ieri oggi ...

Oggi sono andato a comprare un po’ di frutta per cena e, mentre stavo scegliendo le cose per me più buone, il fruttivendolo infervorato discuteva animatamente. La causa preponderante di quel ragionamento era una multa presa per divieto di sosta. Don Ciro, il proprietario del piccolo negozio, non poteva crederci che gli era arrivato l’avviso di pagamento. Egli si ricordava bene che aveva parcheggiato sull’area prevista per i diversamente abili, esponendo in bella mostra l’autorizzazione concessa dal comune di Napoli.

Ieri le elezioni, oggi i risultati definitivi. Ieri e oggi le interviste, i commenti, le ammissioni di colpa, i vincitori che hanno perso e i perdenti che hanno vinto. La rete internet, sul profilo di chi aveva sperato, zeppo di commenti, di raccomandazioni, di imprecazioni, di delusione e rallegramenti. I dati erano quasi scontati, per i tg regionali esistevano solo pd e pdl, gli altri candidati erano in forse. In Campania è stato così. Ieri e oggi la parola ai vincitori e ai perdenti, le televisioni nazionali e locali cercavano sempre la stessa gente. Un politico indagato è stato intervistato da un numero indefinito di televisioni locali e nazionali.

Mentre guardavo la tv ieri sera vidi, attraverso una rete locale napoletana, un conoscente del quartiere che stava esultando con una bandiera in mano. Quel signore è disoccupato da più di vent’anni, se non ricordo male ancora oggi non ha un lavoro. In passato compilava carte e moduli per pratiche, poi l’ho visto lavare le automobili, custode in un campo da tennis, guida turistica. In realtà non ha mai avuto un contratto di lavoro, sempre a nero, al massimo marrone.

Come si possono considerare questi tre aspetti, ossia il fruttivendolo che ingiustamente prende una multa, un disoccupato storico che esulta per Caldoro e un politico raggiunto da un avviso di garanzia che smista la sua candidatura verso un suo fedelissimo? (E’ lecito anche pensare ad una opposizione che fa di tutto per favorire il governo!) Le risposte le hanno già date loro. Il proprietario del piccolo negozio ha deciso di pagare la multa, mi ha detto, “voglio stare tranquillo”; il disoccupato la prossima campagna elettorale se può cambierà bandiera, anche se continuerà ad esultare; per quanto riguarda il politico egli sarà sempre con noi, con chi si identifica con il centro destra, ma anche con il centro sinistra, con chi sta nel giusto e con chi sta nel sbagliato, parlerà di futuro e di modernità, spiccherà un italiano perfetto come il nostro presidente della provincia. [+blogger]


senza titolo

Ieri mentre pubblicavo l’ennesimo articolo nell’area facebook, non mi accorsi che avevo la chat attiva e venni contattato da un signore “amico del blog”. Mi disse come la gente rispondeva alle “provocazioni” scritte e a volte anche filmate. Non so perché ma dopo pochi secondi mi confessò che non stava troppo bene e che qualcosa era ritornato. Non capii subito la questione ma compresi la gravità. Scrisse che si sentiva solo, che intorno sì c’era la sua famiglia, ma che in realtà le sue speranze incominciavano a vacillare.

Ad un certo punto incominciai a sentirmi un po’ stordito, non posso svelare le altre cose che ci dicemmo, ma in quel momento volevo scomparire. Avrei potuto farlo, tanto in chatt si vive una infinità di volte, ma non ebbi il coraggio e proseguii quella discussione. Il suo viaggio a Milano, le sue preghiere, gli affanni, la generosità e la cattiveria. Ad un tratto decisi di confessare anche io qualcosa, era qualcosa di molto più semplice, ma che in realtà non avevo mai fatto. Sentii la solidarietà avvicinarsi, sentii l’amore, la comprensione, la responsabilità.

Una stupida chat che non mi ha mai convinto, mi fece sentire vicino ad una persona che, se pur avessi incontrato, non mi sarei mai sognato di condividere così tante parole e pensieri. Al di là dell’informatica, e dell’cyberspace, mentre la gente si scanna per un voto, per una preferenza, mentre la ressa fuori le scuole della sanità si organizza per dissuadere l’ultima ombra, le persone vivono nell’indecisione di operarsi, nella paura dello stare “dentro o fuori”, nella speranza di una soluzione caduta dal cielo o nel camice bianco di un medico occhialuto che spicca un italiano perfetto.

