APPELLO NO OIL
Sono già trascorsi sei mesi
dal vertice sul clima di Parigi (COP21), nel quale i potenti del mondo si erano
accordati di tenere la temperatura del pianeta sotto un grado e mezzo per
evitare il disastro ecologico. L’accordo raggiunto era stato osannato come
“l’accordo del secolo”. Il 22 aprile, con una solenne cerimonia al Palazzo di
Vetro a New York, i capi di Stato di 175 nazioni hanno firmato “L’accordo di
Parigi”, per combattere il surriscaldamento del Pianeta. “Una giornata storica”
l’ha definita Ban Ki Moon. Anche Renzi a nome dell’Italia ha firmato
quell’accordo. Eppure, in questi mesi, abbiamo visto in questo paese ben poco
che esprimesse la volontà politica per un cambiamento di rotta. Nessun
dibattito politico sul clima in Parlamento. Nessuna legge in vista per mettere
al bando petrolio e carbone. Anzi abbiamo assistito a un aumento di trivelle
per mare e per terra. Renzi stesso ha invitato i cittadini a non andare a
votare per il Referendum sulle trivelle a mare (17 aprile), che ha rivelato
come il popolo italiano sia lontano dal capire che il petrolio deve rimanere
sotto terra. Non solo, ma anche i media non aiutano il popolo a capire la
gravità della crisi ecologica. Ma anche il mondo politico italiano non sembra
interessato ad approfondire questo problema. Ne è un segnale chiaro l’assenza
quasi totale di questo tema nell’attuale campagna elettorale. Non ho sentito da
nessuna parte l’impegno ad andare verso le emissioni zero o sganciarsi
progressivamente dai combustibili fossili. Bisogna riconoscere che, a sei mesi
dallo “storico” accordo di Parigi, ben poco si è mosso in Italia. Lo ammette
anche Via Campesina: ”L’accordo di Parigi è totalmente insufficiente per
affrontare la problematica del riscaldamento globale.” Infatti l’accordo non contiene
nulla di vincolante per gli stati, non fa nessun riferimento ai fossili (petrolio
e carbone) e prevede la revisione nel 2023.
La speranza quindi non può
che venire dal basso , dalla cittadinanza attiva, da una combinazione di resistenza,
resilienza e buone pratiche E’ l’indicazione che ci viene da Via Campesina: ”La
società civile non può restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per
andare oltre il trattato di Parigi e realizzare misure effettive reali,
concrete contro il cambiamento
climatico. ”In molti paesi i movimenti per la giustizia climatica stanno
proponendo e rivendicando l’urgenza di un impegno per tenere il petrolio,
carbone e gas naturale sottoterra. Invece ho la netta impressione che, dopo il
vertice di Parigi, la società civile italiana sia rimasta silenziosa “aspettando
Godot…”. Ho la stessa impressione della chiesa italiana, dove ben poco sembra
muoversi in questo campo, nonostante la sferzata data da Papa Francesco con la
sua enciclica Laudato Sì. E’ mai possibile che migliaia di attivisti negli USA,
Inghilterra, Australia, Sudafrica, Indonesia abbiano partecipato nelle prime
due settimane di maggio alla più grande campagna mondiale di disobbedienza
civile contro i combustibili fossili, chiamata Break Free, mentre in Italia non
si muove foglia?
La situazione climatica è
grave. Il 2015 è stato l’anno più caldo della storia. “La porta dei due gradi
centigradi si sta per chiudere - ha detto Fatih Birol di IEA (Agenzia
Internazionale Energia). Nel 2017 si chiuderà per sempre!”
Solo un movimento popolare
unitario, un’onda verde, capace di unire le forze sia religiose che
laiche, potrà forzare il governo italiano a prendere decisioni. E’ quanto ci
suggerisce Papa Francesco in Laudato Si’: ”Poiché il diritto si dimostra
insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica
sotto la pressione della popolazione. La società attraverso ong e associazioni
intermedie deve obbligare i governi a
sviluppare normative, procedure e controlli rigorosi. Se i cittadini non controllano
il potere politico non è possibile un contrasto ai danni ambientali.”(179) La
cittadinanza attiva deve forzare il nostro governo e il parlamento a una legge che ci sganci progressivamente dall’uso dei
combustibili fossili (soprattutto petrolio e carbone) e punti alle energie
rinnovabili, specie il solare, che non deve essere nelle mani delle multinazionali, ma delle comunità locali. Inoltre deve esigere dal governo un
piano nazionale per l’energia. Per realizzare questo, la cittadinanza attiva
deve mettere in campo una serie di azioni non-violente, come fa il movimento
internazionale Break Free, contro le trivellazioni, le centrali a carbone, le
raffinerie… (sit-in, occupazioni, blocchi ferroviari…).
Infine la cittadinanza attiva
deve lanciare una grande campagna di Disinvestimento (Fossil Free) da quelle
banche che investono sia sul carbone che sul petrolio. Se vogliamo ottenere dei
risultati dobbiamo colpire le banche (oggi il vero potere!), togliendo i nostri
soldi, non solo a titolo personale, ma soprattutto a livello istituzionale,
come parrocchie o comuni. E’ una campagna internazionale già in atto che ha
portato negli USA 180 istituzioni all’impegno di ritirare i propri investimenti,
per un valore di 50 trilioni da banche che investono in combustibili fossili,
tra cui anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese(WCC) e la Federazione
Mondiale Luterana. Perfino i Rockefeller
hanno deciso di ritirare i loro soldi, iniziando da quelle banche che
investono nei due elementi che inquinano di più (carbone e shale). Tra le
banche che più investono in carbone (cito quelle più comuni): Deutsche Bank,
BPN Paribas, UBS, Unicredit, HSBC e tante altre (vedi il rapporto Bankrolling
Climate Change. “Le persone coscienziose-afferma Desmond Tutu-devono rompere contro
banche che finanziano l’ingiustizia del cambiamento climatico”. Se parrocchie
come comuni, diocesi come regioni decideranno di ritirare i propri soldi da
quelle banche che finanziano i combustibili fossili, otterremo molto in fretta
chiare scelte da parte del nostro governo per salvare la Madre Terra. Tutto questo lo possiamo ottenere se le realtà di base,
sia laiche che religiose, formeranno un forte movimento popolare per salvare e
fare pace con la nostra amata Madre
Terra. E’ un impegno etico fondamentale per tutti noi. Diamoci da fare
perché vinca la Vita! [alex zanotelli]
Napoli, 5 giugno 2016 - Giornata mondiale
dell’ambiente Per adesioni: appelloclima@gmail.com
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