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partire dagli ultimi
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un musical alla sanità
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RECENSIONE
L’atmosfera è suggestiva, incantevole, coinvolgente, retta da un chiostro seicentesco che al pari di una bellezza sfigurata e trafitta dal ponte della Sanità, rimane pur sempre bellezza da rispettare e ammirare per le sue qualità artistiche e storiche. Uno spettacolo ballato a ritmi di musica popolare e rivoluzionaria, melodie e canti mercantili che incitano il sopruso, bieco, abietto, umiliante… ma l’incitazione è anche per un amore fatto di gelosia e di candore, di rimpianti e di tradimenti, di risate altisonanti e urla che disprezzano la rassegnazione. E’ la vice regina, interpretata dalla bravissima Annalisa Corporente, ad intessere la ragnatela del tradimento, del disprezzo, della villania al cospetto di una donna del popolo (la moglie di Masaniello) che immagina la sua vita nell’amore e nei sentimenti. Strano a dirlo, nella società odierna ancora troppo maschilista, il Masaniello di Pirozzi vede alcune donne protagoniste e pronte alla rivoluzione, donne che gridano per difendersi ma anche per piangere i loro morti e la loro sfortuna. Signore, Donne, ragazze ballano ininterrottamente (il corpo di ballo è stato coordianto dalla competenza di Pamela Carrano e Dora Lanzini), facendo sentire la loro presenza, le loro voci, la loro indignazione.
Masaniello (Carmine Parisi) invoca le sue paure e la sua ambizione, canta la modernità, la ribellione, la delusione; Masaniello invoca l’ambizione fino alla morte; e nell’ultima scena invoca la morte nella liberazione. Sostenuto dagli amici che poi gli si rivolteranno contro, interpreta e convince Alessandro Coccorese nei panni di Marco Vitale, uomo che condividerà la stessa sorte di Masaniello.
Nel musical, di questi bravi attori, tutti hanno rappresentato con destrezza e disarmato la platea come dei veri professionisti (eccetto qualcuno che realmente professionista è). C’è qualcosa che bisogna scardinare dall’usuale definizione stereotipata? Certo! Cosa aspettarsi da un quartiere che per molti “bravi” cronisti è chiuso nella sua Cultura della Povertà e/o nella sua poca organizzazione? Certamente non un Masaniello diretto ed interpretato in questo modo; ci si aspetterebbe invece una ballata da Vacanze di Natale, oppure un Masaniello Rambo con poesie e racconti neomelodici.
Il Masaniello interpretato nel rione sanità è invece un Masaniello che guarda la storia, la precorre in lungo e in largo cercando di non sbagliare battuta o movimento. E’ un Masaniello pescivendolo, ma anche falegname, guantaio, operaio… E’ un Masaniello che immagina una “rivoluzione” nel quartiere, che immagina di essere considerato, di essere ascoltato e di non essere espropriato. Il Masaniello della compagnia teatrale “Sotto ‘O Ponte” è il Masaniello di un passato che non si ripete e di quella storia che non è voluta essere presente né è stata riconosciuta. Questa storia quindi che non ha avuto ambizioni né onori, ritorna attuale sottoforma di assonanza “biblica”, sottoforma di metafora o allegoria che rispecchia nell’immediato l’immaginario di una cultura ibrida tradita dalla sua ingenuità e presunzione. In conclusione di può dire che il Masaniello della Sanità è un Masaniello universale. [+Blogger]
giù il portone del sanfelice
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Ringrazio chi ha denunciato sul blog e parto da questo messaggio che è stato lasciato da un Anonimo, (invito a contattarmi se lo desidera), per iniziare a scrivere quello che già più volte ribadito: se il rione lo hanno abbandonato noi non abbiamo nessuna intenzione di farlo! E’ un problema di Napoli la sua arte? E’ un problema dell’istituzioni difenderla? E’ un problema di tutti rispettare e far rispettare? No! In effetti, a noi della vallata Sanità, ci tacciano di anarchia. Ebbene: se anarchia significa protestare per la riapertura di un’arteria importante e molto caratteristica come via Scudillo; se anarchia significa riaprire il parco San Gennaro dei Poveri, chiuso chi sa perché; se anarchia significa opporsi all’ennesimo supermercato (ex-cinema Felix); se anarchia significa sentirsi male vedendo un portone settecentesco buttato a terra non si sa da chi e senza il minimo interesse (istituzioni comprese), allora vuol dire che se evitassimo di "rispettare certe leggi" alcune di queste realtà potranno forse vedere una luce nuova, vivida, come vivida è la nostra indignazione. Ci sono politici che nel rione si danno battaglia durante le elezioni con le loro promesse e le loro raccomandazioni. Perché Mario Giuda (AN) non si batte per il palazzo Sanfelice? Perché Ciro Varriale (FI) non affronta la questione Cimitero delle Fontanelle? (che deve essere restituito al quartiere). Perché chi non ce la fatta a vincere le elezioni (come Davide Alfano candidatosi al comune con Udeur), che sbandierava promesse e impegno per “salvare” il rione sanità, non si fa sentire stracciando la sua missione civilizzatrice? Il presidente della Municipalità ha sì incominciato a dialogare con i cittadini ma per adesso solo a senso unico. Un certo Assessore, Giorgio Nugnes, nel rione ha preso un sacco di voti; e, non ultima, l’Assessore Angela Cortese che venne pure a ringraziare il quartiere per averla sostenuta. Soprattutto quest’ultimi sono diventati ectoplasmi.
