un sì per il sole

La tragedia nucleare di Fukushima in Giappone sta obbligando anche i più convinti nuclearisti del calibro di Rubbia a riflettere. Un ripensamento che, purtroppo, nasce da una tragedia! Se non ci fosse stato il disastro nucleare giapponese, il nostro paese non avrebbe forse accettato il rilancio del nucleare proposto dal governo Berlusconi? Ma quand’è che noi italiani ci accorgeremo che sono i potentati economico-finanziari a decidere e non i politici? Il No al nucleare civile nasce da precise ragioni maturate in questo trentennio. La prima ragione è proprio quella derivante da ‘incidenti’ agli impianti nucleari (avarie, terremoti, tsunami,o per attacchi terroristici).

Dal primo incidente nucleare avvenuto proprio negli USA a Three Mile Island (Pensylvania) nel 1979, alla tragedia di Chernobyl (1986) fino al disastro nucleare di Fukushima (2011). Solo ora conosciamo quanto sia stato devastante Chernobyl per la salute di centinaia di migliaia di persone. Un rapporto dei Verdi a Bruxelles asserisce che sono morti per cancro dai trenta ai sessanta mila. Solo fra qualche anno, sapremo il disastro provocato dall’incidente nucleare di Fukushima: quello che vi è avvenuto è talmente devastante da far riflettere l’intera umanità. Appare quindi chiaro che il problema fondamentale è la sicurezza dei reattori atomici. E’chiaro che i nuovi modelli di “terza e di quarta generazione” sono più sicuri di quelli degli anni ’60 e ’70. Ma quanto sicuri sono anche questi? “Nessun reattore al mondo è completamente sicuro - dice l’esperto americano Jim Rice - e l’errore umano è sempre possibile!” Come si può pensare di piazzare reattori atomici in terra italiana così sismica?

E non solo: c’è il problema del costo che rende proibitivo il nucleare. Gli USA in questi 40 anni hanno costruito 103 impianti atomici spendendo somme astronomiche: si tratta di oltre 700 miliardi di dollari! Quasi 100 miliardi di dollari sborsati dal governo federale. E tutto questo per produrre solo il 10% dell’energia necessaria agli USA. I costi per il nucleare italiano sono altrettanto incredibili: il governo Berlusconi ha deciso di costruirne 4 sul modello Epr francese, che costeranno circa 7 miliardi di euro ognuno - si tratta di ben 28 miliardi di euro. Ma oltre ai rischi e ai costi, c’è l’irrisolto problema delle scorie nucleari che rimangono radioattive fino a 200.000 anni. Negli USA le scorie sono accatastate attorno ai siti nucleari. Il tentativo di seppellirle a Yucca Montain, nel Nevada, è costato 16 miliardi di dollari, è fallito sia per ragioni politiche che geologiche. E’ questo il problema non risolto del nucleare civile. “In Italia il problema delle scorie nucleari ci costa 400 milioni di euro l’anno,” afferma il fisico A. Baracca. Altra importante ragione è lo stretto legame che c’è tra il nucleare civile e quello militare (ecco perché gli USA si oppongono al nucleare civile in Iran!).

A tutto questo dobbiamo aggiungere altre tre grosse obiezioni all’energia nucleare: la scarsità di uranio, le enormi quantità di acqua necessaria al funzionamento del reattore e la produzione di anidride carbonica da queste centrali. Sappiamo che le risorse di uranio sono molto limitate. Alla velocità con cui lo estraiamo dalla terra ne avremmo per una trentina di anni (senza parlare poi di quanto sia pericolosa l’estrazione dell’uranio per la salute dei minatori!) Altrettanto importante è l’enorme quantità di acqua necessaria per produrre l’energia nucleare! Questo in un momento in cui, proprio per il surriscaldamento del pianeta, avremo sempre meno acqua a disposizione”. Lasciando da parte il processo di fissione che avviene nel nocciolo dei reattori che è a emissione zero - così afferma il fisico G. Ferrari - tutte le altre fasi del ciclo nucleare, l’estrazione dei residui e lo smantellamento delle centrali producono CO2 (anidride carbonica) e gas serra in abbondanza". E quindi appare chiaro che l’energia nucleare non è una soluzione per i cambiamenti climatici, come continuano a sostenere i pro-nuclearisti, ma è invece : “una cinica scommessa da parte dell’industria nucleare globale - lo afferma Irene Kock del Nuclear Awareness Project - per salvare se stessa”.

