"lo stivale che puzza"

Non c’è paragone, quello che sta succedendo in Italia in questi ultimi anni non ha precedenti. Così la stampa internazionale bolla la politica italiana, il governo e le sue discutibili scelte. Giornali come Open Democracy, The Indipendent e The Time (inglesi), come Frankfurter e Suddeutsche Zeintung (tedeschi), La Vanguardia (spagnolo) The new Republic (usa), Le Monde (francese), Sud Quotidien (Senegal), tutti sembrano essere d’accordo sul fatto che in Italia non si contrasta abbastanza la criminalità organizzata e la pubblica amministrazione refrattaria, inoltre le politiche xenofobe e le battutacce rendono ancora più infermo un paese che ormai sprofonda nel vittimismo dei politici e nell’assuefazione della cosa pubblica. Poco tempo fa il giornale, der spiegel (tedesco), ha pubblicato in copertina un titolo sprezzante: “Lo stivale che puzza” [fonte, Internazionale n°791]. Josè Saramago, premio nobel per la letteratura, ha scritto un libro che la casa editrice Enaudi non ha inteso pubblicato: conteneva affermazioni sul nostro primo ministro abbastanza forti.
Il problema vero è che si legge poco e si guarda molta televisione. Tutto quello esce dal piccolo schermo ricalca “le ali della criticità e moralità assoluta”. Proprio perché milioni di telespettatori guardano “passivamente” la tv la sensazione è che l’latro, dal di dentro, emani sicurezza, oggettività e certezze. La passività non è quella di non sapere dove e che fare, ma l’esatto contrario, ossia azionarsi per sapere e vedere all’interno di una conoscenza generalizzata. D’altronde anche la sinistra (o quello che resta di essa) ha mostrato gravi segni di cedimento nel momento in cui ha attaccato Berlusconi con argomenti di gossip da prima serata, senza discernere ulteriormente la vera critica e le vere argomentazioni. Anche molti intellettuali hanno pensato di smontare Silvio attraverso le sue vicende personali, senza rendersi conto che in questo modo fanno il gioco dell’avversario. Gli italiani non sono un popolo di forsennati, l’attuale crisi economica crea ambizioni e disagi spostando l’asse d’interesse più verso il gruppo che verso l’individuo. Le leggi razziste della Lega Nord non si combattono a furor di popolo ma cercando di far capire l’inutilità e l’ignoranza che ricoprono tali provvedimenti. In tv questo non è possibile, quindi non bisogna cavalcare l’onda vincente. Pensate a quello che è successo a Bertinotti: la troppa televisione lo ha distrutto. De Magistris ha preso oltre 400mila preferenze, proprio perché in televisione ci va poco, ma attenzione giovedì 11 e ieri 15 giugno già l’ex magistrato ha partecipato ad Anno Zero e Porta a Porta. Anche Vladimir Luxuria credendo di combattere per una giusta causa è stata totalmente annientata degli inserzionisti della televisione.
Io non credo che si possa fare una opposizione seria quando si ricalca reciprocamente gli sbagli degli altri. Ma le proposte serie della sinistra quali sono state? In effetti queste è una domanda così semplice che basta chiedere a chiunque per avere una giusta risposta risolutiva. Chi sa perché i nostri politici non riesco a formularla. Bé, proviamo a spiegarlo noi, proposte di legge chiare e plebiscitarie: 1) visto che i salari egli stipendi non aumentano da oltre 30 anni, un minimo per legge di eruo 1.500 a 2.500 mensili. 2) eliminazione dei contratti a progetto e di tutti quelli che non danno un minimo di garanzia per il posto di lavoro. 3) regolamentazione degli affitti di case, non al libero arbitrio del proprietario. Queste tre piccole semplici norme basterebbero per spostare una marea di voti utili per governare. Ma evidentemente i legislatore non le sa scrivere.
Ci dicono che non è possibile fermare gli ingaggi record di calcio, della formula1 del moto mondiale perché regolate da diverse “leggi liberiste” tutte diverse nel mondo, ma allora come mai con internet che vige la stessa “anarchia valutativa” l’Italia sta varando una serie di leggi per bloccare il flusso incondizionato di informazione? E’ assurdo, basterebbe che i proventi di ingaggi record venissero prima stabiliti e poi tassati come norma specifica, mi spiego meglio: se ad un calciatore gli si dice di vivere con 500mila euro l’anno, è una somma da ricchi e per i diversi anni avrà acquistato una indipendenza economica tale da godere per tutta la vita. Se l’ingaggio per le società è di 5milioni di euro annue i restanti 4,5milioni di eruo verrebbero ridistribuiti creando lavoro, occupazione e aumento di stipendio per tutti. Pensate quanti soldi e quanti operai e impiegati potrebbero beneficiare di uno stipendio i 2.000 euro. Dividendo 1.000euro per operaio e impiegato ne beneficerebbero 4.500 persone. Una ricchezza per tutti, invece noi preferiamo dare 10milioni di euro a stagione ad un certo giocatore o allenatore… assurdo? Ma d’altronde ci dicono che l’economia è un’atra cosa… dobbiamo crederci se dicono cosi!!!
La politica italiana ha raggiunto livelli parossistici: parlamentari sotto processo e qualcuno condannato. Ma l’Italia continua a premiarli, è il paradosso mediatico che a volte è un boomerang inarrestabile, converte la maldicenza e tutti hanno imparato la lezione. Colpa severa è degli intellettuali che da tempo non reagiscono. Forse è vero che lo stivale puzza. Puzza perché la transizione dura da anni, gli italiani vivono in una “crepa sociale” stetti tra l’immaginazione e la passività. Colpa del grande fratello orwelliano che da una parte ha fatto proliferare il qualunquismo e dall’altra ha appiattito le attese. L’affermazione: “hai un lavoro?, che fortuna!”, è aberrante. [+Blogger]