Per fortuna c’è qualcuno che si fa sentire anche se non eletto e non candidato. Allora andiamo fino in fondo. Un piccolo processo rivoluzionario sta avvenendo nel rione, trattasi di un moto spontaneo che vede centinaia di persone del quartiere riappropriarsi sia degli spazi pubblici (come il parco san Gennaro) sia nel difendere le proprie convinzioni e certezze, come la raccolta differenziata che puntualmente molti si differenziano mentre altri (NU) scaricano in modo indiscriminato nello stesso (adesso si chiama) termovalorizzatore. Sono mesi che diciamo: la raccolta porta a porta!
Oggi il portone del palazzo Sanfelice è l’ennesimo oltraggio a chi, come molti, crede nel quartiere e non vuole lasciarlo. Dei tre palazzi settecenteschi solo uno, diversi anni fa, è stata restaurato (quello detto del fascio). Gli altri due di via sanità non sono mai stati presi in considerazione. Il rione sanità ha arte da vendere ma sembra che non voglio neanche rubarsela, basta il contentino di chi ha interessi personali e truffaldini. L’architetto Sanfelice è la storia e l’arte del quartiere, ma evidentemente la responsabilità è sempre degli altri. [+Blogger]
la cultura sotto i piedi
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l'ascensore...
Sono più di 3 mesi che uno dei due ascensori del ponte della sanità non funziona. È già da diverse settimane che è stata fatta richiesta per ripararla. Ma, cosa strana, voci di popolo ci hanno riferito che i tecnici hanno detto che per ripararla c'è bisogno di chiudere anche l'altra, bloccando i pedoni che, da corso Amedeo di Savoia scendono a piazza sanità (non ci dimentichiamo che a pochi metri c'è l'ospedale san Gennaro) e viceversa.
Quando fu tempo di ristrutturare gli ascensori, perché obsoleti, l'amministrazione ci impiegò circa 3 anni. Dopodichè i soliti politicacci di turno si attribuirono un auto-elogio con fogli di carta che svolazzavano per tutto il quartiere con su scritto: "E' una grande vittoria!, grazie alla sezione del partito ... siamo riusciti a far riparare gli ascensori del ponte della sanità". In realtà non si erano resi conto della figura che fecero, ossia di merda: se un chicchessia (partito compreso) si attribuisce un merito che normalmente merito non è, in quanto il cambio delle cabine e la manutanzione ordianria era (ed è) prevista per legge, e visto anche che i termini di ristrutturazione erano inferiori rispetto al tempo realmente impiegato, i buontemponi non capirono che gli elogi attribuitosi arbitrariamente erano avvalorati dalla massima napoletana: si spute n'cielo n'faccia te torna!!! [+Blogger]
Quando fu tempo di ristrutturare gli ascensori, perché obsoleti, l'amministrazione ci impiegò circa 3 anni. Dopodichè i soliti politicacci di turno si attribuirono un auto-elogio con fogli di carta che svolazzavano per tutto il quartiere con su scritto: "E' una grande vittoria!, grazie alla sezione del partito ... siamo riusciti a far riparare gli ascensori del ponte della sanità". In realtà non si erano resi conto della figura che fecero, ossia di merda: se un chicchessia (partito compreso) si attribuisce un merito che normalmente merito non è, in quanto il cambio delle cabine e la manutanzione ordianria era (ed è) prevista per legge, e visto anche che i termini di ristrutturazione erano inferiori rispetto al tempo realmente impiegato, i buontemponi non capirono che gli elogi attribuitosi arbitrariamente erano avvalorati dalla massima napoletana: si spute n'cielo n'faccia te torna!!! [+Blogger]