certi ricordi
terra
Un operai del rione mi raccontava che spesso il suo datore di lavoro per farlo stare buono gli dava dei soldi fuori busta, il contentino per il lavoro extra. “Non mi pagava gli straordinari ma quando mi ammazzavo di lavoro veniva, e da dietro, mi metteva in mano 50milalire”.Il programma Terra di canale5 - 26/11/’09 - ha dedicato la puntata al rione Sanità. Ancora il video incriminato, ancora l’ennesima spettacolarizzazione: gente che butta l’immondizia, che parla di un quartiere “distrutto”, interviste fatta a persone che non hanno mai messo piede nella Sanità. Ma cosa c’entra Ernesto Albanese? Il parroco dice di non voler essere ripreso ma intanto fa intervistare tutti i suoi “affiliati”. Nulla di male, anche loro rappresentano questa realtà, ma perché il bambino di spalle racconta della rapina nel bosco di Capodimonte? Sì, certo, è pur sempre un bambino che è stato salvato, ma quali perversi sentimenti spostano l’attenzione su questioni così delicate? Perché si mettono in scena queste realtà? Ormai la risposta è semplice: la gente vuole vedere questo, la verità non interessa a nessuno. Due domande: perché, e per quali motivi, l’Altra Napoli ha speso diversi milioni di euro nel Rione? Il parroco dichiara al giornalista Mariano Maugeri del Sole24 “Se il mio popolo perde il riferimento camorristico, si spaventa”, Perché questa affermazione? E cosa significa?
nosotros somo sustedes
il dilemma degli aiuti umanitari
Immaginate di essere un operatore umanitario che lavora per un’organizzazione che porta aiuti nei paesi in guerra. Vi trovate in una zona di conflitto e siete fedele ai principi di imparzialità e neutralità stabiliti dalla Croce rossa. La vostra unica responsabilità è alleviare le sofferenze umane, indipendentemente dalla situazione e da chi siano le vittime. State lavorando in un campo profughi in Darfur: fate il possibile per le vittime, ma i vostri sforzi sono strumentalizzati dalle truppe governative e dai ribelli. Chiedono soldi per ogni pozzo che scavate e impongono percentuali esorbitanti su tutti i sacchi di riso, le tende e i farmaci che fate arrivare. Vendono una parte dei vostri aiuti e con il ricavato comprano armi che usano per uccidere o per costringere altre persone a rifugiarsi nel campo profughi. Che fate? Continuate a fare il possibile per le vittime convinti che ogni singola vita salvata vale il costo che impone? Oppure decidete che in questo contesto imparzialità e neutralità non valgono più, e andate ad aiutare le vittime da un’altra parte? Nel 1863 Henri Dunant e altri notabili ginevrini fondarono il Comitato internazionale della croce rossa (Cicr), precursore di tutte le organizzazioni umanitarie. Fornire aiuti in tempo di guerra è un dovere, e ricevere aiuto è un diritto in ogni circostanza e per chiunque. I principi umanitari adottati dal Comitato internazionale sono poi stati adottati dalle Convenzioni di Ginevra. Nel secolo e mezzo trascorso dalla fondazione del Cicr, i suoi principi sono rimasti immutati, mentre i conflitti sono molto cambiati. Oggi le guerre sono quasi tutte guerre civili, combattute da milizie irregolari. Oggi le organizzazioni umanitarie portano il loro aiuto in Congo, Somalia, Sierra Leone, Etiopia e Sudan, paesi dove le fazioni in guerra di solito hanno come primo obiettivo massacrare il maggior numero possibile di civili che sostengono il nemico o cacciarli dalle zone in cui abitano. Le organizzazioni umanitarie portano assistenza ovunque possono, ma sono alla mercè dei capricciosi poteri locali – signori della guerra, ribelli, cellule terroristiche, generali bambini e capi milizia – cioè di chiunque abbia in mano la distribuzione degli aiuti umanitari a qualunque livello, da quello nazionale fino al singolo villaggio. Sono loro a