La conclusione di tutto questo la fa proprio il fisico A. Baracca:” La critica più radicale che prima di ogni altro, muovo ai programmi di rilancio del nucleare, è alimentare ancora l’illusione che sia possibile continuare a consumare così tanta energia e continuare a crescere. Il pianeta non sarà in grado di reggere ritmi di crescita e di consumo di questo genere, anche se riusciamo ad arrestare tutte le emissioni di CO2.” Dobbiamo rivedere il nostro stile di vita e ridurre i nostri consumi energetici. Cambiare modello di sviluppo non è più un optional, ma una necessità. Diventa quindi fondamentale il risparmio energetico. E poi dobbiamo puntare sulle fonti rinnovabili (sole, vento, mare) gestite non dalle multinazionali, ma dalle comunità locali, dai comuni, dalle province…E’ incredibile che il 3 marzo 2011 il governo Berlusconi abbia tagliato gli incentivi alle rinnovabili!E’ fondamentale il decentramento in questo campo. E’ questa la strada per recuperare la vera democrazia.

Ci auguriamo che il referendum sul nucleare apra la possibilità di un dibattito serio anche su questo problema fondamentale dell’energia .Senza farci trarre in inganno dalla decisione del governo Berlusconi che chiede “un’opportuna moratoria di almeno un anno così da pervenire a decisioni ponderate e serene e non condizionate dall’emotività del momento”. Opposta l’indicazione della cancelliere A.Merkel :”Prima ne usciamo dal nucleare e meglio sarà!” Anche in campo ecclesiale italiano non si è ancora riflettuto seriamente sugli aspetti etici e morali del problema. Prendiamo esempio dalla conferenza episcopale tedesca che per bocca del suo presidente Robert Zollitscsh, ha dichiarato: "L’energia atomica non è l’energia del futuro". Tutti a votare il 12-13 giugno: 2 SI’ contro la privatizzazione dell’acqua e i1 SI’ contro l’energia nucleare. [alex zanotelli]

come spiegarlo?

Il tempo che stiamo vivendo è un momento particolarmente difficile. Le rivolte nel Nordafrica con le migliaia di disperati che invadono Lampedusa e la tragedia nucleare di Fukushima, dovrebbero essere per noi mondo ricco alcuni moniti che non possiamo più ignorare. Giustamente il nostro governo ha chiesto all'Europa di aiutare l'Italia a farsi carico dei profughi, che nel frattempo sono aumentati in maniera sproporzionata e sono in condizioni igienico-sanitarie spaventose, come ricordato anche dal ministro della salute Ferruccio Fazio. La popolazione lampedusana intanto è esasperata e minaccia rivolte. Il rischio è purtroppo quello che si scateni una guerra tra poveri.

Sabato a Che tempo che fa, la trasmissione di Fazio (Fabio) su Raitrè è stato ospite il capogruppo del PDL Maurizio Gasparri. Secondo lui bisogna distinguere i profughi dai clandestini, e a proposito ci sarebbe una teoria infallibile: “i profughi scappano dalla guerra, mentre i clandestini no, quindi bisogna rimpatriarli”. Peccato che non si scappi solo dalle guerre, ma anche dalla fame, dalla mancanza di libertà, ecc. I rifugiati, non hanno sorte migliore, perché nella migliore delle ipotesi questi saranno deportati nei famigerati CPT (Centri di Permanenza Temporanea) che non sono centri di accoglienza ma veri e propri lager.

Sempre a Che tempo che fa, ma domenica è stato ospite il professor Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale nonché uno dei teorici più irriducibili del ritorno del nucleare italiano. Dal punto di vista medico, come si può affermare che il nucleare è sicuro? Ammettendo che queste fantomatiche centrali di quarta o quinta generazione si facciano, è del tutto improbabile che non producano scorie oltretutto data la natura altamente sismica del nostro territorio, è proprio il caso di tentare una simile avventura?

