ferie per il pronto intervento
emergenza sanitaria in ferie
Napoli. Assistenza ed Emergenza Sanitaria. Servizio di continuità assistenziale. Ecco cosa succede a chi chiama questi numeri.
081/7517510 - 081/5780760 - 081/202343 - 081/5969818 - 081/7613466 - 081/7672183
081/7372803 - 081/2547911 - 081/7021116
081/7420447 - 081/7114227 - 081/5764917 - 081/7755022
Notate che il filmato non è mai stato fermato, è un piano sequenza di 18,36 minuti e 10 secondi.
Immaginate le persone che non si possono muovere dalla propria abitazione: chi sta su di una sedia a rotelle, chi soffre di disturbi gravi o chi ha diverse patologie. Il medico ti aiuta nell’esatto momento in cui tu non hai la capacità di reagire. La deontologia è parte integrante della "resistenza".
Le telefonate sono state fatte alle ore 15,00 (circa), come testimonia la tv accesa su di un canale rai, dell’11 Agosto 2010.
c'è speranza per te!
la cultura della repressione
Oggi si reprimono i creativi, gli inventori, le buone idee, mentre vanno avanti pochi raccomandati, vecchie strutture rimpastate; oggi si copia, si costruiscono format obsoleti e fatti male, si rimpasta, si regredisce. Ma, nonostante tutto, una nuova forza vitale prende forma nel sottostrato, produce intelletto nascondendosi, restituisce dignità al lavoro, alla capacità, alla comprensione.
Il figlio di Bossi che è stato bocciato tre volte all’esame di stato è consigliere regionale con una paga che supera i 5000 euro al mese. Marco, tre lauree, sociologia, scienze delle educazione, lingue è costretto a lavorare come fattorino; Roberta, 4° di seno, 25 anni e già assessore alla provincia di Napoli, senza curriculum né passato politico; Antonella, 46 di taglia e con qualche brufolo, ingegnere, figlia di un impiegato, lavora come segretaria per un avvocato che vince le cause senza prove, 600 euro mensili.
Si potrebbe continuare. Tutta questa repressione sfocia in una nuova epoca, oggi esiste il fare nascosto, oggi esiste non l’invidia, ma il fare per se. Con un po’ di inibizione si costruisce, si produce, si lavora senza remunerazione, si sta rintanati in casa mentre si concepisce senza che nessuno se ne accorge. Alla pari del pittore Ligabue che sfottuto per i suoi quadri veniva messo alla “gogna”, oggi la cultura della repressione ti fa andare avanti, di fa escogitare, interagire, proporre senza che nessuno se ne accorga.
Quando tutto questo sarà immaginato, quando tutto ciò potrà essere di dominio pubblico, allora si scoprirà che forse quest’epoca era la migliore, mentre le Istituzioni regredivano, mentre i geni erano fasulli, la gente normale produceva talento, potendolo poi distribuire gratuitamente alla storia. [+blogger]
troppa disinvoltura...
I due partecipanti al corteo fanno parte, dice l’articolista, della sinistra radicale (espressione anche questa generica e imprecisa fino a sconfinare in un “luogo comune”) e sono abituali partecipanti a “manifestazioni pacifiste”; verso la fine del ‘pezzo’ si citano le loro presenze ai presidi contro la discarica di Pianura - dove, in realtà, c’erano militanti della estrema sinistra e ambienti di varia estrazione politica ivi incluso l’assessore Nugnes (“Margherita”) nonché cittadine/i del luogo non legati ad alcuna forza politica - e a quella in contrada Pisani. Anche il corteo, cui i due incriminati stavano partecipando, viene definito - erroneamente - “pacifista”: si dice che quel giorno ci fu da piazza Mancini un “corteo pacifista lungo le strade cittadine”. Dal quale, poi - dice l’articolo - circa trenta partecipanti si staccarono per aggredire i tre giovani militanti nazifascisti, uno dei quali sarà poi accoltellato da due di tali trenta giovani della manifestazione pacifica “(questa espressione mi sembra corretta).
Non intendo fare l’esegesi del testo ma far rilevare una sottile equazione: pacifista = violento. E quindi la conseguente criminalizzazione di questo aggettivo. In questi decenni ci sono state parole-chiave utilizzate da stampa e politici per operare - anche sotto il profilo lessicale - una mistificazione che bollasse di volta in volta come “estremisti”, “autonomi”, “filocinesi” indiscriminatamente tutte/i i partecipanti a movimenti, manifestazioni, cortei, assemblee… Lo stesso Berlusconi bolla come “comunista” o “compagno” chiunque non la pensi come lui: da Rosy Bindi a Gianfranco Fini! E la stessa titolare del Ministero dell’Istruzione, la Gelmini, ha proclamato all’atto della sua nomina, di proporsi come compito principale di sradicare del tutto dalle Scuole i valori del “Sessantotto” !
Altro termine in odore di criminalizzazione ed equiparato alle espressioni “terrorismo”, “anni di piombo” e simili. Secondo questo stile “maccartista“ di marca berlusconiana, fanno parte del comunismo in auge da abbattere: la Costituzione italiana, il CSM, la Corte costituzionale, la Magistratura, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi ecc, ecc,: anche “pacifismo” è - secondo questa manipolazione – un termine assimilato a comunismo/terrorismo/violenza. E invece: pacifista è chi è politicamente impegnato per la pace, perseguendola con metodo nonviolento; lo stesso presidente Obama, Capo di uno Stato impegnato tuttora in due guerre in Asia, si è giustamente stupito per l’attribuzione del Premio Nobel per la pace che certamente egli non merita. Pacifisti sono Gandhi, Capitini, N. Mandela, don Milani. O Claudio Miccoli che va incontro, inerme, ad alcuni squadristi in piazza Sannazaro per chiedere loro perché usassero violenza nel propagandare le loro idee politiche. Pacifisti non sono i partecipanti a cortei, anche “per la pac”, che bruciano la bandiera israeliana. Né sono “missioni di pace” quelle, cui partecipa anche l’Italia da un ventennio, che vogliono perseguire la pace attraverso la guerra: il “si vis pacem, para bellum” dei bellicosi Romani.
Di qui la mia, scusate, indignazione per il titolo e il contenuto dell’articolo citato che porta acqua all’equazione pacifismo = violenza, contribuendo (nel suo piccolo) a discreditare il movimento per la pace come violento e perciò negativo. L’equazione pacifismo = violenza fa parte della moda d’inventare/usare un gergo politico/giornalistico per farlo diventare “senso comune” da utilizzare a scopo di dominio politico-culturale. L’assimilazione del pacifismo “comunista” alla violenza fa parte di un disegno preciso: screditare il movimento per la pace. Ma, io credo, c’è un solo e ultimo argomento che rende fuorviante ed errato l’uso inflazionato e obiettivamente strumentale e criminalizzante del termine “pacifista”. Ed è questo: i due responsabili dell’azione delittuosa dello scorso Primo Maggio non si auto-definirebbero - coerentemente - mai “pacifisti”! Primo: perché non lo sono. Secondo: perché ripudiano questa qualifica in quanto non corrispondente al loro modo di pensare e agire. Ringraziando per l’ospitalità che, spero, vogliate pacifisticamente accordarmi. [francesco ruotolo]