la merda di napoli
senza titolo
si è scocciato di fare il volontario
e ha deciso di lasciare per sempre il rione.
Buona Fortuna!
socianimal
che meraviglia le primarie
Uno inciso di Mauro Migliazza: “Sembra che nel nostro quartiere siano stati pagati i voti, triste figure, ombre trapassata che spicciolavano misera nell’ilarità generale. Anche chi era di un altro partito, di un’altra tendenza, si è fatto accalappiare dalla rete della “solidarietà”.
Certo i principi normali affermano che chi perde deve accettare la sconfitta, invece ormai non c’è più decenza si sbraita e si arraffa nel sospetto che tutti siano abusivi. Ed è vero! Una condizione inaudita che è fallita prima ancora di cominciare. Allora voi candidati e scandidati sindaci, se non siete capaci neanche di organizzarvi per conto vostro, sarebbe meglio che lasciasse stare concetti come voto, partecipazione, democrazia diretta. Tanto lo sapete che non esistono, che questi principi sono falsi, sono una invenzione del popolo ignorante … [+blogger]
pestaggio
alla posta per telecomunicare
Cazzo, l’unica posta del rione non funziona, va bèh, faccio il sacrificio, vado sopra il ponte… ma benedetto, non funziona neanche l’ascensore, per me che ho ancora i piedi buoni va bene, ma per le persone anziane? Un signore con la scusa che doveva chiedere soltanto una informazione ha superato la fila e ha pagato la sua bolletta, fottendo un po’ tutti ma beccandosi le imprecazioni della gente: “’a prossima vota si site cazzo che passate?!”, ha detto una donna seguita poi a raffica da tutti gli/le altri/e. La circonferenza è strettissima, la calca ti spinge verso gli sportelli dove le persone stanno pagando o prelevando: “guagliò, nun guardà ‘e fatt mie?!” dichiara una donna; e l’altro di rimando ha risposto: “nun ce pozzo fa niente se manno chiavato nu’ cavace a rete , n’appoca me sfunnavn’o culo… o vedite che folla ca ce sta!?”.
Un uomo che si agitava muovendo velocemente il corpo, le braccia, la testa, pareva in preda al ballo di san Vito, accompagnato da un’altra persona, cercava di farsi spazio tra la folla per ritirare la sua pensione. L’atro che lo sosteneva sembrava essere in bilico, lo sforzo per tenere l’uomo lo faceva più volte barcollare. Era la scena di un film surreale, l’uomo che si muoveva sembrava lo facesse di proposito: “Gli hanno tolto l’accompagnamento, mo’ il 25 dobbiamo andare all’Inps per la visita… ha il morbo di Parkinson” ha spiegato una donna. Un uomo tra la folla che ascoltava e guardava ha dichiarato in modo altezzoso: “i politici dovrebbero avere paura del popolo allo stesso modo in cui noi abbiamo paura della camorra”. [+blogger]
vicolo cieco in medio oriente
Secondo il giurista internazionalista John Whitbeck, l’80-90 per cento della popolazione mondiale vive in paesi che riconoscono la Palestina, mentre solo il 10-20 per cento vive in stati che riconoscono il Kosovo. Ma siccome gli Stati Uniti riconoscono il Kosovo e non la Palestina, i mezzi d’informazione di tutto il mondo trattano le due realtà in modo totalmente diverso. Considerata la scala degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, da dieci anni si dice che un accordo internazionale basato su una soluzione a due stati è impossibile (anche se la maggior parte del mondo la pensa diversamente). Quindi chi ha a cuore i diritti dei palestinesi dovrebbe sperare che Israele occupi tutta la Cisgiordania e che poi una lotta antiapartheid di tipo sudafricano faccia ottenere la piena cittadinanza alla popolazione araba.
