arrovescio

Ho già citato in diversi articoli l’ultimo libro che ho letto. Come ho avuto modo di spiegare ad un mio amico, “Arrovescio” è un libro che ti fa venir voglia di fare politica. Un paesino arroccato, una collina calabra, degli alberi d’ulivo, un barone, dei contadini. “I costruttori di strade in salita” che lavorano tutti per il bene comune, che marciano con donne e bambini, che cercano fagioli per vivere, che suonano e bestemmiano,  che coltivano e si ubriacano. Assieme si fabbricano le cose, possono essere fatte prima o dopo ma l’importante è che si fanno. I costruttori di Badolato realizzano una strada, lavorano notte e giorno per aiutare il paese, per aiutarsi, per sentirsi, per ricordarsi. La sostanza non fa la politica ma la interpreta, così come quella gente aveva interpretato un problema reale: pochi sacrifici, un barone e le sue terre, un taglio piccolissimo per un beneficio collettivo. Prima lavorano “contro la legge”, poi chiedono di essere remunerati. La forza comune si traduce in verità, in protesta, in volontà.

La povertà mette paura, ma la paura ha l’incubo della dignità. Così come la prima citazione scritta all’inizio del libro: “Vieni a bere un bicchiere di vino. Grazie eccellenza. Mi devi fare un favore. Dite pure, barone, ai vostri comandi. Alle elezioni mi devi dare il tuo voto. Ah no, eccellenza, tutto ma il voto no. E perché? Io solo il voto ho. Se lo do a voi a me che mi resta? Ma ti ho dato pure il vino! E voi datemi una bacinella che ve lo restituisco”. Con la terra si resta in equilibrio. In questo caso una strada comunica l’equilibrio dei paesani, comunica un modo di fare, un modo di pensare, di agire. E insieme si agisce. Si lavora anche senza soldi, si sciopera sudando le poche briciole di pane che si tengono in tasca.

Gli arrovesciati sognano di essere retribuiti. Il lavoro paga di ogni sforzo e di ogni sacrificio? Troppi compromessi nella reale democrazia che smaschera i comunisti figli di puttana. I comunisti che sputano, dicono parolacce, non vanno in chiesa. I lavoratori che amano la loro liberà ma non la possono sentire. Per sentire c’è bisogno di asfalto e di curve. Ma solo per metà tutto ciò è vero, per l’altra metà: “Cumpari, e quando mai è servito una strada per passare?”. [+blogger] Recensione dal libro di Francesca Chirico “Arrovescio” edito da Rubbettino.                                                                                                    

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