decidere il prezzo che le organizzazioni dovranno pagare per poter raggiungere le vittime. Si dice che trattare con i poteri locali è come “stringere la mano al demonio”. Negli anni ottanta, nei campi profughi delle Nazioni Unite in Cambogia, i khmer rossi riuscirono a mettere le mani su una quota tra il 50 e l’80 per cento di tutti gli aiuti alimentari e sanitari. Più o meno nello stesso periodo, nei campi profughi del Pakistan si addestravano i futuri combattenti taliban. Negli anni novanta, poi, grazie agli aiuti internazionali, gli estremisti hutu ruandesi rifugiati nell’est dell’allora Zaire riuscirono a continuare la loro offensiva per sterminare i tutsi del Ruanda. E ancora: in alcune zone della ex Jugoslavia l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati fu costretto a cedere ai miliziani serbi più del 30 per cento degli aiuti alimentari. Oggi in Somalia alcuni signori della guerra pretendono che l’80 per cento degli aiuti arrivi ai loro uomini. E in Darfur ben 130ong internazionali versano ogni anno milioni di dollari al regime di Khartoum, mentre all’interno dei campi profughi i ribelli sottraggono altri milioni in provviste e materiali. Gli aiuti umanitari sono diventati un’industria. Secondo stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), le ong che operano sulla scena internazionale sono più di 37mila. E le fazioni in lotta nelle guerre civili di tutto il mondo tentano di usare gli aiuti per dar da mangiare alle proprie truppe o per comprare armi. Il valore degli aiuti umanitari è di circa sei miliardi di dollari all’anno, senza contare i miliardi investiti dai militari occidentali in progetti “per conquistare il cuore e la mente delle popolazioni” nei paesi che si trovano sul fronte della guerra al terrorismo. Le cifre in gioco sono così alte che il problema di un uso distorto degli aiuti è urgentissimo. Eppure le organizzazioni umanitarie non lo affrontano, anzi, stanno zitte, per paura di veder diminuire le donazioni. Usano come scudo la purezza dei loro principi di neutralità e imparzialità. Dal loro punto di vista, il dovere umanitario di aiutare chi soffre deve prevalere sui vergognosi abusi che se ne fanno. Lasciano alla “politica” il compito di trovare una soluzione ai problemi causati da queste violazioni. Ma se anche la politica sfugge alle sue responsabilità, le organizzazioni umanitarie dovrebbero issare un limite oltre il quale l’uso distorto degli aiuti non è più tollerabile. Grazie agli aiuti, alcune guerre rischiano di durare più a lungo e di provocare più vittime. Quando è il momento di andarsene? È in gioco il destino delle vittime ed è una scelta su cui bisogna riflettere di continuo. [Linda Polman, Internazionale 822]poesiasanità
Alla Via Stella (rione Sanità) abita EBE ALONGI poetessa straordinaria. Dall’incredibile fascino della sua età alle sue stupende liriche inglobate nel libro RIGAGNOLI. Ecco alcune delle sue stupende poesie. Nella prefazione c’è scritto: Si rimane avvinti dal dettato e del silenzio. Da ciò che è espresso esplicitamente e da ciò che è sottinteso. Magia della parola, quando questa lievita sull’alito dell’indicibile.
PAGINA BIANCA
Pagina bianca
Sul materasso dell’indifferenza
Dorme il pensiero.
FILI PERVERSI
Fili perversi
Nodi scorsoi alle zampe
Esili dei colombi
Gli divirano i piedi.
Per alcuni di noi non è diverso.
DELUSIONE
Avrei voluto l’Anima
Del Nilo
E non fui che un ruscello
Avido di Pioggia.
EREDI
Non ci saranno eredi
Per le briciole ai passeri
La pietà non ha eredi.
FULIGGINE DEL PIANTO
Abita nella storia di una casa
Fuliggine di pianto non versato
Resisterà
Anche agli avidi morsi della ruspa.
Chiusa nel cavo
Di un interrogativo
La nostra storia.
ALBA DI MUSICA
Un passero sul ramo.
Briciole sul davanzale.
L’alba che si fa musica.
