intrappolati nel rione san gennaro

Purtroppo il San Gennaro dei Poveri chiude le porte. Lo storico ospedale muore nell’indifferenza e nella sterile protesta dei suoi dipendenti. Dopo la chiusura del pronto soccorso diventato PSAUT, dei reparti attrezzati e ristrutturati, ora tocca al reparto maternità nonostante funzioni benissimo. E’ la solita storia, quando le cose vanno bene meglio abbatterle. Il rione sanità, unico quartiere che dopo la chiusura forzata del pronto soccorso ne ha organizzato un altro “clandestino”, conta circa 60mila abitanti; nel solo rione san Gennaro ci sono 6 mila persone intrappolate dal traffico di via San Vincenzo. Per arrivare al Cardarelli la strada è unica, l’ambulanza deve percorrere per forza questo tratto di strada, tra i più intasati del rione. Unica via di fuga sarebbe la Salita Scudillo che da anni però è chiusa per negligenza.


A nulla sono bastate le proteste dei cittadini tacciati di pressapochismo. L’ospedale del Mare, costato milioni di euro (senza essere terminato), è stato costruito sulla zona rossa vesuviana. Da anni le amministrazioni di quest’area producono sforzi in piani di evacuazione nel caso il Vesuvio dovesse eruttare: voglio ricordare che è uno dei vulcani più pericolosi al mondo. Niente da fare, le cose le dobbiamo fare noi, così come è successo per il cimitero delle Fontanelle e per il parco Rita Parisi occupato dalla gente del rione e solo dopo riaperto al pubblico, anche adesso bisognerebbe agire di “forza”; bisognerebbe sfondare il muro della salita Scudillo, riaprire un’arteria bellissima del rione sostituendoci alle Istituzioni. Come dicono in alcuni Paesi dell’America latina: “prima occupiamo poi  discutiamo”. [+blogger] 

25 maggio



mostra parco san gennaro



strisce reattive: dove si buttano?

Sono anni che ci battiamo per una raccolta differenziata porta a porta, ma sembra che qui le cose non vadano per il verso giusto. Le vie e i vicoli sono stretti, e con questo?, al massimo un grassone della NU con forme rotonde in latitudine e longitudine resta nel camioncino mentre i suoi aiutanti, messi  di proposito più snelli e longilinei, scaricano e caricano pacificamente. Ma la questione di quest’articolo è un’altra. Insistere tanto sullo smaltimento e recupero dei rifiuti è un bene, ma che succede quando in un piano nazionale sanitario non è previsto lo smaltimento dei rifiuti tossici? Si, si, mi sono espresso bene, mi riferisco proprio ai rifiuti tossici.

Le persone affette da diabete sono in Italia circa 5 milioni. Queste persone hanno diritto, attraverso una prescrizione medica, di strisce reattive, aghi, siringhe ecc, ecc. Ma dove vanno a finire questi rifiuti? Quando un individuo si punge un dito con un ago, il sangue che fuoriesce lo si poggia sulla striscetta appositamente inserita in un misuratore che, scongiurando il peggio, il tutto dopo va a finire nella spazzatura. Rifiuti tossici nella indifferenziata, o peggio in altri posti. Questo perché non è previsto lo smaltimento delle strisce reattive, degli aghi, delle insuline, se non a carico del diabetico.

Ad esempio, un pensionato ammalato di diabete mellito deve, a sue spese, mettersi in contatto con una multinazionale e chiedere come fare per non disperdere nell’ambiente le strisce reattive. Dopo un colloquio se interessate e se frutta, un contratto stabilito annualmente, il bel e buon pensionato ripone i suoi aghi e le sue strisce insanguinate in un recipiente aspettando che un fattorino passa a ritirarle. In effetti la dicitura ci ricorda che: “Tutti i prodotti che entrano in contatto con il sangue umano devono essere trattati come oggetti potenzialmente in grado di trasmettere malattie infettive”.

