pietro l'indifferente

Pietro è tossico, è uno zombie, un reietto del rione sanità. Vive in un sottoscale di vico … In una stanza di circa 8 metri quadri, ha una piccolissima cucina, dove spesso si fa da mangiare, e di fronte un letto ed un tavolo pieghevole tutto scassato. Pietro soffre di asma, l’altro giorno aveva due occhi gonfi come palloni e rossi come pomodori. Albero è sporco, n’chiavicato, la sua casa, perdon la sua stanzetta, puzza di aceto marcio, ha sempre la porta aperta e spesso lo vedo dormire con la bocca spalancata. L’atro giorno mi vide e disse: “Dio è cattivo”, poi ancora, “mi dai un accendino”, “no” gli risposi “ho solo questa”.

Pietro è un cittadino del rione sanità, ha circa 40 anni ma sembra molto più giovane. È snello come uno stuzzica dente, saluta con grazia ma se si arrabbia prende il martello senza però fare mai del male a nessuno. Pietro non ha famiglia, anzi una famiglia ce l’ha, ma è come se non l’avesse. I suoi parenti si sono dimenticati di lui. Ogni tanto la gente del palazzo dove abita lo vuole cacciare, mandare via perché la notte si lamenta dal dolore, perché puzza, perché è stomachevole.

Pietro è una ragazzo come me, come tanti altri del quartiere. Non lo conosco bene ma quando ci parlo mi dà l'impressione di essere una brava persona. Pietro è disperato, ha voglia di drogarsi. Pietro vuole il suo mondo, vuole la sua famiglia, forse vuole ritornare piccolo di nuovo, sentirsi protetto tra le braccia della madre o cavalcioni sulle spalle di suo padre. Pietro è solo e io non ho la forza di vergognarmi! [+blogger]

6 commenti:

Anonimo ha detto...

L'indifferenza è una caratteristica letteraria del '900. Il mondo borghese l'ha esportato e la città luogo di aperture mentali ha rotto quell'equilibro tra i rapporti umani e la sensibilità degli individui.

Anonimo ha detto...

L'indifferenza è una caratteristica letteraria del '900. Il mondo borghese l'ha esportato e la città luogo di aperture mentali ha rotto quell'equilibro tra i rapporti umani e la sensibilità degli individui.

Mauro ha detto...

Come si può aiutarlo, blogger?

Anonimo ha detto...

Potremmo cercare di aiutarlo portandolo al Ser.T. magari con l'aiuto di qualche famigliare redente, bisognerebbe prima parlare con lui e capire come si comporta.

tossicodipendenza.org ha detto...

Guarda il sito.

2 ha detto...

é difficile aiutare chi non vuole farsi aiutare. Mi dispiace ma spêsso é cosi'. Coloro che hanno problemi di droga si lamentano, ma poi restano nella loro apatia, e non vogliono entrare in comunità. Le comunità ci sono, i SERT possono indicare dei luoghi di terapia seri che a Napoli hanno salvato centinaia di tossicodipendenti. Solo la comunità puo' salvare questo ragazzo, dal momento che non ha famiglia né nessuno che si occupi di lui. Deve farsi 2 o 3 anni di residenziale, ma in comunità ci deve andare con i suoi piedi e le sue gambe, perché se anche ci va accompagnato da qualcuni gli chiederanno di ritornare da solo. Ci andrà?