auguri
la pubblicità sul nucleare
gli sms di padre pio
“Parla con padre Pio”, è la nuovissima trovata per i fedeli che intendono avere un particolare sconto di peccati attraverso le riflessioni, le preghiere, le frasi tipiche dell’uomo più importante di san Giovanni Rotondo. Un sms al giorno toglie l’inferno da torno. Al soli 25 centesimi potrai ricevere tutti i giorni (se sei cliente solo di un determinato gestore), le straordinarie frasi, elucubrazioni, riflessioni del santo più santo di tutti i tempi.
Dopo Tele Padre Pio (la tv che trasmette 24 ore su 24 l’immagine della sua tomba), radio Padre Pio, e numerosi documentari, fiction e cartoni animati, gli sms raccontano l’industria completa e pragmatica dell’armonia religiosa. Una perfetta macchina taylorista, alla faccia di Adam Smith e delle sue teorie liberiste, siamo in un epoca che supera di gran lungo ogni previsione economica. Riusciremo ancora a perdonare per 30 denari?! [+blogger]
...al secondo policlinico
Sono qui per raccontarvi un episodio che mi è accaduto un sabato al Secondo Policlinico di Napoli. Ero in una camera del reparto di neuropsichiatria per svolgere il tirocinio del mio corso di clown terapia, mentre ero nella stanza di due bambini, arriva una volontaria. Fin qui potrebbe apparire molto naturale e semplice la cosa, poiché ci sono molti volontari che per una ragione o un'altra decidono di impiegare il loro tempo nelle corsie degli ospedali. A un certo punto la volontaria, con un tono alquanto aggressivo informa me, e le mie colleghe del corso, che tra un po’ verrà a prendersi i bambini per portarli giù nella ludoteca. Io la ascoltavo con una certa curiosità; tacevo, ma la mia espressione era alquanto eloquente, nella mia testa pensavo, ma siamo importanti noi oppure i bambini? Stanca di quelle inutili parole e di quel vano tentativo di giustificare il suo atteggiamento chiedo alla volontaria di collaborare e le dico: “Scusa, ma se collaboriamo non è meglio, andiamo tutti insieme, stiamo tutti insieme, così i bambini si divertono di più non trovi”? A quel punto la volontaria va via e dice che sarebbe tornata alle 16:30 per collaborare tutti insieme, non si è più vista…
Io, nel frattempo, continuo il mio giro per le stanze e i reparti, sono andata anche al reparto di oncoematologia e, per due ore, ho provato a strappare un sorriso a quei bambini; non tutti possono allontanarsi dalle loro camere, alcuni sono legati alle macchine, alcuni sono molto piccoli, non arrivano a un anno, altri ancora preferiscono stare con i genitori. Nell’ospedale esistono molte ludoteche, l’ambiente è confortevole e questo mi ha reso felice, ma mentre facevo il giro dei reparti, sono attratta da un bambino che piange fuori a una camera, ci sono i genitori, ai quali chiedo il motivo di quel pianto disperato, provo a distrarlo, ma non c’è nulla da fare. I genitori mi dicono che quella è la ludoteca per i bambini più piccoli, una stanza ben arredata all’interno della quale potrebbero andare quei bambini piccoli che un attimo prima avevo visto in alcune camere e che non potevano andare negli spazi adibiti ai bambini più grandi, in ragione della loro tenera età. Chiedo ai genitori come mai quella stanza è chiusa, mi dicono che la aprono pochissimo e soprattutto che in quel reparto i volontari sono poco presenti. La gioia che avevo provato un attimo prima nell’osservare quell’ambiente ben arredato è stata sopraffatta dalla rabbia di quelle parole, dalla dignità di quei genitori che non osano chiedere qualcosa che spetterebbe loro di diritto. La presidente dell’associazione che ha reso possibile il nostro tirocinio lamentava questa situazione di assenteismo. M’informava che i volontari dell’altra associazione, ben più grande e rinomata erano del tutto assenti nel reparto di neuropsichiatria infantile, questi ultimi hanno le chiavi delle ludoteche, son ben più padroni del territorio, ma nella realtà sono poco presenti e in effetti, ho avuto modo di costatare di persona che ciò era vero.
Io ora mi chiedo, perché debbano accadere cose del genere, ma non sarebbe più semplice collaborare, provare tutti insieme a dare un po’ di calore a questi bambini? C’è da rilevare che alcuni volontari sono tirocinanti di corsi universitari e quindi praticano il tirocinio spesso loro malgrado, questo è un modo per avere dei crediti in più sul curriculum universitario. Ciò tuttavia non credo giustifichi un comportamento del genere. Non sono nessuno per emettere sentenze e giudizi, ma sono una persona che comunque ha delle emozioni e vedere quelle scene, credetemi è straziante e fa male al cuore, soprattutto per chi, in certe cose, ci crede. [Rosaria Uglietti]
i sudici e le arpie
rivoluzione: ma contro chi?
