Nell’ospedale san Gennaro dei Poveri si respira aria di
povertà, di disagio, di disperazione. Gli occhi di una signora sofferente
affermano la mancanza di un’esistenza comune. I reparti vuoti, lo sconforto, la
volgarità, l’assistenza, l’umanità, l’odore di un pronto soccorso, nell'immediato, ti rimane addosso per sempre.
Ricordare indebolisce. Frantumare ogni movimento, così come
si frantumano le ossa di un’anziana affetta da artrite reumatoide deformate.
Nel pronto soccorso non c’è "acqua", un medico è troppo scrupoloso, così come un
portantino imbacuccato. Gli ammalati di diabete ansimano, le donne incinte
fremono, la vita secca, rianimazione perfetta, sala operatoria inusitata, stanze
alte arieggiate, dipinte a metà.
Qui tutti si ricordano: c’è chi è morto e chi invece è
sopravvissuto miracolosamente. È sempre l’ospedale che ospita catacombe bellissime,
degne dell’ultimo uomo del rione, di un don Chisciotte incartapecorito, e di un geriatra
imbroglione. Screpolature tufacee, liquidi maleodoranti, macchie di caffè,
vecchi infermieri zoticoni. Chi si è salvato, però, ha respirato girasoli.
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3 commenti:
Ohhhh, cosa posso dire?
bisogna cambiare il sistema rifondare tutto daccapo e eliminare una volta per tutta la democrazia così come la chiamiamo e la rispettiamo noi si può dire tutto ma la democrazia è anarchia.
NON SI RESPIRA PIU' L'ARIA DI UNA VOLTA!
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