Il
Comitato per la difesa del Diritto alla Sanità Pubblica
ha sentito forte l’esigenza di recepire il disagio
dei cittadini della Regione Campania rispetto alla qualità dell’assistenza
sanitaria, percepita come qualitativamente insoddisfacente e quantitativamente
insufficiente, e di lanciare un appello
alle Autorità della Regione Campania affinché vengano messe in opera azioni
volte alla reale tutela dei Malati, in particolare di coloro che,
nell’attuale congiuntura economica,
versano in condizioni socio-economiche precarie e le comunità che per motivi
ambientali sono più esposte al rischio di malattie.
La crisi finanziaria che, negli ultimi anni,
ha investito il nostro Paese e che ancora non ha esaurito i suoi effetti
devastanti, ha fatto esplodere nella nostra Regione tutte le contraddizioni
della gestione politica della Sanità improntata all’ottica del risparmio e
questi effetti negativi si sono ripercossi principalmente sulle classi sociali
più povere.
La nostra regione notoriamente ha tassi di
disoccupazione altissimi e con essi
fenomeni di precariato e lavoro nero da sempre preoccupanti. A ciò si aggiunga
la serie di effetti patogeni che stanno provocando e continueranno a provocare le migliaia di
discariche abusive che contengono
materiali tossico-cancerogeni arrivate nel nostro ambiente attraverso le
ecomafie.
Si consideri inoltre che la Campania risulta
da decenni in ritardo nella costruzione
della rete oncologica regionale che sarebbe stato un argine all’incremento
delle malattie tumorali, diretta
conseguenza dell’inquinamento da
tossici industriali insieme a tutte le malattie degenerative ad essi connessi.
Si capisce quindi bene che è stata una pura follia la riduzione
dei servizi attuata in questi anni di
“austerity”, l’aumento dei costi sanitari e della partecipazione di spesa , il tutto finalizzato al pareggio di
bilancio mostrato ai governi centrali
come un trofeo di cui andare orgogliosi.
Non si può essere orgogliosi se la
Campania risulta all’ultimo posto
nazionale nella classifica dei LEA,
se gli indici di mortalità evitabile delle nostre strutture sanitarie –anche
quelle presentate come eccellenze- sono
molto al di sotto degli standard nazionali, se ,in piena crisi
ambientale, solo due AASSLL campane hanno avviato gli screening di base, se i
nostri Pronto Soccorso (i pochi aperti) divengono dei lazzaretti appena
si propaga un’epidemia influenzale.
Non si può essere orgogliosi se accanto a
questi dati vergognosi, si assiste al propagarsi e perpetrarsi dei privilegi e
delle forme di gestione privatistica delle strutture pubbliche: i policlinici
e gli ospedali “Azienda” come il Monaldi, mentre il Cardarelli a pochi
passi scoppia di barelle, si riservano
la facoltà di ricevere solo
pazienti selezionati, rifiutando
tutte le urgenze,nonostante che un obbligo di legge sancito da quasi 30 anni li obbligherebbe ad aprire le loro porte ai
casi critici.
Non si può essere orgogliosi di un’assistenza
oncologica disorganica che costringe pazienti anziani,
spesso privi di autonomia e mezzi
propri, a praticare terapie complesse ( chirurgica, radioterapica e
chemioterapica) in tre o più ospedali della stessa ASL ( la Napoli1) in posti
difficili da raggiungere e senza la
possibilità di avere valutazioni tempestive da commissioni unitarie polispecialistiche, con il
risultato di livelli di sopravvivenza al
di sotto della media nazionale.
L’art.
32 della Carta Costituzionale sancisce: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e
garantisce cure gratuite agli indigenti ” e, quindi, fa obbligo allo Stato di adottare ogni
iniziativa, correlata alla disponibilità delle risorse realmente
esistenti, finalizzata al conseguimento di tali obiettivi.
Nella Regione Campania tale dettato
costituzionale non ha trovato finora una soddisfacente realizzazione.
Riteniamo, infatti, che l’attuale
condizione dell’assistenza sanitaria nella nostra Regione violi il diritto alla
tutela della salute sancito dalla Costituzione.