...ma di cosa stiamo parlando? Ma come si può pensare di fare la rivoluzione? E poi, contro chi? Un tempo si protestava, si contestava gridando e inneggiando slogan, si scendeva in piazza, si facevano sommosse. Dall'altro lato, però, c'era una platea di uomini che ragionavano in qualche modo, che si dimenavano, che reprimevano. Insomma, c'erano esseri pensanti, ecco perché i giovani, e i meno giovani, facevano sentire le loro proteste, le loro insoddisfazioni, le loro grida. Le femministe si battevano contro una opinione razzista ma pur sempre una opinione.
Se è vero la massima che alcuni vogliono la botte piena e la moglie ubriaca è altrettanto vero che un'insieme incapace gestisce la cosa pubblica come se fosse una impresa che sul mercato è sempre in perdita. La situazione non è poi così tragica visto il livello di cultura e di "umanità" che sprofonda ogni giorno nel nostro parlamento. Ormai bisogna chiedere ad un nostro rappresentate se ha la fedina penale sporca e, nel caso contrario, gli consigliamo di cambiare mestiere.
Come si può pensare di fare la rivoluzione, anche solo una resistenza passiva, contro chi si occupa di gossip o chi si limita a citare frasi fatte, tutte uguali, prive di consistenza?; come si può pensare di fare la rivoluzione contro chi passa quasi tutto il giorno in studi televisivi e radiofonici?; come si può pensare di "tagliare la testa" alla Carfagna, oppure far "sputar sangue" a Capezzone o a Fassino? C'è da ridere e forse anche da piangere, ma sicuramente una rivoluzione, culturale che sia, almeno nel breve periodo, non può proprio esser fatta. [+blogger]
senza luce nel rione
acqua diritto fondamentale
Intervista ad Alex Zanotelli
Quando pensiamo ai diritti fondamentali pensiamo alla libertè e all’egalitè (Rivoluzione francese), perfino alla ricerca della felicità (Costituzione USA), all’uguaglianza (Costituzione Repubblica Italiana art 3). In che senso tu definisci l’acqua un diritto umano fondamentale?
Penso che la riflessione sull’acqua oggi, parlo di riflessione giuridica, oscilla dal diritto al bene comune. C’è chi enfatizza di più il bene comune e chi il diritto. Credo che ambedue gli aspetti però siano necessari. Se non ricordo male i ragazzini quest’estate, al campo che abbiamo fatto al rione Sanità, dicevano che il diritto è “quella cosa che ti permette di vivere”, e se è così allora aria e acqua, siccome chiaramente sono due elementi senza i quali l’uomo non può vivere, diventano diritti umani fondamentali. L’acqua in questo senso è ancora più fondamentale del cibo perché posso stare tre settimane, un mese senza mangiare ma senz’acqua dopo due tre giorni sono morto. Si deve sottolineare però che deve essere un diritto fondamentale per tutti gli esseri umani, non solo per alcuni. E invece già oggi c’è una cattivissima divisione dell’acqua. Assistiamo al fatto che più di un miliardo di uomini, grosso modo, non ha accesso all’acqua. È questa una violazione profonda dei diritti umani perché ogni uomo, ogni donna ha diritto ad un minimo di acqua. L’Onu ritiene che
Nel Cantico delle Creature Francesco chiamava l’acqua sorella e creatura del Signore, insieme a frate sole, sorella luna, le stelle, frate vento e frate focu. La definiva: “...utile, et humìle, et preziosa, et casta...” In che senso tu definisci negli appelli l’acqua come “creatura” sacra? In che senso questa francescana intuizione, questa visione poetica, può essere proposta oggi?
Non parlerei di visione poetica. Penso che quella di Francesco era una visione che considerava la sacralità delle cose, usiamo questa parola. Ed è importante e fondamentale richiamarci a quest’aspetto. Un aspetto che è sparito oggi giorno. Oggi, con questo tipo di civiltà che ci ritroviamo, con la stravittoria del mercato, con la stravittoria del concetto del profitto, abbiamo reso tutto merce mentre la visione del Cantico delle Creature, ma direi soprattutto la visione delle religioni primarie (non primitive come le abbiamo chiamate) come per esempio la religione degli indios del nord america, quella degli aborigeni australiani, dei bantu dell’africa, conduce ad un concetto della realtà entro cui viviamo molto sacrale. Basterebbe leggere le lettere ai presidenti degli Stati Uniti dei capi indio nelle quali si diceva: “tu mi chiedi questo pezzo di terra ma sappi che questa terra è sacra, che questo fiume è il sangue di mio padre…” cioè si coglie il concetto profondo che quello che c’è è sacro, è vita. E questo è un qualcosa che le religioni primarie hanno preservato. Molto meno lo hanno fatto quelle che sono le religioni oggi. Per cui io dico che è fondamentale non solo ritornare a Francesco ma ritornare alla prima bibbia che Dio ha dato agli uomini, per i credenti almeno, e non è la bibbia scritta: è quello che noi chiamiamo il creato dove tutto è sacro cioè… le foglie hanno una saggezza incredibile, l’albero ci parla… Dobbiamo entrare in un’altra ottica, vedere la realtà con altri occhi altrimenti siamo destinati ad autodistruggerci. Infatti stiamo andando davvero alla distruzione della terra; fatta da noi proprio perché abbiamo mercificato tutto. Per cui il richiamo di Francesco diventa fondamentale e ci invita ad andare oltre Francesco, ad un altro modo di guardare le cose.
