san gennaro balla

Chiusura definitiva o riconversione? Ormai da anni assistiamo ad affermazioni e smentite sulla fine o sulla sua riutilizzazione: l’ospedale popolare, come l’abbiamo battezzato, è al centro di una disputa tra vertici aziendali e  politici, a scapito della gente e del buon senso. Gli articoli giornalistici contraddittori non ci aiutano né ci chiariscono le idee.
Oggi per caso mi trovavo nell’ufficio prenotazioni (CUP) della struttura, per una colonscopia bisogna aspettare il nuovo anno. Ormai molte persone non si curano, l’ospedale san Gennaro è l’unico del centro storico che chiuderà definitivamente.

È stato fatto un piano di riconversione da parte dei lavoratori, delle proposte di riqualificazione ma sembra che fino ad ora nessuna risposta è stata data, soltanto due righe sul piano ospedaliero regionale.  Le persone esigono una riscontro immediato sul futuro della struttura.  Mi chiedo: ma questa benedetta responsabilità di chi è?  

La morte sui social

Una nuova forma di elaborazione del lutto sostituisce in parte il lamento rituale e la tristezza individuale. Una condizione di "benessere" e condivisione che trasporta il caro estinto nel mondo dei morti. Faccine tristi, che lacrimano, che piangono ininterrottamente, un segno di preghiera, una poesia, una foto, scritte con "ciao mamma, ciao papà, caro zio, caro amico...". 

Una condizione esistenziale scandisce l'ultimo rito di passaggio, la forma prende un nuovo corpo immateriale, l'effetto è quello di lenire il dolore rimandandolo a pezzetti nel cyberspace. Lo scandalo della morte condivisa nell'etere, che attraversa confini inimmaginabili, così come il pensiero, è forma ancestrale che unisce la sorte, che si adopera per definirla, per resisterla, per vincerla.

Una forma di dolore collettivo che lenisce all'aumentare dello spazio. La solidarietà placa il dispiacere, da sempre essa rende gli uomini più forti e la vita meno dura. Dio si manifesta alle persone, prima attraverso la condivisione affettiva, oggi anche con la condivisione digitale. La vita liquida è permanente, è vita reale, è gruppo di scambio nella buona e nella cattiva sorte.

Internet è la nostra vita, ci rende più forti e forse meno soli. In realtà si può anche affermare il contrario, che la visibilità, proprio perché liquida, è inesistente. Un fatto è certo. Ogni forma di comunicazione scandisce una rottura, una forma di concretizzazione che legittima e unisce, proprio per questo essa è collante sociale per l'esistenza. Che sia un bene o un male questo dipende dalle circostanze, che sia indispensabile è una verità. [+blogger]

libero chi legge

"Io non potevo correre né giocare,
Quand'ero ragazzo...
Eppure giaccio qui
Bandito da un segreto che solo Mary conosce:
C'è un giardino di acacie...
Là, in quel pomeriggio di giugno
Al fianco di Mary
Mentre la baciavo con l'anima sulle labbra,
L'anima d'improvviso mi sfuggì". [francis turner]

È l'inizio del libro di Fernanda Pivano da titolo " libero chi legge". Così come questa poesia ha fascinato la scrittrice, lo stesso effetto si è materializzato nella mia mente... pensando al rione Sanità. Lei spiega brevemente autori come John Irving, Walt Whitman, Edith Wharton, Truman Capote e molti altri, così io mi immagino la gente del quartiere, quelli che l'indifferenza non la stimano. Libertà della morale, libertà sensuale, libertà della violenza, sono i tre capitoli che introducono gli scrittori. Morale, sesso e violenza appartengono un po' a tutti, ma quando c'è anche l'indifferenza la vita diventa insopportabile. Non  si sopporta una vita senza amore così come non si sopporta una vita fatta di violenza.

