“Il gusto è gusto”, questa è una
massima non sempre condivisa. Tutti pensiamo che sia giusta ma la realtà spesso
è un’altra. Facciamo esempi generalizzati: un laureato del rione ama la musica
classica, il blues oppure il jazz; allo
stesso modo, un lavoratore operaio che ha la terza media serale ascolta la
neomelodia di Ciro Rigione e Gigi D’Alessio; in casa del primo possiamo trovare
libri, mentre in quella del secondo riviste di gossip; mentre l’uno ama il
cinema di Bergman, l’altro ha visto solo Scarface; in tv, il sabato sera, il laureato
vede programmi di politica mentre il serale vede c’è posta per te.
Queste differenze possono essere portate alle estreme conseguenze, così come la
divisione netta di due mondi, di due idee, di due vite. La prima è sinonimo di
eleganza, la seconda di ignoranza.
Nel quartiere alla via San
Gennaro dei Poveri vive una famiglia con 4 figli, tre bambine e un adolescente.
I genitori, lui ha la terza media mentre la mamma ha la quinta elementare. Tutti
i figli vanno a scuola. Alla via Luca
Giordano, invece, vive una famiglia con 2 figli, un maschio e una femmina di 14
e 15 anni. Entrambi i genitori sono laureati, la mamma è medico mentre il padre
è un commercialista. Se osservate i figli di entrambe le coppie la cosa diventa
alquanto imbarazzante. I 4 ragazzi/bambini della prima famiglia sono di un’
educazione disarmante, non intervengono mai a sproposito, annuiscono e
rispondono brevemente mai sovrapponendosi, si rivolgono con rispetto verso i
genitori e verso gli adulti. L’esatto opposto sono invece i figli dei due
professionisti del Vomero. Parlano Napoletano, maleducati sia a tavola che
verso i genitori, non amano la scuola, la figlia preferisce già truccarsi, ha
un iphone costosissimo mentre il
fratello gioca tutta la giornata con il videogame portatile, guarda la tv
preferendo solo programmi calcistici.
Oggi le ragazze della Sanità (continuo
a generalizzare), portano scarpe alte colorate, i cosiddetti zatteroni che
un tempo, negli anni 70, venivano calzate da donne emancipate, attrici e
femministe. Diversi anni fa avere una bella moto era roba da ricchi. Il
tatuaggio se lo faceva solo l’ergastolano o chi aveva scontato diversi anni di
galera. Le ragazze della Sanità sono cafone e prive di eleganza colpa di quelle
scarpe arcobaleno; i ragazzi con le moto sono tutti buffoni e pagliacci; mentre
resiste ancora il tatuaggio perché “chi ha il potere di confermare” lo ha
imposto a tutti. La normalità la decidiamo giorno per giorno e quando non ci
piace più pensiamo che chi la attua sbaglia incondizionatamente. Come la moda, un
vestito prima è bello poi è brutto, insomma, prima se porta poi nun se porta
cchiù!
Non tutti per fortuna ragionano così, ma la “stranezza” di chi ascolta un neomelodico educando i suoi figli in modo ineccepibile ed onesto rispetto a chi preferisce la musica classica e i libri senza curare la propria famiglia, non è sicuramente figlia dell’ignoranza popolana, né del gusto né della generosità. Essa è definita volta per volta da chi ha il potere di confermare e/o sconfermare la norma e, come la moda, resiste in un determinato periodo sottraendo tutto quello che di differente propone l’alterità. Per dirla in modo diverso, laddove il linguaggio economico determina per definizione dei presupposti, le somiglianze e le definizioni cambiano a secondo degli interessi, che in seguito si trasformano in speculazione culturale. [+blogger]
6 commenti:
Complesso, ma senza dubbio una grande verita'.
Se più che alla forma si desse considerazione alla sostanza le differenze di cui parli non avrebbero ragion d'essere.
Ottimo articolo, sono d'accordo con te.
in questo posto ci sono tante persone brave come voi che si impegnano a rendere il quartiere più vivibile e bello anche se vedo a volte ce manca la cooperazione che manca l'unione credo che sarebbe meglio per tutti
I legisti sono tutti razzisti
aaaa ... cert! cert!
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