Il tuo appello definisce l’acqua (insieme all’aria) una risorsa indispensabile per la vita. In che senso deve essere un bene comune e non privato? Che cosa significa per te bene comune? Non c’è il rischio che sia inteso come qualcosa che tutti possono prendere e dunque sprecare, vendere?
Qui è importante sottolineare, se prima sottolineavamo l’aspetto del diritto, l’aspetto dell’acqua come bene comune. Io spesso quando vado in giro a parlare chiedo alla gente: “Andate al prossimo Consiglio Comunale vostro e chiedete al Consiglio Comunale che cosa rimane di comune in questo Comune. Non c’è più nulla. Mentre quelli che sono i nostri Comuni, i Consiglieri Comunali, dovrebbero essere coloro che reggono le comunità locali. Ormai hanno svenduto tutto, non c’è più nulla che ci unisce. Una volta per esempio la gente era unita, da che cosa: dal bosco che avevano, da che so io, l’acqua… da tutta una serie di fattori determinanti per la vita della gente, che erano in comune e che appartenevano a tutti. Se noi non ritorniamo a questi concetti basilari del bene comune siamo destinati davvero al fallimento totale. Ecco perché è così importante l’impegno sull’acqua. Quando si parla di beni comuni si pensa soltanto all’acqua, all’aria. Ma davvero non è solo questo… la conoscenza è un bene comune… per esempio io in questo periodo ho riflettuto a lungo sul fattore così fondamentale delle sementi. Le sementi una volta erano in mano alla gente. Si seminava, da quelle sementi si otteneva tutta una serie di semi… c’era una ricchezza enorme di semi, veramente bella come biodiversità, si avevano centinaia e centinaia di semi alcuni anche molto resistenti. Cos’è che è avvenuto oggi. È avvenuto per esempio che alcune multinazionali, praticamente 5 multinazionali, tra cui la più potente è sicuramente la “Monsanto”, hanno in mano in sostanza le sementi da vendere e hanno ridotto la diversità a pochissimi semi per ognuna delle specie che abbiamo, pochissimi! Che poi quando si semina il contadino cosa fa, soprattutto il povero contadino, non può tirarci più fuori il seme da quella seminagione che ha fatto e deve ritornare dalla multinazionale ha ricomprarselo. Questo vuol dire che in effetti l’agricoltura è nelle mani di pochissime persone, poche multinazionali, che i semi sono sempre più ridotti a pochissimi, che distruggiamo la biodiversità e perdiamo una ricchezza e qualche cosa che appartiene a tutti mentre l’umanità da quando coltiva aveva sempre preservato questo. La lotta per l’acqua come bene comune deve essere l’inizio per il recupero di questi beni comuni alle comunità locali altrimenti davvero non c’è futuro… neanche per la nostra democrazia… cioè se non c’è qualche cosa che ci unisce su cui noi possiamo decidere, su cui la comunità locale possa decidere, è chiaro che non c’è futuro. E oggi tutte le cose importanti ce le hanno già tolte, noi non decidiamo ormai quasi più su nulla...
Le firme per Il referendum “L’acqua non si vende” si sono raccolte; anche molti insegnanti del Movimento di Cooperazione Educativa hanno firmato. Ora si dovrà passare alla fase più difficile: far arrivare alla gente il messaggio, di un bene insostituibile (inalienabile, indisponibile) a rischio: come la scuola può contribuire a educare? Che cosa consigli di fare agli insegnanti? Cosa sui può fare per avvicinare ragazzi e scuola alla percezione dell’utilità, ma anche della bellezza e della nostra parentela con l’acqua?
