La riunione è durata circa due
ore e ho potuto capire che negli scopi dei volontari il bene comune è una
costante univoca; l’atra è l’aiuto al quartiere. Naturalmente ho spiegato che
da diversi anni opera la rete sanità come coordinamento informale di cittadini
attivi che, in tutto questo tempo, ha svolto e creato una serie di attività
sostitutive: microcredito, scuola d’italiano per stranieri, aiuto ai senza
fissa dimora, aiuto ai disabili, collaborazione con le scuole, carnevale partecipato, Puliamo ma Sanità, Cinema ecc ecc.
Ho spiegato, secondo la mia
visione e la mia esperienza, “cos’è il rione”, quali realtà permangono, i
bisogni effettivi, le esigenze strutturali, le mancanze. Ma, nel contempo, ho
ritenuto fondamentale far conoscere la realtà “Sanità e rete Sanità” per unire
maggiormente le forze, la possibilità di fare assieme e l’esigenza di farsi
conoscere per “comprendere e risolvere”. Ho invitato le associazioni e la fondazione
alle riunioni della retesanità credendo, nello spirito della stessa, di
coinvolgere chi con gli stessi principi e pensieri ha voglia di prestarsi, di
darsi senza riserva, di coinvolgersi nel marasma
di un quartiere che disarma volontariamente.
Spero che l’unione faccia la
forza. Se come diceva Eduardo, “‘O marjuolo è marjuolo e non ha nazionalità”,
così come considerare il rione luogo complesso come ogni altro luogo complesso
del mondo, e allo stesso tempo considerare Napoli città problematica così come
ogni altra città d’Italia i presupposti, eliminati gli stereotipi e le
etichette massmediatiche, inducono a coinvolgere nelle iniziative quanta più
gente possibile aldilà del credo religioso, della nazionalità, del colore della
pelle, ecc ecc.
Insomma se di pluralità si parla
ebbene che sia plurale a tutti gli effetti. Ora aspettiamo di incontrarci per
parlare e riflettere, ma più per conoscerci, fare amicizia, spiegarci, far convergere,
partecipare. [+blogger]
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