la jella

Da diversi giorni sto intervistando persone che in qualche modo hanno avuto a che fare con la jella, e direttamente con qualche jettatore. Un caso molto particolare mi è parso un lavoratore che mi ha raccontato la sua odissea dopo aver scoperto che una persona, suo vicino, è un vero “profeta predicatore”. Gli ultimi venti anni della sua vita li ha passati a collezionare amuleti, corni, ferri di cavallo, scope e cornucopie. Una vera è propria catastrofe si abbatte sulla sua esistenza nel momento in cui qualcuno pronuncia il nome dello jettatore. Un uomo abbastanza intelligente che comprende le sue esagerazioni ma che non ha la forza di liberarsi da una credenza che lui ritiene provata scientificamente. Mi spiega: “la scienza prova un evento se e in quale situazione si verifica, beh io sono vent’anni che verifico ogni volta la stessa cosa. Il mio vicino porta scalogna, le prove sono schiaccianti e verificabili”. Mentre parla con me ha in mano un corno grande quanto un avanbraccio, riprende più volte un martello e qualsiasi cosa possa somigliare al ferro. Non vuol dirmi come si chiama lo jettatore, se solo lo pronuncia (e se solo gli capita di pensarlo), può succedere qualcosa di spiacevole. Mi dice che neanche io devo pronunciare quel nome, al massimo devo prima fortificarmi. 

In realtà "e per fortuna" non c’è tanta gente che parla in questo modo, il più delle volte si crede alla “negatività”, che mi è parso un discorso più filosofico. Ma credo che poche settimane di dialoghi e confronti non possono esaurire una ricerca specialmente se a condurla è un editore antropologo. Un artista abbastanza conosciuto a Napoli ha una sua singolare teoria a riguardo. “I napoletani in parte sono protetti dalla malasorte, questo perché nel golfo partenopeo c’è il Vesuvio. Il protettore è san Gennaro che squaglia il sangue. Il vulcano (che sputa fuoco), è annichilito dalla sagoma del santo che in testa ha un corno”. Infatti in tutte le raffigurazioni artistiche il mezzo busto di san Gennaro assomiglia alla sagoma del Vesuvio. Un immenso cratere tappato da un corno.

C’è chi in realtà uno jettatore non l’ha mai conosciuto, chi invece è agnostico, chi non ci crede e chi attribuisce la sfortuna ad una condizione di vita personale. In parte chi crede di essere sfortunato (e davvero lo è), percepisce tale sfortuna attraverso la mancanza di un bene materiale. Può darsi che l’attaccamento a qualcosa è così forte che il solo pensiero di perderla crea credenze minacciose. Ma anche questa supposizione trova la sua antitesi. La jella è un fenomeno che attraversa un po’ tutti gli strati sociali, le spiegazioni di chi ci crede, e di chi non ci crede, sono in parte simili ed affascinanti. La mancanza come forma di una esistenza critica e per contro una forma di bullismo invertito, che stigmatizza per sopravvivere. L’etichetta allo jettatore è una forma magica, quest’ultimo vive in un limbo corazzato, giocoforza chi subisce è sempre il credente. Aldilà degli stati d’animo un profeta nel 2016 non può esistere, lo jettatore è fuori tempo, è in una condizione anormale ed è per questo che minaccia.

Ma per contro c’è chi afferma l’esatto opposto. Un altro testimone è un artista di strada napoletano che ha dichiarato non solo di non aver mai conosciuto una persona che porta sfortuna, ma che non ha mai sentito parlare nessuno di questo argomento. Ha sì accennato a qualche episodio mettendolo però in relazione con le coincidenze della vita. “Non è vero ma ci credo” anche se ci sono uomini e donne in cui l’argomento non li ha neanche mai sfiorati. Mi rendo conto che in queste poche righe non ho per niente esaurito la mia fama di persona interessata all’argomento, in realtà prima di essere contattato dall’editore neanche io ci avevo mai pensato, ma il fascino di parlare con la gente, di scoprire che dietro ogni singolo c’è un altro singolo e forse altri ancora, è così meraviglioso che le sole prime interviste mi hanno fascinato l’anima. Mi piacerebbe diventare anche io come il mio primo informatore. Giovanni, così si chiama. Egli ha così tante convinzioni che mi ha sfidato dicendomi che non appena incontro l’innominabile la mia esistenza è segnata. Se così sarà, speriamo, avrò provato che davvero la jella non esiste. [+blogger]