Io giro parecchio per le scuole e trovo delle scuole molto preparate a questo livello, con delle insegnanti che fanno un bellissimo lavoro educativo. Ma in generale direi che tra gli insegnanti spesso c’è scarsa conoscenza, e quindi anche tra gli studenti. Però è inutile che ci lamentiamo degli studenti, penso che il problema, davvero, è prima di tutto degli insegnanti. Che cosa si può fare? Prima cosa fondamentale, secondo me, è quella dell’informazione. Buona parte dei nostri insegnanti non è informata sulla questione. Quando parlo di informazione intendo un’informazione seria sull’acqua, per esempio su quanta acqua abbiamo, per esempio che di tutta l’acqua che abbiamo solo il 3 per cento è potabile, che di questo tre per cento il 2,7 per cento è usata dall’agricoltura e dall’industria, (il 70 % uso agricolo e il 20% uso industriale) e questo ci lascia già con pochissima acqua, e allora assistiamo alla corsa delle multinazionali per accaparrarsene l’uso come hanno fatto per il petrolio. Parlo cioè di una conoscenza minima di quello che è la realtà dell’acqua e possederla diventa, prima di tutto per gli insegnanti, davvero fondamentale. Seconda cosa, c’è una riflessione più profonda che deve essere fatta e cioè gli insegnanti lentamente dovranno scoprire che cos’è l’acqua, l’acqua come vita, come base della vita, come la madre; ci sono molti scienziati oggi che ci dicono che non è neanche il dna forse la base della vita ma l’acqua e quindi sono passaggi questi che prima di tutto gli insegnanti devono fare e dopo trasmettere ai ragazzi. In questo senso molti chiedono dov’è che si trovano le informazioni di cui abbiamo bisogno. Di informazione sull’acqua ce n’è a non finire. Prima di tutto direi che basterebbe entrare in un sito internet come http://www.acquabenecomune.org/ per trovare moltissime informazioni; ci sono poi tantissimi libri, in questo periodo sono usciti molti libri, alcuni più piccolini fatti anche bene, altri più voluminosi… quindi c’è tantissimo materiale, c’è tantissimo materiale anche video per esempio un dvd come “Per amore dell’acqua” della Feltrinelli, è fatto molto bene basta proiettarlo, oppure “Il pianeta acqua”. Ma c’è di tutto in giro, c’è una grande ricchezza. Questa però deve essere davvero data agli studenti, e in questo senso c’è una responsabilità, non soltanto di coloro che insegnano nelle scuole ma di quelli che insegnano anche a livello religioso, coloro che fanno catechesi nelle parrocchie. L’acqua è la vita, è la madre, dovrebbe entrare come qualcosa di fondamentale in tutta l’etica anche cristiana; il rispetto per l’acqua, la sobrietà, l’uso che ne facciamo dovrebbe diventare davvero parte della catechesi che avviene nelle parrocchie, nelle chiese o anche nelle scuole a livello religioso. Per cui direi che è questo il vero nodo: creare una nuova cultura di rispetto per l’acqua come diritto fondamentale umano, come bene comune.
Le nuove generazioni sono cresciute con una pressoché infinita (o grande) quantità di beni a disposizione: ogni risparmio, ogni rinuncia allo spreco viene sentita come perdita, inutile sacrificio piuttosto che come aiuto all’accesso per tutti. Che possiamo fare oltre, prima e dopo le parole?
Anche a questo livello chiaramente penso che deve nascere davvero un nuovo rapporto con i beni, con la realtà. Cioè noi siamo stati educati, diciamo pure dal dopo guerra, a pensare ad una crescita illimitata e che di beni ce n’erano per tutti, che l’importante era consumare. Questa è stata la filosofia che ha dominato. Oggi abbiamo capito che questa filosofia ci sta portando all’autodistruzione, alla distruzione della terra. Quindi oggi cominciamo a capire che dobbiamo radicalmente cambiare. Il problema risale a monte. Come dicevo prima, dietro a questa filosofia del consumare ci sta una visione del mondo ridotto a cosa, a materia, a merce, per cui tutto è da sfruttare. No! Questo pianeta è una cosa talmente bella, io sono credente, e credo che Dio ha impiegato 4 miliardi e 6oo milioni di anni per portare la vita dove è arrivata. Quindi è necessario un senso di rispetto, usare quello che si deve usare per vivere ma avere un profondo rispetto per questo stupendo gioiellino che è il pianeta che dobbiamo consegnare poi ai figli ai nipoti… qualcuno dice che l’abbiamo preso in prestito da loro, ed è un concetto molto bello questo. Queste considerazioni devono portarci assolutamente a un cambiamento radicale rispetto all’uso dei beni. Una parola che dovremmo usare molto più spesso è: sobrietà. C’è chi parla di decrescita, tipo Serge Latouche, ma io preferisco parlare di sobrietà, cioè l’uso sobrio dei beni: i beni servono per vivere e devo sapere che altri dopo di me avranno bisogno di questi beni. Quindi è necessario un uso attento, accorto dei beni e questo chiaramente domanda una riflessione totale che vuol dire che dobbiamo per esempio cominciare a capire che dobbiamo riciclare tutto, che dobbiamo riusare tutto. . L’altro giorno, in una lettura durante la messa, il profeta Amos diceva che è finita l’era dei buontemponi, o meglio l’orgia dei buontemponi. Penso che nessuna frase sia più bella per descrivere questi 40 anni dopo la seconda guerra mondiale: è stata l’orgia dei buontemponi, deve finire. In particolare, per esempio, è chiaro che l’acqua è un bene limitato. Già oggi ne abbiamo poca. Con l’uso che ne facciamo, che è incredibile, diventerà sempre di meno e a questa diminuzione contribuiranno i cambiamenti climatici perché perderemo i ghiacciai, i nevai dove c’è moltissima della nostra acqua , quindi avremo sempre meno acqua a fronte di una popolazione che cresce, arriveremo almeno a nove miliardi di esseri umani. E quindi è chiaro che se, come dice l’Onu, ogni uomo dovrebbe consumare
In che senso nella battaglia contro la privatizzazione dell’acqua ci giochiamo tutto, anche la democrazia?
