partita e osservazioni

Ieri al campetto del Seminario A. Ascalesi di Capodimonte si è svolta la prima partita del torneo interculturale organizzato dalla scuola di italiano Samb e Diop, che si è svolta tra le squadre di Africa 1 e 2 composte dai ragazzi in maggioranza africani che frequentano la scuola al Centro Missionario in via dei Tribunali. La partita è stata giocata con vero spirito agonistico, molti di quei ragazzi, arrivati a Lampedusa come tanti altri su un barcone di fortuna erano già buoni giocatori nei loro paesi, come Agostino, nigeriano, fuggito dal suo paese dopo che alcuni membri della mafia locale gli avevano bruciato la sua officina meccanica. Ha giocato a buon livello nella squadra nella sua città, Benin City e ha segnato molte delle reti che hanno permesso alla sua squadra, in pettorina gialla di vincere per 10-3. Altro personaggio è un allenatore sudanese, mister Baker, che ha anche giocato alcuni minuti dando il cambio a giocatori più stanchi e che, per la sua mole, muoveva abbastanza agilmente. 

Quando siamo saliti sul pulman nel viaggio di andata, ci sono stati due episodi spiacevoli: due signore napoletane molto "benpensanti" quando hanno visto quei ragazzi neri come l'ebano salire sul pulman, subito hanno associato straniero uguale ladro, magari neanche se lo immaginano lontanamente l'inferno che hanno passato per arrivare da noi, e quello che passano quotidianamente per avere un minimo di sopravvivenza col rischio di essere espulsi dalla sera alla mattina. 

Il secondo episodio, e questo l'ho sentito bene perchè ero abbastanza vicino, è stato quando sul pulman sono saliti alcuni giovanotti che avevano tutta l'aria di essere dei bulletti abituali, ma forse mi sbaglio, che hanno preso in giro gli africani con i soliti sfottò. Le due signore sono in qualche modo giustificate dal momento che appartengono ad una generazione non abituata a vedere persone di colore diverso, a parte, forse, i soldati neri americani, ma è sulle nuove generazioni che bisogna fare prevenzione, poichè è ormai una realtà saremo sempre di più un paese di immigrazione e, nonostante lo spread e la crisi economica, dobbiamo sforzarci di vivere insieme e cercare di creare opportunità e cittadinanza per tutti e per fare ciò due mezzi sono indispensabili: conoscere la lingua del paese ospitante, e, perchè no, anche lo sport, il calcio in particolare che, quando è libero da soldi e interessi, ma è puro divertimento, è un mezzo formidabile di aggregazione. 

Stiamo cercando per l'Ozanam di mettere su una squadra di srilankesi e una italiana in occasione delle prossime partite. Diamo quindi un calcio ai pregiudizi in nome dello sport e della solidarietà umana e perchè no, cristiana! [vincenzo minei]

africa contro africa










il manifesto nel rione

"Alias", il supplemento settimanale de "Il Manifesto" ha dedicato una pagina intera alla scuola d'immigrati Samb e Diop di piazzetta san Severo ospitata nel centro Ozanam. In particolare l'articolo parla del torneo di cacio che inizia oggi (campetto del seminario arcivescovile di Capodimonte, ore 16): si sfidano due squadre africane allenata da un ex allenatore del Sudan, mentre il prossimo sabato giocano la "nazionale" del Srilanka e una squadra del rione sanità.

 

ieri a genova

Perché mio padre ha lavorato 40 anni senza avere la liquidazione e una corretta pensione, mentre Bossi dopo aver rubato e con pochi mesi di lavoro, come consigliere alla regione Lombardia, percepisce un fine rapporto di euro 40mila? Ma perché ve la prendete con i tifosi del genova che hanno protestato contro l’ennesima sconfitta senza fare nessun tipo di violenza, se non quella, forse, ma dico forse, di tipo psicologica? Ma non è violenza fatta ai tifosi quello di vendersi le partite? Non è violenza quella fatta da un certo signor Moggi che continua a girare per tutte le televisioni nazionali? Ma non è violenza fatta a un lavoratore quello di non riconoscergli i suoi diritti?