E come si spiega il fatto che una metà del mondo abbia già rinunciato al nucleare in favore di fonti energetiche più sicure (il sole, il mare, il vento la stessa terra), un'altra metà stia pensando seriamente ad una revisione mentre da noi già stanno individuando i siti per le nuove centrali in totale disprezzo del referendum dell'87 che ha detto un NO chiaro al nucleare? Mi dispiace per Veronesi che pure ha fatto tanto bene con la sua lotta ai tumori e le battaglie sul fine vita! Speriamo che segua l'esempio di Rubbia che pure sta ripensando le sue posizioni. [vincenzo minei]

radiosà vive con meno


Domani 29-03-2011 ore 21,30 - Argomento: Energia. RadioSa non si lava, non ha acqua calda, e vuole sapere come fare per produrre nuova energia. Nucleare si nucleare no. Solare si solare no. Italia si Italia no. Anche asciugarsi le mani con l'asciugamani significa sprecare, significa consumare energia, meglio se le mani le sventoliamo... un po' di geloni, ma chi se ne frega.

RadioSa parla di energia, anche di quella energia che ci da la forza di fare le cose volontariamente. Se si scassa lo scarico del lavandino, non lo aggiustate, prendete un secchio e metteteglielo sotto. L'acqua che si accumula usatela per il cesso. RadioSa 'a radio e chi nun c'à fa!

class action

Un'azione collettiva (negli Stati Uniti d'America conosciuta come class action), è un'azione legale condotta da uno o più soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti super partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe. Gli altri soggetti della medesima possono chiedere di non avvantaggiarsi dell'azione altrui (esperendone una propria) esercitando l'opt-out right, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale altrui che avviene sulla base del modello rappresentativo.

Con l'azione collettiva si possono anche esercitare pretese risarcitorie, ad esempio nei casi di illecito plurioffensivo, ma lo strumento oltre alle funzioni di deterrenza realizza anche vantaggi di economia processuale e di riduzione della spesa pubblica.

L'azione collettiva è il modo migliore con cui i cittadini possono essere tutelati e risarciti dai torti delle aziende e delle multinazionali, in quanto la relativa sentenzafavorevole avrà poi effetto o potrà essere fatta valere da tutti i soggetti che si trovino nell'identica situazione dell'attore.
La particolarità del modello statunitense di tutela dei consumatori si incentra soprattutto su due aspetti: la possibilità di ricorrere ad una azione collettiva a fini risarcitori e quella di ottenere i cosiddetti danni punitivi. È un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio ed abbia ottenuto riconoscimento delle proprie pretese a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti che non si siano attivati. L'azione collettiva nasce dall'esigenza di consentire, per ragioni di giustizia, di economia processuale e di certezza del diritto, a chi si trovi in una determinata situazione di beneficiare dei rimedi che altri, avendo agito in giudizio ed essendo risultati vittoriosi, possono esercitare nei confronti del convenuto.

L'azione collettiva deve conciliarsi col diritto di difesa del singolo cittadino. Nel diritto statunitense il ricorrente deve essere informato del suo diritto di non aderire all'azione collettiva in tutte le fasi del procedimento, dall'avvio alla sentenza. Qualora il risarcimento risultasse penalizzante, il ricorrente conserva il diritto di rifiutare e intraprendere un'azione individuale.
Diversamente, la class action potrebbe essere strumentalizzata da ricorrenti che, promuovendo l'azione per primi in accordo alla controparte, accettano risarcimenti o transazioni di minimo importo, vincolanti anche per gli altri ricorrenti.
Nella legislazione italiana, una volta che è stata promossa l'azione collettiva, analogo procedimento non può essere promosso da altri soggetti in nessuna sede giurisdizionale. Dopo un esito negativo, non è possibile l'avvio di un'analoga causa collettiva, fatto salvo il diritto di appello dei ricorrenti, singolarmente o proseguendo la class action. [fonte: wikipedia.org]

In Italia è entrata in vigore con l’articolo 140bis, ma sembra che non funzioni molto bene nel nostro paese.

assuntina...