Io direi che giunti a questo punto della storia umana c’è molta gente che è pessimista e dice che ormai è finita. Io non penso che sia finita. È un momentaccio questo, difficilissimo, e non sarà così semplice ritornare sui nostri passi ma io penso che con la questione dell’acqua forse potremo aiutare le persone a capire anche altro, perchè l’acqua è qualche cosa che le persone capiscono facilmente; se io parlo di sementi, di conoscenza, di tante altre cose, bisogna star lì a ragionare, poi alla fine ci arrivano; ma se parlo dell’acqua tutti riconoscono che l’acqua è un diritto, che l’acqua è un bene comune. Infatti spesso si sente la meraviglia della gente che . dice: “Come, privatizzate l’acqua? Ma come si fa a privatizzarla”. La masse popolari sono sensibili alla tematica dell’acqua, per cui diventa più facile promuovere un impegno a questo livello e ottenere il consenso popolare, politico. Basta vedere, ad esempio che con il referendum siamo riusciti in due mesi, senza partiti, senza soldi e senza la grande stampa, ad ottenere un milione e 400.000 firme; il che vuol dire che tanta gente si è mossa spontaneamente perchè ha capito che evidentemente era qualcosa d’importante. Vorrei ricordare che sull’acqua stiamo chiedendo qualcosa di grosso, stiamo chiedendo qualcosa che va radicalmente contro il sistema con le tre domande referendarie. Se riusciremo a far passare questi concetti in pieno neoliberismo, in piena stravittoria del mercato; se riusciamo a vincere su questo, allora c’è speranza davvero che, lentamente, potremo recuperare tutti gli altri beni comuni ed è così che potremo permettere allora ai processi democratici, cioè alle comunità locali, di riappropriarsi delle proprie decisioni. Se noi non ridiamo questo in mano alle comunità locali e non facciamo in modo che siano loro a decidere, non c’è speranza per la democrazia. Oggi ci riempiamo la bocca con la parola democrazia ma la gente non decide quasi più su nulla, tutto viene deciso dai potentati economici e finanziari, per cui questo impegno sull’acqua è un impegno per salvare davvero i processi democratici e la democrazia. E anche il futuro del pianeta.
Adesso stiamo attendendo la risposta della Corte di Cassazione sulla validità delle firme del referendum. Questo dovrebbe avvenire verso il 15 ottobre e poi
new york times - financial times
Il post Berlusconi Il declino di Berlusconi, prosegue l'analisi del NYT, è quello dell'unica figura capace di mettere insieme le varie anime del centrodestra italiano, che gode ancora della maggioranza dei consensi, anche perché nel centrosinistra la continua frantumazione non trova vie di uscita. Il fallimento di Berlusconi, dunque, è prima di tutto "personale". Il premier "si è alienato anche i suoi alleati politici più stretti". La sua permanenza a Palazzo Chigi "ha estenuato l'italia, indebolito il confronto pubblico, indebolito lo stato di diritto". Classe politica screditata e ora ci vorrà chi ripara i danni "Tutti i politici italiani hanno una parte di colpa per il paese, per questo caos. Ma il signor Berlusconi è stato colui che ha promesso di migliorare le cose. Invece, le aggrava. Per ora, rimane in carica. Un prolungamento al governo che non è la risposta appropriata. L'Italia ha bisogno di un nuovo governo coraggioso e credibile per riparare i danni dell'era Berlusconi".
