dov'è il rom?

Mentre il mio cuore dialoga con i 160 scalini della Penninata S. Gennaro, un insolito accordo di fisarmonica, laggiù, alla prima rampa. In quarant’anni di vita, in questo quartiere, queste scale le ho affrontate in maniera diversa. A volte, di prima mattina, in gioventù, volando, (parite ‘na locomotiva, quanno salite), a volte dialogando con chi si affacciava dalle finestre, (venite dottò, ve faccio nu cafè), a volte, tra gli scrosci di pioggia, di portone in portone, per un riparo precario. Le note della fisarmonica s’intrecciano a un motivo che so riconoscere. Ora ne scorgo l’artefice, un rom scuro di volto e d’abito. Gioco a celare l’arrendersi del mio compagno cuore, duratura macchina di un tempo datato. Alterno nascoste e mimetizzate respirazioni, pur di dargli ossigeno e non fargli fare figuracce da chi osserva il mio procedere in salita, vaticinando esausti crolli. Il motivo ora l’ho colto. Le mie labbra accennano a seguire quelle note. Sento uscire parole: “ Besame..besame mucho…” 

La fisarmonica ora sembra avermi raggiunto e insegue versi che non so. La cucina di via Acquarone a Genova, una mattina di sole. Papà si fa la barba sul tavolo di marmo. Sposta il piccolo specchio portatile, per non riceverne il riverbero negli occhi. Sorride, tra la spuma, pennellata sul volto con cura. “ Besame…besame mucho..” Ha la sua tonalità, ferma, baritonale che mi affascina. “ Besame..besame mucho..” La voce di mamma, intonata melodiosa, giovane, gli risponde dall’ultima camera, sul mare. Le note della fisarmonica, ora, le ho perse. Dove si sarà mai cacciato il rom? [lucio paolo ranieri]

2 commenti:

Giuseppe ha detto...

un gran bel articolo

Anonimo ha detto...

como si fuera esta noche la última vez...