Il rione Sanità sbilancia per capacità e assurdità, un po' come gli scrittori della beat generation. Parli con un ubriaco e ti spaventi, parli con un disoccupato e t'innamori. Sono le storie di vita che aggiungono libertà alla comprensione e chi non lo capisce è solo un illuso. La violenza fa schifo, non sei il solo a comprenderla. Prima la gente che cambia è trasforma, poi le parole. È l'inizio di una nuova era? Chi si scandalizza forse fa bene se a governare è la vecchia economia. Un cesso. Dentro tutto l'amaro di una pietà che ha dimenticato l'incanto. Vita e fascino, amore casto e pornografico, libero chi legge. [+blogger]


breve resoconto olimpiadi

NUOVA RUBRICA DI SPORT SOCIALE

Bolt vince la terza Olimpiade consecutiva dei duecento m., impresa mai prima riuscita, con 19.78, indurendosi un po' nel finale, davanti al canadese De Grasse ed al francese Lemaitre, primo bianco, poi ancora due europei neri, Gemily e l'olandese delle Antille, Martina. Forse Bolt voleva fare un tempo migliore, ma teniamo conto che domenica Bolt farà 30 anni, che rispetto ad otto anni fa a Pechino ci sono anni e soprattutto infortuni in più, che la pista era stata bagnata dalla pioggia scatenatasi poco prima. In otto anni, da Pechino a Londra a Rio, ripassando per Pechino mondiale 2011, si chiude un ciclo mai visto prima in atletica. La Russia batte a sorpresa ai supplementari le norvegesi bicampionesse olimpiche della pallamano 38 37 ai supplementari e va in finale contro le francesi. Delusione nel volley femminile in parte compensata nell'handball, mentre nel decathlon, dietro lo statunitense Eaton, vanno a medaglia un francese ed un canadese, inoltre nella gara ci sono significativi avanzamenti da parte di movimenti emergenti, come l'Africa, di cui l'algerino Bourada stabilisce il record continentale, Brasile con record nazionale di Araujo, ed anche la piccola isola caraibica di Grenada, con due atleti in gara ed il record nazionale migliorato. Nel giavellotto ancora revival jugoslavo, con oro alla croata Kolak, che si migliora al quarto lancio e col suo personale mette dietro la sudafricana Villoen, che si allena nel paradiso dei lanci nell'altro emisfero, dove tutti si allenano durante il freddo europeo, poi Spotakova, ceca allieva del campionissimo Zelexny, poi un'ottima giovane polacca, Andreiczyk, e la Campionessa europea di Brest, città nella storia atletica bielorussa, la Kholovaskaya. Nei 400 hs, tra i maschi vince l'Usa, naturalizzato, di Trinidad, Stewart, tra le donne Delilah Muhammad, anch'essa Musulmana, davanti alla danese Petersen ed alla connazionale Spencer. Una canadese vince l'oro in una categoria intermedia di peso della lotta libera, davanti ad una kazaka Breme la canadese, se non sbaglio. Tra Cina ed Olanda, con queste ultime in vantaggio al terzo set, si stanno giocando il passaggio alla finale di volley contro la Serbia. [nicola vetrano]