rom di gianturco

NO AGLI SGOMBERI SENZA UNA ALTERNATIVA

Il Comitato Campano con i Rom non può accettare lo sgombero del Campo rom di Gianturco se non si offre loro un’alternativa decente ove abitare. E’ da mesi che sul campo Rom di Gianturco, situato in via Brecce a S. Erasmo(di fatto si tratta di quattro campi), che con circa milletrecento persone, pesa la minaccia di sgombero su ordine della Procura di Napoli. La ragione per tale decisione è che quell’area è una zona tossica. Noi sospettiamo però che dietro a quella decisione ci sia la spinta del governatore Vincenzo De Luca, che pubblicamente ha dichiarato che vuole sgomberare tutti i campi Rom. Il comitato concorda che il campo di Gianturco venga chiuso perché il degrado è tale che calpesta tutti i diritti di un essere umano (donne, uomini e bambini). Infatti quel campo è un pugno allo stomaco per tutti coloro che lo visitano. Quella baraccopoli, simile a tante baraccopoli del Sud del mondo, deve scomparire. Ma a un patto! Che venga offerta a chi ci vive un’alternativa. E’ una violazione dei diritti umani fondamentali sgomberare degli esseri umani dal loro habitat senza offrire loro un sito alternativo ove sistemarsi, inserendoli anche in alloggi popolari. E’ questa la politica voluta dalla UE. Sappiamo che il Comune di Napoli sta lavorando a una soluzione alternativa, ma che potrà ospitare solo trecento persone. E gli altri? Avremo a Napoli la replica della tragedia dei Rom di Giugliano , sgombrati, su ordine della Procura, dai loro campi perché ‘tossici’, e si ritrovano oggi a Masseria del Pozzo , in una zona più tossica della prima. 

Riconosciamo finalmente il nostro razzismo atavico contro questo popolo Rom. Sono loro i più disprezzati, emarginati della nostra società occidentale. Un razzismo sfruttato dalle destre xenofobe europee per guadagnare voti. Non dimentichiamo che sono state le stesse dinamiche a portare al nazismo e al fascismo, pagato da oltre mezzo milione di Rom cremati nei campi di concentramento. Non è questa la strada per costruire un ‘Europa dei popoli, una società più umana ed accogliente. Per questo il Comitato con i rom chiede: 

alla Procura di sospendere lo sgombero del campo di Gianturco (sappiamo che ha già concesso una volta una proroga di due mesi) finché non si trovi una soluzione umana per tutti; 

alla Regione di convocare subito un tavolo di tutte le realtà che si occupano dei Rom per trovare una soluzione non solo per Gianturco, ma anche per gli altri campi Rom dell’area metropolitana (si tratta di 6-7 mila persone!) che vivono in situazioni disumane, in particolare i Rom di Giugliano;

al Comune di Napoli perché trovi in fretta una soluzione alternativa per i Rom di Gianturco. 

Inoltre il Comune si adoperi per la Consulta dei rom ,perché venga ascoltata direttamente la loro voce. 

Abbiamo tutti bisogno, istituzioni come realtà di base, di sederci insieme e insieme trovare soluzioni per dare dignità a questi nostri fratelli e sorelle rom.Ci appelliamo poi a tutte le realtà di base (associazioni, comitati, reti….) perché facciamo causa comune con i rom di Gianturco contro l’imminente sgombero del campo. Ascoltiamo l’appello del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese Europee (Kek) dello scorso anno: “Dobbiamo costruire nuove relazioni giuste con il rom e impegnarci nel difficile, ma essenziale compito del risanamento e della riconciliazione.” [p.Alex Zanotelli, p.Domenico Pizzuti, past. Dorothea Mueller e past. Leonardo Magrì(Chiesa Valdese) a nome del Comitato Campano con i rom e del Forum antirazzista della Campania]

sanità pubblica

Mercoledì 29 Giugno 2016 ,ore 11,00 Piazzale antistante la Regione Campania Presidio con Conferenza Stampa Salviamo la Sanità pubblica partendo dal cuore di Napoli. 

