class action

Un'azione collettiva (negli Stati Uniti d'America conosciuta come class action), è un'azione legale condotta da uno o più soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti super partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe. Gli altri soggetti della medesima possono chiedere di non avvantaggiarsi dell'azione altrui (esperendone una propria) esercitando l'opt-out right, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale altrui che avviene sulla base del modello rappresentativo.

Con l'azione collettiva si possono anche esercitare pretese risarcitorie, ad esempio nei casi di illecito plurioffensivo, ma lo strumento oltre alle funzioni di deterrenza realizza anche vantaggi di economia processuale e di riduzione della spesa pubblica.

L'azione collettiva è il modo migliore con cui i cittadini possono essere tutelati e risarciti dai torti delle aziende e delle multinazionali, in quanto la relativa sentenzafavorevole avrà poi effetto o potrà essere fatta valere da tutti i soggetti che si trovino nell'identica situazione dell'attore.
La particolarità del modello statunitense di tutela dei consumatori si incentra soprattutto su due aspetti: la possibilità di ricorrere ad una azione collettiva a fini risarcitori e quella di ottenere i cosiddetti danni punitivi. È un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio ed abbia ottenuto riconoscimento delle proprie pretese a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti che non si siano attivati. L'azione collettiva nasce dall'esigenza di consentire, per ragioni di giustizia, di economia processuale e di certezza del diritto, a chi si trovi in una determinata situazione di beneficiare dei rimedi che altri, avendo agito in giudizio ed essendo risultati vittoriosi, possono esercitare nei confronti del convenuto.

L'azione collettiva deve conciliarsi col diritto di difesa del singolo cittadino. Nel diritto statunitense il ricorrente deve essere informato del suo diritto di non aderire all'azione collettiva in tutte le fasi del procedimento, dall'avvio alla sentenza. Qualora il risarcimento risultasse penalizzante, il ricorrente conserva il diritto di rifiutare e intraprendere un'azione individuale.
Diversamente, la class action potrebbe essere strumentalizzata da ricorrenti che, promuovendo l'azione per primi in accordo alla controparte, accettano risarcimenti o transazioni di minimo importo, vincolanti anche per gli altri ricorrenti.
Nella legislazione italiana, una volta che è stata promossa l'azione collettiva, analogo procedimento non può essere promosso da altri soggetti in nessuna sede giurisdizionale. Dopo un esito negativo, non è possibile l'avvio di un'analoga causa collettiva, fatto salvo il diritto di appello dei ricorrenti, singolarmente o proseguendo la class action. [fonte: wikipedia.org]

In Italia è entrata in vigore con l’articolo 140bis, ma sembra che non funzioni molto bene nel nostro paese.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Santa verità, ma class action anche per combattere il sopruso, le ingiustizie, la fame, le malattie Pronti per l'uso, aiutateci.

Anonimo ha detto...

Questo è un argomento così bistrattato, detto male, non conosciuto. Bisognerebbe fare un corso nelle scuole, far capire che un cosa così importante non può e non deve passare inosservato. Bisogna sensibilizzare l'opinione pubblica, la nostra società vive troppo nel'oscurantismo dei mass media.

Sito ha detto...

Su 400 treni monitorati in un qualunque giorno di gennaio, oltre 300 sono arrivati con ritardi superiori ai 15 minuti, 50 hanno superato l'ora di ritardo, 30 hanno superato le due ore. Solo un centinaio di treni ha contenuto il ritardo in meno di 15 minuti (fonte: Repubblica del 7 gennaio).

I ritardi dei treni sono una situazione inaccettabile per chi paga un servizio che non mantiene le promesse. Sarebbe auspicabile che Trenitalia chieda scusa e dichiari la propria incapacità di rispettare i nuovi orari accorciati, abbassando i prezzi dei biglietti e ripristinando la possibilità di ottenere un bonus per i ritardi superiori ai venticinque minuti. A dicembre, infatti, approfittando dell'entrata in vigore del Regolamento comunitario n. 1371/2007 che prevede indennizzi se il ritardo supera i sessanta minuti (nella misura al 25% del prezzo del biglietto); ma si tratta di rimborsi “automatici”, da versare entro un mese, e nulla vieta che il consumatore reclami danni ulteriori.

Per questo abbiamo avviato la raccolta delle adesioni per verificare l'opportunità di adottare iniziative contro le Ferrovie dello Stato per i treni ad alta velocità di media e lunga percorrenza.

Si consiglia di conservare il biglietto e di annotare il numero del treno, la tratta percorsa e l’esatta ora di arrivo, se si intende prendere parte ad una azione di classe (si tratta di “Danni da contratto”, secondo l’art. 140-bis del Codice del consumo).

Anonimo ha detto...

vedi che questo argomento lo puoi e credo che lo devi trattare in radio. ciao - Martino