Mi aiutate a riconoscere le
Istituzioni? Ho un problema, credo serio, ed è per questo che chiedo aiuto.
Sento spesso parlare di malavita e di camorra nel rione, di spari e di abusi,
di maleducazione e di mancanza di senso civico. Premesso che contesto certi
atteggiamenti, quello che non capisco è come sia possibile che certe etichette
siano affibbiate a tutti i 60mila abitanti. Il giornalista di turno ha sempre
la soluzione con le sue belle parole, come se conoscesse uno ad uno i cittadini
della Sanità. Ma questa è una questione vecchia. Anche certi preti e certi
politici credono che nel rione ci siano persone “disponibili”, quasi come se si
potessero forgiare grazie alla loro pseudo intelligenza. La gente non è aperta, sono conniventi, non denunciano, tutto sommato
stano bene e sono loro che vogliono questo stato di cose. C’è un dislivello
di opinioni e di atteggiamenti tra chi vive il quartiere e chi lo visita. Così
come tra chi è parlamentare, chi vuole i voti per “il bene degli altri” e
l’elettorato attivo. Se in un quartiere le Istituzioni sono assenti come si può
pretendere che la gente le identifichi o le distingua? Diversi anni fa ho
conosciuto una persona disabile che aveva una grave malattia respiratoria, mi
disse che tramite Asl, medici e certificati ospedalieri vari, non era ancora
riuscito ad avere il riconoscimento della legge 104/92 e l’accompagnamento,
nonostante la sua deficitaria salute. Mi disse ancora che si era rivolto ad un
politico di turno che a sua volta conosceva un medico che gli avrebbe potuto
sicuramente accelerare la pratica.
Se in un paese dove tutti sono
uguali (come nel nostro, si fa per dire), uno tizio che ha gambe, spalle, bocca,
naso, piedi, mani, parla, cammina, gesticola… riceve al mese 250mila euro di
pensione e invece un altro tizio che ha le stesse gambe, spalle, bocca, naso,
piedi, mani, parla, cammina, gesticola… ne riceve 400 di euro al mese bhè, in
questo caso direi che l’uguaglianza in termini sostanziali è una barzelletta e
che il principio fondamentale della Costituzione è una beffa. Se elenchiamo tutte
le differenze economiche, l’Italia è uno dei paesi più diseguali del mondo. Se
questo principio è cancellato, cancellato è anche quello della pluralità e
della giustizia. Se un condannato può dettare riforme, se fonda un partito
politico, se un governo governa senza che nessuno l’abbia richiesto o votato, se
i soldi pubblici sono sprecati, se i finanziamenti regionali sono pilotati, se
i consiglieri comunali parlano una lingua e la gente dello stesso Comune un’altra,
se la tv racconta frottole, se i giornali e i giornalisti scrivono seguendo i
soldi dell’editore, se chi ricopre una carica di responsabilità massima è
un incompetente, se i concorsi pubblici
sono segnati e, in quest’epoca, anche finiti, se tutto ciò è possibile per giunta
in un paese che ha lottato per difendere il lavoro e i lavoratori e che ha
lottato per difendere i poveri e i deboli, allora proprio non riesco ad
immaginare perché tanto scandalo e scalpore quando un camorrista di dichiara di
essere tale, quando un ragazzino chiede ad un commerciante il pizzo, quando la
malavita organizza la sua attività nel rispetto delle regole e della
organizzazione.
Nulla che voglia giustificare gli
atti criminali, ma la confusione tra la legalità e l’illegalità ha generato una
nuova drammatica e innovativa definizione. Questa definizione è controversa ma
ben capita ed è attuata in funzione di una mancanza sostanziale. Laddove lo
spazio tra i livelli dell’equilibrio manca si genera, a secondo della
conformazione, un circolo virtuoso o vizioso. Nel nostro caso è vizioso, appare
normale proprio perché origina soluzioni. Creare soluzioni e benessere è il
principio ultimo delle Istituzioni. La
stragrande maggioranza delle persone che vivono in questo paese ha dalla sua
parte il silenzio. L’Italia è un paese giovane mentre il rione sanità ha
millenni di storia. Ciò che viene descritto e scontato è solo la parte inquinata, inquinante e minoritaria che ha
dalla sua variabili determinanti come la possibilità, l’economia, il potere e
il prestigio. [+blogger].