scarcerato

L’altro ieri era stato arrestato un drogato che abitava in un vicolo di via Sanità, alcuni inquilini del palazzo avevano esultato: “…finalmente non lo sentiremo più lamentarsi e tossire”. Nella contentezza generale qualcuno aveva fatto delazione, il ragazzo ormai cresciuto era agli arresti domiciliari ma non stava mai in casa, aveva bisogno di drogarsi e chiedere la carità. Dopo diversi giorni ritornava a casa, “ma come?”, si era gridato “l’hanno rilasciato”?
Un drogato di circa 35 anni, che aveva fatto? Aveva rubato per drogarsi. Voleva stare solo, staccare la spina, vivere nel suo basso senza sentire né vedere nessuno, solo con la sua droga e la casa/stanza di 10metri quadri. Il drogato disturbava con la sua tosse: se invece gli inquilini urlavano a squarcia gola per chiamare il salumiere o il macellaio o se usavano la bocca anziché il citofono bhè, questa allora è un’altra cosa.
“Attenzione” dicevano (e dicono tutt’ora), “potremmo infettarci tutti. Il drogato è sporco, incosciente, stupido, maleodorante, incapace, ladro, fannullone”. Una persona così portava le malattie… “attenzione a dove metteva le mani e il fiato, attenzione ai bacilli, alle malattie e alla contaminazione”. Quando nel portone entrava uno scooter acceso lo scarico era ossigeno, ma questa era (è) un’altra cosa.
“No, noi non siamo dei delatori, non siamo traditori, noi gli vogliamo bene al drogato, lo volevamo sbattere in carcere così smetteva anche di dogarsi”. Adesso lui continua a sbattersi: la tosse, il freddo, i polmoni, lo stomaco. “Noi siamo pur sempre dei benefattori”. [+blogger]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la carità è un'energia, possiamo non trovarne riserva, posti come siamo a difenderci da tutto e da tutti. L.R.

Anonimo ha detto...

io mi ricodo una volta erano gli anni 80 io avevo 8/9 anni e salivo con mia mamma le scale del cannalone alla stella,c'erano due ragazzi giovani che si stavano bucando. Mia mamma fece per tornare indietro , tirandomi quando uno di loro ( me lo ricordo giovane , biondo con gli occhi azzurri) disse a mia mamma con un volto implorante " signora, no, non tornate indietro, noi siamo le vittime, non i mostri" e si fece da parte. Cosi' mia mamma passo' io guardai il ragazzo ma lui abbasso' gli occhi come per vergognarsi. Non so perche' vi racconto questo, ma questo ricordo impresso nella mia mente ancora mi fa salire le lacrime agli occhi...

nino ha detto...

Don Giuseppe Rassello iniziava il racconto, del suo unico libro, vergognandosi della "carità pelosa di donna Prassede"!

Cardone l ha detto...

Vittime di un male più forte, poveri e nell'anima nel senso "economico". Essere oggi drogati è come essere vittima e carnefice allo stesso modo. Solo che la decisione spetta sempre al più forte a più duro a quello che non sa piangere né ridere.

Umani vittime di noi stessi, psicopatici evasori di una realtà impura e malefica. L'umiltà non ha più scuse, deve andarsene nella desolante cospirazione.

Tra la gente sensazioni claudicati e improbe. Noi come lo impostori della verità.