Avvinghiato Per il Financial Times Berlusconi deve avere delle "unghie resistenti" se, nonostante "la violenza nelle strade di Roma e le risse in Parlamento", è ancora "aggrappato al potere". Insomma, è il ragionamento del FT, Berlusconi ha portato a casa la classica vittoria di Pirro, perchè non ha più l'ampia maggioranza di inizio legislatura alla Camera "e molti suoi ex alleati sono oggi all'opposizione". Fallimentari Anche FT quando volge lo sguardo all'opposizione trova motivi di scoramento: "La loro incapacità di trarre vantaggio dalle difficoltà (di Belrusconi, ndr.) serve solo a sottolineare la loro personale confusione. Nonostante le pressioni, Gianfranco Fini, presidente della Camera ed alleato di Berlusconi ora diventato suo nemico, ha visto quattro dei voti proprio gruppo spesi per salvare il governo. Fini affronta ora anche richieste di sue dimissioni da presidente della Camera".
Chi perde davvero "Ma il più grande perdente, come spesso accade durante questa guida-farsa di Berlusconi, è l'Italia. La violenza che ha accompagnato voto martedì è stata la peggiore dal 1970. Proprio come il danni, però, il voto prolungherà la paralisi politica. La settima potenza economica più grande del mondo ha bisogno di riforme. Un giovane su quattro è disoccupato, la crescita è debole e anemica; il debito pubblico ha toccato i 1.800 miliardi di euro. Berlusconi ha dimostrato al di là di ogni dubbio che egli è incapace di affrontare queste sfide. La tragedia in Italia è non è emerso nessuno più capace per scacciarlo". [fonte: http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=148396]
scuola d'italiano per immigrati
gavettone
L'altra sera mentre io e la mia ragazza camminavamo in piazza Sanità abbiamo rivisto il barbone che qualche settimana fa è stato portato al centro la Tenda da un volontario del quartiere. Dorme al coperto finalmente, ma continua a stare per strada. Mentre ci avviciniamo notiamo un ragazzo che si è staccato da un gruppo con in mano un secchio d'acqua, si accosta e rovescia addosso al barbone l'intero secchio. Ci siamo avvicinati ulteriormente per aiutare il povero malcapitato che cercava di rialzarsi, stordito ed infreddolito.
Mentre l'aiutavo a rialzarsi la mia ragazza ha applaudito ironicamente il ragazzo, si è rivolta verso il gruppetto cercando di sapere il perché di quell'atto stupido. Si sono avvicinati tre o quattro di loro che, un po' arrabbiati, ci hanno spiegato che il barbone stava pisciando per terra davanti ai bambini. Così abbiamo cercato di discutere: "quest'uomo sta male, ha problemi psichici, ha problemi fisici, ha un arto inferiore bloccato, insomma, è abbastanza sofferente". Quel secchio d'acqua ha contribuito a fargli ulteriormente del male.
Siamo rimasti a discutere un bel po', particolarmente con uno di loro che ha cercato di capire le nostre proteste, dispiacendosi, indignandosi un po', anche se qull'atto osceno giustifica la violenza subita. La "normalità" a volte contrasta le urgenze, le immediatezze, le emergenze. In quel momento l'uomo zozzoso prende il sopravvento sul l'uomo sofferente, quando si toccano le norme morali si diventa super, si legittima la coerenza, ci si trasforma in paladini pronti a giustiziare per il bene umano.
A terra c'era un uomo che aveva uno sguardo stralunato, impaurito, dolorante. A terra c'era un uomo povero, indisposto, ingenuo, ubriacone. A terra c'era una persona qualunque che ha commesso un atto osceno in un luogo pubblico. Le auto parcheggiate in terza e quarta fila, i motorini che camminano sopra i marciapiedi, il senso vietato fatto costantemente da chi transita, i rumori assordanti, i disabili che non possono circolare... tutto questo non è osceno, è la normalità. [+blogger]
artigiani e non
occupiamo il museo totò
Oggi forse capiamo il perché l’arte e la cultura non hanno più voglia di essere paragonati, questo governo ha pensato ben oltre il disonore della storia. Un’altra azione dimostrativa forte e civile da parte della gente del rione, un’altra manifestazione contro la non curanza della nostra amministrazione, altra forma di consenso popolare che ridarebbe dignità al comico più famoso del mondo, al luogo più artistico di Napoli e al rione più “disobbediente” di tutta la città. [+blogger]
tutti
Se tutti gli uomini che lavorano chiedessero di essere pagati di più. Se tutti gli uomini imparassero una lingua straniera. Se tutti gli uomini spiegassero ai loro figli come funziona il loro corpo. Se tutti gli uomini insegnassero ai figli come si stira una camicia. Se tutti gli uomini imparassero a usare il computer. Se tutti gli uomini aiutassero gli altri uomini. Se tutti gli uomini si organizzassero. Se tutti gli uomini facessero sentire la loro voce. Se tutti gli uomini sapessero la debolezza che hanno. [+blogger]
Trasposizione dell’articolo di giovanni de mauro, internazionale.it, pubblicato su questo blog il giorno 29/11/2010
chi non ha scarpe
L'altra sera, mentre camminavo per via sanità, mi sono ritrovato nel bel mezzo di un corteo di disoccupati organizzati, erano circa 500 persone. Urlavano, inneggiavano slogan, nell'insieme tutto rimbombava, esultava. I passi veloci, le braccia alzate, il rumore delle scarpe, il megafono, gli urli, i canti. Ero nel bel mezzo, al centro dei cori e della protesta, ero anche io un senza lavoro.