Assuntina, l'attrice, è venuta a trovarmi in ambulatorio, questa mattina. Ci siamo conosciuti quarant'anni fa, al mio ingresso, in questo quartiere. Totò l'aveva messa in un'inquadratura della piazza Sanità, pochi secondi di primo piano. Ma data la sua bellezza di guagliona, l'appellativo di attrice, le era rimasto negli anni seguenti. Vivi ancora dal 2005 in albergo, possibile?, le chiedo. Nella primavera di quell'anno, un solaio di un palazzo, qui di fronte, un vecchio palazzo del 700, sprofondò, dando luogo all'evacuazione dell'intero abitato che venne trasferito in un albergo, in Piazza della Stazione. “Dottò, di questi tempi, vitto e alloggio gratis, non sono poca cosa”! Assuntina, nonostante gli anni, non ha perso la sua bellezza di donna del popolo. Pochi tratti di trucco, le sottolineano lineamenti armoniosi.

“Assuntina, ma sono quattro anni che costate a tutti noi, possibile che nessuno si sia mosso”? “Si, dottò, ogni tanto viene 'nu politico, 'nu prelato, con la tv, a visitarci. Fanno promesse, sorridono, accarezzano i bambini. Ma noi restammo lì”. Assuntina ha accavallato le gambe: calze nere, di un complesso arabesco, mi fermano lo sguardo. “Vi danno da mangiare”? Le chiedo. “Eccome! La mattina cappuccino, o caffè, cornetti, marmellata e burro. A mezzogiorno, pasta , carne e frutta. Alla sera, cena completa. Naturalmente vino e birra”.

Penso che con quello che è costato questo trasferimento, in quattro anni, si sarebbe potuto costruire una nuova palazzina, per tutti loro. Ma qualcuno ci deve guadagnare. P.S. La palazzina d'epoca, naturalmente, è stata restaurata, da oltre un anno, e la si può ammirare, in attesa di ch
i? [ranieri luicio paolo]

gheddafi che canta...

Gheddafi sotto cosa, Gheddafi dietro la porta, Gheddafi sopra il “mezzanniello”, Gheddafi che gioca a pallone, che fa allenare suo figlio, Gheddafi che signore. Gheddafi ospite nel nostro paese, Gheddafi che mette le mani sotto le gonne delle italiane, Gheddafi che promette petrolio, Gheddafi figlio di puttana, Gheddafi uomo d’onore, Gheddafi a villa Certosa.

Millenovecento ottantasei. Duemila undici. Accordi e disaccordi. Amore odio potenza spazzatura. Gheddafi che adotta un nostro paese, Gheddafi che sbraita, che si difende, che tiranneggia, che parla di democrazia con il nostro presidente. Gheddafi uomo ricco, che strizza l’occhio a tutti, che sale e scende. Gheddafi che nel frattempo è ritornato ad essere Gheddafi.

Uno per tutti e tutti per uno. I Robin[s] Hood[s] nelle foreste di Nottingham[s], le spedizioni punitive per difendere il popolo libico. La minaccia di una bomba atomica, la nostra nazione che a detta del tiranno tradisce ancora. “Italia, Italia Di terra bella e uguale non ce n'è. Italia, Italia Questa canzone io la canto a te”. Gheddafi che canta, canta, canta… [+blogger]

pioggia

“Il dono più grande che ci ha fatto dio è senz’altro questo: che quando un fotone colpisce un semiconduttore libera un elettrone. Le leggi della fisica sono talmente benevole, talmente generose. Senta qua. C’è un uomo nella foresta, sotto la pioggia, e sta morendo di sete. Ha con sé un’accetta e comincia a tirar giù gli alberi per berne la linfa. Un sorso per ogni albero. Intorno gli si fa il deserto, niente più piante o animali, e l’uomo sa che per colpa sua la foresta scomparirà presto. Allora perché non apre la bocca e non beve la pioggia?

Per il semplice motivo che è molto bravo a tirar giù alberi, perché ha sempre fatto così, e perché considera un po’ suonato chi propone di bere la pioggia. Ecco, la luce del sole è come quella pioggia. Inonda il nostro pianeta, condiziona il nostro clima e la sua vita. Una dolcissima pioggia di fotoni e tutto quel che dobbiamo fare è prendere i bicchieri e raccoglierla! Meno di un’ora di luce solare sulla terra basterebbe a soddisfare i bisogni del mondo intero per un anno”. [Fonte: internazionale.it - Ian McEwan, Solar]

diretta web

Ieri la prima diretta streaming, la prima diretta radio, radioSa con Alex Zanotelli e la rete sanità. I soliti problemi tecnici: la connessione lenta, i cavi, il microfono, la voce, l’emozione. Molti complimenti, diverse critiche. Qualcuno ha ascoltato tutta la puntata senza intervenire. Ieri è stata una giornata bella ma difficile, importante per capire che c’è bisogno di gente, di collaboratori, di volontari che ci aiutano.