Tutti i giornalisti ieri si sono indignati per l’atteggiamento dei tifosi liguri, in verità non li ho mai sentiti sbraitare contro le truffe fatte dai giocatori e da chi scommette per avarizia; non ho mai sentito indignarsi per il fatto che i calciatori di serie A, in un solo anno, riescono a guadagnare l’equivalente di 100anni di lavoro di un operaio. Ma non si vive fino a 100 anni, mentre usare sotterfugi per stillare, alla faccia del tifoso che immagina di “sognare Beckham”, bhè, quello poi non è degno di nota; come non è degno chi ha sgobbato per tutta la vita ed è morto con un cancro, chi è stato licenziato per giustificato motivo e di grave malattia; sì, non è degno di nota riconoscere i sacrifici dei lavoratori e le urla dei tifosi.

Chi viscidamente compra la gioia, la paura, la sincerità e la forza degli altri, ha riconoscimenti sostanziali, così come Renzo spera che la nostra democrazia sia ancora più clemente… “infondo è solo un ragazzo”. È stato ragazzo anche mio padre e il povero giocatore del Livorno. Ma la cronaca è una cosa, la verità invece è un’altra, e dove essa si posiziona a noi non è tenuto sapere. Quello che interessa è che ieri si è avuta una pagina vergognosa di calcio, tutti i giocatori del Genova si sono tolti la maglietta e l’hanno consegnata ai tifosi! Violenza, violenza... qualcuno ha gridato: attentato! [+blogger]         

siamo solo noi

Siamo solo noi ad essere camorristi, mentre mezzo consiglio regionale lombardo è agli arresti. Siamo solo noi ad essere malavitosi mentre chi vanta il fazzoletto verde ruba tramite bancomat del partito. E siamo sempre e solo noi ad essere nullafacenti mentre Formigoni cena con 2.600 euro offerti gentilmente per grazia ricevuta. Per “Benvenuti al nord o altrove”, il sud ha rovinato l’Italia, mentre la guardia di finanza sceglie Cortina, Courmayeur, Milano, Sanremo scovando milioni e milioni di euro evasi e portati all’estero.

“La regione con il più alto numero di reati è la Liguria con 1.797 infrazioni, pari al 25,2% di quelli accertati nelle regioni del Nord, con 2.641 persone denunciate e 337 sequestri. Al secondo posto c’è la Lombardia (1.606 infrazioni), seguita da Emilia Romagna (1.078), Piemonte (1.037), Veneto (903), Trentino Alto Adige (407), Friuli Venezia Giulia (278) e Valle D’Aosta (33). Tra le province del Nord la più colpita è Imperia (453 reati), segue Genova (401), Savona (398) e Sondrio (398)”. (fonte: Legambiente)

Sempre nel rapporto di Legambiente si legge che “La Liguria è la prima regione per numero d’illeciti, seguono Lombardia ed Emilia Romagna“. Allora è vero che siamo noi sudisti ad essere meridionali, ma le accuse di cui sopra sono troppo stupide se fatte in modo generale. E’ vero che il leghismo ha menomato gli intelletti, è vero che la “Dolce Vita” ha stemperato le paure, è vero che i partiti hanno creato una nuova forma di sdemocrazia.
Adesso cosa posso dire? Lascio la domanda in sospeso. Per il resto Eraclido disse: Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti. [+blogger]     

quartieresanita.org

Presentati alla III Municipalità e protocollati nell'ambito del progetto "Cartoniadi": il TUTTOGRATIS (che trovate nel blog postato precedentemente in forma integrale), e la bozza di cui sotto, in riferimento all'ambiente e alla riuso dei materiali, raccogliendo e differenziando. 

