La solitudine del popolo palestinese è la vergogna
del mondo. Una immensa sofferenza che dura da 70 anni, sfociata adesso in un
urlo di disperazione per questa assurda e impari guerra tra Israele e Palestina
.E come risposta c’è solo silenzio, indifferenza, sia da parte dell’Unione
Europea, sempre più assente, sia da parte dell’Italia, sempre più legata ad
Israele, sia da parte della chiesa italiana, sempre più silente.
E’ un grido di dolore che mi tocca profondamente come
credente nel Dio della vita, come missionario inviato a costruire un mondo
‘altro’ da quello che abbiamo. In questo tragico momento faccio mio il grido
lanciato dai leaders delle chiese cristiane in Palestina, in un documento del
2009, Kairòs Palestina, che è stato volutamente boicottato e oscurato: ”Noi
….gridiamo dal cuore della sofferenza che stiamo vivendo nella nostra terra,
sotto occupazione israeliana, con un grido di speranza in assenza di ogni
speranza….” Un grido di sofferenza che riassumono così: ”Il Muro di separazione
eretto in territorio palestinese… ha reso le nostre città e i nostri villaggi
come prigioni, separandoli gli uni dagli altri; Gaza, specialmente, continua a
vivere in condizioni inumane, sotto assedio permanente… Gli insediamenti
israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio o in nome della forza,
controllando le nostre risorse naturali, specialmente l’acqua e le risorse
agricole…”
Partendo da questa violenza sistemica, i pastori
delle chiese dichiarano: ”L’occupazione israeliana della terra palestinese è un
peccato contro Dio e contro l’umanità poiché depriva i palestinesi dei
fondamentali diritti umani. “I leaders delle chiese invitano quindi i
palestinesi alla resistenza come nelle prima intifada: ”Affermiamo che la
nostra scelta come cristiani di fronte all’occupazione israeliana è di resistere.
La resistenza è un diritto e un dovere per il cristiano. Ma è una resistenza
che ha l’amore come logica. E’ quindi una resistenza creativa , poiché
deve trovare strade umane che impegnino l’umanità del nemico. Dobbiamo
combattere il male, ma Gesù ci ha insegnato che non possiamo combattere il male
con il male. Possiamo resistere attraverso la disobbedienza civile.
“E’ la via seguita nella lotta contro il regime
dell’apartheid in Sudafrica da uomini come il Premio Nobel per la pace Desmond
Tutu, che giorni fa ha affermato: ” Israeliti e Palestinesi devono uscire dalla
logica dell’odio e della guerra. Israele non otterrà mai una vera sicurezza per
mezzo dell’oppressione dei Palestinesi. E la Palestina non otterrà mai una
pacifica autodeterminazione per mezzo della violenza dei razzi. Nessun conflitto
è irrimediabile. Nessun dissidio è così assoluto da non poter mai essere
riconciliato. ”Per questo i leaders delle chiese in Palestina offrono come primostrumento
di resistenza il boicottaggio. Individui, aziende e stati si impegnino nel
disinvestimento e nel boicottaggio di ciò che viene prodotto dall’occupazione.”
E’ da chiedere altresì l’embargo militare contro
Israele come proposto dai Premi Nobel in un recente appello. Nel periodo
2008-2019, gli USA forniranno ad Israele aiuti militari per 30 miliardi di
dollari. Altrettanto sta facendo la UE, che ha inoltre concesso alle imprese
militari e alle università israeliane centinaia di milioni di euro per la
ricerca militare. Israele è uno dei principali produttori e/o esportatori
mondiali di droni militarizzati. L’Italia è nella UE il primo esportatore di
armi verso Israele. Nel 2012 abbiamo esportato armi a quel paese per un valore
di 470 milioni di euro. Il 9 luglio, mentre era in atto il bombardamento di
Gaza, l’Italia ha consegnato a Israele i primi due veivoli Alenia-Aermacchi M
346. Questo in barba alla legge 185 che vieta la vendita di armi a paesi in
guerra. L’Italia deve rifiutarsi di consegnare gli altri 28 esemplari.
Chiediamo inoltre la revoca del Trattato
militare segreto Italia-Israele, conosciuto come ”Accordo generale di
cooperazione militare e della difesa”. Riteniamo altrettanto importante il Boicottaggio
delle Banche, che pagano per questo commercio di armi (Campagna Banche armate),
ritirando i nostri soldi dalle banche armate. Infine proponiamo una
grande manifestazione nazionale che includa tutti (Chiese, sindacati,
movimenti), per far sentire di nuovo la voce di un popolo che ha il
coraggio di dire NO a un mondo in guerra, a un Sistema che ha bisogno
delle armi e della guerra per continuare a permettere a pochi di avere quasi
tutto. “Speranza è fede in azione contro l’Impero - scrive il pastore luterano
palestinese Mitri Raheb, nel suo potente libro Faith in the face of Empire.
Speranza è quello che noi oggi facciamo. Solo quello che noi oggi facciamo come
popolo della fede e come cittadini impegnati, può cambiare il corso della
storia e mettere le fondamenta per un futuro alternativo. Questa è la
tradizione profetica che è venuta dalla Palestina, una tradizione che dobbiamo
tenere viva.” [alex zanotelli]
2 commenti:
Sacro sante parole che troveranno solo lettera marcia da parte di chi può fare e non fa nulla. basta genocidio.
no war
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