RadioSa può vivere, anzi, deve vivere per continuare e parlare, per trasmettere musica, per informare. RadioSa ringrazia tutti quelli che hanno partecipato via facebook, quelli che hanno scritto, che hanno pubblicato sulla bacheca, che hanno commentato.

RadioSa vuole crescere, spera di farlo, di riuscirci, cerca collaboratori. Ieri RadioSa ha capito quanto sia difficile fare una radio e nello stesso tempo come sia affascinante, entusiasmante, ricco. Per il web è un po’ più semplice, ma l’intensità e l’impegno sono caratteristiche fondamentali. RadioSa prosegue. [+blogger]

assunta...

Assunta Bernarducci è una donna magra, non più giovane, con un addome globoso a mo’ di pera. Attende sempre un figlio, nonostante il marito venga ogni tanto dalla Germania. Abita in Vicoletto S. Gennaro dei Poveri: un capillare mozzo dell’urbanistica cittadina. Il vico si ferma per impotenza ai piedi della collina di Capodimonte, non riuscendo a valicare le centinaia di moto e macchine sequestrate dai vigili e ammonticchiate lì, tra ciuffi d’erba. E’ contornato da case abusive, forse un tempo baracche che venivano spazzate via al primo acquazzone che scendeva, giù dalla collina, a forma di torrente. In omaggio al quartiere inondato, quel potente nubifragio prendeva nome di ‘ ‘A lava ‘e Vergini’.

Assunta abita un basso, due vani, solo letti a castello e brande per i suoi dieci figli che riempiono le maglie vuote di questa rete. Un cucinino che termina in un cunicolo nero: il gabinetto. Lo stereo è sempre acceso e invade il vico con le canzoni di Mario Merola. Stamane dunque avrei trovato Tonino, il fratello di Assunta, dimesso dall’Ospedale S.Gennaro. Egli è un alcolista e soffre di una delle complicanze più tremende, la cirrosi, l’idrope degli antichi. Nello sconquasso del suo fegato bruciato dall’alcool, l’addome si riempie di liquido oltremisura. E’ di Caivano, ma durante la malattia è stato ospitato dalla sorella. Assunta mi aspettava, seria sulla porta con l’ultimo lattante in braccio. C’era il silenzio rispettoso della morte.

“Me lo hanno fatto portare a casa, non è cosciente!…”- Appena superata l’entrata, una branda, quasi a sbarrarmi il cammino. Tonino, il volto scavato e violaceo respirava rumorosamente, gorgogliando in fondo alla gola. Una coperta copriva il suo corpo magro, ma non celava quella sferica convessità del suo ventre. I bambini mi guardavano. Sapevo che la mia visita non poteva avere nessun valore e forse questo mi rendeva nervoso. Tolgo la coperta e scopro questo ventre gonfio a sproposito, con la pelle gelida, tesa, lucida, che lascia intravedere un reticolo di vene azzurre. Il rantolo è l’unico suono nel basso.

I figli di Assunta sono tutti appollaiati sui letti a castello e guardano muti. Mi trovo ad usare un termine sbagliato, forse per stizza per la mia impotenza. “Ma non lo potevano pungere, in ospedale, per alleviare questa tensione. Tra poco scoppia!” In realtà Tonino non è cosciente e non soffre più, per cui questa manovra volutamente non è stata attuata. La sorella mi guarda in silenzio mentre compio un rituale di visita che non mi convince, ma che so che lei si aspetta. Dalla scollatura della vestaglia ha estratto un lungo seno avvizzito e ha introdotto intanto un nero capezzolo nella bocca del ‘piccirillo’.

