La settimana scorsa un altro operaio è morto, questa volta nel rione sanità. Qualche giorno dopo un lavoratore è rimasto schiacciato a Pordenone. L’Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di incidenti sul lavoro. L’osservatorio di Bologna calcola due incidenti mortali al giorno. Nel 2007 circa 1300 operai sono deceduti sul lavoro. Crescono le morti bianche, cresce la precarietà e la mancanza di regole. Diminuisce l’azione sindacale, oggi e pressoché inutile. Non a caso il benessere è aumentato grazie ai rapporti saldi tra impresa e lavoratore. Attualmente gli accordi tra azienda e operaio sono stati stralciati da una gestione miserevole e inutile.
L’anello di congiunzione tra diritti mancati e morti bianche fa aumentare esponenzialmente la variabile precarietà, così come l’attaccamento al proprio lavoro, alla propria operosità. L’operaio edile morto nel quartiere Sanità è solo l’esempio (tra una moltitudine), di una mancanza di “certezza”, di passione nel fare, nell’inventare, nel proteggere il proprio lavoro. La morte non è più accidentale ma voluta. Nel porre attenzione si sbaglia “intenzionalmente” quasi come a far spregio per chi non ha rispetto per la vita umana.
Nel film “Totò e i re di Roma”, Ercole Pappalardo muore volutamente dopo essere stato licenziato: nel limbo, alla borsa nera acquista quattro numeri a lotto e li dà in sogno alla moglie. Quando Dio lo scopre lo convoca al suo cospetto per punirlo, ma sentendo che ha lavorato quarant’anni come archivista capo al Ministero gli urla furioso: “in paradiso”.
La mancanza di sicurezza sta creando (l’ha già fatto), un nuovo modo di lavorare, un nuovo approccio al fabbisogno e alla sostanzialità. L’imprenditore non muore mai per fatalità, il lavoratore sempre. Il nuovo pensiero ibrido non ha danneggiato la nostra economia, ha solo danneggiato i più poveri. Si parla ancora di sottoproletariato, di laureati ignoranti, di dirigenti che guadagnano come tremila operai. La differenza? La differenza non c’è, è inopportuna, è rifiutata, è sorpassata. Questo articolo non è scientifico, né certo, è solo il frutto di un pensiero stanco… e forse obsoleto. Buona Pasqua [+blogger]
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