Il discorso sempre piuttosto grave e se facciamo un po’ i conti ci accorgiamo che: cinquemilioni di diabetici tutti i giorni misurano la glicemia, e spesso anche più volte in un giorno; ma prendiamo per buona una sola puntura serale; 30 strisce reattive al mese con i relativi 30 aghi fanno 60, che moltiplicate per 5milioni, fanno 300.000.000: trecentomilioni di strisce e aghi, ossia rifiuti tossici buttati in modo indiscriminato nella spazzatura, questo alla faccia di tutte le raccolte differenziate, dello smaltimento, del compost, della sensibilizzazione e dell’ecosostenibile*. [+blogger]

*L’articolo pecca di imperfezioni e dati statistici, la pubblicazione nasce dalla sensibilità nei confronti della raccolta differenziata porta a porta e dell’attenzione verso l’ambiente che risente di tutta una serie di problemi mai risolti o risolti in parte. Anche quest’ultimo delle strisce reattive è una questione che se confermata sarebbe piuttosto grave per la salute pubblica. 

pasqualina

Nel fantastico mondo dei miei pazienti di Rione Sanità a Napoli, Pasqualina ha un posto di spicco. Ha 55 anni, la conosco da trenta, ma la ricordo, sempre, con la stessa immagine. Piccoletta, un volto a luna piena, tra l’amimico e l’ansioso, un corpo grasso, globoso, rivestito di indumenti neri, per pretestuosi lutti famigliari. Il suo entrare in sala d’aspetto, mi viene sempre annunciato dal volto preoccupato della mia ragazza, che sta alla porta: - “ Dottore, c’è Pasqualina…”- Dire questo, è come annunciare che può accadere l’imprevedibile. Pasqualina soffre di tutta la gamma di disturbi psichici, che vanno dalla depressione, con turbe ansiose, sino a veri eclatanti episodi schizofrenici, simili epilettici. Ha provato tutte le cure, tutti gli specialisti, mettendo in crisi la povera economia di casa. Con lei è nato, da anni, uno strano rapporto medico-paziente, unico direi. Anni fa, al primo annuncio della sua entrata in sala, era seguito il secondo concitato della ragazza : - “ Dottore, correte subito. Pasqualina è a terra” -

Il verificarsi di questo evento, in un ambulatorio della Napoli popolare, precipita nello spettacolo drammatico folcloristico. L’ammalato viene circondato da tutti i presenti, che, simultaneamente, iniziano un loro personale intervento di aiuto, contendendosi tra loro. Chi le alza i piedi, chi le butta un bicchiere d’acqua in faccia, chi la vorrebbe, invano per il peso, disporla su una sedia. I più devoti implorano santi occasionali, tra cui si riconosce la supremazia dell’adiacente S.Vincenzo, detto “O Monacone”. S.Gennaro è più metropolitano. Ma all’apparire dell’immagine del medico, il Salvatore, tutto si ferma, i volti sono in silenzio su di lui. E qui entro io. E’ un grosso peso, credetemi, anche perché l’intervento corretto oggi è più tecnologico che personale. In un ambulatorio di medicina di base i mezzi sono scarsi. Quella mattina, dopo essermi chinato su Gelsomina, stesa al centro della sala, scossa da fremiti, e averle accarezzate le paffute gote e detto frasi occasionali, ma rassicuranti, ritornai in ambulatorio, per cercare un qualsiasi medicamento nell’armadietto. 

La bottiglia del limoncello, regalatami il giorno prima, catturò il mio sguardo. Pensai, dato la suggestionabilità dei suoi malanni, di intervenire con la stessa suggestione nell'atto terapeutico atteso da tutti. Presi un bicchiere, versai un sorso di limoncello, completai il tutto con acqua. Tornando in sala con questa miscela giallo oro, fantasticamente sconosciuta, ma d’impatto visivo non comune, la feci bere a sorsi a Pasqualina. Dopo poche deglutizioni, un colpo di tosse si antepose ad un urlo, che andò man mano a concretizzarsi in una frase. -“S. Antonio, S.Antonio, mio bello, mi hai salvata, mi hai ridato la vita!” - Da quel giorno Pasqualina asserisce, con estrema convinzione, che io sia il suo S.Antonio. Quando sono presenti altri pazienti, nella sala d’aspetto, li coinvolge, al mio apparire, con: -” Vedete come rassomiglia a S.Antonio? E’ tale e quale”!- Suscitando, il più delle volte, in me, la curiosità di andarmi a vedere, prima o poi, una raffigurazione di S.Antonio, il mio sosia. [lucio paolo]