In Campania la Salute negata subisce ulteriori attacchi: il centro storico napoletano viene privato di due ospedali storici, l’Annunziata ed il San Gennaro. La Campania agli ultimi posti nelle classifiche nazionali per Mortalità evitabile, Livelli Essenziali di Assistenza, aspettative di vita alla nascita, qualità dei servizi, ed ai primi posti per incidenza patologie vascolari, incremento dei tumori e costi dell’assistenza sanitaria, continua a ricevere risposte vaghe e poco credibili dalla politica regionale. La Campania, avvelenata da decenni di ecomafie, immiserita da tassi di disoccupazione altissimi e redditi pro capite tra i più bassi d’Italia, continua ad aspettare bonifiche efficaci, una riduzione dei tickets che riavvicini la gente ai servizi, lo sblocco delle assunzioni nel settore sanitario che renda possibile il funzionamento degli ospedali. Senza assunzioni molti ospedali sono destinati a chiudere ed il mega progetto dell’Ospedale Del Mare rimarrà sulla carta. 

Il centro storico napoletano, con una popolazione di 500.000 abitanti, con sacche di povertà di antica tradizione,nel Piano ospedaliero regionale, viene privato di due ospedali storici, l’Annunzata ed il San Gennaro ,per i quali non sono previste aree di degenza (posti letto) ma fumose funzioni di riabilitazioni e di raccordo con il territorio ,tutte da definire. Il fatto certo è che i cittadini dei quartieri popolari dovranno cercare altrove una risposta per i loro problemi di salute. In tutta questa confusione la gestione commissariale risulta sorda alle richieste della gente comune e cerca di imporre i suoi programmi con qualche dichiarazione demagogica ed una strategia che di fatto smantella i servizi sella Sanità regionale. L’unica soluzione a questa situazione è la mobilitazione popolare. L’unica terapia alle ambiguità della politica è la Democrazia diretta. [Comitato per la difesa della Sanità Pubblica, Medicina Democratica, USB Sanità, Alex Zanotelli]

appello rete rione sanità

Nell’area metropolitana di Napoli viviamo una spietata spirale di violenza: in questi ultimi mesi abbiamo un morto ogni due giorni. Il Rione Sanità è quotidianamente schiacciato da questa brutalità. Noi del Rione Sanità abbiamo sofferto troppi lunghi anni di indifferenza istituzionale, di promesse e di pressappochismo; siamo stanchi della violenza che subisce la nostra gente, della paura della camorra, del disinteresse, delle analisi generiche preconfezionate e delle alternative che sembrano non prendere mai la giusta direzione! Il problema della microcriminalità non si risolve con una sola scuola aperta, con dei bravi professori, con una manifestazione, con la militarizzazione. Il Rione Sanità non si “salva” con l’emergenza: sono più di 30 anni che chi subisce vive nella noncuranza, nell’impossibilità di risolvere le cose, nel terrore di essere stati abbandonati senza rimedio e senza via di uscita. Non è la prima volta che la rete del rione Sanità, composta da singole persone, associazioni, commercianti, scuole, preti etc., denuncia con forza il lassismo di chi deve e può fare qualcosa. In questi ultimi anni abbiamo scritto tre lettere, “LiberiAMO la Sanità”, in cui abbiamo analizzato i problemi della nostra gente. Noi dobbiamo avere il coraggio di cambiare il sistema educativo. Ecco perché chiediamo a tutte le forze attive, del territorio ed oltre, di sostenere azioni che incidano fortemente sulla struttura sociale per la costruzione di una comunità stretta e duratura, tra le scuole, le associazioni, i volontari e le forze dell’ordine per promuovere azioni educative e non repressive, con il coinvolgimento delle famiglie attraverso programmi che rappresentano maggiormente il territorio e con la coscientizzazione che passa attraverso la considerazione e la riappropriazione della propria storia e della propria dignità. Solo se la gente si sente parte attiva, solo se sente realmente che sta contribuendo a scrivere la propria storia, solo in questo modo si sente parte in causa senza l’abbandono e l’indifferenza che alimenta la paura e la sottomissione. Noi della Rete del Rione Sanità lavoriamo da anni nel quartiere, ascoltando centinaia di vite spezzate. Ribadiamo che si deve intervenire strutturalmente sulla scuola, sul lavoro, sulla sicurezza, sulla viabilità, sulla sanità pubblica, perché viviamo dentro una bomba sociale. Per la scuola chiediamo: un asilo nido comunale, un plesso onnicomprensivo elementari e medie, il potenziamento delle scuole del quartiere in particolare dell’Istituto Superiore F. Caracciolo annullando l’accorpamento con altro Istituto Superiore e inoltre chiediamo che queste scuole siano aperte fino a sera con personale qualificato e appassionato. Per la sicurezza chiediamo il potenziamento e la presenza costante dei vigili urbani e delle forze dell’ordine che devono coordinarsi meglio tra di loro. Inoltre chiediamo l’installazione della videosorveglianza nel territorio. Per il lavoro chiediamo il sostegno alle cooperative esistenti e a quelle che stanno nascendo nel quartiere, nonché ai commercianti, agli artigiani, ma soprattutto chiediamo maggiori opportunità di lavoro per i giovani. Per la sanità chiediamo la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale San Gennaro. Facciamo nostro il grido del popolo del Rione Sanità ma anche quello di tutte le periferie di questa Napoli, intese come luogo del disagio sociale, ben coscienti che solo camminando con questo popolo emarginato potremo ottenere i nostri diritti.

