I movimenti e le organizzazioni
popolari, che per oltre una settimana hanno discusso di giustizia sociale e
ambientale, ieri hanno chiuso la Cupula dos Povos (assemblea dei popoli) di Rio
de Janeiro con la lettura della dichiarazione finale in difesa dei beni comuni
e contro la mercantilizzazione della vita. Questa stessa dichiarazione è stata
immediatamente portata al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon
nella sede della riunione ufficiale Onu Rio+20, dove, dal 20 al 22 giugno, i
capi di stato e di governo di tutto il mondo hanno tentato di trovare una
soluzione alla grave crisi economica che ci attanaglia. L’incontro con il
segretario Onu non ha portato a nessun risultato, come non era difficile
prevedere. Infatti, sappiamo da fonti sicure che la stessa Cupula dos Povos si
era spaccata sull’opportunità o meno di dialogare con le istituzioni. Un gruppo
è comunque andato e si è ritrovato con nulla in mano.
Anche se non è ancora stato
pubblicato un documento ufficiale finale di Rio+20, appare chiaro non solo il
fallimento del vertice Onu ma soprattutto è di tutta evidenza che le Nazioni
Unite sono prigioniere delle multinazionali, delle banche, del Fondo monetario
internazionale, della Banca mondiale, dell’Organizzazione mondiale del
commercio. Di fatto l’Onu benedice l’economia verde di mercato a vantaggio del
grande business e della finanza globale. Siamo di fronte al fallimento
dell’Onu, su cui la società civile aveva riposto tante speranze, e
all’incapacità di stati e governi di dare una risposta alla gravissima crisi
ecologica. In definitiva è il fallimento della politica. Ecco perché diventa
fondamentale la capacità della cittadinanza attiva di organizzarsi a livello
locale, regionale, nazionale e internazionale, come ha fatto la Cupola dos
Povos e come dovremo fare al Forum sociale mondiale di Tunisi, che si terrà nel
marzo del 2013.
Dall’alto non c’è più nulla da
sperare. La speranza potrà nascere solo dal basso, tramite un’informazione
seria e una forte coscientizzazione, che devono portare i cittadini ad
organizzarsi come nuovi soggetti politici. E’ quanto chiede l’appello finale
della Cupula dos Povos: “Ritorniamo nei nostri territori, regioni e paesi per
costruire le convergenze necessarie per continuare la lotta, resistendo al
sistema capitalista e alle sue vecchie e nuove manifestazioni”. Questo però non
basta, se non si lavora seriamente dal basso per fare nascere un nuovo modello
sociale ed economico alternativo a quello attuale. Che è entrato in una nuova
fase di appropriazione e di finanziarizzazione i beni comuni (acqua, aria,
energia, terra) e che sta mettendo con le spalle al muro ogni forma di
democrazia. Come missionari comboniani, riuniti a Rio nel contesto della Cupula
dos Povos, stiamo affrontando proprio in questi giorni questi stessi temi
perché sono centrali per la missione oggi. [alex zanotelli]
4 commenti:
Che sfortuna che abbiamo noi uomini, siamo intrappolati noi stessi nelle nostre affermazioni nei nostri paradigmi inventati prigionieri della nostra realtà e della nostra "ricchezza".
Non riesco a dirti nient'altro che GRAZIE
Ma non capisco caro alex cosa ti aspettavi dall'onu? sempre stata al servizio della nato e di tutti i guarrafondai del mondo? mi dispiace ma l'ottimismo in questo momento non serve a nulla anzi blocca le azioni di chi cerca di proseguire per il bene per l'amore e la solidarietà proprio come di ci tu.
menomale solo il tonfo figuriamoci se avesse fatto il botto...
Posta un commento