ORMAI – Ormai mentre il mondo scolora negli occhi il cerchio si apre, si scioglie il nodo mentre forma e sostanza non sono che manciate di sale nel mare, il gancio s’allenta, il muro cede queste tue mani finalmente forti che vogliono fare stringere-fermare-trattenere-chiudere forse abbracciare, perché non lo facesti quando l’arcobaleno m’era tutto negli occhi? Ora i colori fuggono nel vento, la tua forza è un colore. [Ebe Alongi]
Manuela Rodriguez Fortez
piazza mario pagano
...l'orlo dell'estinsione
oroblu
Il governo pone alla Camera la questione di fiducia, la numero 26 della legislatura, sul disegno di legge salva-infrazioni comunitarie che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali. Compresa l'acqua. dio ha paura dei gay
Non si fermano le notizie su uomini e donne delle spettacolo, politici e gente famosa che inventa ogni giorno la vita pubblica rinunciando a quella privata. Sì, in effetti è vero, la vita pubblica normale è della famiglia cristiana nucleare e della coppia sposata regolarmente in chiesa; la vita “privata” invece, retrograda scandalosa e anormale è quella dei gay pederasti malati, coppie di fatto. Una differenza netta e precisa. Marrazzo deve vergognarsi se va a letto con dei travestiti, due donne che si baciano fanno godere il maschio gaudente, mentre due uomini che si toccano fanno schifo e devono essere puniti. La nostra legge prevede un reato per chi si prostituisce e per chi va a prostitute, anche se una escort può farsi pubblicità su giornali e tv nazionali e locali (questa ambiguità, come ambiguo è il gay, non è punita). La puttana è reato; l’escort invece va con il cavaliere, va in televisione, si trasforma in una donna coraggiosa, ecc, ecc. Senza voler difendere o accusare qualcuno, la differenza di linguaggio e di definizioni spostano le punizioni e la sanzione prevista. Ma la escort è una puttana? Caltagirone sul giornale deve essere multato, quel giornale deve essere chiuso, ma in realtà questo non succede. Le mille pagine previste per le hot lines devono scomparire perché pur sempre reato. Se il discorso fosse capovolto noi saremmo qui a leggere le nostre belle proposte sessuali, ci faremo i cazzi nostri, e la “guerra del sesso” sarebbe vista come un bisogno previsto per i malati, per i carcerati, per gli immigrati... Un semplice bisogno fisico, senza nessuna differenza di definizione religiosa e/o catastrofica, ma solo una sostanziale preferenza reciproca. In realtà oggi i media preferiscono la parola guerra, che più semplicemente significa vendita, inserzioni, soldi, disprezzo, audience. Attualmente la guerra del sesso: chi più fa “schifo” meglio stravince, meglio incorona la sua maledizione, non si salva nessuno, perfino il direttore di un giornale cattolicissimo incolpato per il suo vizietto strafico. Certo mostrare il culo in televisione come le letterine di canale5, o quelle di Papi, su italia1, o le ballerine che si fanno raccomandare per una serata sotto i riflettori a forza di pompini e spogliarelli è pur sempre una professione che conferma la morale pubblica. Certo, Fede che propone per il suo meteo una fica lattante è pur sempre inconsapevole delle sue necessità, mentre le famiglie “normali” dei centristi della prima rete sono accettate e prese d’esempio.In effetti la sola e unica parola che mi sento di coniare è paura. La paura del sesso, dell’alterità, del “diverso”, di chi può sconfermare le nostre certezze, le nostre abitudini, le nostre regolarità. La chiesa, e chi fa finta di essere cattolico, politico morigerato, integerrimo e casto, non ha paura del diavolo o dell’onnipotente, la chiesa ha paura del sesso, di chi prova amore per un corpo o per se stessi: l’ipocrisia è il male di chi giudica le preferenze sessuali. Ma non sono solo i cattolici anche altre estreme religioni e confessioni o sette fanno la guerra del sesso: assurdo e disarmonico, il corpo umano ha bisogno dell’amore fisico, è un bisogno alla pari del bere, del mangiare, del dormire. Bisogna scomunicare Bush perché le sue guerre hanno fatto scoppiare la testa a migliaia di bambini afgani inermi, hanno trucidato intere generazioni bosniache, i missili delle trasmissioni televisive, viste più come un videogame che non un qualcosa di terrificante, dovevano essere condannati insieme ai loro direttori, invece i grafici, i plastichi, le spiegazioni di strateghi della guerra e della morte ci affascinano, li riceviamo a corte, li onoriamo. Il papa dovrebbe rifiutarsi di stringere la mano a capi di stato che spendono 1000milioni di dollari l’anno in armamento e super tecnologia distruttiva. Non si deve “benedire” l’autodromo di Abu Dhabi che è costato 270milioni di euro, mentre milioni di bambini sono costretti a prostituirsi per fame, a ingerire colla per non deperire, a sfuggire agli squadroni della morte. La guerra del sesso è una proiezione, la guerra vera è la povertà estrema. Gay, prostituta, escort, non ha nessun effetto devastante, dio è stanco dei gay perché è stanco di seguire la massa.
suina pericolosa?