Questa tesi presume che anche Israele vorrebbe l’annessione. Invece è molto più probabile che Israele voglia incorporare una buona metà della Cisgiordania, senza assumersi responsabilità sul resto. Così risolverebbe il “problema demografico” – troppi non ebrei nello stato ebraico – e nel frattempo taglierebbe fuori l’assediata Gaza dal resto della Palestina. Ma l’analogia tra Israele e il Sudafrica è interessante. Una volta creato l’apartheid, i nazionalisti sudafricani bianchi si resero conto che stavano diventando uno stato paria della comunità internazionale. Nel 1958 il ministro degli esteri informò l’ambasciatore statunitense che la condanna dell’Onu non avrebbe avuto importanza finché il Sudafrica avesse avuto il sostegno degli Stati Uniti. Durante gli anni settanta l’Onu impose un embargo sulle armi, seguito da campagne di boicottaggio e di disinvestimento. Il Sudafrica reagì con il preciso intento di far infuriare l’opinione pubblica internazionale, con sanguinosi raid militari nei campi di rifugiati dei paesi vicini. Le analogie con il comportamento di Israele oggi sono impressionanti. Basti pensare all’attacco a Gaza del gennaio 2009 e a quello alla Gaza freedom flotilla del maggio 2010.
Quando Ronald Reagan diventò presidente nel 1981 garantì pieno appoggio al Sudafrica e all’apartheid. E nel 1988 l’African national congress di Nelson Mandela fu definito da Washington “uno dei più noti gruppi terroristici”. Poco tempo dopo, però, la politica americana cambiò. Gli Stati Uniti e il Sudafrica capirono che i loro interessi finanziari sarebbero stati avvantaggiati dalla fine dell’apartheid. E così il sistema collassò rapidamente. Il Sudafrica non rappresenta l’unico caso recente in cui la fine del sostegno statunitense a un crimine ha portato a progressi significativi. Un cambiamento potrebbe avvenire anche nel caso di Israele? Tra gli ostacoli più consistenti ci sono gli stretti legami militari e di intelligence tra gli Stati Uniti e Israele. Il più esplicito sostegno ai crimini israeliani viene infatti dal mondo degli affari. L’industria high-tech statunitense è connessa con la sua controparte israeliana e in questo campo la collaborazione è strettissima. Inoltre in ballo ci sono fattori culturali importanti. Il sionismo cristiano precede di molto quello ebraico, e non è limitato a quel 30 per cento di americani che crede nella verità letterale della Bibbia. Esprimendo un punto di vista già allora diffuso nell’élite statunitense, Harold Ickes, segretario agli interni di Franklin Delano Roosevelt, descrisse la colonizzazione ebraica della Palestina come un traguardo “senza precedenti nella storia della razza umana”.
Esiste inoltre una solidarietà istintiva degli statunitensi verso una società fondata sugli insediamenti coloniali, vista come una replica della storia americana da un’ottica imperialista. Per uscire dall’impasse è necessario abbattere l’illusione per cui gli Stati Uniti sono un “onesto intermediario” che cerca di riconciliare tra loro avversari recalcitranti, e ammettere che un negoziato vero dovrebbe essere condotto con Israele e Stati Uniti da una parte e il resto del mondo dall’altra. Se i centri di potere statunitensi saranno costretti dai cittadini a riconoscere la Palestina, molte speranze che oggi sembrano remote potrebbero diventare realizzabili. [noam chomsky – fonte: internazionale, numero 879]
balconi di pace
E tutto questo ci riporta al tema della industria italiana delle armi che è l’unica che non risente della crisi economica! L’export di armi italiane pesanti nel 2009 ha raggiunto quasi 5 miliardi di euro (un incremento del 61% sul 2008): siamo all’ottavo posto al mondo. Siamo invece al secondo posto per armi leggere che esportiamo anche nei paesi più poveri dove mietono milioni di vittime. L’industria delle armi trova troppo stringenti le imposizioni della legge 185 (del 1990) che regola l’export bellico. Per questo sta premendo sul governo Berlusconi perché la modifichi. Ma anche le ‘banche armate’ cioè quelle banche che finanziano la vendita dei nostri prodotti bellici, fanno pressione per modificare la 185 per impedire che vengano rivelati i loro nomi. Noi invece chiediamo a tutti di fare pressione sul governo per evitare qualsiasi modifica alla 185. Questa politica guerrafondaia italiana riceve ora un’ulteriore spinta dal vertice nato di Lisbona (19-20 novembre 2010). La nato, da alleanza difensiva, è diventata alleanza offensiva, per proteggere gli interessi vitali dell’Occidente ovunque siano minacciati, facendo proprio il concetto di “guerra preventiva”. A Lisbona nasce così la nato 3.0, una nato che si propone su scala planetaria. L’Italia gioca un ruolo fondamentale in tutto questo. Avrà sempre più importanza il quartiere generale della forza congiunta alleata a Napoli che quest’anno si trasferirà da Bagnoli alla nuova sede di 85.000 mq2 di Varcaturo. Senza dimenticare che sempre a Napoli è stato collocato di recente il quartiere generale di africom cioè il supremo comando militare navale per l’Africa. A Sigonella (la grande base USA), in Sicilia, entrerà in funzione il sistema ags, il più sofisticato sistema di spionaggio elettronico.
