una leggera brezza di dignità

Questa mattina la fiumana dei partecipanti al Forum di Tunisi ha invaso pacificamente metrò, autobus e strade della capitale per raggiungere il Campus dove svolgono le sessioni del Forum Mondiale Sociale (FSM) Tantissimi i giovani che hanno vi hanno partecipato con interesse e passione. I Tunisini hanno fatto a gara per far sentire il Forum a casa, coscienti di quanto esso sia importante per il loro Paese in questo momento così difficile.  Il Campus dell’Università di Tunisi ha accolto le mille associazioni portatrici di sogni, di esperienze e di impegno. Questa prima giornata è costellata di centinaia di workshop che si sono tenuti nelle aula dell’Università. Il tema che ha attirato il maggior numero di persone  sono state le primavere arabe che hanno cambiato il volto della regione. La grande domanda era: che cosa fare dopo le rivoluzioni? Il dibattito politico è stato molto acceso soprattutto per la massiccia presenza di associazioni tunisine e magrebine. Sono stati proprio loro a percepire l’importanza di ospitare il Forum a Tunisi. Un evento che per me – ha dichiarato una donna durante l’assemblea della Marcia internazionale delle donne – è tanto importante quasi quanto il 14 gennaio 2011. Con una differenza che qui non siamo soli ma ci sentiamo abbracciati e sostenuti da tutto il mondo solidale.

Centinaia i temi trattati nelle tre sessioni di oggi; temi che vanno dalla spiritualità alle armi, dalla migrazioni ai cambiamenti climatici, dalla cittadinanza attiva alla crisi finanziaria; dalle politiche dell’Unione europea verso i paesi impoveriti, all’assedio delle multinazionali in Africa. Provocante la chiamata, in una delle sessioni  ad una mobilitazione per una giusta tassazione sui minerali esportati dal continente africano. I relatori hanno insistito che se i minerali (l’alluminio come l’ uranio, ) fossero tassati, non ci sarebbe nessun bisogno di un aiuto pubblico. Altrettanto significativo il tema ritornato più volte del cosidetto fracking (frantumazione con l’acqua), una nuova tecnica che si sta diffondendo per estrarre gas naturale incapsulato nelle rocce bituminose. Un fenomeno che è stato definito un crimine per le gravi conseguenze che ne derivano.

Durante questa prima giornata anche i comboniani e le comboniane hanno presentato per la prima volta il loro workshop rispettivamente sui temi del Land-grabbing, (accaparramento delle Terre) e sulla situazione che vivono i Beduini nei territori occupati in Israele. Quello del Land grabbing è un fenomeno particolarmente grave soprattutto in Africa, dove si calcola che 67 milioni di ettari di terra sono stati già accaparrati. Alcune multinazionali dell’agro business e alcuni gruppi finanziari  attratti dai prezzi dei generi alimentari in aumento e dalla domanda crescente dei biocarburanti e di prodotti agricoli, si sono buttati nel grande affare di acquisire nel sud del mondo terre coltivabili con le annesse fonti d’acqua.
Anche la difficile realtà che vivono i Beduini nei territori occupati è stata presentata dalle comboniane durante questa prima giornata. Questi sono stati solo alcuni dei temi sollevati nei workshop. Nelle sale piene di giovani con tanta voglia di cambiare questo sistema, si è sentita una nuova ventata di aria fresca, giovanile. Un desiderio grande di dignità e di libertà. Quel soffio di Pasqua che ha animato il popolo ebraico ad uscire dalla schiavitù verso la libertà si sente oggi aleggiare in questo popolo tunisino che non desidera altro che dignità e libertà. [alex zanotelli – elisa kidanè 27/03]