Dal 2003 al 2009 meno di 500 individui sono rimasti colpiti dall’influenza suina (OMS 1/7/09), con meno di 300 decessi, dove a livello planetario il bilancio annuale della comune influenza oscilla fra le 250.000 e 500.000 persone. Dal 1 maggio al 13 settembre 2009 in Italia risultano 8.133 casi, 1 decesso. (fonte : alister.it – associazione per le libertà di scelte sulle terapie mediche). Sulla influenza A suina cominciamo da Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che afferma : "Al momento c'é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche e non c'é la necessità di vaccinare tutta la popolazione", inoltre: "Il virus ha una virulenza mite”.. Quanto ai farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di contagio, come il Tamiflu, Garattini rileva che "in realtà l'attività del farmaco è poca. Nell'influenza normale si risparmia un giorno di malattia su cinque o sei. Però - avverte - ci sono effetti collaterali. Non è che si faccia un grande affare a prenderlo” (24 luglio 2009 Ansa). Nota: Non esiste organismo nazionale o internazionale che abbia a che fare con la salute e con i farmaci nel quale Garattini non sia stato cooptato: fra gli altri, Oms, Emea, Cnr, Cuf, Aifa . La Francia gli ha conferito la Legion D’Onore. Stralcio dell’intervista al dott. Silvio Garattini di Stefano Lorenzetti (fonte: Il Giornale 18-10-2009). Garattini: "Giornali e Tv fanno la conta: primo morto, secondo morto, terzo morto... La gente si spaventa. Nessuno spiega che la prima vittima già soffriva di insufficienza renale, cardiaca e respiratoria e di diabete. Di questo passo saranno classificati come morti per influenza anche i contagiati dalla “suina” che si buttano sotto il treno". Lorenzetti: "Che cosa differenzia l’influenza A da una normale influenza?" G: «Niente. La sintomatologia è uguale. Nella stragrande maggioranza dei casi l’influenza A è una sindrome benigna, meno grave dell’influenza di stagione e comunque con una mortalità inferiore». L: "Però tirano in ballo la spagnola, che dal 1918 al 1920 fece 50 milioni di morti. G: «È impopolare dirlo, ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha commesso errori grossolani nella comunicazione. Che senso ha parlare di pandemia quando si sa da sempre che qualsiasi tipo di influenza colpisce in tutto il mondo? Il riferimento alla spagnola è assurdo. Oggi disponiamo di molte armi che nel secolo scorso non c’erano: vaccini, antibiotici per curare le sovrapposizioni batteriche, terapie intensive, respirazione artificiale, condizioni complessive di salute migliori, igiene e alimentazione adeguate, case riscaldate». L: “A luglio ha dichiarato all’Ansa: «Se il virus H1N1 manterrà il livello di virulenza attuale, non c’è la necessità di vaccinare tutta la popolazione». Oggi è cambiato?” «No. Le analisi più recenti confermano la bassa aggressività che era stata osservata nel virus isolatoad aprile». L: Allora perché la psicosi? «L’età delle vittime desta impressione. Ma l’opinione pubblica non sa che in Italia l’influenza uccide ogni anno dalle 5.000 alle 8.000 persone. Giornali e Tv fanno la conta: primo morto,secondo morto, terzo morto... La gente si spaventa. Nessuno spiega che la prima vittima già soffriva di insufficienza renale, cardiaca e respiratoria e di diabete. Di questo passo saranno classificati come morti per influenza anche i contagiati dalla “suina” che si buttano sotto il treno. Inoltre,qualora il virus dovesse mutare, non è detto che il vaccino sia in grado di proteggere. Può anche accadere che il picco infettivo passi prima che il vaccino sia disponibile per tutti». L: Nel frattempo che fare? «Evitare luoghi affollati, stare ad almeno un metro di distanza da chi è raffreddato e starnutisce a pieni polmoni anziché nel fazzoletto, lavarsi spesso le mani». L: Le scorte di Amuchina sono esaurite. «Bastano acqua e sapone». Lei ha parlato di «una grande pressione da parte delle industrie farmaceutiche, che dalla corsa al vaccino trarranno molte risorse economiche». Quali sono queste industrie? «Gsk, cioè Glaxo Smith Kline, Novartis, Sanofi Pasteur, Baxter. Ma, più che col vaccino, si faranno affari d’oro con i due antivirali, l’oseltamivir e lo zanamivir, prodotti da Roche e Gsk con i nomi commerciali Tamiflu e Relenza, che andrebbero somministrati solo nei casi gravi, in ospedale». [Abu Abbas]
