e un altro giorno

“Non so che mi succede, sono fuori di me, non posso vivere nell’ansia e nel timore. Da ieri non faccio che immaginare disgrazie, ipotizzare cose tristi: o che tu sei morto, e la notizia me la viene a dare don Lope con il sorriso sulle labbra, o che la morta sono io, e mi mettono dentro all’orribile cassa che poi ricoprono di terra. No, non voglio ancora morire, adesso no. Di sapere cosa c’è nell’aldilà non mi importa affatto. Pensano piuttosto a resuscitarmi, a ridarmi la mia piccola ed amata vita. Il mio teschio mi terrorizza. Che mi ridiano pure la mia bella carne fresca di tutti i baci che tu le hai dato. Non voglio diventare un mucchietto di gelide ossa, prima, e di polvere, poi.

No, è tutto un inganno. Non mi piace pensare che il mio spirito vaghi di stella in stella cercando ospizio, né che un san Pietro calvo e imbronciato mi sbatta la porta sul muso… e anche se fossi sicura di poterci entrare, no, che non mi parlino di morte; rivoglio la mia piccola vita, la terra abitata da quel birbante del mio signo’ Juan, la stessa che mi ha visto soffrire e godere. Non desidero ali ne aloni, non voglio vagare tra angeli scipiti che suonano l’arpa. Tentemi ben lontana dalle arpedalle fisarmoniche e dagli sfolgorii celesti. Vita mortale, salute, amore, desideri; suvvia tornate”. [tristana, b.p.g.]      

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