buona pasqua



C’è aria di primavera in Tunisia

Forum Sociale Mondiale. Il Forum Mondiale Sociale si è aperto questa mattina a Tunisi con una tumultuosa assemblea delle donne. “E’ molto bello che il FMS inizi con un’assemblea di donne”, ha detto la presidente delle donne Tunisine Ahlan Belhaj Khalifa insignita lo scorso anno del  Premio Alex Langer. L’assemblea si è tenuta nell’Anfiteatro 1 della Facoltà di diritto dell’Università di Tunisi stracolmo di persone. Sul palco si sono susseguite donne provenienti da varie parti del mondo che reclamavano a voce alta i loro diritti. “I nostro governanti non hanno preso in seria considerazione le rivendicazioni della società civile tunisina -ha ribadito con forza Ahlan Belhaji. Dobbiamo continuare a lottare”  A queste interventi in sala, rispondevano con altrettanta forza  gruppi di giovani donne cantando: “Solidarietà per l’uguaglianza”. Sono state queste le parolepiù ripetute: solidarietà, uguaglianza e dignità. Soprattutto quest’ultima sembra esprimere bene il cuore delle rivoluzione tunisina.

Tante le donne che si sono susseguite sul palco raccontando le loro lotte per la dignità delle donna, dal Sudafrica al Brasile, dalla Palestina come dal Sahara occidentale, dall’Egitto come dall’Algeria. Significativo la presenza di donne provenienti dal Messico che vivono una situazione di grande violenza.  Le donne hanno bollato con caratteri di fuoco sia il femminicidio come  tutte le violenze  che in ogni parte del mondo subiscono.  “Insieme possiamo imporre ai governanti le nostre rivendicazione”, ha gridato con forza  Fatima del Sudafrica. L’assemblea si è conclusa verso mezzogiorno tra canti, slogan e danze, in solidarietà con le lotte delle donne del mondo intero. Incredibile la forza e la vivacità di queste donne straordinarie. Niente potrà fermarle. Tutto questo è ancora più sorprendente perché avviene in un ambiente islamico. Anche questo è un bel frutto della primavera tunisina.

Dall’Aula universitaria, la gente ha lentamente defluito verso la Av. Bourghiba, il cuore di Tunisi da dove  è partita, nel primo pomeriggio la grande marcia di apertura del FMS. Una folla immensa, si parla di circa 100mila persone, colorita ed esultante, ha iniziato a muovesi lentamente verso lo Stadio. Una bellissima giornata di sole, una giornata di primaverea, ha fatto da cornice a questo corteo. Massiccia la presenza dei tunisini che hanno colto questa occasione per ribadire la loro voglia di cambiamento radicale nel paese, soprattutto dopo l’uccisione del capo dell’opposizione Shukri Belaid il 16 febbraio u.s. Le sue foto infatti giravano per tutto il corteo, diventando uno dei simboli della marcia.

E’ stato provvidenziale il fatto che il Comitato internazionale del Forum abbia scelto Tunisi per questo appuntamento perchè questa giornata ha dato una carica incredibile al popolo tunisino e una speranza in più per un cambiamento contro tutti i fondamentalismi. Massiccia pure la presenza di gruppi algerini, marocchini, e libici. Questa marcia e questo Forum potrebbero aprire strade nuove per l’unità dei popoli del Maghreb. Forte anche la presenza Palestinese che ha ottenuto in questa marcia una notevole solidarietà da parte di molti gruppi presenti. La marcia era un alternarsi di colori, di canti, di danze, di slogan. Una giornata di primavera carica di speranza. Per il successo di questa marcia bisogna dare credito al comitato tunisino e del Maghreb che hanno saputo organizzare così bene la marcia, con striscioni  che davano il benevenuto al FMS. La città di Tunisi era vestita a festa per accogliere con gioia i partecipanti provenienti da tutte le parti del mondo.