Quello che provo in questo istante è un malessere indefinito, mentre un corpo inanimato mi consola, mi rallegra, mi inganna, un altro vivo e vegeto parla, si sfoga, ha voglia di farsi sentire, di incontrare, di aspettare. Alla fine mi disse: “prega per me”, la mia risposta fu imbarazzante, mi sentivo umile e, come all'inizio della nostra discussione, confuso. [+blogger]

election day... smile!


per le strade...

Non votare chi sporca il nostro quartiere, la nostra città! Stanotte mentre tornavo a casa ho visto almeno cinque squadre di attacchini che preparavano colla azzeccando manifesti sui manifesti, di mira soprattutto la basilica di santa Maria della Sanità, poi sotto il ponte, sulle pareti dei palazzi, della scuola, sui muri… tutto questo mentre L’AMIANTO su Corso Amedeo di Savoia si sbriciolava di continuo, fuoriusciva dalle buste nere dell’immondizia, volteggiando nell’aria, per le strade, per le vie, i vicoli… Una LOTTA senza quartiere, una lotta dei poveri, degli onesti, dei lavoratori che domenica e lunedì andranno a votare per eleggere l’ennesimo qualunquista, l’ennesimo giudice sputa sentenze, l’ennesimo truffatore. Qualcuno ci aveva detto che non dovevamo accettare questi uomini, invece il quartiere è pieno di bandiere, e stendardi attaccati alla finestre, lungo la via Vergini, via Sanità fino alle Fontanelle.

In realtà molte persone del rione distribuiscono volantini elettorali, molta gente del quartiere invitano a votare questo o quello, a preferire la destra o la sinistra, a parlare del buono e del cattivo. Ma quando le speranze sono così vaghe, così labili, così imperfette, quando un lavoratore, un impiegato non sa se a fine mese riceverà il salario, allora il bisogno capovolge le aspettative, le illusioni, le condizioni.

Facile accusare, dire che nel dna dei cittadini del rione c’è sangue infetto, sangue putrefatto e criminale. Non ha senso. Alex Zanotelli ha vissuto per circa 12 anni sopra una discarica a Nairobi, aiutando i poveri che ogni giorno facevano ressa per un pezzetto di alluminio, per una bottiglia di plastica, una mazza di legno, un po’ di chiodi… eppure ha rischiato di morire, ha rischiato che la stesse gente che voleva aiutare gli si rivoltasse contro, la malavita non voleva che un padre comboniano restasse lì per aiutare, per fare aprire gli occhi a quei poveri diseredati da dio, dalla chiesa, dal mondo occidentale, dalla terra.

Basta distribuire 100 euro per nascondere le vergogne. Il bisogno è una prerogativa indispensabile, un padre può fare qualsiasi cosa per salvare un figlio, una madre perderebbe la propria dignità, il proprio onore per il suo bambino. Sulla povertà, sul bene, sulle condizioni atroci noi giochiamo ad essere vili, ad essere sporchi, giochiamo sulla malattia, sul lavoro, sull’inquinamento, sulla disperazioni. Viviamo in un epoca di non senso, dove sempre le stesse persone ci guardano, di consigliano, ci coccolano e ci illudono. Chi realmente lavora, chi si impegna per una causa, chi fa il volontario per amore, per onestà, per passione non ha storia, non ha liberà, non ha parola. [+blogger]


io smanifesto



Per onestà, devo dire che il candidato alla regione Campania che si è fatto intervistare e filmare, ha dato ordine di non attaccare più i suoi manifesti sui muri abusivamente. Se così non sarà riprenderò tutto di nuovo con la telecamera e farò un altra denuncia; se sarà vero, invece, pubblicherò anche le sue dichiarazioni di smentita. [+blogger]

consigli per votare

Consigli per il voto, soprattutto versi i giovani e gli anziani. Berlusconi in piena campagna elettorale promette di sconfiggere il cancro, la Santanchè, invece, dichiara che se la sinistra vince le regionali, Osama Bin Laden esulta dalla gioia; Maurizio Gasparri annuncia che il questore di Roma è un pazzo alcolizzato, il segretario della CEI esprime che bisogna andare a votare per la vita e contro l’aborto; i partiti d’opposizione quando c’è da sfiduciare una legge, come quella del legittimo sospetto, delle rogatorie, del conflitto di interesse non si presentano in parlamento.