Viviamo in democrazy

Viviamo in democrazy. La democrazia schizofrenica. Dove contraddizioni ipertrofiche ottengono un ampio diritto di cittadinanza. Dove si coltiva l’illusione di poter fermare persone in fuga con le nostre avarizie di popoli sazi e saturi (magari costruendo muri negli stessi paesi di partenza) e, allo stesso tempo, si forniscono i lanciafiamme a quei “pompieri incendiari” – pensiamo solo a Qatar e Arabia Saudita – che innescano o aggravano i conflitti nelle terre da cui scappano milioni di persone.
Se il carattere proprio dell’età che stiamo vivendo non fosse l’opacità, ci apparirebbe chiara come l’acqua cristallina di Lampedusa la profonda saldatura che lega i barconi carichi di disperati alle navi cariche di missili, vendute a chi alimenta guerre. E se la memoria, appunto, non fosse labile e avariata dovremmo ricordare come il potere che piange, ipocritamente, quando il Mediterraneo si trasforma in tomba liquida, è lo stesso che stappa le bottiglie al nuovo contratto militare miliardario sottoscritto con nazioni a rischio.
L’ultimo esempio si è avuto il 16 febbraio scorso, con la firma dell’accordo fra Italia e Qatar per l’allestimento della loro nuova flotta navale militare. Un contratto da 5 miliardi di euro, di cui 3,8 miliardi a Fincantieri, per la costruzione di quattro grandi corvette, due pattugliatori minori, equipaggiate con i più moderni sistemi elettronici e di armamento; e 1,1 miliardi a MBDA Italia per i sistemi missilistici antiaerei e antinave. L’entusiasta ministra della difesa, Roberta Pinotti, l’ha definito «il più importante contratto mai firmato dall’Italia con un paese straniero per quanto riguarda la parte navale». Non solo. Ma per la ministra quell’accordo dimostra «come si muove bene il “sistema Italia”». Governo e aziende del settore hanno lo stesso obiettivo.
Un affare, quello con il Qatar, che segue di pochi mesi i contratti firmati da Finmeccanica-Leonardo con il Kuwait per la fornitura di 28 velivoli Thyphoon del consorzio europeo Eurofighter: valore 7-8 miliardi di euro, metà dei quali arriverà nelle casse italiane. Per l’amministratore della multinazionale tricolore, Mauro Moretti, «il più grande successo commerciale del gruppo».
E la conferma che l’Italia sta espandendo la sua collaborazione militare e industriale con importanti paesi del Golfo arriva anche dall’annuale relazione della presidenza del consiglio sull’export armiero: tra i primi dieci paesi a cui vendiamo materiale bellico troviamo, come nel 2014, gli Emirati arabi uniti (304 milioni di euro) e l’Arabia Saudita (258 milioni).
Paesi del Golfo, quelli citati, che guidano la coalizione arabo-africana in conflitto nel vicino Yemen. E il Qatar, nonostante stia cercando in questi mesi di ricalibrare la sua politica regionale, riposizionandosi accanto all’Arabia Saudita, per anni ha contribuito ad accendere la rivalità intra-sunnita nell’area nordafricana-mediorientale, sostenendo conflitti in Siria, Egitto, Libia. Nazioni da cui fuggono milioni di persone, con la speranza di arrivare sulle coste europee.
Ancora oggi il regime egiziano di al-Sisi attribuisce a Doha il ruolo di sponsor dei Fratelli musulmani; ruolo che giustifica una brutale azione repressiva nei confronti dei suoi cittadini, soprattutto se giornalisti, come nel caso dei dipendenti dell’emittente televisiva qatarina, Al Jazeera. E sebbene l’Egitto si riveli sempre più un potere autocratico e intollerante, l’Europa continua ad arricchire il suo arsenale. Il Cairo acquisterà entro il 2020, grazie a finanziamenti sauditi, 7 navi da guerra, un satellite militare e 24 caccia Rafaele: tutti sistemi d’arma francesi.
Parigi si muove in proprio. Roma e Berlino la seguono. Ciò rivela che le decisioni comuni di Bruxelles sul tema migrazione (vedi articolo sul migration compact a pag. 36) sono solo una risposta militare-umanitaria, figlia di una logica di minaccia-compassione. In realtà, c’è un vuoto che nessuno vuole coprire. Lo disse già 17 anni fa James Orbinski, di Medici senza Frontiere, nel suo discorso d’accettazione del premio Nobel: «L’umanitarismo è la reazione dei cittadini al fallimento della politica». Anche per Filippo Grandi, neo Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, sul tema delle grandi migrazioni «la risposta umanitaria è insufficiente. C’è bisogno di leadership e di azione politica». Ma è coerente un’azione politica che propone di selezionare persone mentre scappano da case che vanno a fuoco, con la vendita di lanciafiamme a signori che incendiano quelle case?
La risposta, purtroppo, rischia di essere monotona: noi veneriamo i diritti umani, fondamento della nostra civiltà, a meno che non interferiscano con le nostre convenienze.
Buone vacanze. Di riposo. Senza, tuttavia, lasciare troppo in ammollo la mente. Perché questa, come ci ricordava Einstein, è come un paracadute: funziona solo quando è aperta. [fonte nigrizia.it]

la gori mi chiede 200€

La società che gestisce l'acqua in molti paesi vesuviani mi chiede 200 euro di multa e, se non provvedo, ci sono gravi conseguenze per me e per la mia famiglia. La GORI S.p.a. si permette il lusso di non pagare alla regione Campania 100 milionidieuro, cifra che avrebbe dovuto pagare già nel 2013. L’avvocato che mi ha contattato mi ha detto: “lo sa che le possiamo staccare l’acqua”?, e io gli ho risposto: “vero”?! Oggi (2-6-2016), su la repubblica c’è scritto a riguardo della Gori S.p.a. che si indaga su le manutenzioni degli impiantie i costi di depurazione. Un danno erarialeipotizzato di ben 500 milioni di euro…Eppure nel 2009, quindi tra il 2005 e il 2013, scattarono aumenti tariffari proprio per consentire al gestore diinvestire nella rete e ridurre le perdite…