Il comitato tunisino è riuscito a realizzare questa marcia senza alcun aiuto esterno ma basandosi sulle proprie forze e connettendosi a quella società civile che è stata capace di realizzare la primavera tunisina.  La marcia si è poi conclusa nello stadio dove sono continuati ancora per qualche ora canti e danze che esprimovono tutta la voglia di realizzare un mondo altro nella dignità. Nel suo libro The Arab uprisings, il professore amercano  James L. Gelvin, uno dei migliori analisti delle rivoluzioni arabe conclude la sua analisi dicendo che in Tunisia”nulla è cambiato”. Dopo questa giornata la nostra impressione invece è che molto è cambiato in Tunisia, dove abbiamo trovato una forte  cittadinanza attiva  e decisa a non mollare, e questo è già molto. Buon cammino a questo popolo che ospiterà il Forum nei prossimi giorni. [alex zanotelli, elisa kidanè 26/03] 

senza logo niente governo

Non so come chiamarlo questo periodo storico, ci penseranno gli studiosi, ma le novità, quelle che ci aiutano a comprendere e vivere meglio devono, in un modo o nell’altro, coesistere con le forze del male. Il male assoluto oggi è la “parola”. Il male assoluto è quell’italiano che ti permette di dire una cosa e, subito dopo, affermare l’esatto opposto. Questo linguaggio ha caratterizzato gli uomini politici italiani negli ultimi vent’anni. Un esempio straordinario sono le dichiarazioni dell’ex ministro degli Interni Claudio Scajola che davanti alle televisioni di tutto il mondo ha dichiarato:“Un ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri. Se dovessi acclarare che la mia abitazione nella quale vivo a Roma fosse stata pagata da altri, senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie...ecc, ecc ”. Mi fa troppo ridere, poi ci rifletto e piango a dirotto.

Ieri il PD ha cercato di convincere il M5S a formare un nuovo governo, subito dopo il no di Lombardi e Crimi, Enrico Letta ha dichiarato: “Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che dispersi verso Grillo”. Un minuto prima si cerca di convincere i grillini, subito dopo si dichiara il contrario, ma se il Governo è una cosa seria, come ha detto Bersani, non capisco perché si vuole creare un’alleanza con gente che non merita i voti degli italiani. Se il PD vuole una coalizione è perché ci crede, crede nel programma scritto anche dai suoi alleati; le dichiarazioni di Letta, però, sono il contrario di quella “contrattazione”, questa è la dimostrazione che non contano le esigenze degli italiani, che non conta la democrazia, che non conta la pluralità. Questi non sensi sono paragonabili a una storica e assurda frase che ha contraddistinto un film diretto da Giuseppe Tornatore nel 1986 “Il Camorrista”, dove ad un certo punto un attore carcerato dichiara: “Faciteve ll’amice a tiempo ‘e pace, ca ve ponno servì a tiempo e guerra”. [+blogger]

chiude il caracciolo

L’imposizione politica di dimensionamento dell’Istituto “Caracciolo-Salvator Rosa”, con il successivo accorpamento all’Istituto “Isabella d’Este” è un atto IRRESPONSABILE compiuto da chi non tiene conto del territorio e delle necessità della scuola,della didattica, dei ragazzi e delle loro famiglie. La crisi economica che stiamo vivendo non lascia spazio all’ immaginazione di un futuro ,anche più lontano; ma per costruire il futuro non serve molto, bastano idee, possibilmente nuove, non riciclate, coraggio e speranza, ma per produrre tutto ciò servono le scuole. Scuole efficienti, impegnate a non trasmettere semplicemente nozioni, bensì capacità ,voglia di partecipare ,di esserci per i fatti che contano, voglia di imparare insieme e confrontarsi . 