Sarà allo stesso tempo potenziata l’intera rete delle basi Usa in Italia, da quelle di Vicenza, base della 173° brigata autotrasportata a quella di Aviano dove probabilmente saranno concentrate tutte le bombe atomiche Usa in Europa. Infatti il vertice di Lisbona ha dichiarato che la nato è una potenza nucleare e “deve mantenere tali bombe finché ci saranno nel mondo tali armi”. Questa insistenza sulle armi nucleari spaventa: la Bomba atomica è la grande minaccia che pesa sull’umanità. E lo ‘Scudo-Anti Missili’ approvato per l’Europa dal vertice nato di Lisbona, non fa che accrescere la paura e la tensione. Il nostro è un mondo sempre più militarizzato: nel 2009 abbiamo speso in armi, a livello mondiale, 1.531 miliardi di dollari (dati Sipri). Davanti a questa follia umana noi invitiamo i cittadini italiani e le comunità cristiane a dire NO a questi venti di guerra e SI ai venti di pace. Chiediamo a tutti di rimettere ai propri balconi la bandiera della pace per far sì che il 2011 diventi l’anno della pace. Sarà l’anno che vedrà la 50° marcia della pace Perugia–Assisi (25 settembre), ideata dal teorico della nonviolenza attiva A. Capitini. Sarà l’anno di due significativi eventi religiosi per costruire la pace: una Convocazione Internazionale Ecumenica sulla pace che si terrà dal 17 al 25 maggio a Kingston, in Giamaica, convocata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e un vertice dei capi delle grandi religioni mondiali a ottobre, proprio ad Assisi, su proposta del Papa Benedetto XVI. Non ci sarà pace sulla Terra se non ci sarà pace tra le grandi religioni. E allora nella tradizione dei grandi profeti italiani di pace, anche noi gridiamo: in piedi costruttori di pace! [alex zanotelli – napoli 1 gennaio 2011]
dal fruttivendolo
Riferendomi che il rione soffre del traffico e di questi “sfaccim e guagliuni che parcheggiano come cani”, mi ha fatto ricordare che in realtà anche lui qualche piccolo reato lo commette: caccia fuori al marciapiede qualche cassetta di legno con lattughe, pomodori, mele. Mi dice “in realtà questo è un mercato sarebbe brutto che tutti fossero dentro i loro negozi, si snaturerebbe l’identità del mercato e forse non venderemo più”. “Certo una migliore circolazione sarebbe più opportuna anche per chi cammina a piedi”, rispondo io.
Il “problema” è il fatto ne noi viviamo nel rione sanità, questo è un quartiere che ha le sue prerogative, che non possono essere paragonate ad una cittadina della Toscana, ma che sarebbe totalmente innaturale trasformarlo in un luogo solo per i turisti o per i passanti di turno. “L’artista che trasfigura il rione è pur sempre uno straniero”, mi dice sempre il mio buon fruttivendolo, “quelli della televisione vengono e riprendono quello che a loro fa piacere, ognuno si crea le sue congetture o le sue caratteristiche e credono di avere conosciuto, di sapere, di poter giudicare”.
Ed ha ragione, questa situazione crea una concezione meticcia che a volte fa essere critici anche gli stessi abitanti del rione. I più duri sul quartiere sono proprio coloro che vivono e che magari hanno passato buona parte della loro vita nella Sanità. Mi dice sempre ‘o verdummaro: “è normal ca a signora Antonietta a ritt’ ca è meglie ca s'apiccia tutto cose”, se poi sente dalla tv o dalla radio, in un italiano perfetto, che la munnezza la fanno solo i napoletani e che nel quartiere l’inciviltà è sinonimo del dialetto. [+blogger]
iniziano dopo…
Sei piccolo e ti obbligano ad andare a scuola. Cresci, e dopo il diploma, se lo prendi, decidi se andare all’università. In Italia il 40% dei giovani, e dei meno giovani, sono disoccupati. Ma leggiamo le scelte: ti diplomi o ti laurei, pensi di lavorare, magari nel tuo campo; chiedi lavoro, e se hai delle competenze le devi nascondere, meglio scrivere un curriculum con poche referenze. Inizi. Lavori, e vuoi far capire che sei bravo, ma dopo un mese di contratto a progetto, se ti va bene, ti licenziano. Sempre se ti va bene ne accetti un altro e poi un altro ancora, magari con mansioni differenti: il libraio, il webmaster, la guida turistica, l’insegnante di sostegno.
