spazi vergini

Il contrasto tra la bellezza ed il vuoto genera un senso di piacevole angoscia: ci mette di fronte a noi stessi, al senso delle cose, in bilico tra la pienezza dell’essere ed il fascino dello smarrimento. Quando invece la bellezza dell’arte e della stratificazione storica, si infrange contro il vuoto istituzionale e civico, l’angoscia si tramuta in disperazione e non-senso.


Il Borgo dei Vergini è potenzialmente un luogo eccezionale; uno slargo a metà tra la piazza e la strada, dove si mescolano l’interesse storico-artistico con la complessità socio-culturale; il mercato, il commercio, la presenza di associazioni, parrocchie, partiti politici, pasticcerie, edicole, bar, palazzi del ‘700, ipogei, bambini curiosi ed anziani nostalgici; insomma un luogo invidiabile, con tutti gli “ingredienti” per una convivenza ricca e fertile, crocevia di potenziali flussi di visitatori, di integrazioni multietniche, un luogo urbano dove donne e uomini potrebbero sentirsi cittadini consapevoli, anziché stupidi utenti-consumatori.


Eppure l’assenza di regole civiche, unita al deserto istituzionale, ha generato un mostro; un vuoto selvaggio, una terra di nessuno dove tutto è possibile, dove l’assuefazione domina su ogni sana ambizione, la rassegnazione ci annulla di fronte a scene di arroganza e di tristezza: alberi e basoli divelti, chiese abbandonate, cassonetti e auto ovunque, intere famiglie su due ruote, senza casco, contromano. Come se un patto scellerato ed inspiegabile avesse separato il caos informe, dal senso della comunità e dello stato. Non c’è alibi che tenga: nella vicina Spagna, un popolo molto simile a noi per cultura, lingua, storia e condizioni economiche, ha un rispetto sacrale per lo spazio pubblico. E non c’è luogo comune che ci giustifichi: i politici vengono solo a chiedere voti, i giornalisti quando c’è un omicidio, i vigili mai. E tutti gli altri?


Noi che non siamo vigili, né giornalisti, né politici, abbiamo precise responsabilità: dovremmo provare ancora una volta a rispolverare quelle usanze desuete come “partecipazione”, “impegno”, “socialità” e “rispetto per se stessi”, per salvarci dall’aridità delle lamentele, dal pericolo dell’isolamento e dal deserto mentale del tele-vuoto. [pippo pirozzi]


9 commenti:

Seb ha detto...

scusa pippo ma non ti sembra che il caos possa generare regolarità?

Rosanna T. ha detto...

capisco che quest'articolo parla in particolare della sanità, ma l'assenza di regole civiche è una questione tutta italiana, per fortuna se ne stanno accorgendo anche i media in questo periodo, cosa strana, dopo moltissimi anni di silenzio. se non c'è "qualcuno" che faccia rispettare le regole, ai voglia a farle o a disporle, nessuno le prenderà in considerazione. è più grave camminare a sensounico o riciclare denaro? è più grave buttare le carte a terra, o evadere le tasse? è più grave il caos di Napoli o l'ordinata torino dove i dirigenti storici della fiat stanno buttando per strada migliaia di operai?

Anonimo ha detto...

se lo stato è assente è meglio che la gente lo sostituisca in tutto e per tutto.

Anonimo ha detto...

voi di questi posti di Napoli, avete una ossessione tremenda verso le ingiustizie, il maltrattamento, le cose che vengono fatte a voi e solo a voi. il mondo è ingiusto, e tutto può essere messo in discussione, perciò non piangete più e fate, fate, fate. un amico

Mario ha detto...

ignaro, e presuntuoso, non leggi i giornali? almeno il tg... a dei piagnoni napoletani, come li chiami tu ed un stronzo di infermiere del nord, è stata ammazzata la propria figlia, perché stupidi come te hanno ritenuto eccessive le preoccupazioni dei genitori che avevano portato la figlia di tre anni a pronto soccorso. questo è successo in uno dei tanti paesi o città civilizzate del nord. complimenti razzisti.

Anonimo ha detto...

liberate lo spazio per i bambini è vedrete che la gente volerà.

Anonimo ha detto...

a Napoli tutto è perduto.

Carlo Leggieri ha detto...

Pippo, mio caro amico, se dovessimo informare le nostre azioni al taglio dei commenti che sono stati postati al tuo articolo – e che sempre più spesso si ritrovano su questo blog – dovremmo dedurne che sono scarse, ad oggi, le possibilità di incidere seriamente sull’attuale contesto del quartiere. Vedi, quanto hai delineato con sensibilità e competenza, può essere compreso da chi riesce ancora, anche per un attimo, a distaccarsi dal contingente e immaginare una realtà diversa senza necessariamente arrivare a sognare. Il problema preoccupante è che a molti, senza che gli stessi se ne accorgessero, hanno tolto, insieme a tutta una serie di diritti elementari, anche la possibilità solo di ipotizzare un quartiere diverso. In questo modo sarà sempre più difficile sognarlo. Con noi, per fortuna, non ci sono ancora riusciti.

Anonimo ha detto...

c'è chi ci crede ancora....
mosche bianche ce le troviamo di fronte...in cerca di solidarietà e di qlc che possa ridare loro una speranza...pronte a fare concretamente qlc per questa città,per questo quartiere.
Sogno sogno sogno...