Il quartieresanita.org intende realizzare una pubblicità progresso per l’educazione all'ambiente e ai materiali di “scarto”, gli ingombranti e la raccolta differenziata. Filmato girato con attori e gente della rione che interagiscono per un intervento più razionale e più “pulito”; una corretta informazione, un modo preciso di smaltire, una diretta costatazione dell’inquinamento e della malattie infettive e respiratorie.

Con l’aiuto e i consigli dei tecnici dell’Asia di Napoli e di medici specializzati. Una informazione continua e costante che entri in tutte le case e i “computer” della gente del rione e se possibile anche di Napoli. Il corto di qualche minuto sarà regalato attraverso un download gratuito, via internet e/o passaggio via usb ecc ecc.Come già nella nostra attività di volontaria abbiamo e stiamo tutt’ora realizzando. La Schifezza - Rito diPassaggio 

è morto san gennaro

Il super commissario Scoppa ha cacciato Mario Iervolino direttore dell’Ospedale  san Gennaro. Nientedimeno  si è permesso di mandare una nota, alla direzione generale dell’ASL, in cui elenca tutte le problematiche inerenti alla struttura: il trasferimento degli operatori, l’accorpamento dei reparti, la non sostituzione degli operatori che vanno in pensione, gli ascensori che non funzionano, la chiusura dei reparti, un pronto soccorso inesistente, una fornitura per la rianimazione mai messa in opera

Eh sì, è giusto, quando uno protesta per carenze e inefficienza non ha poi molto da obbiettare quando viene rimosso. Il super commissario quanto è costato al mese? E cosa è stato fatto realmente? Sono stati chiusi moltissimi pronto soccorsi con la differenza che i pochi rimasti a Napoli scoppiano e sbagliano anche le diagnosi. Non è colpa loro naturalmente se ogni 5 secondi arriva un malato. Però noi stiamo pagando una persona che deve gestire l’emergenza. Per contro quest’ultimo ha aumentato la mole di lavoro di chi già affoga nel disastro e viceversa invece, come il CTO di Napoli che tra medici, infermieri e inservienti se la sbattono e se la ridono alla faccia dei colleghi del Cardarelli.

Anche il Loreto Mare non se la cava molto bene e il cosiddetto Ospedale del Mare vedrà la luce forse nell’aldilà. Giochi della vita e della morte, il destino non possiamo prevederlo, se una cade e abortisce non è colpa di nessuno. San Gennaro protettore questa volta non ha squagliato il sangue! [+blogger]   

torneo interculturale di calcio

Organizzato dalla scuola di Italiano per immigrati "Samb e Diop" il primo Torneo Interculturale di calcio a Napoli. Due squadre africane, una squadra dello SriLanka e una squadra di napoletani della Sanità si affronteranno a partire dal 14 aprile (la data è stata spostata al 28 aprile 2012), alle ore 16 presso il campo di calcio del Seminario Arcivescovile di Capodimonte.


La scuola di Italiano per immigrati "Samb e Diop" con sede in Napoli alla via Fuori Porta S.Gennaro.n.10, opera in città  in due territori che, al di là dei vecchi stereotipi, rappresentano il cuore accogliente di Napoli: il quartiere Sanità, ad altissima incidenza di immigrati dello Sri Lanka, costituenti la più numerosa comunità di Napoli, e la zona della stazione di Piazza Garibaldi, ad altissima incidenza di immigrati Africani. Alla Sanità la scuola ha trovato  sede operativa presso l’Istituto Ozanam in piazza S.Severo a Capodimonte. L’altra sede è  in via Tribunali presso il Centro Missionario,recentemente adattato a scuola immigrati. Si tratta, in questo ultimo caso, di persone di vari paesi africani provenienti per lo più da Lampedusa, dove sono giunti per sfuggire alle guerre e alla fame delle loro terre . 

