bovalino

Dopo un lungo viaggio in treno stranamente arrivo in perfetto orario a Bovalino, sulla costa ionica in piena Locride. Non c’è Giampiero, indigeno (cioè nativo dei luoghi) ad attendermi, arriva con 10 minuti di ritardo sorpreso anche lui dalla puntualità del mezzo di locomozione.

Il treno, nella sua lentezza, mi permette di assaporare i volti che si incontrano ed anche i cambiamenti dei luoghi e questo mi fa sempre un gran piacere. La ferrovia corre lungo la costiera calabra e la mia vista coglie la bellezza delle spiagge contornate da una vegetazione ricca e selvaggia. Purtroppo si scorge anche l’abusivismo edilizio, ma una delle cose che mi colpisce molto e il vedere il cambiamento delle stazioni man mano che si penetra nella provincia reggina, fino ad arrivare ad una stazione distrutta in tutte le sue parti, senza alcuna segnaletica. Siamo arrivati ad Africo Nuovo.

La mia curiosità mi fa incontrare varie storie tristi di omidici, ruberie, furbizie, tutto sembra di nuovo appiattire la bellezza e la forza di questa gente e di questi luoghi, ma la sera stessa del mio arrivo trovo una smentita totale. Ho la fortuna di assistere ad un incontro in cui giovani ricercatori dell’Università di Cosenza e volontari di Bovalino presentano una ricerca su un modo alternativo di fare economia a partire dalla terra, nel rispetto della natura e delle persone. Si parla di agricoltura sociale, turismo responsabile, GAS, microcredito, sobrietà e del “buon vivere”.

Parlando con le persone incontrate “per caso” (ma nulla avviene per caso) si sente palpabile la voglia di credere e di sperare nel cambiamento. Giulia vorrebbe un centro di aggregazione per giovani, anziani e chiunque abbia voglia di relazioni. Giampiero sogna di creare una comunità di accoglienza nella sua casa. Consuelo è fortemente convinta che fare agricoltura sociale, magari nei terreni confiscati alla mafia, rappresenterebbe una svolta per il territorio. Ha parlato dell’esperienza della cooperativa “Arca di Noè” di Cosenza. Liliana dedica tutto il suo tempo libero alla causa della tutela dell’ambiente. Cristiano desidera lavorare sulle fonti di energia rinnovabili, di cui la Calabria è ricca. Pietro vorrebbe l’applicazione della legge per prevenire e sanare gli abusi edilizi ed ambientali. Peppe vorrebbe rientrare nella sua Calabria, dopo essere stato costretto ad emigrare, con la sua fabbrica per dare lavoro in un luogo dove la disoccupazione è una piaga sociale. Carmelo con altri allevatori ha creato il consorzio della tutela della vacca podolica.

Tutti mi confermano che solo condividendo ed ampliando le esperienze personali e locali si potrà migliorare non solo nella Calabria, ma anche su tutto il nostro territorio la qualità di vita e l’ambiente circostante. [gianpiero dattilo - mauro migliazza]

1 commenti:

Anonimo ha detto...

un bel posto, ci sono passato con l'auto.