Ed è proprio questo l’impegno e l’obbiettivo perseguito dall’Istituto “Caracciolo-Salvator Rosa” in questi anni. Numerosi progetti realizzati anche in collaborazione con le Istituzioni locali ,hanno coinvolto gli studenti di tutti gli indirizzi e sui quotidiani numerosi sono stati gli articoli in cui è stato sottolineato l’impegno degli studenti . La visibilità della scuola ha prodotto un incremento delle iscrizioni (610 alunni fino ad oggi), legato anche all’attivazione dell’indirizzo Alberghiero che può garantire ampie e innovative prospettive di formazione per il rapido inserimento nel mondo del lavoro. Questa volontà politica di voler accorpare l’Istituto ad altra scuola, soprattutto in un quartiere a rischio (qual è il quartiere Sanità) dove il tasso di evasione scolastica è il più alto a Napoli, non è semplicemente il simbolo di un fallimento di un paese che non spera, non crede e non investe più nel domani, ma è il simbolo di una volontà: la volontà di far crescere i numeri della dispersione scolastica, di rendere il nostro domani meno istruito quindi con meno idee e più disposto ad accettare il controllo di una classe politica che ben testimonia “la cattiva politica” e la disponibilità ad essere sostituita da una “mafia dei servizi” . 

Diceva bene Antonio Caponnetto procuratore della Repubblica di Palermo che la malavita organizzata ha più paura della scuola che non della giustizia! Dove manca l’istruzione, il lavoro, lo stato sociale lì si inserisce la camorra, lì si inserisce un’economia camorristica che ricattando i giovani e sfruttando la loro povertà, li costringe a delinquere e diventare parte del sistema economico camorristico. Ciò è quello che potrebbe accadere a un nutrito numero degli allievi dell’Istituto “Caracciolo-Salvator Rosa” se l’Istituto perderà la sua identità di scuola del quartiere Sanità, uno dei pochi presidi di legalità, di cultura e di progresso morale e civile di tanti giovani. 

Questa decisione politica così superficiale e irresponsabile rischia di vanificare l’impegno profuso in questi anni dalla dirigente scolastica prof.ssa Mariarosaria Pangia, dai docenti e alunni, con il sostegno e l’affiancamento di forze positive operanti nel quartiere quali: la Terza Municipalità, padre Antonio Loffredo (parroco della basilica di S.Maria della Sanità), padre Alex Zanotelli (missionario comboniano) e tutti coloro che collaborano alla “Rete Sanità” e credono nella possibilità di una riqualificazione culturale, artistica e sociale di un quartiere spesso trascurato, ghettizzato se non ignorato e che diventa oggetto di attenzione dei politici unicamente nel periodo delle campagne elettorali. [I docenti dell’Istituto “Caracciolo-Salvator Rosa” di Napoli]

il popolo di cristo

Solo insieme si possono fare le cose più incredibili e rivoluzionarie e, senza beceri compromessi, si può vincere con umiltà, senza eroi né punti di riferimento. Mettiamoci con il popolo e non diamo retta a chi dice che quest’ultimo sceglie Barabba. In passato il popolo fece così perché il tempo doveva riconoscere Cristo... Il popolo fece come Dio aveva scritto, come Dio aveva previsto, così come la storia avrebbe raccontato. Quindi se il popolo non votava un principio doveva pur esserci per confermare la sostanza. Torno a ribadirlo, avrei sicuramente votato se un partito avesse previsto l’abolizione della povertà. Ma desso pensiamo ai contratti di lavoro, ai precari, alla sanità pubblica; pensiamo alle persone che non hanno una casa, quelle che non hanno un reddito e anche a quelle che non ce l’hanno perché lo nascondo. Dimenticavo, che stupido, un altro principio fondamentale: diamo la possibilità a tutti di potersi dimezzare lo stipendio. [+blogger]

le proposte del comitato

Finalmente il Parco San Gennaro riapre: il Comitato Penninata S. Gennaro dei Poveri prende atto dello sforzo compiuto dalle associazioni di quartiere, della Municipalita’ e del Comune per la prossima riapertura del Parco, che e’ un bene comune di tutta la zona. Ma  tutti gli sforzi debbono essere compiuti per evitare che si ripetano gli episodi di cattiva gestione, di vandalismo e di ingiurie che hanno impedito che il Parco fosse frequentato dalla famiglie della scala e della zona.