rione sanità e santoro
annozero

ANNO SOTTOZERO
Io non mi vergogno di abitare alla Sanità, ma mi vergogno moltissimo di abitare in un paese dove giornalisti famelici cercano solo storie di sangue e di camorra, quelle che si vendono bene; tutto il resto è niente: se non se ne parla, non esiste. Come si temeva, Gomorra ha smesso di essere un’opportunità per diventare una moda. La città bella e maledetta tira sempre. La parte malvagia della società deve esistere perché quella “perbene” ci si rispecchi e goda di sé, mentre consuma le sue 18.000 dosi quotidiane di cocaina. Un giornalista che si muove compiaciuto sulla superficie delle cose, che estorce ai bambini le solite frasi preconfezionate e che volutamente chiude gli occhi sulla complessità e sulla realtà profonda di un quartiere, fa un danno sociale pari a quello di un omicidio: distrugge la dignità della gente e compromette il lavoro di quanti si impegnano quotidianamente, compiendo un balzo all’indietro: da zero a sottozero. [Pietro (Pippo) Pirozzi]
oroscopo preventivo
Nel libro della Buber-Neumann si affronta un tema storico molto discusso e ancora attuale: i campi di concentramento. La protagonista e scrittrice confinata prima in un campo tedesco e poi prigioniera dei Gulag sovietici. Un inferno catastrofico fatto di lotta per la sopravvivenza ma anche di confusione. Quando torna a casa, libera e sopravvissuta, vorrebbe dire ai sostenitori dei russi l’inferno è migliore, ma la “confusione” è così grande che le parole le si fermano in gola. Ecco come ti senti caro/a Sagittario. In questo determinato periodo vivi l’incertezza della apolitica e la delusione di un sistema economico (magari anche una delusione d’amore?), che di economico non ha un bel niente. Un consiglio: leggi il libro di Margarete Buber-Neumann “Prigioniera di Stalin e di Hitler” e dopo fatti una canna all’insegna del detto: “acqua c’a nun cammina s’apantana ‘e feta”! (Traduzione: acqua stagnante fetore costante!)
il denaro pesa più dell'acqua!
E' stato uno shock per me sentire che il Senato, il 4 novembre scorso, ha sancito la privatizzazione dell'acqua. Il voto in Senato è la conclusione di un iter parlamentare che dura da due anni. Infatti il governo Berlusconi, con l'articolo 23 bis della Legge 133/2008, aveva provveduto a regolamentare la gestione del servizio idrico integrato che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società, mediante il rinvio a gara, entro il 31 dicembre 2010. Quella Legge è stata approvata il 6 agosto 2008, mentre l’Italia era in vacanza. Un anno dopo, precisamente il 9 settembre 2009, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge (l’accordo Fitto/Calderoli), il cui articolo 15, modificando l'articolo 23bis, muove passi ancora più decisivi verso la privatizzazione dei servizi idrici, prevedendo: a) L'affidamento della gestione dei servizi idrici a favore di imprenditori o di società, anche a partecipazione mista (pubblico/privata), con capitale privato non inferiore al 40%; b) Cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni alla data del 31 dicembre 2011. Questo decreto è passato in Senato per essere trasformato in legge. Il PD, che è sempre stato piuttosto favorevole alla privatizzazione dell'acqua, ha proposto nella persona del senatore Bubbico, un emendamento-compromesso: l'acqua potrebbe essere gestita dai privati, ma la proprietà resterebbe pubblica. Questa proposta, fatta solo per salvarsi la faccia, passa con un voto bipartisan! Ma la maggioranza vota per la privatizzazione dell’acqua. L’opposizione (PD e IDV), vota contro il decreto-legge. E così il Senato vota la privatizzazione dell’acqua, bene supremo oggi insieme all’aria! E' la capitolazione del potere politico ai potentati economico-finanziari. La