Le spiego quello che in ospedale le hanno già detto: non c’è altro che aspettare il decesso. Vado via nell’imbarazzo della mia impotenza, senza guardarla negli occhi. Mi avvio verso l’uscita del vicoletto .Qualcuno dalle finestre mi saluta. Alle mie spalle, i passi affrettati di chi mi sta raggiungendo. E’ Assunta: “Dottore, scusate, voi avete detto che può scoppiare, volevo sapere se ci può essere pericolo per i miei figli?” [ranieri luicio paolo]

rifiuti...

Oggi, per conto dell'Associazione Consumatori Utenti della Campania,ho presenziato all'apertura del Giudizio Immediato al Tribunale di S. Maria C. Vetere (Ce) all'ex Sottosegretario Nicola Cosentino, per associazione esterna ad organizzazione criminale di stampo camorristico, un tipico processo, ma molto emblematico, alla camorra imprenditrice, ed ai suoi interessi nel ciclo "sporco", legale ed illegale dei rifiuti, e nel condizionamento delle elezioni locali e politiche: un tipico processo di questa fase di profonda crisi; che si sappia la verità, che si risveglino le coscienze!

Stiamo valutando, come ACU, come già facemmo nel processo a Bassolino, di costituirci parte civile in rappresentanza, come ente esponenziale della cittadinanza attiva, dei milioni di cittadini campani, soprattutto i più giovani, e le bimbe ed i bimbi, cui un sistema violento e marcio, sta togliendo sempre più la democrazia e la possibilità di uno sviluppo efficace, trasparente, sano nei corpi, libero nelle menti. [nicola vetrano, presidente regionale acu]


diversamente liberi

Ero in auto con il figlio del rigattiere, eravamo andati a comprare un pezzo della cucina a gas che avevo comprato per 60 euro. Una volta a casa Giuseppe aveva notato i miei libri e dopo avermi montato la cucina mi chiedeva: “credi che possa leggere Shakespeare”? “Si, credo di si”, gli rispondo. Mi dice: “ho 27 anni e un bambino di 10 mesi”. “Complimenti!”. “Mi sarebbe piaciuto andare a scuola anche se non ne ho avuto la possibilità”.

L’italiano è quasi perfetto, Giuseppe scandisce benissimo le parole e la sua cadenza napoletana non è poi così accentuata. Gli rifaccio i complimenti e poi gli dico: “parli bene l’italiano è raro di questi tempi, soprattutto per chi ha solo la licenza media”. Incomincia a parlare e a conoscerci meglio. Giuseppe vuole sapere che lavoro faccio, perché non mi sono ancora sposato, se sono originario di questo rione e che titolo di studio ho.

Poi gli chiedo: “sei sposato”? Mi dice: “no, convivo da due anni. I genitori della mia ragazza, che sono di Scampia, mi dicono spesso: “quando ti sposi, quando ti sposi”? “E non si sono mai opposti a questa vostra decisione?”. “No, in verità mai”! Allora gli domando ancora più incuriosito: “che titolo di studi hanno i tuoi suoceri”? Risponde: “nulla, quinta elementare lei, pochi anni lui, sono analfabeti, lui lavora come meccanico di auto, ma ancora per poco, lei è una casalinga, sono ignoranti e anche un po’ testardi, ma quando parlo io tutti si stanno zitti. Spesso litigano e succede l’inferno, si tirano scarpe e volano oggetti”.

Adesso parlo io. I miei suoceri: “la mamma della mia ragazza ha studiato giurisprudenza, il padre era responsabile di un settore importante dell’Alenia di Pomigliano. Entrambi con una ottima cultura, parlano benissimo l’italiano, sono informati, leggono, fanno sport, amano la natura e fanno la raccolta differenziata separando minuziosamente tutto. Non amano gli sprechi, hanno educato i loro figli in modo invidiabile, sono onesti fino alla noia, attenti ai problemi sociali e alle differenze. Quando gli abbiamo chiesto se potevamo convivere e non sposarci in chiesa in famiglia però è calata la notte più profonda. Naturalmente essere religiosi non significa essere retrogradi.

