notte bianca o bianchissima?

Una nuova notte bianca “invaderà” il rione sanità nei prossimi giorni. Dopo il successo della prima edizione, in piazza Sanità si scende per strada fino a notte fonda senza remore e senza stereotipi. Una cappa di disinformazione avvolge ancora questa eterna e asfittica vallata con i suoi “musei” naturali, attraversata da arterie parallele e perpendicolari che formano la struttura di un cuore umano. Batte ancora più forte e accelera nei momenti particolari il muscolo Sanità, fregiandosi di vantar un numero sproporzionato di bed & breakfast gestiti da non napoletani.

Questa volta però estendiamo la notte bianca anche alla via Vergini, l’ultima volta luci e negozi si sono spenti prima delle venti, solo una povera enoteca ha creduto all’evento. L’importate è che tutti partecipino, che tutti possano sentirsi “protagonisti”; io, come gli altri, devo sentire l’odore di un cambiamento che pacifica e non atterrisce. Oggi l’odore che annuso è solo quello della gentrificazione che fa molto più paura della malavita. Bisogna lavorare sul significato della ricchezza, capire che essa non è così importante, che essa se non va redistribuita non serve a nulla, che se gli altri non possono acquistare è inutile che io produca. E’ una vecchia storia capitalista che deve essere capita senza insegnamenti ma solo con la capacità di comprendere “che se ti fotto sono anch’io fottuto”.

Qualche mese fa ho incontrato un vecchio amico delle scuole elementari, uno con la passione della fotografia e delle videocamere. Ha aperto un negozio nel centro. Ci siamo salutati fuori del negozio, sta ridipingendo le pareti. Si è lamentato perché non può più “mantenere” la sua attività. Mi ha confessato: “vedi a 200 metri un altro fotografo ha messo un offerta sui matrimoni, servizio completo 750€. Ma come si fa? Come si può reggere il confronto?”. L’imbianchino che lavoro nel negozio del mio amico è un indiano che prende 10 euro al giorno. Gli ho risposto “ma se fai lavorare un uomo per una miseria, perché poi ti lamenti che non reggi il confronto con gli altri fotografi?”. 

Questa è la storia della povertà e dell’economia di “massa”. Non dobbiamo commettere lo stesso errore nel rione, cosa che in verità già sta accadendo. È inevitabile la ricchezza sproporzionata, è appetibile. Noi del rione potremmo iniziare una nuova “cultura economica”, un nuovo processo virtuoso fatto di scambio e di solidarietà. Oggi alcune pizzerie del quartiere stanno scoppiando, come altre pasticcerie. Dobbiamo fermare il processo inverso, quelle speculativo, quello politico: a proposito, nella via Arena Sanità tra Concettina e Poppella, se per caso si ferma un politico cosa succede? [+blogger]

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