Gli insegnanti concepiscono la stessa scuola non solo come momento di trasmissione di conoscenza  della lingua, ma anche come occasione di incontro tra gli studenti, di promozione delle loro abilità in senso generale e di costruzione di un clima di rispetto e accoglienza favorevole all'autonarrazione.

Per questo, dialogano con gli studenti in modo vivo e organizzano feste e lezioni all'aperto, in giro per la città (oltretutto, anche attraverso la visita a monumenti e strade della città  si può presentare  in modo diverso la cultura e la lingua italiana). In uno di questi momenti è emerso che uno studente è stato allenatore della nazionale di calcio del Sudan e da qui è nata l'idea di organizzare il Primo Torneo Interculturale di calcio, che ha trovato pronta e decisiva accoglienza presso il Seminario Arcivescovile di Capodimonte.

È solo un primo passo, ma assai indicativo di quanto Napoli sia pronta a diventare un laboratorio di trasformazione interculturale, nella prospettiva dell’accoglienza e della pace.

america's cup, a pochi chilometri...


Donald

NAPOLI - Lo si poteva incontrare quasi sempre, da anni, passeggiando per le strade del centro storico di Napoli. A Spaccanapoli, piazza del Gesù, piazza San Domenico, piazzetta Nilo, non c’era angolo in cui non lo si notasse col suo finto becco da uccello, i suoi campanellini appesi al collo, la sua barba lunga, la sua veste da “santone” e un bastone che dava l’idea un totem indiano. D’ora in poi, però, non sarà più così: Donald, uno dei personaggi on the road più conosciuti del cuore antico della città, si è spento dopo una lunga malattia all’ospedale Pellegrini. La notizia del suo decesso ha fatto il giro di facebook, dove tantissimi amici e fan sono intervenuti per lasciare un ricordo o per esprimere il loro cordoglio. “Lo ricorderò sempre quando andava in giro con la cornetta di un telefono giocattolo - scrive qualcuno - col filo infilato in tasca, e diceva di poter chiamare Dio con quella”. “Un pezzo di storia che se ne va. Come mi dispiace, riusciva sempre a farti sorridere. Era magico, quest'è certo, e la sua memoria rimarrà”, scrive qualcun altro. Saltimbanco, attore, improvvisatore di strada: questo e altro era l’enigmatico Donald, un “eroe dei nostri tempi”, come lo ha definito il regista Alessandro Abate, che a lui ha dedicato un documentario. “Era un uomo libero, che ci ha fatto capire che si può vivere anche in un altro modo”.

DALLA SCOZIA AL RESTO D’EUROPA - Ma chi era Donald? Di lui sappiamo che nasce in Scozia nel 1950 e uscito dall’istituto cattolico dove aveva trascorso tutta l’adolescenza, dopo un breve rapporto con la famiglia, decide di lasciare casa e di andare a lavorare: finisce a fare il vaccaro in un paesino del nord del suo Paese. Intanto sulle note dei Beatles e dei Rolling Stone, provenienti da radio Carolina, l’emittente pirata che illegalmente trasmetteva da una nave fuori dalle acque territoriali inglesi, i giovani si stavano preparando ai giorni della contestazione. Il movimento contro la guerra avrebbe portato di lì a poco milioni di persone nelle piazze di tutto il mondo. Sull’entusiasmo di quegli anni Donald decide di lasciare i pascoli e andare in giro per il mondo, inizia a vivere fra Londra e Amsterdam, trascorre otto mesi in carcere nella Spagna franchista per un battibecco animato con un componente della guardia civil, mette al mondo una figlia con una donna olandese e poi inizia a girovagare per l’Europa. 

