Lettera di una senza fissa dimora che da anni vive per le strade di Napoli. Alcuni collaboratori del blog conoscono bene la storia di Antonio, uomo straordinario e di grande umanità. Grazie.
Uno dei preconcetti più evidenti che si trova nel mondo borghese è che il Senza Fissa Dimora è un essere solo con un disagio mentale portato ad abusare di alcohol, droghe. Anche se in questo mondo vi sono questi personaggi è pur vero che tra noi vi sono persone acculturate e senza problemi psichici o esistenziali. Le associazioni che provvedono ad aiutare tutti noi dovrebbero riuscire a scoprire i talenti che ci sono in noi e non darci uno sterile assistenzialismo fatto di (pochi) posti caldi per dormire d'inverno. Gli innumerevoli gruppi che la sera e molte volte in tarda notte, portano cibo oltre ciò che è necessario, visto che la mattina si vedono le strade piene di queste vaschette non consumate. Questo sembra un voler salvare la faccia di coloro che fanno queste opere di assistenza ma in concreto non risolvono il vero problema che affligge tutti noi, il reinserimento nella società.
Non si comprende perchè solo da pochi ani si sono affiancati al dormitorio in Via De Blasis altri dormitori, quando dormivano nella stazione nessuno si preoccupava se dormivamo al caldo o al freddo, ma da quando la stazione è passata a gruppi privati, vedi Benetton..., ecco che le associazioni si preoccupano improvvisamente del nostro disagio, sono usciti i famosi help center, ma tutto ciò serve a liberare la stazione da persone che possono scandalizzare la sensibilità delle persone per bene. Mi domando queste associazioni quanto hanno fatto per far sì che l'albergo dei poveri fosse a disposizione dei Senza Fissa Dimora? Molti dicono di aver fatto molte battaglie per questo, ma io dico loro che un certo Biagio Conte a Palermo riuscì da solo ad unire tutti i Senza Fissa Dimora ed occupare dei luoghi abbandonati trasformandoli in dormitori. [Antonio Columbro]
8 commenti:
antonio sono contento che hai scritto questa lettera risaltando anche le tue condizioni di "disperato". tutti noi della rete sanità siamo con te.
bravo Antonio, hai scritto proprio una bella lettera.
QUESTA E' LA STORIA DI UOMINI E DONNE VERE. QUELLI CHE VIVONO PER LA STRADA E CHE NON DIRITTI. NOI TUTTI TI AIUTIAMO.
sono conte antonio, con te per la strada della vita e per le lotte contro chi vuole questo stato di come, con affetto Luigi
il rione ti è vicino come vicino è ancora ad Elvis e la sua povera Mamma.
Caro Antonio,
quando rifletto sulla condizione di chi vive in strada mi appare molto facile scivolare in una condizione in cui ognuno, per una serie di concomitanze avverse, possa trovarsi senza alcun tipo di protezione sociale.
Se lo pensassero tutte le “persone perbene” di una società che si definisce civile, offrire una possibilità di reinserimento, dovrebbe costituire prassi assolutamente normale, anche considerando che un giorno tutti, potenzialmente, potrebbero trovarsi a beneficiarne.
Grazie Antonio per il tuo coraggio, per aver scritto dandoci l'opportunità di comprendere quanto siamo egoisti e meschini fornendoci, laddove ve ne fosse bisogno, la misura di quanto siamo piccoli.
carlo mono pienamente d'accordo con te, con antonio e con il blogger che ha pubblicato quest'articolo.
carlo carlo leggeri sono pienamente d'accordo con te, con antonio che ha scritto e con il blogger che l'ha pubblicato.
Posta un commento