politica è finita! E' il trionfo del Mercato, del profitto. E’ la fine della democrazia. “Se la Camera dei Deputati - ha detto correttamente il Forum dei movimenti dell’acqua - non ribalterà il misfatto del Senato, si sarà celebrata la delegittimazione delle Istituzioni”. Per questo dobbiamo denunciare con forza: il governo Berlusconi che, con questo voto al Senato, ora privatizza tutti i rubinetti d’Italia. “Questo decreto segna un passaggio cruciale per la cultura civile del nostro paese e per la sua Costituzione - scrivono Molinari e Lembo del Contratto Mondiale dell'Acqua. I Comuni e le Regioni vengono espropriati da funzioni proprie con un vero attentato alla democrazia.”Il partito di opposizione, il PD, che continua a nicchiare sulla privatizzazione dell’acqua (sappiamo che il nuovo segretario Bersani è stato sempre a favore della privatizzazione). Ed infine tutta l’opposizione, per non aver portato un problema così grave all'attenzione dell’opinione pubblica. Per questo rivolgiamo un appello a tutti i partiti perché ritirino questo decreto o tolgano l’acqua dal decreto. E questo devono farlo adesso che il decreto legge passa alla discussione nella Camera dei Deputati. Si parla che il decreto potrebbe essere votato il 16 novembre. E ai partiti di opposizione chiediamo che dichiarino ufficialmente la loro posizione tramite il loro segretario nazionale e diano mandato al partito di mobilitarsi su tutto il territorio nazionale. E chiediamo altresì, ai partiti di opposizione di riportare in aula la Legge di iniziativa popolare che ha ottenuto nel 2007 400.000 firme ed ora dorme nella Commissione Ambiente della Camera. Chiediamo alle Regioni di: impugnare la costituzionalità dell’articolo 15 del decreto Fitto/Calderoli; varare leggi regionali sulla gestione pubblica del servizio idrico. Chiediamo ai Comuni di: Indire Consigli Comunali monotematici sull’acqua; dichiarare l’acqua bene di non rilevanza economica; fare la scelta dell’Azienda Pubblica speciale per la gestione delle proprie acque. Questa opzione, a detta di molti avvocati e giuristi, è possibile anche con l’attuale legislazione. Si tratta praticamente di ritornare alle vecchie municipalizzate. Chiediamo ai sindacati di: pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua tramite i propri segretari nazionali; mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua. Chiediamo infine alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) di: proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano, come ha fatto il Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate dove parla “dell'accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni” (n.27); protestare, in nome della vita, come afferma il Papa nell'enciclica, contro la legge che privatizza l’acqua; chiedere alle comunità parrocchiali di organizzarsi sia per informarsi sia per fare pressione a tutti i livelli, perché l’acqua non diventi merce. Infatti l’acqua è sacra, l’acqua è vita, l’acqua è un diritto fondamentale umano. Questo bisogna ripeterlo ancora di più, in un momento così grave in cui con il surriscaldamento del pianeta, rischiamo di perdere i ghiacciai e i nevai, e quindi buona parte delle nostre fonti idriche. E lo ripetiamo con forza alla vigilia della conferenza internazionale di Copenhagen, dove l’acqua deve essere discussa come argomento fondamentale legato al clima. Per questo chiediamo a tutti, al di là di fedi o di ideologie perché “sorella acqua” , fonte della vita, venga riconosciuta da tutti come diritto fondamentale umano e non sottoposta alla legge del mercato. Si tratta di vita o di morte per le classi deboli dei paesi ricchi, ma soprattutto per i poveri del Sud del mondo che la pagheranno con milioni di morti per sete. [Alex Zanotelli]
scatto d'orgoglio
la società del moussakas
