Le
associazioni cooperative della rete Barracano si sono inventati un nuovo
concetto di turismo culturale di qualità che, se fosse adottato in tutte le
città e borghi storici del nostro paese, potrebbe risolvere in gran parte i
nostri endemici problemi di disoccupazione e di sottosviluppo economico e
sociale. Gli abitanti del quartiere chiamano questa forma di accoglienza “spalla
a spalla”, tradotta dai sociologi della progettazione culturale con
l’espressione “convivialità partecipata”. Per dare concretezza ai loro
progetti, traendo ispirazione da questa idea, i ragazzi delle cooperative,
coadiuvati da alcuni studiosi di antropologia della comunicazione, hanno prima
di tutto redatto una sorta di manifesto/guida. Questa “magna carta” progettuale
rivoluziona totalmente la logica che caratterizza quasi tutti i progetti e le
iniziative che mirano a sviluppare il turismo. Innanzi tutto, il termine stesso
“turista” è cancellato, inesistente in tutti i documenti d’informazione. Le
persone accolte dai “Guests Angels” sono, per l’appunto, dei guests,
vale a dire ospiti del quartiere e futuri probabili membri attivi della Rete,
anche se non residenti nel quartiere. Per questa ragione, ogni forma di
marketing turistico è bandita e, decisione a dir poco “rivoluzionaria”, tutte
le associazioni, che già sono per loro natura no-profit, non fatturano nessuno
dei servizi offerti ma accettano solamente doni a sostegno di un programma
autonomo di rinnovamento sociale e culturale del quartiere. Gli ospiti, quasi
tutti stranieri o residenti all’estero – molti sono i napoletani emigrati, che
hanno fatto fortuna nei paesi del nord Europa - sembrano apprezzare il fatto
che i loro contributi non sono il prezzo di un servizio reso (l’accoglienza, i
pernottamenti, i pasti, le visite guidate, la partecipazione agli eventi, la
visita dei luoghi, delle mostre organizzate, ecc.), ma quote di adesione ad un
ambizioso progetto il cui scopo, fra gli altri, è quello di sostenere la
popolazione di un intero quartiere in un periodo di grave recessione economica.
“Attenzione!” mi dice Salvatore, uno dei coordinatori della rete delle
cooperative. “Non di beneficenza si tratta ma di condivisione partecipata. Il
dono di scambio non va confuso con l’elemosina. Questa forma è molto apprezzata
dalle Fondazioni straniere che hanno aderito alla Rete. Noi offriamo ad
esempio, ai nostri ospiti amici soggiorni a Napoli di eccellente qualità – come
lo sono i nostri Beds & Breakefasts, le “guests rooms” che gli “Iron
Angels” hanno arredato in molti appartamenti privati della Sanità, i pasti e le
consumazioni offerte dalle famiglie, i bar e le trattorie con noi
convenzionati, - e i nostri Guests con i loro contributi forfettari in quanto
membri della Rete ci permettono non solo di coprire i costi, ma anche di
finanziare una serie di servizi resi al quartiere e ai suoi abitanti. Lo sa che
con la collaborazione ed il sostegno dei Guests di una impresa svizzera di
pulizia, i volontari dell’ “Urban Angels”, per esempio, hanno lanciato il
programma “Sanità Risanata” che, oltre alla ripulitura e a leggeri restauri di
alcuni edifici, sta realizzando con successo la raccolta differenziata dei
rifiuti?” Insomma, questi “angelici” volontari stanno dimostrando che per far
rinascere un quartiere a nuova vita non c’è alcun bisogno né di elemosinare
sussidi pubblici né di far fare affari alle camorre o dare mazzette ad imprese
private. La “terza via” intrapresa dalle cooperative che fanno capo alla Rete
Barracano punta su due fonti di una ricchezza che qui a Napoli certamente non
manca: l’amicizia e il lavoro.