A NAPOLI IL “MUSEO DEL SOMARO” - In Italia ci arriva negli anni ’80. Dopo una breve sosta toscana, Donald arriva a Napoli. Non è un clochard qualsiasi, ha sì problemi d’alcol, ma non è alla deriva esistenziale come i suoi compagni di strada e va ad abitare in una casa in rovina sulla pedamentina di San Martino, offertagli da Peppe Morra, dove fonderà il “Museo del somaro”, una sorta di comune artistica per senza fissa dimora”. A Napoli, fin da subito, Donald ha un altro rapporto con i luoghi che abita e con la gente che incontra per strada: si rivela artista, comunicatore; il suo vero dono è riuscire ad instaurare rapporti con chiunque. Attraverso travestimenti continui rompe gli schemi comunicativi, abbatte le barriere difensive, entra in comunicazione con la parte più giocosa delle persone, ma non dimentica di farli pensare. Donald - come spiegano i suoi amici - era infatti convinto che l’arte entrando in contatto con la parte creativa di ognuno, potesse aiutare l’umanità a riscattarsi dalla propria miseria esistenziale. 

UN “BARBONE DIVERSO” - Il suo pensiero sul barbonaggio è diverso: non vuole chiedere l’elemosina, è un rapporto paritario di dare e avere, i suoi interventi sulla realtà sono una sorta di situazionismo positivo. I suoi “personaggi” sembravano venire dal mondo delle fiabe; le sue provocazioni di cartone, sonagli, nastri colorati lo rendevano una sorta di sciamano a cui è dato vedere lontano (non a caso una delle sue maschere più fedeli ha un lungo cannocchiale finto attraverso il quale meravigliato guarda l’orizzonte). In questi giorni la libreria Perditempo di via San Pietro a Majella e di piazza Dante sta organizzando una raccolta fondi per far cremare le sue spoglie. Occorrono circa tremila euro. In molti già hanno promesso un’offerta. [Marco Perillo - Fonte]

così parlò bellavista

“Caro architetto, che vi debbo dire, il problema del 157bis di via Duomo è storia vecchia, la conoscono tutti”. Così Luciano De Crescenzo posizionava la camorra con o senza il pacemaker, con o senza la malasorte e/o lo schifo. Il pizzo bisognava pagarlo e, in assenza di esso, la protezione poteva essere scoperta previo avviso e timbro di garanzia. Oggi andare a perdere tempo per i negozi lascia il tempo che trova… è da poveracci chiedere 100/200 euro.

Eppure la Camorra è stata d’esempio per tutta una generazione, nulla è sfuggito ai suoi insegnamenti e alle sue prese di posizione. Il primo degli esempi è la paura, la paura soprattutto della povera gente, di chi non vuole immischiarsi, di chi sente che la vita è più importante del denaro. Un altro degli esempi negativi è quello dell’omertà, che ha radice più remote.

Chi più di tutti hanno vinto la paura sono stati i partiti politici. Non hanno mai disdegnato di affermare la loro estraneità ai fatti, lanciando epiteti, giustiziando con forbite frasi uomini e clan. Eppure oggi la lega dovrebbe chiamarsi Legorra così come la vecchia democrazia cristiana demoangheta. (Niente di più facile di smettere di fumare, lo faccio venti volte al giorno! Twain.)

Secondo l’Unicef in Italia l’1,8% dei bambini vive sotto la soglia di povertà. Il giornale francese “Le Monde” dice che i bambini napoletani continuamente abbandonano la scuola per andare a lavorare a 50euro alla settimana. Radio24 annuncia che bisogna riprendersi i lavori manuali come l’idraulico, l’imbianchino, la domestica, il lavavetri. Per certo tutti ci condannano, oggi Bossi per paura, ieri Pomicino per omertà. La differenza sostanziale purtroppo è che tra il bene e il male si sceglie sempre il bene. [+blogger].         

la grande abbuffata


81.988.268

A febbraio sono state registrate 81.988.268 ore di cassa integrazione, un aumento del 49 per cento rispetto a gennaio e del 16 per cento rispetto allo stesso mese del 2011. È un segnale della gravità della situazione occupazionale in Italia. La riforma del lavoro proposta dal governo rischia di peggiorare la situazione. 

