Tra controlli e altro, faccia lei il calcolo.”- Gli chiedo se può abbassare la voce, non sono sordo. Ma penso che voglia raggiungere gli altri. “Non si potrebbe deferire a impiegati comunali tutto ciò e lasciare a voi il controllo della città? Arrivo, tutte le mattine, da Marano e il quadrivio di Capodimonte , una porta della città, è privo di vigili e per di più i semafori sono spenti”. Sento la pioggia sul volto,le lenti sono bagnate, ma non desisto. “A Capodimonte non ci possiamo essere più e se i semafori sono spenti, è perché non pagano la ditta di manutenzione. Pensi che in centrale abbiamo armadi pieni di radio ricetrasmittenti che non possiamo usare da anni, perché non sono state saldate alla ditta. E il giorno che le potremo usare, dovranno essere tutte rinviate alla fabbrica per rimettere i nostri nuovi codici, che nel frattempo sono cambiati.” “Fatevi aiutare dai Carabinieri, non potete lasciare una città sguarnita“. Qui, s’incazza, scusate il termine. “Si vede proprio che non capisce niente, siamo noi ad aiutare i Carabinieri“. Desisto e mi allontano, senza salutarlo, mentre blocca un motociclista che gli passa accanto. [Ranieri Lucio Paolo]
certi ricordi
terra
Un operai del rione mi raccontava che spesso il suo datore di lavoro per farlo stare buono gli dava dei soldi fuori busta, il contentino per il lavoro extra. “Non mi pagava gli straordinari ma quando mi ammazzavo di lavoro veniva, e da dietro, mi metteva in mano 50milalire”.Il programma Terra di canale5 - 26/11/’09 - ha dedicato la puntata al rione Sanità. Ancora il video incriminato, ancora l’ennesima spettacolarizzazione: gente che butta l’immondizia, che parla di un quartiere “distrutto”, interviste fatta a persone che non hanno mai messo piede nella Sanità. Ma cosa c’entra Ernesto Albanese? Il parroco dice di non voler essere ripreso ma intanto fa intervistare tutti i suoi “affiliati”. Nulla di male, anche loro rappresentano questa realtà, ma perché il bambino di spalle racconta della rapina nel bosco di Capodimonte? Sì, certo, è pur sempre un bambino che è stato salvato, ma quali perversi sentimenti spostano l’attenzione su questioni così delicate? Perché si mettono in scena queste realtà? Ormai la risposta è semplice: la gente vuole vedere questo, la verità non interessa a nessuno. Due domande: perché, e per quali motivi, l’Altra Napoli ha speso diversi milioni di euro nel Rione? Il parroco dichiara al giornalista Mariano Maugeri del Sole24 “Se il mio popolo perde il riferimento camorristico, si spaventa”, Perché questa affermazione? E cosa significa?
nosotros somo sustedes
il dilemma degli aiuti umanitari
Immaginate di essere un operatore umanitario che lavora per un’organizzazione che porta aiuti nei paesi in guerra. Vi trovate in una zona di conflitto e siete fedele ai principi di imparzialità e neutralità stabiliti dalla Croce rossa. La vostra unica responsabilità è alleviare le sofferenze umane, indipendentemente dalla situazione e da chi siano le vittime. State lavorando in un campo profughi in Darfur: fate il possibile per le vittime, ma i vostri sforzi sono strumentalizzati dalle truppe governative e dai ribelli. Chiedono soldi per ogni pozzo che scavate e impongono percentuali esorbitanti su tutti i sacchi di riso, le tende e i farmaci che fate arrivare. Vendono una parte dei vostri aiuti e con il ricavato comprano armi che usano per uccidere o per costringere altre persone a rifugiarsi nel campo profughi. Che fate? Continuate a fare il possibile per le vittime convinti che ogni singola vita salvata vale il costo che impone? Oppure decidete che in questo contesto imparzialità e neutralità non valgono più, e andate ad aiutare le vittime da un’altra parte? Nel 1863 Henri Dunant e altri notabili ginevrini fondarono il Comitato internazionale della croce rossa (Cicr), precursore di tutte le organizzazioni umanitarie. Fornire aiuti in tempo di guerra è un dovere, e ricevere aiuto è un diritto in ogni circostanza e per chiunque. I principi umanitari adottati dal Comitato internazionale sono poi stati adottati dalle Convenzioni di Ginevra. Nel secolo e mezzo trascorso dalla fondazione del Cicr, i suoi principi sono rimasti immutati, mentre i conflitti sono molto cambiati. Oggi le guerre sono quasi tutte guerre civili, combattute da milizie irregolari. Oggi le organizzazioni umanitarie portano il loro aiuto in Congo, Somalia, Sierra Leone, Etiopia e Sudan, paesi dove le fazioni in guerra di solito hanno come primo obiettivo massacrare il maggior numero possibile di civili che sostengono il nemico o cacciarli dalle zone in