Quando gli strati sono pronti, si mette tutto in forno per circa mezz’ora. L’olio che unisce Oltre a essere multiculturale, il moussakàs è l’esempio concreto di una società interculturale. I suoi ingredienti non sono schiacciati, spremuti o pestati. I componenti di questa società comunicano tra loro senza perdere identità, pur essendo di origini diverse. Ogni ingrediente è insaporito dall’olio di oliva, che mette in relazione i diversi sapori e ne facilita la convivenza. Si dice del moussakàs che diventa migliore il giorno dopo la cottura. L’interculturalità è un processo che ha bisogno di tempo per crescere e maturare. Ma, intanto, bisogna cominciare. [Internazionale N819 - Helene Paraskeva è una scrittrice nata ad Atene. Vive a Roma dal 1975]
il principio di peter
Questo è un momento particolare, un momento dove la confusione regna sovrana. Cosa si deve fare per combattere la povertà? Come si affronta la “classificazione” sociale? Chi è il colpevole e chi la vittima? Chi subisce il silenzio della paura? Chi affoga nell’ingiustizia? Queste domande non vengono mai poste, né le possiamo ascoltare in televisione né le vediamo scritte sui giornali. Ma la cosa più importante, chi risponde? Chi ha la capacità di affrontate temi così angolosi? I preti? I politici? Gli intellettuali? I giornalisti? Una cosa è certa, queste domande vengono fatte ogni giorno, ogni pomeriggio, ogni sera e a notte inoltrata, sono domande che da anni aspettano una semplice risposta. Alcuni paesi del mondo hanno avuto il coraggio di cambiare politica e direzione. Gli Stati Uniti D’America, il Brasile, la Turchia, la Spagna. In parte essi hanno sradicato il precedente, hanno pensato al futuro considerando gli sbagli del passato. Naturalmente è ancora tutto da vedere, ma forse si può affermare che la buona volontà è arrivata. Quando arriverà in Italia? Quando arriverà nelle terre infuocate il buon senso padrone della “civiltà”? Sono più di 30 anni che i salari e gli stipendi in questo paese non aumentano. Negli anni ‘80 un operaio percepiva una busta paga di 1.600mila di vecchie lire, l’equivalente di una busta paga a progetto di € 800, la somma che oggi prende un precario. Il Francia, qualche anno fa, il Governo stava per approvare una legge che istituiva i nostri vecchi contratti di formazione, oggi oro se equiparati con quelli a progetto; senza esitazione i francesi scesero in piazza a protestare e la legge fu ritirata. In Italia la voglia di protestare è svanita assieme alla voglia di cultura. Mai come in questi anni il nostro paese è sceso così in basso, soprattutto attraverso la produzione letteraria, cinematografica, sociale. Ma per fortuna questa è solo una parte. Le piccole comunità vivono tra di loro, si organizzano, si ingegnano e proliferano. Un po’ come i contadini argentini che mettendo da parte risorse e Governo incominciando a rifare autonomamente. La nostra comunità non rispecchia oggi il mondo degli intellettuali, incapace di protestare e di agire, oggi chi ha voglia agisce superando gli ostacoli e le aspettative. La politica ha dalla sua parte i grandi network che ancora hanno la capacità di condizionare. Questa illusione però sta per essere superata, i mass media stano disegnando la loro distruzione agendo solo per l’audience e gli inserzionisti e non per l’informazione. Tutti si stupiscono e si chiedono il perché in Italia si vendono così pochi quotidiani, la riposta è semplice: essi dicono menzogne. Una controprova negativa? Perché allora si vendono tanti settimanali, rotocalchi e giornale di gossip? La riposta è altrettanto facile, perché l’alternativa non c’è. Se c’è monopolio la somma è bella e fatta. Gli scettici dicono che l’ora orwelliana sta suonando, la paura e la tristezza limita la creatività e aumenta la debilitazione. Socrate diceva che le radici della violenza nascono nella debolezza. Oggi più che mai i media sono deboli e stanno firmando la loro condanna a morte. La firmano raccontando solo velleità, atrofizzazioni, disinteresse e opacità. Internet esplode di idee e innovazioni, mentre i media nazionali copiano da anni le trasmissioni attribuendosene la paternità. Lo ribadisco ancora una volta, in Italia vige il principio di Peter: “In ogni gerarchia tutti tendono ad accrescere il loro livello di incompetenza”. [+Blogger]
