“Nasce una fondazione, quello che
serve per il quartiere e il suo riscatto verso la legalità”; frase fatta, anche
se da sempre scolpisce la nostra comunicazione. Ma stavolta voglio credere agli
uccelli che volano, agli asini che ragliano e alle pecore che belano. Diamo
tempo al tempo e aspettiamoci l’ennesima promessa. Bella la manifestazione,
commovente, retorica... stop, non ci sono andato quindi non posso giudicare.
Bando gli scherzi, crediamoci realmente!, la forza è nel nostro sapere, il
sapere della gente e della sua storia orale. Le critiche servono per far
conoscere che in questo rione non si pende dalle labbra altrui. Non basta che
arrivi un artista qualunque a progettare una mega pizza in piazza Sanità per
buttarci tutti i rifiuti dentro. Queste sciocchezze le lasciamo ai turisti.
Speriamo che la fondazione san Gennaro faccia parlare i residenti, speriamo che
la fondazione, assolva per quello che può naturalmente, i bisogni reali e non
quelli di uno scuotere qualunque. Non bastano piattaforme di latta per rendere
il quartiere più vivibile. Che ci sia il maestro caio o lo scultore caioio o il
musicista caioioio questo nella sostanza non cambia nulla. Non è l’intelligenza
presunta a dare natali illustri
nobilissimi e perfetti da fare invidia a principi reali.
Non c’è bisogno della saggezza
altrui o di quella che arriva da lontano, non c’è bisogno dei media né della
mega pubblicità, se tutto ciò fosse basato esclusivamente sulle nostre forze,
beh, forse avremo la capacità di creare un nuovo sapere, di fare una nuova
cultura integrando con quella del passato. Dei mastri artigiani e dei guantai,
chi ne parla? I giornali? Pochi sanno (perché gli altri non hanno voglia di
sapere), che questo rione in passato era un piccolo distretto industriale del
guanto di pelle. La creatività del lavoro ha messo i napoletani tra i primi al
mondo nella lavorazione del guanto. E le cucitrici del rione non erano da meno.
Basta solo questo piccolo esempio per sbriciolare ogni arrogante signore che in
giacca e cravatta intende insegnare la civiltà ai napoletani e al rione. Un
augurio di buon lavoro, questa volta pieno di fiducia. [+blogger]
4 commenti:
Fascismo lavorare nel quartiere la gente del quartiere e non presunti benefattori che non conoscono affatto la sanità
Rettifica: facciamo lavorare...
LAVORARE? E' UNA PAROLA GROSSA ASSAI
Meno male che c'è qualcuno che pensa a far nascere queste cose.
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