cui abitano. Le organizzazioni umanitarie portano assistenza ovunque possono, ma sono alla mercè dei capricciosi poteri locali – signori della guerra, ribelli, cellule terroristiche, generali bambini e capi milizia – cioè di chiunque abbia in mano la distribuzione degli aiuti umanitari a qualunque livello, da quello nazionale fino al singolo villaggio. Sono loro a decidere il prezzo che le organizzazioni dovranno pagare per poter raggiungere le vittime. Si dice che trattare con i poteri locali è come “stringere la mano al demonio”. Negli anni ottanta, nei campi profughi delle Nazioni Unite in Cambogia, i khmer rossi riuscirono a mettere le mani su una quota tra il 50 e l’80 per cento di tutti gli aiuti alimentari e sanitari. Più o meno nello stesso periodo, nei campi profughi del Pakistan si addestravano i futuri combattenti taliban. Negli anni novanta, poi, grazie agli aiuti internazionali, gli estremisti hutu ruandesi rifugiati nell’est dell’allora Zaire riuscirono a continuare la loro offensiva per sterminare i tutsi del Ruanda. E ancora: in alcune zone della ex Jugoslavia l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati fu costretto a cedere ai miliziani serbi più del 30 per cento degli aiuti alimentari. Oggi in Somalia alcuni signori della guerra pretendono che l’80 per cento degli aiuti arrivi ai loro uomini. E in Darfur ben 130ong internazionali versano ogni anno milioni di dollari al regime di Khartoum, mentre all’interno dei campi profughi i ribelli sottraggono altri milioni in provviste e materiali. Gli aiuti umanitari sono diventati un’industria. Secondo stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), le ong che operano sulla scena internazionale sono più di 37mila. E le fazioni in lotta nelle guerre civili di tutto il mondo tentano di usare gli aiuti per dar da mangiare alle proprie truppe o per comprare armi. Il valore degli aiuti umanitari è di circa sei miliardi di dollari all’anno, senza contare i miliardi investiti dai militari occidentali in progetti “per conquistare il cuore e la mente delle popolazioni” nei paesi che si trovano sul fronte della guerra al terrorismo. Le cifre in gioco sono così alte che il problema di un uso distorto degli aiuti è urgentissimo. Eppure le organizzazioni umanitarie non lo affrontano, anzi, stanno zitte, per paura di veder diminuire le donazioni. Usano come scudo la purezza dei loro principi di neutralità e imparzialità. Dal loro punto di vista, il dovere umanitario di aiutare chi soffre deve prevalere sui vergognosi abusi che se ne fanno. Lasciano alla “politica” il compito di trovare una soluzione ai problemi causati da queste violazioni. Ma se anche la politica sfugge alle sue responsabilità, le organizzazioni umanitarie dovrebbero issare un limite oltre il quale l’uso distorto degli aiuti non è più tollerabile. Grazie agli aiuti, alcune guerre rischiano di durare più a lungo e di provocare più vittime. Quando è il momento di andarsene? È in gioco il destino delle vittime ed è una scelta su cui bisogna riflettere di continuo. [Linda Polman, Internazionale 822]poesiasanità
Alla Via Stella (rione Sanità) abita EBE ALONGI poetessa straordinaria. Dall’incredibile fascino della sua età alle sue stupende liriche inglobate nel libro RIGAGNOLI. Ecco alcune delle sue stupende poesie. Nella prefazione c’è scritto: Si rimane avvinti dal dettato e del silenzio. Da ciò che è espresso esplicitamente e da ciò che è sottinteso. Magia della parola, quando questa lievita sull’alito dell’indicibile.
PAGINA BIANCA
Pagina bianca
Sul materasso dell’indifferenza
Dorme il pensiero.
FILI PERVERSI
Fili perversi
Nodi scorsoi alle zampe
Esili dei colombi
Gli divirano i piedi.
Per alcuni di noi non è diverso.
DELUSIONE
Avrei voluto l’Anima
Del Nilo
E non fui che un ruscello
Avido di Pioggia.
EREDI
Non ci saranno eredi
Per le briciole ai passeri
La pietà non ha eredi.
FULIGGINE DEL PIANTO
Abita nella storia di una casa
Fuliggine di pianto non versato
Resisterà
Anche agli avidi morsi della ruspa.
Chiusa nel cavo
Di un interrogativo
La nostra storia.
ALBA DI MUSICA
Un passero sul ramo.
Briciole sul davanzale.
L’alba che si fa musica.
ORMAI – Ormai mentre il mondo scolora negli occhi il cerchio si apre, si scioglie il nodo mentre forma e sostanza non sono che manciate di sale nel mare, il gancio s’allenta, il muro cede queste tue mani finalmente forti che vogliono fare stringere-fermare-trattenere-chiudere forse abbracciare, perché non lo facesti quando l’arcobaleno m’era tutto negli occhi? Ora i colori fuggono nel vento, la tua forza è un colore. [Ebe Alongi]