Per le strade del quartiere
milioni di volantini azzurri e arancioni. Migliaia di manifesti elettorali
stampati sui muri e sui palazzi storici, staccati per metà e riattaccati
dall’ultimo arrivato. La carta mi inviata a votare e ad esprimere la mia
preferenza nella totale autonomia. Facce pulite e slogan. Cambiamento: è la parola più usata e scritta nei programmi
politici. Undicimila candidati, un esercito di persone che hanno voglia di
innovare la città. E’ così che Napoli è cambiata, è così che Napoli è diventata
politica. La tv, nella sua pluralità, fa parlare tutti e tutti dicono le stesse
cose. Credo che la politica sia finalmente diventata matura, così come nei germi della democrazia che rispetta le
opinioni e le diversità. I cittadini sentono il bisogno di parlare, di
difendere i colori di un partito, difendono le loro idee e l’ideale che li
caratterizza. Siamo nel tempo in cui la politica fa le parole. Qualcuno ha
ipotizzato che la mancanza di lavoro induce a scegliere la via della politica.
La via politica è la voglia di riscatto
sociale!, altro termine ricorrente nelle proposte dei candidati. Milioni e
milioni di euro buttati in carta stacci. Ma la carta deve aiutarmi a pensare, a
scegliere, a votare.
Ecco, finalmente, tutti per uno e
uno per la politica. Distinguo il buono dal ciarlatano, anche se la carta
finisce poi per farmi irritare. Devo decidere prima che arrivino le ore 23 di
domenica 6 giugno. Credo che possa aiutarmi il colore degli occhi di un
candidato oppure la sua cravatta, o la postura che, in verità, comunica sempre
qualcosa. Ci sono i simboli, i partiti, gli schieramenti, le alleanze, così
come c’è la speranza in un voto. Una lotta che non può mancare, i diritti
civili che non devono regredire. Napoli, Roma ecc, hanno bisogno di un sindaco
capace e rapace, hanno bisogno di un consiglio comunale forte e indottrinato,
hanno bisogno di municipalità determinate e qualunquiste.
Non c’è nessun paragone che si possa
fare con il passato per descrivere questo determinato intervallo storico. Il film
“Gli onorevoli” di Sergio Corbucci è lontano migliaia di chilometri. Un po’ di
più s’avvicina “Signore e signore, buonanotte”, con l’episodio diretto da Nanni
Loy. Ma quello che sta succedendo non ha precedenti, i microrganismi di una
rivoluzione si stanno riempendo di significati, le scelte unitarie e la
compattezza sta formando un nuovo modo di comprendere e di spiegare. Oggi siamo
nell’era digigrafica dove le parole possono essere scritte, cancellate,
riscritte e ricancellate di nuovo. Siamo nell’era dell’eroe che ha voglia di
salvare il mondo, dove tutti possono giocare un ruolo senza distinzione, basta
ricompattarsi, livellarsi, immergersi in un brodo di sapere che ha come suo
cardine la parola cambiamento. [+blogger]
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