perché riaprire salita scudillo

L'ho scritto più volte su questo blog. Salita Scudillo deve essere riaperta come zona pedonale o ztl visto che sono passati più di 25 anni dalla sua chiusura. Oggi più che mai, visto che hanno chiuso il pronto soccorso e tra poco chiuderanno tutto l'ospedale, questa strada rappresenta l'unica via di sbocco per il più vicino pronto soccorso. La piazza san Gennaro e le vie e i vicoli limitrofi, salita Scudillo e via san Vicenzo, salita Principi e rampe S.G. dei Poveri: la gente che vi abita è spacciata nel momento in cui ha bisogno di soccorso. Da questi punti del rione non ci sono vie di fuga, l'unica strada è strettissima, e per superarla significa affrontate sempre il traffico di salita Sanità. Per chi conosce la zona sa di cosa parlo: traffico a tutte le ore a partire dalla via s. Teresa degli Scalzi, così come il parcheggio selvaggio, i sensi vietati di transito, le strade strettissime... Aspettiamo come sempre, noi gente di serie b, che un fatto tragico "riempi" le pagine di un quotidiano, con la solita parodia politica e il solito esibizionismo dell'onnisciente previsionista. [+blogger]


ancora gomorra

Il cinema racconta e insegna. Dietro ogni scena c’è un retroscena, una magia visiva ed una melodia nascosta. Cinematograficamente Gomorra incanta, i suoi interpreti dialogano con gli spettatori, con la platea, con la fiction. Ripensi anche dopo aver visto tre quattro cinque volte la stessa scena. Gli attori interpretano il/un ruolo, così come uno sconosciuto recita il/un suo film. I personaggi sono “costruiti” per la loro parte. Il neorealismo ha insegnato questo modo fare cinema. Non è un film che disarma, quel non te l’aspetti non c’è, c’è invece una relazione causale, c’è invece un’immagine e una nuova forma comunicativa, c’è un impulso creativo e un’emozione “vergognosa”. Cucito per essere il/un personaggio, ho l’impressione che gli attori alla fine non possano fare più nulla, un po’ come il protagonista di “ladri di biciclette”. Ed è per questo che reputo Gomorra una finzione straordinaria, un film “strategicamente” vissuto nella mente di un attuale Bram Stoker. Il cinema fa parlare: la stigmate comicità o la sua simulata originalità finalmente lasciano il posto all’avanspettacolo, alla prosa realistica, al canovaccio che nel divenire si realizza e sopravvive. [+blogger]

la nostra municipalità


Considerazioni sulla Municipalità 3 Stella/S. Carlo all'Arena Parla un volontario del quartiere.

ospedale 0


per ben sperare



intervenire subito

Un contatore elettronico della Società ENEL tra la via santa Maria Antesaecula e Vico Carlotta (angolo), è stato rimosso, e spezzata in due l’asta che lo sostiene. I fili elettrici senza copertura adeguata possono provocare un corto circuito molto pericoloso. Il contatore si trova quasi a terra alla portata di tutti e soprattutto dei bambini. Bisogna intervenire prima possibile.      



a quando l'onda verde?