Al primo posto ci deve essere la sicurezza,  e la notizia buona e’ che la vigilanza sarà garantita da operatori ed organizzati in turni diurni. A questi potrebbero affiancarsi anche volontari (pensionati, Boyscout) per evitare il fenomeno delle squadre di vandali che scoraggiano l’utilizzazione del Parco.

Sarebbe utile la predisposizione di un semplice regolamento basato su pochi punti: Rispetto della natura, rispetto delle strutture, rispetto delle persone. Deve esserci una campagna di comunicazione anche preventiva e le persone addette alla vigilanza debbono essere autorevoli e anche fisicamente distinguibili, mediante giacca, uniforme o semplice pettorina con scritta. Per la notte e’ necessario aumentare la protezione anti intrusione nei punti più facilmente accessibili, anche perché stiamo parlando di un’ inferriata di poche migliaia di euro. Ma soprattutto questo parco deve ‘vivere’, come vivono i parchi in altre zone della città. Ed il Parco vive se incontra i bisogni delle persone.

Per far questo non bastano gli eventi ed effetti speciali; bisogna ascoltare le persone che saranno naturali e quotidiani fruitori del parco: mamme con bambini, ragazzi, anziani; con loro va avviato un processo di vera e propria progettazione partecipata, con incontri soprattutto informali, semplici questionari ed anche forum su social network. Ma già da subito sulla base dell’ esperienza di lavoro in quartiere, il Comitato Penninata avanza le sue proposte di minima, da avviare al più presto.

Innanzitutto i bambini: un’attrazione naturale ed economica sono le strutture di base per giochi all’aria aperta: altalene, giostrine e castello di legno tipo Robinson. Per le mamme e gli anziani e’ importante installare un primo numero di panchine, senza le quali è difficile proprio pensare ad un parco. Per i ragazzi va tenuto in manutenzione il campo di calcetto, nel quale può essere prevista anche una rete di pallavolo che favorisce di più l’ incontro tra ragazze e ragazzi. Per gli anziani va costruito un campo da bocce e predisposto un tavolo per il gioco delle carte. Per i giovani si può pensare ad un tavolo di legno e panchine al quale sedersi per socializzare.

Vanno favoriti inoltre tutti i piccoli ‘lavori’ che  possono animare un parco, e a noi la fantasia non manca: un pony per fare un giro intorno al parco, un carrettino con bibite e gelati e magari una giostrina. Il Parco vive di più e viene automaticamente protetto se c’e’ qualcuno che ci lavora. Queste sono le prime proposte minimali ed il Comitato ritiene che debbano essere attuate subito; altrimenti la ‘creatura’ nasce morta. [Comitato Penninata]

l'italia sta morendo...

La tristezza pervade tutto il mio corpo, è da parecchio tempo che provo questa sensazione. Gli acufeni pulsano e squillano come se una pentola a pressione stesse per scoppiare da un momento all’altro. Si ribella il mio corpo dentro, fuori si manifesta la tristezza, la rabbia, la paura, l’entusiasmo. Sta per nascere una bimba che camminerà, sarà italiana, cittadina, piccola e grande.  Ma la situazione del mio paese non migliorerà facilmente. Noi protesi a salvare il nostro rione mentre la salvezza è ben diversa. Forse incominceremo a gridare solo quando il pane e la pasta, la frutta e la verdura, il latte e il caffè non ci saranno più. Eppure molte persone, nelle diverse parti del mondo, guardano alla situazione politica italiana come qualcosa di nuovo e di terribile. Il nuovo è l’ondata di protesta...