Il rientro della spesa sanitaria regionale è
stato perseguito con tagli lineari che si sono abbattuti sul personale e
l’aumento dei tickets sanitari.
Oggi
mancano nella Sanità Pubblica complessivamente ben 11.000 unità di personale:
ne consegue l’aumento di ore di lavoro straordinario e l’effettuazione di turni
massacranti per il personale medico e del Comparto in violazione palese della
normativa nazionale e della direttive della Comunità Europea.
La chiusura nella
città di Napoli dei Pronto Soccorso dei PP.OO. Incurabili, Ascalesi e San
Gennaro, senza la contestuale apertura dell’Ospedale del Mare, ha determinato l’intasamento
ed il malfunzionamento degli altri Ospedali cittadini, già ai limiti del
collasso.
Pertanto, la dignità dei Cittadini sofferenti e le
professionalità di Coloro (Medici,
Infermieri, etc.), che operano in tali condizioni, vengono fortemente penalizzate.
I tempi di attesa sono dilatati, il comfort
ambientale è fatalmente precipitato a livelli inaccettabili.
Il COMITATO per la Difesa del Diritto alla
Sanità Pubblica
ritiene che il riordino strutturale del Servizio
Sanitario Regionale, correlato alla
disponibilità delle risorse, debba essere una priorità del Consiglio e dell’Esecutivo Regionali.
Esso va razionalizzato ed ottimizzato, nel rispetto della persona,
secondo i criteri di giustizia,
efficienza, efficacia ed economicità, e non solo sotto il profilo
ragionieristico del pareggio di bilancio con una reale integrazione tra
pubblico e privato convenzionato nell’interesse
esclusivo del cittadino ammalato. Solo
in questo modo sarà possibile avviare un percorso di reale umanizzazione del
nostro Servizio Sanitario Regionale.
Chiede
1.
Che
vengano “realmente” applicate le Leggi
Regionali che prevedono:
·
la
rete dell’emergenza regionale, che garantisca una parità reale di tutti i
cittadini, nonché la rete dell’emergenza cardiologica e quella per il paziente
con ictus, strutturalmente legate alla rete della riabilitazione;
·
l’assistenza
e l’ospedalizzazione domiciliare per anziani e disabili,sino alle RSA realmente
dimensionate per le esigenze regionali.
·
la
rete dei Servizi Territoriali;
·
la rete oncologica
regionale, dai servizi di diagnosi precoce territoriali provvisti di adeguate
tecnologie , alla diagnostica di livello per i tumori ( ECO, TAC, RNM, PET ) ai
Dipartimenti di oncologia medico-chirurgica , ai servizi di terapia palliativa
sino agli Hospice;
2.
tempi
certi per l’apertura dell’Ospedale del Mare;
3.
destinazione
e riqualificazione delle attività dei Presidi del Centro Storico con particolare
attenzione per il polo materno/infantile;
4.
adeguamento
degli organici alle esigenze della buona sanità;
5.
l’effettivo
funzionamento dell’Osservatorio Epidemiologico, che registri con
tempestività e puntualità il modificarsi
delle patologie, pediatriche e non, sul
territorio Regionale;
6.
l’immissione
dei Policlinici Universitari nella rete regionale dell’Emergenza-Urgenza;
7.
l’avvio di un piano di
prevenzione primaria , cioè le bonifiche ed il contrasto ai fenomeni di immissione
di sostanze tossiche nell’ambiente .
Su tali problematiche il Comitato per la
difesa del Diritto alla Sanità Pubblica intende sollecitare una presa di
coscienza dei cittadini ed una azione incisiva ed efficace finalizzata al
raggiungimento di livelli assistenziali coerenti con il Dettato Costituzionale
ed il rispetto della persona. [Alex Zanotelli Padre Comboniano; C.G.I.L.-C.I.S.L.-U.I.L.
Fsi p.o. Ascalesi, San Gennaro; Lavoratori Ospedalieri Incurabili; Rete Rione
Sanità; Aaroi Emac Asl Na1; Anao Assomed Asl Na1; Centro Culturale Gesù Nuovo
Gruppo Sanità; Medicina Democratica]
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