6 commenti:

Anonimo ha detto...

REFERENDUM: o voti si o voti no vince semrpe la stessa coalizione... che assurdità...

Anonimo ha detto...

caro blogger se qualcuno mettesse in pratica la tua idea sarebbe veramente fantastico...ma purtroppo credo che sia un progetto utopico!

Anonimo ha detto...

è già da tempo che molti sapevano anche a napoli tutti mangiano. tutti a napoli, nel sud e nel nord. è una concezione culturale, qualla specie di "t facc' fesso", quello che viene detto per il lapoletano e che invece tutta l'italia "soffre" in primis la politca, gli imprenditori e poi tutto il resto...

PADRE LUDOVICO DA CASORIA ha detto...

non votare è la miglior cosa da fare, non perchè non voglio partecipare alla vita democratica del paese, in realtà quest'ultima mi sta molto a cuore, altrimenti che razza di cittadino italiano sarei?, ma solo perchè non sento la democrazia, sento e percepisco di di essere ascoltato e che la mia voce e il miopiato sono senza speranze. si parla di vita pubblica, ma se sono stato mesi ad aspettare un colloqui con un assessore comunale, si prendono il nuemro, ti dicono di apettare, ma poi non ti chiama nessuno... allora, questa che è pur sempre una cosa "stupida", ben altro sono le cose serie, figuriamoci se intendo criticar una legge... PADRE LUDOVICO DA CASORIA

Anonimo ha detto...

La politica italiana ormai non ha più niente dsa dire, ignoranti, degenerati, condannati e chi più ne ha pi ne metta, tutti nel paralamento, nel governo.... essi non hanno un colore ma un unico comume donominatore: "inciuciare". Alf.

Abu Abbas ha detto...

Cito da blogger:"Gli italiani non sono un popolo di forsennati, l’attuale crisi economica crea ambizioni e disagi spostando l’asse d’interesse più verso il gruppo che verso l’individuo".
Niente di più falso....
In reltà l'approfondirsi della crisi porta sempre più ad una frammentazione enorma della società, dove le soluzioni individuali vengono presentate come le più semplici da praticare.
Da un punto di vista assistiamo ad una tendenza esattamente opposta alla presa di coscienza collettiva da parte dei lavoratori.
La tendenza è inoltre rafforzata anche dai modelli mass-mediati.
Ad esempio i reality show, come il Grande Fratello o l’Isola dei famosi, sono formidabili icone della "consumerist society". Viene costituito un gruppo, i cui membri sono incoraggiati a stabilire relazioni, a dialogare, a flirtare, a collaborare. Sembra davvero che lo scopo sia appunto creare una «comunità». Quando l’amico viene eliminato, si versano lacrime… Ma fin dall’inizio lo scopo del gioco è invece rimanere soli, dopo aver fatto fuori tutti gli altri. Il reality è un pò lo specchio della società ipercapitaliticoconsumista.