Dopo i venti anni iniziano i trenta. Continuo a prepararmi, ad imparare programmi, lingue, a seguire corsi per tenermi informato. Il lavoro ti offre un posto come guardiano, devi sostituire uno che va in ferie. Accetti, ma il curriculum non serve. Finiscono anche i giorni di sostituzione. “Vuoi fare tre giorni il portiere?” – “Ma io non ho mai giocato a calcio?”. Si tratta di una portineria. Accetti, non hai scelta, vuoi guadagnare per vivere. “Che faccio? Presento il mio curriculum per un nuovo concorso pubblico?”. “ok, non mi scoraggio”. Il tempo passa è l’incertezza sbilancia la quotidianità.
Dopo i trenta iniziano i quaranta. Speri ancora, anche se la speranza ti fa sentire fallito, un termine che ormai non si usa più per fortuna. Vagheggi. “Mi scusi, ma sono un laureato, lei mi offre un posto come garagista? Con tutto il rispetto per questo lavoro… ma per quanto tempo?” Accetti! Finiscono, un po’ per la depressione un po’ perché non c’è lavoro, anche queste piccole attività, finiscono quelle 600/700 euro al mese, finisce la depressione che lascia il posto all’apatia. Dovevo andarmene all’estero, fuggire e provare a sfondare nel mio campo.
Dopo in quaranta iniziano i cinquanta. Per fortuna che mia moglie lavora! Per fortuna che mio suocero ha qualcosa di soldi! Ormai non ci speri più. Le tue competenze e la tua età sono obsolete. Intanto hai finito di sperare in un sms che arriva, in una mail, in un amico, in una raccomandazione. Per tent’anni hai “sorpassato” fallendo, infondo volevi guadagnare solo 1000 euro al mese con un po’ di contributi. Ti lasci penetrare dal fato. Guardi le nuvole che sono di un colore indefinito: le vedi bianche, grigie, argento, rosa, le vedi dello stesso colore del tuo curriculum che nonostante tutto porti ancora con te.
Dopo i cinquanta iniziano i sessanta… Quel colore è diventato magia. Vagheggi razionalmente. Prima ti sentivi svuotato perché il lavoro finiva, oggi ti senti vuoto perché non ti sei mai riempito. Allora la magia diventa realtà, allora costruisci con il pensiero le tue passioni, il tuo lavoro, la tua dignità. Ripensi a quando dicevi: “ti faccio vedere, io sono un laureato”. Sorridi e nel continuare, coccolato dall’ineluttabilità, ripensi che tutte le tue cose iniziano dopo. [+blogger]
reati non perseguibili
È tutto qui. Questa è la politica italiana, queste sono le nuove indifferenze, questa è la nuova democrazia. Ci sputano in faccia e noi non reagiamo, ci insultano in casa nostra e noi approviamo, ci denigrano e ci offendono e noi porgiamo l’altra guancia. Siamo dei santi pronti a resistere ad ogni tentazione, viviamo il periodo più paradossale della storia repubblicana, eppure le nostre scelte sembrano essere sempre orientate.