Ecco i casi estremi che si toccano, che coincidono, che si intersecano. Il livello il titolo di studi non ha toccato per nulla la cultura sottostante delle coppie. L’educazione ha inciso e ha aperto le strade differenziando gli uni che dovevano diventare gli altri. Chi non ha studiato si è aperto alle relazioni, chi invece lo ha fatto si è chiuso. Livelli soprastanti e sottostanti crescono inversamente proporzionale, l’etichetta preme fino a diventare diversità. E’ l’ibridazione più naturale degli esseri umani che se giudicano dall’esterno diventano umani. È la natura che si incarna, diversamente abile. È il modo di essere degli uomini liberi, degli uomini che hanno la loro autonomia, la loro indipendenza, la loro storia. [+blogger]

inaugurazione radioSa

La serata inaugurale di radioSa sarà trasmessa in diretta streaming il giorno 15 marzo 2011 a partire dalle ore 21,30 circa. Nel frattempo abbiamo aperto una account facebook "Radiosa Webradio" se vi va richiedete l'amicizia per intervenire in diretta chatt con la redazione. Grazie per la vostra collaborazione. [+blogger].

la nostra radio

RadioSa: la radio web del rione Sanità. RadioSa è la radio che immagina. RadioSa inveisce. RadioSa discute, amina, canta. RadioSa conosce e apprezza; RadioSa balla. Radiosa inventa, scherza, urla, balbetta, irrita, bofonchia, reclama, intuisce, anima. RadioSa luccica come il mare di notte; RadioSa è pronta a lottare, a difendere, a reagire. RadioSa è dentro, è viva. RadioSa saltella come una rana, nuota come una medusa, galoppa e trotta; RadioSa non gioca. RadioSa agisce e non sbafa. RadioSa ama l’odore di un bimbo appena nato, vuole bene l’anziana che gioca al solitario, pensa alle diversità e crede nella parola. RadioSa gesticola. RadioSa è nauseata, è felice, è ostinata. RadioSa ascolta, è piccola, è libera.

RadioSa è culinaria: ama l’odore del pane fresco, dell’insalata con il limone, delle carote farcite, delle patate cotte al forno. RadioSa è riempita, è golosa, è affamata, è felice. RadioSa divide la colazione: spalma la marmellata, versa il caffè, mangia di gusto.

RadioSa, è la prima radio web del rione. RadioSa lavora: comincia e finisce. RadioSa anela. RadioSa riusa e ricicla, RadioSa è “vecchia” e antica. RadioSa indica, prepara, apprezza, RadioSa sussurra. RadioSa appronta una cerimonia, invita a pranzare, RadioSa beve la sua serenità. RadioSa è serena. RadioSa è maschio, è femmina, è gay, è bipolare, è deviata, è diversamente abile. RadioSa vive con meno, partecipa, è quotidiana. RadioSa è la radio del rione Sanità. [la redazione]

...si chiama RadioSa

Oggi la prima diretta web che ha anticipato di qualche settimana l’inaugurazione di RadioSa. Circa 1000 bambini hanno sfilato per le vie del rione. Maschere di carnevale, vestiti colorati, slogan di solidarietà e di legalità. Un'imponente massa di persone, ha attraversato via vergini, via e piazza sanità fino ad arrivare al parco san Gennaro dei poveri.

Eravamo lì con la nostra attrezzatura, un po’ in difficoltà con la connessione internet. abbiamo intervistato, parlato, chiesto, replicato. Continuiamo ad andare avanti e ringraziamo tutti quelli che ci hanno aiutato a realizzare e a costituire RadioSa.

La rete Sanità, i ragazzi di Radiolina che ci ospitano sul loro server, Umberto e Carmina, Mauro, Francesca, Antonio. Siete tutti invitati a partecipare. RadioSa è spigolosa, RadioSa è attanta, RadioSa vive con meno. A proposito: si chiama RadioSa.

comunicato diretta web

RADIO RETE SANITA’, RADIOSA,

RADIO RIONE SANITA’…?

Come si chiamerà la prima radio web del quartiere?

EVENTO Il 4 MARZO 2011 ore 11,00 al parco San Gennaro DIRETTA STREAMING collegandosi al blog del rione Sanità.