Pazzesco. Ragioniamo per assurdo. Se al referendum del 2011 avesse vinto il no, oggi l’acqua costerebbe quanto ce la fanno pagare, una cifra maggiorata di costi di gestione inesistenti. Oggi io pago per bere e per far bere mia figlia di tre anni, un costo quadruplicato; e per un ammanco che non mi spiegano, dopo diverse segnalazioni e mail certificate che ho inviato, mi sento dire che "mi riducono la fornitura idrica". Questo giochetto di una società per metà pubblica e per metà privata ha permesso di raggirare un referendum sacrosanto con oltre il novanta per cento di voti a favore per l’acqua pubblica. La soluzione?, più facile di quella che sembra: non pagare. E' il modo più efficace per delegittimarla. [+blogger]   

diritti dei rom calpestati

In questi mesi abbiamo assistito, nell’area metropolitana di Napoli, a una serie di azioni contro il popolo rom che sollevano gravi interrogativi. Le comunità rom(si tratta di sei-settemila persone, di cui in buona parte bambini!), sparse in decine e decine di campi, sono costrette a vivere in situazioni degradate e degradanti. Questi campi sono vere e proprie baraccopoli, che non hanno nulla da invidiare a quelle del Sud del mondo.
Come missionario e come prete, che ha dedicato la propria vita agli impoveriti e agli emarginati, non potevo non scegliere di battermi anche per i rom, perché oggi sono loro i più emarginati e disprezzati. Lo faccio tutto questo insieme con il Comitato Campano con i rom, che da anni si batte per i loro diritti. Siamo rimasti scioccati all’inizio dell’anno dalle affermazioni del nuovo governatore della Campania, V. De Luca, di sgomberare tutti i campi rom della regione. A queste affermazioni del governatore sono seguite una serie di ordinanze della Procura di Napoli che esigono la chiusura di vari campi rom.

Lo scorso aprile scatta la prima ordinanza contro il campo rom di Torre del Greco, una piccola realtà di 60-70 persone  con ‘minori ben inseriti a livello scolastico. Nonostante le nostre proteste,i rom con i loro bambini, furono caricati dal Comune su un pulmino e spediti in Romania. Poco dopo, la Procura di Napoli ordina, giustamente, lo sgombero del campo S. Maria del Pozzo, perché quel luogo è tossico (ex-Resit). Difatti il comune di Giugliano aveva posto in quel luogo tossico i rom solo per alcuni mesi, in previsione di una soluzione finale. Invece vi sono rimasti parecchi anni con gravi conseguenze sanitarie. Su ingiunzione della Procura, il Comune è stato costretto a trovare temporaneamente un pezzo di terreno molto malmesso, ove ha collocato i trecento rom. Nonostante le promesse di sistemare e disinfettare il luogo e di portarvi i bagni, il Comune non ha fatto nulla! Ma soprattutto non ha ancora iniziato i lavori di sistemazione dell’eco-villaggio che dovrà ospitare i rom. Raramente nella mia vita ho visto un gruppo umano essere così maltrattato come i rom di Giugliano, soprattutto i bambini, tutti nati a Giugliano.