Mentre i sindacati sono tutti d’accordo che la flessibilità sia un rimedio per la disoccupazione, oggi 5 milioni di lavoratori sono disoccupati, il ministro Brunetta fa la guerra contro i fannulloni burocrati inesistenti. Tinto Brass si candida con la frase: “meglio un culo che una faccia da culo; i candidati alle regionali attaccano illegalmente manifesti alle pareti dei palazzi storici di Napoli, la lega nord che vuole ristabilire le ronde dell’epoca fascista, De Luca, candidato presidente in Campania soprannominato lo sceriffo, Caldoro suo rivale in poltrona, con un programma inesistente…

Zampillano figure strane su facebook, come Varchetta Udeur che nel gruppo scrive “Vi offro opportunità di lavoro, contattatemi”, mentre un altro candidato dello stesso partito, Alfano, incita i neomelodici per far ritornare il festiva della canzone napoletana.

Il mio è un consiglio spassionato e apolitico: per i giovani meglio cercare di non rispondere alla provocazione aliene, per gli anziani, invece, le differenze hanno molte attrattive, possono diventare apologie o denigrazioni. Qui, nel rione sanità, basta la nostra “cultura della povertà”, per renderci conto che questo periodo è inequivocabilmente [a]storico. [+blogger]

angelica v.

Sappiamo che a breve (probabilmente a dicembre), la Corte di Cassazione dovrà emanare la sentenza finale su Angelica V., la ragazza rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli (Napoli) nel maggio 2008. Quel fatto scatenò la feroce devastazione dei campi rom di Ponticelli. L’accusa contro Angelica fu formulata dalla madre della neonata, unica testimone dell’avvenimento, che fornì una versione dei fatti oggettivamente poco verosimile. Secondo il racconto della madre, infatti, Angelica V. sarebbe riuscita ad introdursi nella sua abitazione dove, approfittando del fatto che la neonata sarebbe rimasta per pochi attimi sola in cucina, sarebbe riuscita a "rapire" la neonata e ad uscire dall’appartamento. L´Avv. Cristian Valle, difensore della piccola rom, ha messo in evidenza la scarsa verosimiglianza del racconto e la poca attendibilità del teste che ha un precedente di polizia per falsità ideologica.

Nonostante ciò, il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha condannato la minorenne Angelica a 3 anni e 8 mesi, fondando la decisione di colpevolezza sul presupposto che la madre della neonata non avrebbe avuto alcun interesse ad accusare la minore rom se il fatto non fosse realmente accaduto. La difesa della piccola rom ha sempre denunciato la violazione dei diritti fondamentali come, ad esempio, la mancata traduzione degli atti nella lingua conosciuta dall’imputata, questione più volte sollevata ma sempre respinta, nonostante le dichiarazioni della mediatrice culturale che accolse a Nisida la piccola rom, secondo la quale Angelica V. al momento dell’arresto non comprendeva minimamente la lingua italiana. Non le è stato concesso alcun beneficio di legge benché la minore risulti incensurata e in stato di abbandono. I familiari di Angelica V., infatti, sono scappati a seguito della devastazione del campo rom e delle persecuzioni verificatesi a Ponticelli. La Sentenza d’appello ha confermato in pieno quella di primo grado e si attende ora la decisione della Corte di Cassazione.

Con il processo ancora in corso, la piccola rom si trova in custodia cautelare nel carcere di Nisida da un anno e mezzo. A nulla sono valse le motivate istanze di scarcerazione. Da ultimo, il Tribunale per i Minorenni di Napoli, in sede di appello al riesame, ha rigettato le richieste della difesa con una motivazione assolutamente sconcertante: "Emerge che l’appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l’essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva. "La decisione afferma, quindi, l’esistenza di un nesso di causalità tra l’appartenenza etnica e la possibilità di commettere reati e, ancora più insidiosamente, la tendenza a condotte recidive. Questo assunto, si traduce nella decisione di non concedere nemmeno misure alternative alla carcerazione: "Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano, infatti, misure inadeguate anche in considerazione alla citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole.

Da quanto detto ne consegue il rigetto del proposto appello. "In questo contesto ci fa ancora più paura la decisione della Corte di Cassazione che, se confermerà le previe due sentenze, avremmo per la prima volta in Italia, la prova che i rom rubano i bambini. Questo farebbe partire una altra ondata di razzismo e xenofobia contro di loro. Per scongiurare questo, il comitato napoletano con i rom, lancia una sottoscrizione in solidarietà con Angelica. [comitato napoletano rom - soccorsolegalenapoli@yahoo.it]

io smanifesto... ancora

NON VOTARE CHI SPORCA IL QUARTIERE E LA CITTA'.