rifiuti autogestiti

Qualche giorno fa ho letto sulle pagine de “Il Mattino” che il parroco della basilica di S. M. della Sanità, in accordo con il COMIECO e il comune di Napoli, ha firmato un protocollo d’intesa per la gestione della carta e del cartone, progetto sperimentale che fa ben sperare per una raccolta dei rifiuti più sostenibile. Anche se non mi spiego come l’accordo sia stato fatto visto che la legge lo vieta. L’unica società a gestire i rifiuti a Napoli è l’ASIA, non c’è possibilità di raccogliere i rifiuti, raccogliere i rifiuti è un reato. Ma se così non è, e se come ritengo, sia giusto che i cittadini aiutino chi di competenza a raccogliere l’immondizia, a tenere pulita la città, allora anche noi ci proponiamo per questo tipo di attività. Sono anni che chiediamo di raccogliere le lattine vuote, la plastica, l’alluminio, ma ci è stato sempre vietato, “non si può fare, per farlo bisogna essere una  industria accreditata con tutte le carte in regola”.

In una crisi generale dell’immondizia, della raccolta differenziata che a Napoli stenta a crescere, dove a Posillipo nel bidone giallo della plastica è stato trovata la testa di un pesce spada, continuo a non capire perchè se noi cittadini vogliamo auto organizzarci per mantenere più pulita la città, e in particolare il rione, non possiamo farlo. E’ un paradosso pensare che l’ASIA non paga i dipendenti, che non ci sono abbastanza macchine per il trasporto, che non arrivano soldi per pagare la gestione, e se poi dei cittadini si auto organizzano, creando anche qualche posto di lavoro, questo non è dato farlo perché la legge lo vieta. Se è così allora come ha fatto il parroco della Sanità? Quale formula è stata trovata per gestire i rifiuti? Diteci, per carità, come avete fatto, così cercheremo di farlo anche noi. In fondo è interesse di tutti e non una semplice competizione commerciale. [+blogger]                 

il rione è ovunque

Il rione non  ha bisogno di eroi, secondo il mio parere, non ha bisogno di capi profetici, di preti onniscienti né di prime donne. La gente non è poi così tanto diversa, non ha bisogno di essere accompagnata per mano. Io come cittadino del quartiere mi sentirei offeso nel vedere qualcuno che nel rappresentarmi subordina la mia volontà. Praticamente questo succede sempre quando un eroe s’accolla addosso un popolo, come un capo di stato, un sindaco, un cardinale.

Stimo molto padre Alex Zanotelli proprio perché nel rione, pur abitandoci da circa 10 anni, non ha mai ricoperto il ruolo di valoroso condottiero, come invece fanno altri per scopi reconditi o forse per megalomania. Se noi abbiamo voglia di cambiare, se cambiare significa fare meglio, questo tocca solo a noi farlo, i singoli che hanno voglia di portare il fardello delle fatiche creano nel tempo delusione, vuoti, e spesso anche disperazione.

La mia sensazione è che (ma non è solo la mia), giudicando questo luogo pericoloso, ogni persona di fuori quartiere, e anche qualcuna di dentro, associa la sua determinazione così come il suo impegno a una fase di redenzione salvifica, frapponendo il proprio immaginario ai pensiero degli altri, alle loro azioni e rappresentazioni. Nasce così un modello da seguire, oppure un “nuovo modello” trasformato in amore, riscatto, rispetto, un modello che impone la singola ideologia.

Le mie passioni, le mie disperazioni, la mie paure, le mie gioie, non sono poi così diverse da quelle della signora accanto; ovunque trovi un rione, ovunque trovi persone, ovunque trovi il sesso, ovunque trovi depressione, ovunque trovi amicizia, distacco, malvagi, probi. Se ritenete che siamo degli extra terresti allora comportatevi pure da eroi, ma non vi meravigliate poi se dopo un po’ ricerchiamo il nostro pianeta. [+blogger]