Quelle urla mi avevano "affatturato", mi scolpivano dentro qualcosa, mi esultavano, mi facevano dimenticare, mi tiravano, mi riempivano. Come quando allo stadio gli ultras ti lasciano cantare, ballare, saltare, esplodere nell'immediato. Era favoloso, l'euforia rimaneva dentro, ti trasportava, ti ribolliva il sangue.
Immagino se tutti insieme pacificamente, fischiando, ballonzolando, esultando avessimo "seriamente" la possibilità di unirci per difendere i nostri diritti. Chi ha il potere ha una paura bestiale dei cori, delle manifestazioni, ha una paura quasi spasmodica dell'insieme, degli uomini che si organizzano per fare, per difendere, per salvare.
Il tutto che ti avvolge è magico, l'insieme non ha paura, non ha timori, non ha padroni. L'insieme non si lascia condizionare, non accetta compromessi, non ha regole sprezzanti, non ha scarpe. "Chi non ha scarpe non ha ragione mai. Chi non ha scarpe non ha padroni, rispondo io". Cantata da Fiorella Mannoia. [+blogger]
tutte
la propria vergogna
Quando una persona fa del male in modo evidente e continuo si assume la responsabilità derivante da quell’atto, l’evidenza non può essere negata. Un ladro se viene beccato a rubare va in galera, un manigoldo verrà punito, un truffatore anche. Un tempo c’erano le punizioni corporali oggi, invece, è diverso anche se le punizioni si differenziano per grado e quantità. Insomma, gli atti evidenti hanno la loro storia, bella o brutta che sia, essi potranno essere spiegati e rappresentati. Se uno si vergogna di quell’atto potrà sempre riscattarsi, comprenderlo, evidenziarlo. Quando c’è un giudizio evidente, bello o brutto che sia, le conseguenze possono essere spiegate. Quello che invece è deplorevole, schifoso, infimo, spregevole, è negare la propria vergogna. [+blogger]
"Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili". [Bertolt Brecht]
è scomparso il clochard?
leggilibrosanità
caro lucio...
Caro Lucio abbiamo “fallito”, tu portandogli un giubbotto e qualcosa di caldo, io riprendendolo con la telecamera e denunciando la miseria. Mi dispiace ma è così! Il fallimento nostro è il fallimento della povertà, della solidarietà, dell’amore, della pietas. Noi adesso abbiamo pietà di quet’uomo... ieri sera faceva molto freddo, e mentre tornavo a casa, al caldo, non ho avuto la forza di portarlo con me. Neanche tu l’hai fatto caro Lucio, neanche il prete se lo porta nel suo lussuosissimo bed e breakfast. Noi proviamo pietà, domani la pietà finisce; noi dovremmo provare amore, come si prova per un figlio, una madre, per se stessi; e invece proviamo pietà, ci dispiace, ci indigniamo, gli compriamo qualcosa. Quest’uomo sta per morire, mentre noi proviamo pietà! [+blogger]
dieta di carne
i cittadini dei miracoli
Al Ministro dell’Interno Roberto Maroni, Al Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, All’Assessore della Pubblica Istruzione del Comune di Napoli Gioia M.Rispoli, Al Presidente della Municipalità Stella San Carlo all’Arena Alfonso Principe, All’ Assessore della pubblica istruzione Massimo Rippa, Al Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, Al Rettore Dirigente del convitto Vitto Emanuele e preside dell’Educandati Femminile Vincenzo Racioppi
Egregio Ministro dell’Interno Roberto Maroni, quelli che Vi scrivono sono i cittadini dei Miracoli, per la seguente motivazione: vorremmo sapere perché ogni cinque, sei anni c’è il cambiamento del parroco della nostra chiesa, quando questi chiede qualche spazio in più per i bambini e i ragazzi del quartiere Stella San Carlo all’Arena Napoli. Lo spazio viene richiesto da una parte dell’Educandati Femminile di piazza Miracoli scuola che è decollata fino ad ora solo per metà. Dato che questa scuola ha ancora molti spazi liberi, ci chiediamo, perché non dare uno spazio anche alla Chiesa per l’oratorio, dove si incontrerebbero e farebbero attività i ragazzi del quartiere gratuitamente. La domanda che Vi facciamo è la seguente: qual è il problema? C’è il guadagno per qualcuno che già adesso vi adopera dentro? Ci sono problemi burocratici? Noi vorremmo una spiegazione da qualcuno, siamo ormai stufi di tutto e di tutti. In attesa che qualcuno ci faccia il favore di risponderci rivolgiamo i nostri distinti saluti. [I cittadini dei Miracoli, via]
veleno dalla lombardia
L'ITALIA non ha la pena capitale, ma potrebbe presto contribuire attivamente a uccidere condannati a morte, a dispetto delle nostre leggi, dei comandamenti cristiani, della morale cattolica. Un'azienda farmaceutica con base vicino a Milano, la Hospira Spa è stata incaricata di produrre Sodium Thiopental. Si tratta dell'anestetico utilizzato per le esecuzioni con iniezione letale negli Stati Uniti. Da gennaio la società milanese, sussidiaria di una multinazionale americana, dovrebbe esportare la sostanza negli Usa, che ne sono rimasti a corto e non possono più giustiziare nessuno con questo metodo, usato in 35 Stati su cinquanta, finché non riceveranno nuove dosi. A scoprire questa "Italian connection" è stata Reprieve, l'organizzazione umanitaria britannica che si batte contro la pena capitale e la tortura in tutto il pianeta, e che ha anticipato a Repubblica l'appello inoltrato questa settimana all'azienda milanese.