ADERISCI ALL'INIZIATIVA IO SMANIFESTO

CONTRO CHI ATTACCA I MANIFESTI IN MODO SELVAGGIO

CONTRO CHI PRIMA DI ESSERE VOTATO GIA' COMMETTE ILLECITI

CONTRO CHI DISTRUGGE I PALAZZI STORICI DEL RIONE

CONTRO CHI ILLEGALMENTE ABUSA DELL'INDIFFERENZA

CONTRO CHI MANIFESTA SENZA SMANIFESTARE


ni hombres ni mujeres

ADOTTA UN ARTICOLO, NUOVARUBRICASANITA’
Può sembrare un paradosso che il primo gruppo che ho incontrato all'arrivo nel sudamerica machista sia stata la comunità TTTI: Travestis Transgender Transexuales Intersex argentina. Ed effettivamente è così. La cosa liberatoria dei paradossi però, scriveva Deleuze, sta precisamente nella loro capacità passionale di spezzare l'unidirezionalità del pensiero e di aprire varchi in direzioni impreviste. Questa la meraviglia della comunità TTTI: la capacità di rompere con il pensiero di genere tradizionale e di aprire a prassi e formulazioni teoriche nuove. Due premesse. Primo: la letteratura che si sofferma sui travestis argentini è ancora scarna ma espressiva: da Lohana Berkins, attivista travesti argentina lucida, passionale e combattiva che nel 1995 ha contribuito a fondare l'ALITT (Asociación de Lucha por la Identidad Travesti y Transexual) e che si autodefinisce “un travesti, una donna, socialista, indigena, grassa, povera, di colore, lavoratrice e di più”, che vorrebbe “creare un mondo in cui essere accettata per tutto quel che sono.” Josefina Fernandez, la prima a rompere il silenzio nel 2004 con Cuerpos Desobedientes e poi curatrice con Lohana Berkins di La Gesta del Nombre Propio nel 2005. Mauro Cabral, attivista trans ed intersex di Cordoba. Amalia E. Fisher Pfaeffle e Diana Maffìa, responsabile Pari Opportunità della Ciudad de Buenos Aires e autrice del recente Sexualidades Migrantes. Il contesto in cui questi autori scrivono (ed è la seconda premessa) è un contesto contraddittorio e intricato. Figli ripudiati di un continente tradizionalmente machista, che nella città di Buenos Aires trova un'“isola felice” ancora contraddittoriamente oscillante tra conservatorismo e cosmopolitismo; cugini poveri e declassati del movimento gay bianco in America del Nord, che mantiene un'egemonia di nazionalità, di classe razza genere e di mille cose ancora sul movimento LGBTTTQI sudamericano; e bersagli di istituzioni che continuamente li ricacciano nell'assimilazione, i travestis argentini si trovano a subire una marginalità multipla, ironicamente costretta tra una visibilità prorompente ed una invisibilità gelida. I dati relativi alla segregazione istituzionale sono tremendi: il 90% dei travestis argentini arriva a Buenos Aires dalle province eteronormative del nord e secondo una inchiesta dell'ALITT solo l'11% all'arrivo in città riesce a lavorare fuori dal mercato della prostituzione. La chiusura anti-trans del mercato del lavoro è generalizzabile alla scuola: il 76% dei travestiti non completa la scuola superiore; la minoranza che completa l'università a quanto pare reprime la propria sessualità nei pantaloni maschili per lunghi anni mentre il 64% non termina nemmeno la scuola elementare, in un drop-out che coinvolge anzitutto le ragazzine di 12-14 anni, particolarmente sensibili a quell'età alla discriminazione dei compagni. La salute è parimenti problematica, con l'incubo delle visite mediche o del ricovero nel reparto uomini, per cui dice Lohana Berkins, “molti travestiti preferirebbero morire giovani che esporsi ad un tale trattamento”. Se a queste cose aggiungiamo la brutalità della polizia, esperienza dell'86% dei travestis, la povertà cronica e il dolore di chi è strutturalmente unfit, arriviamo ad una aspettativa di vita scioccante: trent'anni. Secondo Marcela Romero solo l'1% della popolazione travestis raggiunge i 60 anni. Il 20% viene assassinato ed il resto muore di AIDS o di suicidio in genere appunto tra i trenta ed i trentacinque anni, con valli sino all'età giovanissima di quindici. Una situazione istituzionalmente difficile dunque, che si complica nel movimento LGBQ, dove dai primi anni novanta i TTTI, insieme alle donne omosessuali, sono stati centrali all'organizzazione della marcha del orgullo di Buenos Aires, e dove tuttavia la visibilità politica dei TTTI è stata per anni assimilata e marginalizzata: “le lesbiche rifiutavano la nostra femminilità considerandola un'altra delle varie