APPELLO NO OIL 

Sono già trascorsi sei mesi dal vertice sul clima di Parigi (COP21), nel quale i potenti del mondo si erano accordati di tenere la temperatura del pianeta sotto un grado e mezzo per evitare il disastro ecologico. L’accordo raggiunto era stato osannato come “l’accordo del secolo”. Il 22 aprile, con una solenne cerimonia al Palazzo di Vetro a New York, i capi di Stato di 175 nazioni hanno firmato “L’accordo di Parigi”, per combattere il surriscaldamento del Pianeta. “Una giornata storica” l’ha definita Ban Ki Moon. Anche Renzi a nome dell’Italia ha firmato quell’accordo. Eppure, in questi mesi, abbiamo visto in questo paese ben poco che esprimesse la volontà politica per un cambiamento di rotta. Nessun dibattito politico sul clima in Parlamento. Nessuna legge in vista per mettere al bando petrolio e carbone. Anzi abbiamo assistito a un aumento di trivelle per mare e per terra. Renzi stesso ha invitato i cittadini a non andare a votare per il Referendum sulle trivelle a mare (17 aprile), che ha rivelato come il popolo italiano sia lontano dal capire che il petrolio deve rimanere sotto terra. Non solo, ma anche i media non aiutano il popolo a capire la gravità della crisi ecologica. Ma anche il mondo politico italiano non sembra interessato ad approfondire questo problema. Ne è un segnale chiaro l’assenza quasi totale di questo tema nell’attuale campagna elettorale. Non ho sentito da nessuna parte l’impegno ad andare verso le emissioni zero o sganciarsi progressivamente dai combustibili fossili. Bisogna riconoscere che, a sei mesi dallo “storico” accordo di Parigi, ben poco si è mosso in Italia. Lo ammette anche Via Campesina: ”L’accordo di Parigi è totalmente insufficiente per affrontare la problematica del riscaldamento globale.” Infatti l’accordo non contiene nulla di vincolante per gli stati, non fa nessun riferimento ai fossili (petrolio e carbone) e prevede la revisione nel 2023.

La speranza quindi non può che venire dal basso , dalla cittadinanza attiva, da una combinazione di resistenza, resilienza e buone pratiche E’ l’indicazione che ci viene da Via Campesina: ”La società civile non può restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per andare oltre il trattato di Parigi e realizzare misure effettive reali, concrete contro il cambiamento  climatico. ”In molti paesi i movimenti per la giustizia climatica stanno proponendo e rivendicando l’urgenza di un impegno per tenere il petrolio, carbone e gas naturale sottoterra. Invece ho la netta impressione che, dopo il vertice di Parigi, la società civile italiana sia rimasta silenziosa “aspettando Godot…”. Ho la stessa impressione della chiesa italiana, dove ben poco sembra muoversi in questo campo, nonostante la sferzata data da Papa Francesco con la sua enciclica Laudato Sì. E’ mai possibile che migliaia di attivisti negli USA, Inghilterra, Australia, Sudafrica, Indonesia abbiano partecipato nelle prime due settimane di maggio alla più grande campagna mondiale di disobbedienza civile contro i combustibili fossili, chiamata Break Free, mentre in Italia non si muove foglia?
La situazione climatica è grave. Il 2015 è stato l’anno più caldo della storia. “La porta dei due gradi centigradi si sta per chiudere - ha detto Fatih Birol di IEA (Agenzia Internazionale Energia). Nel 2017 si chiuderà per sempre!”

Solo un movimento popolare unitario, un’onda verde, capace di unire le forze sia religiose che laiche, potrà forzare il governo italiano a prendere decisioni. E’ quanto ci suggerisce Papa Francesco in Laudato Si’: ”Poiché il diritto si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società attraverso ong e associazioni intermedie deve obbligare  i governi a sviluppare normative, procedure e controlli rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico non è possibile un contrasto ai danni ambientali.”(179) La cittadinanza attiva deve forzare il nostro governo e il parlamento a una legge  che ci sganci progressivamente dall’uso dei combustibili fossili (soprattutto petrolio e carbone) e punti alle energie rinnovabili, specie il solare, che non deve essere nelle mani delle multinazionali, ma delle comunità locali. Inoltre deve esigere dal governo un piano nazionale per l’energia. Per realizzare questo, la cittadinanza attiva deve mettere in campo una serie di azioni non-violente, come fa il movimento internazionale Break Free, contro le trivellazioni, le centrali a carbone, le raffinerie… (sit-in, occupazioni, blocchi ferroviari…).