I lavoratori precari costeranno di più in termini di contributi ma, in assenza di un salario minimo, il maggiore carico contributivo può ricadere sul dipendente sotto forma di salario più basso. Anche le norme sull’entrata nel mercato introducono pochi miglioramenti. Il contratto di apprendistato si applica solo ai giovani fino a 29 anni, mentre più del 50 per cento dei lavoratori precari ha almeno 35 anni. Manca anche il gradualismo nelle tutele: il loro aumento con l’anzianità incoraggerebbe i datori di lavoro a offrire da subito contratti a tempo indeterminato e a investire nella formazione dei dipendenti. 

La riforma dell’articolo 18 apre un nuovo fronte tra licenziamenti economici individuali e licenziamenti disciplinari. Questi ultimi offriranno un maggiore compenso e la possibilità di reintegro, ma la distinzione tra i due è molto labile. L’ultima parola spetterà ai giudici. Tutto questo rende l’esito dei licenziamenti ancora più incerto. Infine, non si estende la copertura degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari e a progetto, né c’è il riordino degli strumenti esistenti. 

Questa riforma affronta i principali problemi del mercato del lavoro italiano, ma siamo alla solita formula gattopardesca: cambiare tutto perché nulla cambi. [tito boeri, fonte: internazionale 942]

juve napoli

Ieri la partita più attesa dei napoletani, una vittoria e un terzo posto assicurato. Invece la nostra squadra non solo ha giocato male ma ha anche perso in modo indecoroso. Quagliarella ha segnato senza esultare, mentre al san Paolo quel 71 risuona ancora nella sua memoria. Ieri allo stadio c’era anche mio cognato ed un suo amico partiti per tifare contro il Napoli. Due Juventini doc che si sono “scontrati” con la busta dell’immondizia esposta da un tifoso bianconero (napoletani siete monnezza).

Poppella, uno dei tifosi più tifosi della nostra generazione, un maradoniano superlativo, uno che nella sua bottega ha decine di poster di giocatori del Napoli, ieri mi ha guardato sconsolato: “con una prestazione così… cosa posso dire?”. Il calcio italiano ha la forza di estromettere ogni convinzione, i tifosi fanno paura con le loro proteste, anche se nessuno li legittima, tutti fanno finta di non vedere. Come ogni verità: se l’affermi non esiste più… così ancora il buon Pasolini insegna.

Gli stadi possono diventare veicolo di proteste legittimate. Un po’ di tempo fa ho conosciuto un veneto fan del Napoli ed un Sampdoriano, in trasferta per l’Italia, che tifa intellettualmente bene. Sembra che tra nord e sud i tifosi si odiano, e se gli interisti hanno schifato la strage di cani in Ucraina, così nella curva dello stadio partenopeo si è gridato contro la guerra e le stragi delle bombe a grappolo.

Se due napoletani che amano la loro città e tifano Juve riescono ad andare allo stadio, condividere le emozioni di un 3 a 0 e farsi buttare in faccia, si fa per dire, la spazzatura da uno stupido torinese(?), se un triveneto simpatizza per Lavezzi, Cavani e Cannavaro, se un tifoso, ma dico vero tifoso della Samp, espone a Pescara un cartello su scritto “io stimo Zeman”, allora forse questo modo di protestare, di gioire, di fraternizzare e sfottere, è un modo del tutto nuovo per riappropriarsi delle scelte, della libertà, della consapevolezza, e della franchezza.

Rimango esterrefatto perché il Napoli non ha tirato quasi mai in porta, non ha mai impensierito veramente Buffon, la mia è una giusta riflessione, come mi ha confermato Salvatore (Poppella) di via Sanità, io non posso recriminare, né indignarmi, la mia è una consapevolezza che va al di là del tifo… e forse anche di quell’imbecille del 71. [+blogger]