Stavolta stavo con la vespa ed è
stato un gioco da ragazzi arrivare. Ero entusiasta, raccontavo a mia moglie le
volte che siamo stati in questo bellissimo posto. Ma appena giù, tutto mi è
sembrato diverso, anzi no, era davvero tutto cambiato. La spiaggia sotto la
conca e gli scogli erano transennati, una sbarra limitava l’accesso, il
parcheggio era a pagamento. Ombrelloni dello stesso colore delimitavano la
spiaggia. Appena arrivati un tipo ci ha detto se volevamo il pedalò. Subito una
donna ci ha chiesto se avevamo l’ombrellone. Intorno, diversi ristoranti
avevano chiuso il passaggio con i tavoli all’aperto. C’erano pezzetti di
spiaggia. A pochi metri una banchisa delimitava gli scogli e infondo barche,
gommoni, e piccoli yachts.
Ci siamo fermati e abbiamo
chiesto solo un ombrello che in realtà non avevamo. Desolazione, anche se il
mare era ancora chiaro, verde come la vegetazione rimasta sulle colline e i
promontori. Sulla spiaggia, ma in verità dei granelli non c’era quasi più
nulla, pezzetti di vetro, carte, ruggine… abbiamo pensato di pulire. Alla fine
una scenetta mi ha rallegrato vivamente. Mentre cercavo di prendere il sole, un
uomo anziano parlava con 3 donne e due bambine, diceva che Napoli è una città
sporca, che la gente è maleducata, che c’è inciviltà e prepotenza, mentre
quelli di Vico Equense sono molto più civili. Intorno a lui, le donne che con i
bambini avevano prima mangiato c’erano carte, bicchieri di plastica, lattine di
birra, mozziconi di sigarette… [+blogger]
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