In occasione del Carnevale, che vede la partecipazione di circa 600 bambini, tutti possono partecipare alla trasmissione via web. Chiederemo in diretta se piace di più il nome RadioSa o Radio Rete Sanità o

Radio Rione Sanità, ecc ecc.


il merlo ricchiò

Questa mattina, in Vico Lammatari, mi stavo recando a riordinare il nuovo ambulatorio, conforme alle nuove direttive. Ho dovuto lasciare il mio, in Piazza Sanità, in quanto non aveva alcun requisito, ma in cui avevo curato una generazione e mezzo di umanità del posto. E’ come lasciare una persona cara. Un contenitore di ricordi, di sentimenti, di fiumi di parole, sorrisi, pianti, a volte anche solenni arrabbiature, lasciato li, incustodito tra quella polvere che sbuca un po’ dappertutto, quando si lascia un luogo caro, come se si volesse subito coprire il tutto, sotterrarlo. E proprio nel vicolo accanto dei Lammatari, inamidatori di colletti e camicie del '700, mi capita d’ascoltare la voce di un vecchio del posto, sbucato da un portone: “Dottore, che fine ha fatto il merlo che vi regalò, anni fa Vincenzino ‘o barbiere? Voi forse non sapete che a quel merlo insegnai io a parlare”.

E’ vero, si era persa nel tempo la storia del merlo parlante di Vincenzino. Qualche appunto sui miei diari dei fatti incontrati negli anni, l’ho sempre lasciato, per la mia grafomania, ma del merlo non avevo più nessuna traccia, per riprenderlo nel bagaglio della memoria. Vincenzino, o barbiere, detto tra gli intimi ‘Cacaglia’ (balbuziente), abitava in cima alla Penninata S.Gennaro con una numerosa famiglia, composta da una moglie abbondante, Teresa ‘a chiattona, che aveva generato una miriade di figli. Vivevano tutti dentro un basso, in più e svariati strati, ma vivevano. Fuori, all’entrata, appesa ad una cordicella una gabbia con un merlo. Mi aveva fatto fermare più volte il suo canto, un gioco di modulazioni sonore ricche, tortuose e incantanti. Vincenzino, affacciato al basso, scorgeva la mia meraviglia e aggiungeva commenti in favore del suo merlo: -“Dovreste sentirlo, quando parla, è una magnificenza, ‘na persona umana, credetemi.-“ Ma io non ebbi mai questo riscontro, durante le mie visite a casa sua. “Sapete, è timido, non vi conosce. Deve prima abituarsi alla persona, scusatemi se non ve lo regalo, ma è uno di famiglia”.

Il cuore napoletano lo si riscontra in queste cose. Guai nella mia vita di medico a dire: ”Come è bello quel vaso, quel crocifisso o altro.” La persona si sentiva in dovere di incartarmelo in un foglio di giornale e mi imponeva di accettarlo come regalo.” Confesso per la verità, che qualche volta ne ho approfittato! Passò del tempo, non ricordo quanto, forse anni e un giorno arrivò Vincenzino Cacaglia in ambulatorio. Il volto serio, preoccupato. “Dotto, ho problemi giuridici con il merlo, ha insultato Peppino 'o scemo, che se l’è presa a male e mi ha sporto denuncia!”. Ricordo che la cosa mi sembrò del tutto improbabile, ma talmente fantasiosa, come uscita da una novella di Calvino, che gli credetti. “Me lo potreste tenere dottò? Ve lo regalo con enorme piacere, conoscendovi.“

E il giorno dopo tornai a casa con questa gabbia di grandezza considerevole e con il merlo che fisso sul trespolo mi guardava, muto. Lo posizionai sul balcone della camera da letto, che dava sul cortile. Il merlo restò per parecchi giorni in un mutismo, quasi patologico. Avviai consultazioni telefoniche con Vincenzino, brevi e ansiose che mi rassicurava, dicendo: “E’ timido, il merlo mio, aspettate e vedrete…” Trascorsero altri giorni di dubbi, anche perché un merlo non è un uccellino, e sporca quasi come una gallina. Una mattina, era un’alba di primavera; v’era quella luce che ti entra in camera man mano, nel silenzio della città, che è ancora assopita. Echeggiò dunque, una voce umana, chiara oltre la finestra, una voce che scuoteva il cortile dal suo sonno, una voce sorda, intensa, ammicchevole,… sì..del tutto umana: “RICCHIO’, RICCHIO’, RICCHIO’, RICCHIO”… [ranieri lucio paolo]