L'iniezione letale è un micidiale cocktail di tre sostanze, una delle quali è un anestetico dalle caratteristiche particolari, il Sodium Thiopental appunto, che dovrebbe garantire di uccidere i condannati "con gentilezza". La Hospira Usa, l'unica compagnia americana che produceva questo farmaco, qualche mese fa ne ha interrotto la produzione per problemi nel suo stabilimento negli Stati Uniti. Ben presto, i penitenziari dei 35 stati che compiono le esecuzioni con tale sistema sono rimasti senza anestetico. A quel punto hanno disperatamente cominciato a cercarlo altrove.
Lo stato dell'Arizona, per esempio, il mese scorso se ne è procurato un quantitativo prodotto da un'altra azienda farmaceutica in Gran Bretagna, ma la Corte Suprema dell'Arizona ha temporaneamente bloccato un'esecuzione, non avendo garanzie che il farmaco inglese avesse le stesse qualità di quello prodotto in America, ovvero permettesse una morte "senza atroci sofferenze". La condanna in questione è stata poi ugualmente eseguita, uccidendo Jeffrey Landrigan, nonostante i dubbi sull'anestetico e nonostante il giudice che lo aveva riconosciuto colpevole si fosse dichiarato pronto a un ripensamento di fronte a nuovi elementi sulle circostanze del delitto di cui era imputato.
Ma nel frattempo Reprieve (il nome significa "sospendere", riferito alla pena di morte, tra i patroni dell'associazione figurano personalità come lo scrittore Alan Bennett, l'attrice Julie Christie, l'architetto Richard Rogers)) ha fatto causa alla ditta britannica, come ha scritto il Guardian, chiedendo che venisse vietata la vendita del farmaco negli Usa in base a una legge europea (EU Council Regulation 1236/2005) che definisce illegale l'esportazione di prodotti "utilizzabili per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani". A quel punto, pur di mandare avanti lo stesso la fabbrica della morte, lo stato dell'Oklahoma ha proposto di usare un anestetico usato comunemente dai veterinari per addormentare gli animali. Serviva però una soluzione più a lungo termine. E così Reprieve è venuta a sapere che Hospira ha affidato alla propria sussidiaria italiana, la Hospira Spa di Liscate, in provincia di Milano, la produzione di Sodium Thiopental da destinare ai penitenziari americani, almeno fino a quando la produzione non riprenderà negli Stati Uniti.
"Non solo, abbiamo scoperto che la fabbrica milanese è stata già usata in passato per questo scopo", dice a Repubblica l'avvocato Clive Stafford Smith, direttore di Reprieve, uno dei difensori dei diritti umani più famosi del mondo, autore di decine di mozioni contro la pena di morte e la tortura, dalle carceri degli Usa fino ai detenuti di Guantanamo. "Ora ci sono due modi per bloccare questa iniziativa. Il primo, il più semplice, è una decisione volontaria di Hospira Spa di fermare la produzione del farmaco o di impedire che venga esportato negli Usa per le iniezioni letali. Il secondo è che il governo italiano emetta un bando all'esportazione di questo anestetico". Livia Firth, ambasciatrice di Reprieve per l'Italia, ha scritto ieri una lettera a Francesco Colantuoni, amministratore delegato di Hospira Spa, per chiedergli un incontro: "Siamo sicuri che non vorreste facilitare le esecuzioni, e soprattutto non in Italia, ove la lotta contro la pena di morte è particolarmente forte", afferma la lettera. "La vostra ditta può evitare lo scandalo di essere direttamente coinvolta nella pratica barbarica della pena di morte". [Enrico Franceschini – Fonte: La Repubblica.it]