Nello stesso periodo, la Procura ha spiccato l’ordine di chiusura del Campo rom di Via S. Erasmo alle Brecce (Gianturco) nel cuore di Napoli. Un campo che ospita oltre 1.300 persone in condizioni degradanti. Il Campo doveva eseere evacuato entro maggio, ma poi abbiamo fatto pressioni sulla Procura perché fosse dato più tempo per una soluzione. Ora abbiamo paura che durante il mese di agosto si arrivi allo sgombero forzato. Il Comune di Napoli sta preparando un’alternativa che potrà però ospitare solo trecento persone. E gli altri mille dove andranno? E giorni fa è arrivato l’ordine del Tribunale di sgombero anche per altri due campi, quello di S. Maria del Riposo(Barra) e quello di via Virginia Wolf (Ponticelli). Due campi che ospitano 600-700 persone. Lo sgombero deve avvenire entro il 5 settembre. Tutto questo senza offrire un’alternativa abitativa. Dove andranno centinaia di persone, soprattutto bambini? A rendere più incandescente il clima, già torrido, è stato l’incendio (sembra doloso) del Campo rom di Afragola. Dove andranno ora 120 persone di quel campo? La situazione sta diventando sempre più insostenibile per il popolo rom dell’area metropolitana. Siamo di fronte a grosse violazioni di diritti umani.

Per questo come Comitato con i rom chiediamo:
un’alternativa adeguata a eventuali sgomberi dei campi;
inclusione  sociale abitativa , come chiede la UE;
un incontro urgente con il Sindaco di Napoli;
un incontro urgente con il Presidente della Regione, V. De Luca.


Chiediamo a tutte le associazioni e comitati che operano per i rom di darci una mano in questo momento così difficile per i nostri fratelli e sorelle rom. [alex zanotelli]

san gennaro, parco popolare

Ho letto le linee programmatiche dell’attuale presidente della nostra municipalità. Condivisibili o meno, (pareri personali), c’è un punto da chiarire se non è stato già fatto. Intendo spiegare una frase che se estrapolata dal suo contenuto ha una forte accezione “negativa”. Ritengo inoltre necessario farlo perché la comunicazione, in qualsiasi modo essa venga fatta, ha la pretesa di essere esaustiva: l’italiano è una lingua che si presta a molte spiegazioni, anche se la sua sintassi e grammatica sono inequivocabili. I giornalisti e i politici ne sanno qualcosa. Ho letto dal documento di Ivo Poggiani che “Un esempio su tutti: il Parco San Gennaro. Attualmente versa in condizioni di forti criticità…”. Naturalmente c’è tutta una spiegazione di come utilizzarlo e di come le istituzioni possano collaborare con i cittadini per la sua gestione. 

Se per criticità s’intende “abbandono”, allora mi chiedo perché non sono stati citati anche il parco di piazza Cavour, quello del Poggio ai Colli Aminei e soprattutto quello delle Fontanelle? D’altronde il parco san Gennaro non è per niente abbandonato visto che i giochi sono stati ripristinati, c’è un campetto di erba sintetica, c’è una buona illuminazione e gli alberi e le piante sono tenuti abbastanza bene. Il parco san Gennaro è uno dei primi, se non il primo, esempio in Italia di riappropriazione della cosa pubblica da parte dei cittadini che, nel 2008, l’hanno aperto, pulito, gestito, organizzato. In seguito si è formato un comitato che ha continuamente dialogato con il Comune. (Un’altra cosa estremamente importante: il parco non è municipale ma comunale). Questi esempi, grazie ad una forte sinergia tra popolazione e istituzioni, si sono basati sul confronto e sulla diversità di opinioni creando un nuovo modo di “dialogare”, un modo differente che è stato oggetto di un documentario sul quartiere Sanità dal titolo “I Moti Spontanei” (guarda una parte del film su YouTube o sulla WebTv del blog). 

Ancora adesso semplici cittadini si riuniscono per contribuire alla manutenzione del parco, la Rete Sanità ha seguito, e continua a farlo, le fasi della gestione con proposte e iniziative; una su tutte, il carnevale che si organizza ogni anno e che si conclude proprio nel verde di piazza san Gennaro. Quello che diversi anni fa è stato fatto nel rione con il parco è stato poi ripetuto con l’occupazione e la riapertura dell’ossario delle Fontanelle. In questi casi non si è mai presentato un chicchessia che ha rivendicato la paternità “dell’operazione”. Credo che solo in questo modo si può agire per innescare un circuito virtuoso. Non esiste un eroe che prende per mano le persone e le conduce per la diritta via. [+blogger / mauro migliazza]