Lola è rimasta nascosta per nove mesi nella profondità del corpo della madre, appoggiata alla sua colonna vertebrale. In questi nove mesi si è sviluppata da sola, senza che nessuna carezza, nessuna parola le venisse rivolta, senza essere disturbata da nessuna ecografia. Ha cercato di essere discreta: i suoi calcetti sulla parete dell’utero devono essere sembrati alla madre dei semplici gorgoglii dello stomaco. Poi, un bel giorno di settembre, nel 2006, ha deciso che era stanca di quella vita da clandestina. Improvvisamente sua madre, Patricia, 47 anni, è stata colta da insistenti dolori ai reni dopo aver accompagnato i due figli a scuola. Gli spasmi si sono intensificati e sono diventati sempre più frequenti, finché Patricia non ha deciso di chiamare il 118. “È incinta?”, le hanno chiesto al telefono. “Ma no!”, ha risposto lei. “Me ne sarei accorta”. Patricia sa bene cos’è una gravidanza. Ma questa volta è all’oscuro di tutto. Il ventre non si è arrotondato, i seni non fanno male, nessun aumento di peso e nemmeno nausea o vomito: negli ultimi mesi il suo corpo è rimasto ostinatamente in silenzio, senza dare nessun segno di una possibile gravidanza. Mentre aspetta di essere soccorsa, stesa su una sdraio nel giardino di casa, passa in rassegna tutti gli scenari possibili: sarà sciatica o una colica renale? Ad accorgersi di quello che sta succedendo è la sua vicina: “Fate presto. Sta per nascere un bambino!”. Un bambino? Alcune madri, che come Patricia hanno vissuto quel fenomeno definito dalla medicina diniego di gravidanza, descrivono l’essere umano uscito improvvisamente dal loro corpo come “una cosa”. Sconvolte da un parto inatteso, non riescono a riconoscerlo come un neonato. Una sconvolgente irrazionalità Il fenomeno non ha niente di paranormale: tra dinieghi parziali, che si rivelano nello stadio avanzato della gravidanza, e totali, che si manifestano solo nel momento del parto, in Francia riguarda una nascita su cinquecento. In parole povere, ogni sei ore viene al mondo un bambino negato. Le donne che vivono un diniego non vengono necessariamente da ambienti difficili né presentano disturbi psichici o intellettuali. La loro normalità rende il fenomeno ancora più difficile da spiegare. “Non esiste un profilo tipico. Può capitare a tutte le donne in età fertile”, spiega il dottor Félix Navarro, che cinque anni fa ha fondato Tolosa l’Associazione francese per il riconoscimento del diniego di gravidanza (Afrdg), una delle prime organizzazioni a occuparsi del problema. A differenza delle gravidanze nervose, che sono rarissime ma ben conosciute (in questi casi la donna non è incinta ma manifesta i sintomi della gravidanza), il diniego è un fenomeno poco noto, e spesso confuso con quello delle gravidanze tenute volontariamente nascoste dalle future madri. “È un vero e proprio tabù. L’irrazionalità del diniego di gravidanza turba profondamente le persone”, spiega Navarro. “Una donna che diventa madre senza accorgersene è inconcepibile. È un’idea che la società non riesce ad accettare. Il diniego della gravidanza nega di fatto tutti i luoghi comuni sulla maternità e sull’istinto materno”, afferma la giornalista Gaëlle Guernalec-Lévy, autrice nel 2007 di un libro sull’argomento, Je ne suis pas enceinte. Enquête sur le déni de grossesse (Non sono incinta. Inchiesta sul diniego di gravidanza). Messi in crisi nelle loro convinzioni, anche i medici sono impreparati. “A parte le levatrici, a cui è capitato di veder arrivare in sala parto future madri in preda al panico, i ginecologi, gli ostetrici, i medici generici o i radiologi non sanno nulla del diniego e tendono a sottovalutarlo”, si lamenta Israël Nisand, professore di ginecologia ostetrica al Centro ospedaliero universitario (Chu) di Strasburgo. “È come se loro stessi, in una sorta di negazione della negazione, non riuscissero a superare l’incredulità. Queste pazienti mettono in crisi anche gli specialisti”. La cosa più difficile da accettare è che con il diniego di gravidanza l’inconscio dimostra tutto il suo potere. Come un brillante prestigiatore, riesce a fare in modo che “l’utero della donna si sposti verso l’alto, lungo la colonna vertebrale o nelle regioni addominali, invece che in avanti, come avviene normalmente”, spiega Félix Navarro. Quando poi il diniego è svelato, è sempre l’inconscio che restituisce al corpo della madre i sintomi che in precedenza aveva dissimulato. Quando succede, non è raro che la futura madre aumenti di una taglia nel giro di 48 ore. In psicanalisi, il termine “diniego” ha una definizione precisa: indica il meccanismo di difesa che l’individuo mette in opera per proteggersi da una sofferenza insopportabile. Ma quale, nel caso della gravidanza? Cristoph Brezinka, oggi ginecologo ostetrico dell’ospedale di Innsbruck, in Austria, negli anni ottanta lavorava a Berlino, dove con Jens Wessel ha condotto i primi studi sul tema. Tra le sue pazienti ha constatato un fenomeno ricorrente: tutte avevano un cattivo rapporto con il proprio corpo. Molte, inoltre, da giovani hanno sofferto di disturbi dell’alimentazione, come la bulimia o l’anoressia. Problemi simili, tuttavia, anche se comuni, non sono presenti sistematicamente. Più significativo è il fatto che quasi tutte le donne che hanno vissuto il fenomeno del diniego sembrano aver avuto un rapporto difficile con la madre. “La costruzione psichica della maternità avviene molto presto, prima dei sette anni”, ricorda Noé Guetari, della clinica psichiatrica di Castelviel, in Haute Garonne. Secondo lui “non ha funzionato qualcosa nella trasmissione della femminilità dalla madre alla figlia”. In tutte queste donne, comunque, “ancor prima del diniego di gravidanza, c’è spesso una negazione delle loro sensazioni e della possibilità di esprimersi. È difficile percepire le loro emozioni, perché il corpo è bloccato”, spiega la psicanalista Sophie Marinopoulos, che segue pazienti con problemi del genere da 25 anni, prima al Chu di Strasburgo poi al servizio di prevenzione di salute mentale di Nantes. Un legame inconsapevole È molto difficile capire perché il diniego si manifesta in un momento piuttosto che in un altro, anche se per la maggior parte delle donne la gravidanza negata arriva generalmente dopo il secondo o il terzo figlio. Tutt’al più si può supporre che alcuni fattori contingenti (mancanza di disponibilità ad avere un nuovo bambino, difficoltà legate al lavoro) o alcune situazioni a rischio (la convinzione di essere sterili o la mancata attenzione verso l’assenza di mestruazioni all’avvicinarsi della menopausa) possano essere degli elementi scatenanti. In questo modo la donna finisce per subire una gravidanza che non vuole, che teme, che non accetta o che, in fondo, desidera segretamente. Patricia ammette che avrebbe abortito se avesse saputo di essere incinta. Ma poi spiega che se la piccola Lola è nata “non è stato per un caso fortuito”: è lei il “raggio di sole che l’ha salvata”, quando non aveva più voglia di vivere. In questo caso il diniego di gravidanza è stato vissuto come un miracolo, ma a volte può avere effetti distruttivi. Se Lola ha avuto la fortuna di venire al mondo su una sedia a sdraio in un giardino, altri bambini del diniego nascono sul sedile di qualche automobile o sulla tazza di un water. Quando arrivano le contrazioni, quasi sempre la madre è convinta di avere un problema intestinale. Se le donne fossero più attente e informate, molti di questi drammi si potrebbero evitare. Ogni anno in Francia muoiono dieci neonati a causa di gravidanze negate: metà per la mancanza di cure, gli altri a causa di un gesto ostile della madre, sotto shock per il parto inatteso. La conseguenza è che il fenomeno del diniego di gravidanza arriva all’attenzione del pubblico solo attraverso i casi di cronaca. Tuttavia, il diritto penale francese, da sempre inflessibile verso le madri che si rendono colpevoli di infanticidi, di recente sembra aver acquisito una maggiore sensibilità sul tema. “Fino a poco tempo fa una madre che affermava di non sapere di essere incinta non veniva creduta”, racconta l’avvocata Pierrette Auière. “Oggi si sa che il diniego di gravidanza esiste davvero. È stata un’evoluzione sociale prima ancora che giuridica”. La sofferenza della madre, quindi, sembra ormai accertata, mentre si sa poco di quella dei bambini. Quali conseguenze avrà sulla loro psiche il fatto di non essere stati accettati durante la gestazione? “Nello stato di estrema lucidità e permeabilità della gravidanza, tutto lascia pensare che, anche se viene cancellata la relazione consapevole tra madre e bambino, possa esserci una gravidanza mentale inconscia”, assicura Michel Libert, esperto di psichiatria infantile a Lille e autore, tra il 1994 e il 2000, del primo studio epidemiologico francese sul diniego. “La prova sta nella rapidità con cui, passato lo shock della nascita, la madre stabilisce un rapporto d’amore con il neonato. È come se nei nove mesi della gravidanza si fosse preparata inconsapevolmente al parto”. Che non sia anche questo un altro prodigio dell’inconscio? [Lorraine Rossignol, Le Monde, Francia – Internazionale 825]