Nuova,
originale e inedita è stata la maniera che i giovani della Rete si sono
inventati per lanciare il loro progetto senza chiedere un solo euro né alle
autorità pubbliche né a degli sponsor. “Un anno fa, - ci dice Salvatore Russo -
siamo entrati in contatto con le associazioni dei napoletani delle città di
Ginevra, Zurigo e Basilea. Abbiamo fatto un accordo che prevede l’accoglienza
di molti di loro nel quartiere Sanità secondo le “regole” stabilite nel nostro
manifesto “spalla a spalla”. Nello stesso tempo, il Rotary Club di
Castel dell’Ovo ha promosso una cordata di rotariani napoletani che si sono
“gemellati” con quelli di Ginevra, Losanna e Zurigo per organizzare
l’accoglienza dei loro membri e conferire ai visitatori svizzeri il titolo di
“residenti virtuali del quartiere Sanità”. In pochi mesi i nostri ragazzi hanno
organizzato soggiorni, conferenze, visite culturali ed eventi artistici e
musicali per varie centinaia di ospiti molti dei quali hanno creato legami di
amicizia con la gente del quartiere. Ad alcuni, i più entusiasti, è stato anche
conferito il titolo di “residenti virtuali del quartiere Sanità” e se ne
tornano a casa col “Passaporto Sanità”, per rivenire a ritrovare dopo qualche
mese i loro amici del quartiere. Qui da noi non si parla di “turismo”. Questa
parola è bandita dal nostro linguaggio. A Napoli, il turista è un animale da
spellare. Un bipede stanco ed impaurito, sperduto nella giungla dei quartieri,
alla ricerca disperata di luoghi dove osservare in tre dimensioni quello che ha
già visto nelle foto delle sue guide o nelle immagini pubblicitarie delle
agenzie di viaggi. I nostri guests il portafoglio se lo possono dimenticare a
casa. Non corrono alcun rischio di essere vittime delle bande di “acchiappa
turisti”. Capisce adesso perché il nostro progetto ha riscosso un tale
successo? Gli eccellenti risultati dell’operazione ci ha obbligati a creare una
lista di attesa! E poiché “da cosa nasce cosa”, alcuni dei nostri giovani
volontari sono già stati invitati a completare la loro formazione in Svizzera
con borse di studio delle fondazioni elvetiche che apprezzano il nostro impegno
e la nostra etica.”
Ho chiesto a Alex Zanotelli, uno dei promotori ed animatori
della Rete, come spiega il successo folgorante della loro iniziativa. “E’ tutto
molto semplice – mi dice. Gli amici stranieri ed italiani, ospiti e
sostenitori, che ci accompagnano nel lavoro della nostra Rete scoprono un
quartiere abitato da gente che sa sperare e che sa credere nella solidarietà
come valore e nello scambio reciproco ed equilibrato come strumento alternativo
al dominio del mercato. E’ per questa ragione che essi stessi si sentono
coinvolti in “spalla a spalla” che nel Vangelo ha un altro nome: si
chiama amore. E l’amore più che un sentimento è una pratica. Una pratica
rivoluzionaria.” [fabrizio sabelli]
5 commenti:
Insomma, alla fine qual è il progetto? inserirvi in concetto di turismo per il rione che non è turismo?
Ma se neanche il vero turismo classico si è mai veduto nel quartiere come è possibile che prenda corpo quest'altro tipo?
Ma non è per caso che l'autore di quest'articolo ha confuso la rete barracano con la rete sanità?
perchè invece non si tenta di organizzare un gruppo di volontari che liberi le pareti esterne
della Chiesa dai rifiuti che sono uno spettacolo oribilante tanto più per i turisti, io sarei la prima ad aderire ad un simile progetto
Cara Maria, la gestione dei rifiuti è competenza del Comune che paga fior di quattrini per il lavoro dell'ASIA, perché fare il lavoro che devono fare altri che per di più vengono anche pagati?
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