Infine la cittadinanza attiva deve lanciare una grande campagna di Disinvestimento (Fossil Free) da quelle banche che investono sia sul carbone che sul petrolio. Se vogliamo ottenere dei risultati dobbiamo colpire le banche (oggi il vero potere!), togliendo i nostri soldi, non solo a titolo personale, ma soprattutto a livello istituzionale, come parrocchie o comuni. E’ una campagna internazionale già in atto che ha portato negli USA 180 istituzioni all’impegno di ritirare i propri investimenti, per un valore di 50 trilioni da banche che investono in combustibili fossili, tra cui anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese(WCC) e la Federazione Mondiale Luterana. Perfino i Rockefeller  hanno deciso di ritirare i loro soldi, iniziando da quelle banche che investono nei due elementi che inquinano di più (carbone e shale). Tra le banche che più investono in carbone (cito quelle più comuni): Deutsche Bank, BPN Paribas, UBS, Unicredit, HSBC e tante altre (vedi il rapporto Bankrolling Climate Change. “Le persone coscienziose-afferma Desmond Tutu-devono rompere contro banche che finanziano l’ingiustizia del cambiamento climatico”. Se parrocchie come comuni, diocesi come regioni decideranno di ritirare i propri soldi da quelle banche che finanziano i combustibili fossili, otterremo molto in fretta chiare scelte da parte del nostro governo per salvare la Madre Terra. Tutto questo lo possiamo ottenere se le realtà di base, sia laiche che religiose, formeranno un forte movimento popolare per salvare e fare pace con la nostra amata Madre Terra. E’ un impegno etico fondamentale per tutti noi. Diamoci da fare perché vinca la Vita! [alex zanotelli] 

Napoli, 5 giugno 2016 - Giornata mondiale dell’ambiente Per adesioni: appelloclima@gmail.com

carte comunali 2016

Per le strade del quartiere milioni di volantini azzurri e arancioni. Migliaia di manifesti elettorali stampati sui muri e sui palazzi storici, staccati per metà e riattaccati dall’ultimo arrivato. La carta mi inviata a votare e ad esprimere la mia preferenza nella totale autonomia. Facce pulite e slogan. Cambiamento: è la parola più usata e scritta nei programmi politici. Undicimila candidati, un esercito di persone che hanno voglia di innovare la città. E’ così che Napoli è cambiata, è così che Napoli è diventata politica. La tv, nella sua pluralità, fa parlare tutti e tutti dicono le stesse cose. Credo che la politica sia finalmente diventata matura, così come nei germi della democrazia che rispetta le opinioni e le diversità. I cittadini sentono il bisogno di parlare, di difendere i colori di un partito, difendono le loro idee e l’ideale che li caratterizza. Siamo nel tempo in cui la politica fa le parole. Qualcuno ha ipotizzato che la mancanza di lavoro induce a scegliere la via della politica. La via politica è la voglia di riscatto sociale!, altro termine ricorrente nelle proposte dei candidati. Milioni e milioni di euro buttati in carta stacci. Ma la carta deve aiutarmi a pensare, a scegliere, a votare.

Ecco, finalmente, tutti per uno e uno per la politica. Distinguo il buono dal ciarlatano, anche se la carta finisce poi per farmi irritare. Devo decidere prima che arrivino le ore 23 di domenica 6 giugno. Credo che possa aiutarmi il colore degli occhi di un candidato oppure la sua cravatta, o la postura che, in verità, comunica sempre qualcosa. Ci sono i simboli, i partiti, gli schieramenti, le alleanze, così come c’è la speranza in un voto. Una lotta che non può mancare, i diritti civili che non devono regredire. Napoli, Roma ecc, hanno bisogno di un sindaco capace e rapace, hanno bisogno di un consiglio comunale forte e indottrinato, hanno bisogno di municipalità determinate e qualunquiste.    


Non c’è nessun paragone che si possa fare con il passato per descrivere questo determinato intervallo storico. Il film “Gli onorevoli” di Sergio Corbucci è lontano migliaia di chilometri. Un po’ di più s’avvicina “Signore e signore, buonanotte”, con l’episodio diretto da Nanni Loy. Ma quello che sta succedendo non ha precedenti, i microrganismi di una rivoluzione si stanno riempendo di significati, le scelte unitarie e la compattezza sta formando un nuovo modo di comprendere e di spiegare. Oggi siamo nell’era digigrafica dove le parole possono essere scritte, cancellate, riscritte e ricancellate di nuovo. Siamo nell’era dell’eroe che ha voglia di salvare il mondo, dove tutti possono giocare un ruolo senza distinzione, basta ricompattarsi, livellarsi, immergersi in un brodo di sapere che ha come suo cardine la parola cambiamento. [+blogger]

terzo cartellone

Sotto il ponte, entrata chiostro della basilica di santa Maria 
della Sanità (detta san Vincenzo).