napule è mille culure


Ascoltando la canzone di Pino Daniele la squadra del Napoli diventa altro, acquista freschezza, poesia, armonia. Il calcio è inquinato purtroppo così come ogni aspetto della società dove i termini del linguaggio economico sostituiscono l’essenza. Guardando una partita, chi perde è solo il tifoso, chi fa del suo bisogno un modo per dimenticare. Quest’anno la squadra ha deluso, ma mantiene una costante, anche in passato è successa la stessa cosa. Fuori l’allenatore, fuori i giocatori con poca passione, fuori i tecnici.

La città si fa inghiottire dal Vesuvio che da troppo tempo è in silenzio. Anche l’intolleranza ha perso le sue assurdità. Il calcio Napoli scende nell’inferno come una provinciale fino ad innalzarsi, per contro, nell’azzurro blu di volare. La musica rallegra così come “Giulietta è na zoccola”; gli scambi invece raggelano, impietriscono, fanno schifo. Chi guarda spera. Intanto si allargano le maglie, si fanno accordi, disaccordi, neanche il tempo di abituarsi che subito un giocatore lascia. Sì, va bene, il calcio è cambiato così come cambia la società, ma un tifoso che ama la sua squadra, beh io quello non sono tanto sicuro che è cambiato.

Quest’anno siamo rimasti all’asciutto, per divertimento abbiamo tifato Barcellona, cantiamo ancora “Maradona è meglio ‘e Pelè”, ci siamo svegliati senza Pino Daniele e senza Francesco Rosi. Le mani sulla città e anche sul nostro quartiere le stanno mettendo gli altri, che da Posillipo, dal nord Italia, dall’Inghilterra, dalla Scozia, dalla Francia, stanno acquistando case per creare B&B. Napoli vince come la sua squadra la super coppa, Napoli dei poveri ha sempre vinto. Senza calcio si vive comunque, così come senza spreco e senza surplus. Forza Napoli [+blogger]

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