manifestazioni dell'orientamento gay, ed i gay semplicemente si meravigliavano del nostro glamour e simultaneamente ci escludevano dalla loro comunità”. Fast-forward al 1991. Nel 1991 nasce l'ATA, Asociación de Travestis Argentinas, il primo travestis group nel paese. La sua prima azione pubblica è ottenere la rimozione dei cosiddetti Edictos Policiales dell'era Peron, che punivano con il carcere un numero di attività socialmente innocenti come il ballo con persone dello stesso sesso e il cross-dressing. Gradualmente ATA ha assunto un ruolo indipendente all'interno del dibattito di genere argentino, poi dividendosi nel 1995 in ALITT, Asociación de Lucha por la Identidad Travesti y Transexual e OTRA, Organización de Travestis de la Republica Argentina, ed arrivando di recente a far adottare all'interno della Città di Buenos Aires una legge per la quale i travestis hanno il diritto di scegliere un nome proprio istituzionalmente valido corrispondente alla identità di genere. Cosa c'è di interessante in tutto questo? È vero, il dibattito non è nuovo. La critica all'esistenza di due forme corporee morfologicamente ideali e separate, il maschile ed il femminile muore già con Foucault e poi definitivamente con Judith Butler, che in Gender Trouble introduce l'idea poi ripresa dal movimento intersex e queer di una continuità corporea di genere non riducibile ad un sistema binario. Il movimento queer ha ripreso questa prospettiva rivendicando il diritto all'auto(s)definizione continua, per cui la libertà dell'“identità” diventava esattamente il rifiuto dell'identità e della definizione (salvo ricatalogazioni successive eventualmente contraddittorie). Ma se il movimento travestis argentino ha dei punti in comune con il movimento queer, laddove i due si differenziano è nelle origini eteronormative, cattoliche, alternativamente dittatoriali, periferiche in termini di classe e di razza spesso estreme dei travestis argentini, e nel significato specifico di travesti in argentina. A differenza degli altri paesi occidentali, in argentina e in brasile il travesti non è semplicemente il cross-dresser, col@i che veste trans/genere, ma è una persona che rifiuta di identificarsi con le identità binarie. Inassimilabile al transgendered o al transessuale, il travestis vive una discronia tra sesso e genere. La (supposta) continuità corpomente dell'etero, ricercata ed in larga parte ricreata dal transgendered e dal transexual nel perseguimento di un'armonia sesso-genere autodeterminata, è nel travestis discronica, in quanto il travestis vive un conflitto che non si risolve nella riassimilazione nei binarismi ma che preme per l'abbandono tout court delle logiche binarie e per la liberazione polimorfa ed estatica del desiderio, della sessualità e dell'affettività. Il trasvestis dunque non cambia sesso nè genere: li vive entrambi nella zona di confine, che in questo caso è spazio di disagio. Vuole vivere la propria unicità che è l'unicità dell'intersex se vogliamo, l'unicità di tutti infondo, ma una unicità fatta di conflitto. Questi due contesti problematici, il contesto d'origine ed il discomfort interiore, questa duplice assenza di rifugio del travestis, ne sono la forza propellente, l'energia che guida all'elaborazione singolare di uno spazio spiazzante al di fuori delle opzioni possibili pregno di potenzialità politiche. Consideriamo la recente Gesta del Nombre Propio. Dicevamo che a partire dal 2006 i travestis possono scegliere un proprio nome, una propria identità. L'elaborazione teorica della rivendicazione è meravigliosa. Scriveva Claris Lispector che l'unica parola che ha senso scrivere è quella inesistente. Quella incarpibile che vive nel vuoto. L'unica identità che ha senso assumere è quella mai esistita, e l'unico nome proprio per noi stessi è quello che nasce ora. Così per Lohana Berkins, il punto di partenza delle rivendicazioni TTTI è il rifiuto del dualismo e di tutte le logiche binarie, l'abbandono del punto di arrivo per un punto di partenza che si ribella alle opzioni esistenti anche nelle istituzioni più rigide e cristallizzate come il binarismo di genere. “El binarismo nos enferma”, ci mutila, dice, ci fa ammalare. Noi non siamo ni hombres ni mujeres. Il nostro è un terzo genere, un terzo mondo. “Autonomia corporal”, rivendicano i travestis, non