Come si può accettare tutto ciò? Con quali diritti gli uomini che ci governano protestano? Un giorno mi incontro con Oddati che dichiara: “Se noi aggiustiamo le strade e voi le scassate, poi non venite a dirci che è colpa nostra…”. “Certo”, gli rispondo, “ma la legge va anche fatta rispettare, se non c’è controllo si invitano le persone a commettere reati, qui nel rione si parcheggia in terza fila, al nord si evadono milioni e milioni di tasse…”. Nel quartiere non c’è controllo e Oddati non pagherà per il suo reato. [+blogger]
grazie fratelli
4) consuma libero da scorie (quando fai la spesa attenzione agli imballaggi privilegia le confezioni leggere i contenitori riutilizzabili i materiali riciclabili)
i demoni
- Ci sarà piena libertà quando sarà indifferente vivere o non vivere. Ecco il fine di ogni cosa. - Il fine? Ma allora, forse, nessuno più vorrà vivere. - Nessuno, egli proferì recisamente. - L’uomo teme la morte perché ama la vita, ecco come la capsico io, osservai, e così ordina la natura.- Questo è vile e tutto l’inganno è qui! – fece, e gli scintillarono gli occhi. – La vita è dolore, la vita è paura, e l’uomo è infelice. Oggi l’uomo ama la vita perché ama il dolore e la paura, e qui tutto l’inganno. Oggi l’uomo non è ancora quello che deve essere. Verrà l’uomo nuovo, felice e orgoglioso. Quello per cui sarà lo stesso vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo. Chi vincerà il dolore e la paura, sarà lui dio. E quell’altro dio non ci sarà più.
- Per conseguenza quell’altro dio c’è, secondo voi? – Non c’è, ma c’è. Nella pietra non c’è dolore, ma nella paura della pietra c’è dolore. dio è il dolore della paura di morire. Chi vincerà il dolore e la paura, diventerà lui stesso dio. Allora ci sarà una vita nuova, un uomo nuovo, tutto nuovo… Allora la storia sarà divisa in due parti: dal gorilla fino alla distruzione di dio, e dalla distruzione di dio fino… - Al gorilla? - ...alla trasformazione fisica della terra e dell’uomo. L’uomo sarà dio e si trasformerà fisicamente. Anche il mondo si trasformerà, e si trasformeranno le azioni e i pensieri e tutti i sentimenti. Che ne pensate, l’uomo, allora, si trasformerà fisicamente?
- Se sarà lo stesso vivere o non vivere, tutti si uccideranno, ed ecco in che cosa starà forse il cambiamento. – Questo non importa, Si ucciderà l’inganno. Chiunque vuole la libertà essenziale, deve osare uccidersi. Chi osa uccidersi, ha scoperto il segreto dell’inganno. Più in là la libertà non esiste; tutto è qui, e più in là non c’è nulla. Chi osa uccidersi è dio. Oggi ognuno può far sì che non ci sia più dio e non ci sia più nulla. Ma nessuno l’ha ancora fatto nemmeno una volta. – Di suicidi ce ne sono stati milioni. – Ma non mai con questo scopo, sempre con paura e non per questo. Non per uccidere la paura. Chi si ucciderà solo per uccidere la paura diventerà subito un dio. [fedor dostoevskij]
...dal parrucchiere
24 dicembre dal parrucchiere. Erano circa le 12,40, stavo alla via Vergini e mentre aspettavo una persona mi sono messo a parlare con un uomo anziano. Mi ha chiesto che ne pensavo del Natale e io gli ho detto la mia, lui aveva manifestato la sua contrarietà allo spreco, citandomi i tempi della fame e della guerra.
Mentre dialogavamo, all’improvviso è “arrivat’o patapat e l’acqua”, goccioloni grossi quanto gnocchi. Ci siamo riparati appoggiandoci lievemente vicino alla vetrina del parrucchiere: piovevano polpette! Dopo circa mezzo minuto è uscito, solo sporgendo la testa, un ragazzo senza capelli (certo per un barbiere quello è da scartare), che ci ha guardato con introspezione e malinconia, dicendoci: “questa è una vetrina?!”, di rimando gli ho risposto: “bhè!”. E lui ha continuato: “potete spostarvi”?!, allora ho cercato di spiegare, al ragazzo senza capelli, che stava diluviando e che appena avrebbe spiovuto saremmo andati via. Lui, sempre con la stessa area, questa volta la malinconia aveva lasciato il posto alla perplessità: “ma voi ci date fastidio!”.
Morale della [s]favola: io e il signore di ottant’anni ci siamo sì spostati, ci ha ospitati gentilmente sotto il suo ombrellone un uomo di colore che aveva la bancarella proprio di fronte al parrucchiere; anche se, ad un certo punto, ci siamo messi ad urlare appena qualcuno sostava vicino alla vetrina: “signore, signora, toglietevi che date fastidio”. [+blogger]