Nel titolo dell’articolo tutta l’amarezza e la malinconia, pensare che gli operai non sono serviti a nulla, le rivolte non sono servite a nulla, le donne non sono riuscite a raggiungere la parità effettiva, i ricchi non sono diventati poveri. C’è un perché che silenziosamente ci spiega, ci parla, ci “affattura”, ci piace. Nel corpo, così come in chi crede nell’anima, la voglia di restare attaccati e di remare contro corrente è forte, è unica, è nostra. Il 25% degli italiani sono come Berlusconi, identici; l’altro 25% come Bersani, la copia esatta; poi ci sono quelli che assomigliano a Monti, ed infine i grillini che hanno sposato l’idea della buona sorte.

C’è l’Italia, la Campania; e qui Napoli, il quartiere Sanità, il vicolo dove abito io. Perpendicolarmente la casa di Totò comprata per poche migliaia di euro da un privato; e poi catacombe e ossari sparsi un po’ per tutta la zona. Al contrario di quello che si può credere dalla lettura di quest’articolo, non sono un disfattista, sono una persona che non riflette abbastanza, scrive per impeto e voglia di divulgare la storia, la storia degli uomini e delle donne del mio vicolo oppure del vico Sanfelice, di quello delle Carrette, del vicolo Lammatari ecc, ecc. Ma credo che sia una cosa difficile raccontare che l’idraulico ha visto e parla quotidianamente con la Madonna, che Patrizia lavora tutta la giornata per 10 euro, che Vincenzo è uno sfaticato, che Pietro sta partendo per l’Australia, che Carmela, 30 anni, dopo il suo quarto figlio, vuole abortire, che Nicola, il fruttivendolo, quando parla di diritto sembra un giudice della Cassazione.

L’Italia [non] sta morendo, l’Italia è sempre stata viva nel silenzio, nella distrazione, nella convinzione che tutto un giorno potesse cambiare. Io sono stato distratto dalle raccomandazioni, dalla televisione, dal contratto a progetto. Sono stato distratto perché ho avuto fiducia. La distrazione mi ha convinto, mi ha pervaso e a volte mi ha vinto. Sono le mie sensazioni, come quelle che mi hanno costretto a non votare, come quelle che mi hanno fatto rinunciare di essere un cattolico. Quando spiego il perché non voto, sono sempre un po’ confuso, così come quando dico di non essere religioso. Non ci sono differenze, c’è la voglia di sentirsi dentro, di sentirsi parte della storia, la mia, quella dell’idraulico, di Patrizia, di Vincenzo, di Pietro, di Carmela, di Nicola. [+blogger]          

burattini e pupazzi



arrecuper... arte!



rivoluzione

Parte la rivoluzione "disattiva" nel rione sanità, disoccupati, abusivi regolari, piccoli commercianti, precari, insieme distruggendo tutto ciò che esiste. Guerra d'acqua, d'aria, di informazione, di opinioni con il fioraio, il fruttivendolo, il politico mai eletto, il parroco gay, la malafemmene, l'ex tossico, il farmacista, l'alcolista, i giocatori anonimi, l'infermiere, il medico licenziato, il camorrista perbene, il pescivendolo, l'imprenditore evasore, l'operaio, il malato di mente.   

Si sa che le raccomandazioni sono un pezzo forte dell'Italietta, ma quando senti che all'Enav i figli, i nipoti, le sorelle, i cugini, i cognati, e per fino la suocera, occupano un posto di responsabilità a 5000 euro al mese bhè, allora, pur sapendo, ti viene voglia di gridare, di sgorgare il marcio che hai dentro, di vomitare bile, di iniettare veleno catartico, di spruzzare urina, di schizzare sangue addosso a chi stralcia il lavoro, chi umilia la forza, la speranza, la vita.

Nel rione un pellegrinaggio di “zombie”, che per altra gente è bile infetta, si prepara a superara le politica, la sorpassa senza ambizioni, non crea le differenze le amalgama, la impasta, fa nascere sul vecchio il nuovo, distruggendo attraverso la sua rivoluzione “disattiva”. Essi non parlano un linguaggio attuale, lo scavalcano per recuperare, per ricominciare, per ascoltare, per definire in modo differente.

