Provo a scrivere dell’ennesima
chiusura mentre il quartiere si apre a sostanze infinite e disarmanti. Un rione
devoto a san Vincenzo, alla madonna dell’Arco e, nella modernità, anche agli
uomini che si grattano le mani, un altro
smacco improvviso fa saltellare i più sereni. Questa volta tocca alla Palma,
struttura che da anni ospita 85 senza fissa dimora. Riepilogo un po’.
L’istituto, che in passato era
religioso, e storicamente ospitava donne di colore abbandonate, è stato
riconvertito in scuola primaria, poi in luogo di accoglienza per i senza fissa
dimora e per gli immigrati. Da diversi anni non esiste più la scuola; mesi fa invece è toccato al primo nucleo di
immigrati andare via, tra poco toccherà
al secondo, fino allo sfratto definitivo dalla struttura dei senza fissa
dimora, previsto entro il 21 marzo di quest’anno.
Sul territorio napoletano ci sono
3000 persone senza casa a fronte di un’accoglienza di circa 350 persone, di cui
200 sono ospitati nel rione Sanità, divisi nella struttura La Palma di salita
Mauro e nella Tenda, ex ospedale san Camillo a via Fontanelle. Nel frattempo
troppi anni sono passati aspettando l’apertura dell’albergo dei Poveri della
via Tanucci: dopo promesse e contro promesse, la struttura più grande d’Europa
salta da un tavolo all’altro come se fosse il rimando della apertura di supermercato (credo di aver fatto già sconti).
L’albergo dovrà essere soprattutto un centro diurno con servizi di tutela e
diverse figure professionali. Anche il Mendicicomio della via Cristallini ha
fatto la stessa fine: la struttura, in attesa anch’essa di apertura, dovrà ospitare
abitazioni per anziani non abbienti e altre attività in “cogestione sociale”: attività
per immigrati e disagio mentale, laboratori, punto di incontro, teatro ecc.
Accanto alle feste, ai murales e
alle nuove piazze, e con l’avvento
della ztl alla via vergini, crediamo che tutto ciò possa essere rivalutato solo
alla luce di compromessi che non scardinano la storia e “l’identità” di un luogo.
Se passato e presente devono coesistere, è giusto che quest’ultimo rispetti gli
spazi che identificano un territorio. Se il luogo Sanità si definisce per la
sua accoglienza , è giusto che questa stessa umanità non perda le sue origini
in difesa dei diritti degli ultimi, degli emarginati. [m.p.r.]
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