Il linguaggio deve cambiare, così come cambiare una rivoluzione, una imposizione, una categoria. Ormai non ha più senso parlare di programma, di “informazione”, di onestà, non si deve parlare di dritto e rovescio, quello che nasce è una frontiera liminale che sia aggiorna come un antivirus attraverso la costruzione pacifica di un popolo, il popolo del rione Sanità. Se credete nelle raccomandazione, almeno raccomandatevi per un posto migliore al cimitero. [+blogger]

festa materdei



rifugiati nord africa

Ho appena partecipato a un caotico incontro con i ‘rifugiati libici’ ,in una sala dell’Hotel  S.Angelo a Piazza Garibaldi a Napoli. Centinaia di giovanotti africani arrabbiati e frustrati, che urlavano, gridavano il loro dolore, la loro disperazione . Ho provato compassione per questo popolo dei rifugiati provenienti dalla Libia:oltre seicento sono stati sistemati negli alberghi di Piazza Garibaldi e abbandonati a se stessi ,per oltre un anno e mezzo, senza far nulla. Niente corsi di formazione, nessuna traccia di inserimento lavorativo, nessun inserimento abitativo. Solo scuole di italiano organizzate da realtà ecclesiali o associative. Per il resto, nulla!

Si tratta di oltre 2.000 rifugiati nella sola regione della Campania, oltre 18.000 nel nostro paese. Sono la conseguenza di quella guerra ingiusta e assurda contro la Libia(2011). Sono il frutto amaro delle politiche razziste dei governi di centro-destra o centro-sinistra, soprattutto del governo Berlusconi e dell’allora ministro dell’interno, il leghista Maroni, che hanno affidato i profughi in fuga dalla guerra in Libia a un circuito della Protezione Civile ,insieme ad albergatori o cooperative. A un prezzo salatissimo: un miliardo e trecento milioni di euro per un anno e mezzo! Il che significa concretamente:40 euro al giorno e più di 1.300 euro al mese per ogni rifugiato. Una vergogna nazionale! Abbiamo ingrassato gli albergatori e tolta la speranza per i rifugiati.

Purtroppo il problema dell’immigrazione, dei rifugiati, della nostra legislazione razzista in proposito non ha nemmeno sfiorato il dibattito elettorale di questi giorni.E’ una vergogna! Silenzio assoluto, rotto solo ora da una nota del Ministero dell’Interno che ha per oggetto:”Chiusura dell’emergenza umanitaria Nord-Africa, per i cittadini nordafricani affluiti in Italia dal 1 gennaio al 5 aprile 2011”. Una nota che arriva a governo scaduto , pochi giorni prima dei risultati elettorali. La nota promette tre cose:permesso di soggiorno, titolo di viaggio (in sostituzione del passaporto) e 500 euro di ‘benservito’. E’ stata soprattutto la pochezza del contributo in denaro a far infuriare i rifugiati. Nell’assemblea di oggi ,all’Hotel S.Angelo , i rifugiati chiedono duemila euro per uscire dagli alberghi e cercare di costruirsi un futuro.

Per questo tutti insieme , rifugiati,Forum antirazzista e associazione 3 febbraio, abbiamo deciso per il 27 febbraio ,alle ore 10 una marcia da pzza Garibaldi , a Napoli ,fino alla Prefettura. Invitiamo  tutti a partecipare alle varie iniziative lanciate in campo nazionale da meltingpot (www.meltingpot.org). Al nuovo governo chiediamo la proroga dell’accoglienza ,con risorse destinate all’inserimento abitativo dei rifugiati, la messa a disposizione di borse lavoro, fondi per la formazione… E’ il minimo per poter offrire un’accoglienza umana a persone che hanno già tanto sofferto nei loro paesi e nell’attraversare il Mediterraneo. Infine un appello alle chiese e alle comunità cristiane perché escano dal loro silenzio e mettano in pratica quelle parole del libro dell’Esodo: ”Non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.” [alex zanotelli]