un nome dato ma un nome proprio, autodeterminato, in un processo di autoproduzione personale e sociale continua che al procedere sgretola i rifugi esistenti e che è tanto più incredibilmente radicale quanto più infondo oggi, ciò che per i travestis argentini significa una soggettività libera è pur ancora prostituzione ed un'aspettativa di vita di trent'anni. Un bisogno di ribellione tanto più disperato e libero dunque, quanto più consapevole che dietro a sé non c'è nulla da salvare. Cosa di importante in questo dicevamo. Desessualizziamo e politicizziamo, spostiamoci in Italia. Sarà la tradizione cattolica o aristocratica, sarà la religione dell'imprenditore diffuso, ma la tradizione politica in Italia (e non solo) ha tra le sue più pericolose abitudini l'educazione ai binarismi, alle dicotomie, alle definizioni duali, antagonistiche. L'istituzionalizzazione di un mondo di buoni e cattivi, di destra e sinistra, di dittatori e resistenti, crea un'abitudine alle logiche binarie, e con essa un quasi inconfessabile bisogno di punti di riferimento autoritari, che sono la spiegazione, semplicistica certo, del revival contemporaneo di modelli politici primitivi. Ecco che in un contesto sovrastimolante e caotico come quello contemporaneo, disorientante e incerto si usa dire, ove l'insicurezza, lo smarrimento è forma più lucida di consapevolezza, il binarismo antagonista è una protezione. Laddove vi è incertezza politica ed esistenziale, la contrapposizione binaria offre radicalismo, sicurezza, una personalità forte in luogo del naufragio. In questo bianconero dualistico non c'è movimento o sperimentazione. C'è obbedienza, un processo di riordino dei mille volti dell'individuo che lo impallidisce, lo svuota e lo istituzionalizza, in un iter che paradossalmente nel suo essere desoggettivante e deresponsabilizzante diventa a volte più seducente e rassicurante della libertà. In questo contesto la scelta trans è la manifestazione degli altri sé, la liberazione dei mille sessi e dei mille ossimori impauriti ed agognanti in ognuno. È spazio politico di una trasformazione eccessiva ed estremista esattamente come lo è il desiderio appena liberato dal dover essere. Berkins parla del ruolo dello spettatore nella performance trans. Dice che l'ossessione del suo sguardo ipnotizzato è misura della discriminazione successiva contro il trans. Possibile, ma parimenti l'osservazione ossessiva è proiezione del proprio desiderio timoroso ed inespresso di trascendenza. In questo contesto la terra di nessuno di genere cessa di essere un terreno trans per diventare un territorio politico trasversale. Uno spazio di sperimentazione e di espressione anti-normativa inopportuno illecito ed addirittura imbarazzante ove dare espressione pubblica ai desideri più indicibili, lancinanti ed impacciati di ognuno. Ove, dice Jon Fernández: “Giochiamo col genere, facciamo performances, ci accarezziamo col corpo e coi genitali, accarezziamo tutto ciò che ci piace. […] Ci operiamo, ci ormoniamo, giochiamo con l'ambiguità cosicché il mondo cambi, e cosicché cambi la sua idea di noi. Perché la nostra intenzione è tergiversare e confondere, aggiungere un po’ di caos a questo mondo in cui altrimenti muoverebbe solo la normatività”. Un gioco a un tempo disarmato e dissacrante dunque, il trasformismo trans. Un gioco il cui scopo è creare uno spazio sociale protettivo ove accogliere i sé più intimi ed unfit. Ove dare espressione politica al desiderio oppresso e alla voglia d'amore, il grande sconosciuto dei movimenti binari ed antagonistici. Ove muovere un passo in una direzione inesistente a partire dalla rassicurazione dell'errore inevitabile, trasformando il timore in legami dolci. Un luogo in cui poi perdersi, perdersi nel vuoto a partire dall'insalvabilità del presente, in una via di fuga inevitabile, dolceamara, spaventata, libera. [francesca coin, “loop” n.6 gennaio - http://novemberdiaries.blogspot.com/]

il 28 e 29 marzo smanifesta

Aderisci all’iniziativa “IO SMANIFESTO”. La proposta del blogger (rionesanità) contro l’attacchinaggio selvaggio che n’chiavica la nostra città. Non votare il candidato che incolla i manifesti illegalmente sui muri dei palazzi, degl’edifici storici, delle chiese, degli ospedali, delle scuole, le piazze, le vie, i vicoli…

Bisogna in qualche modo punire chi sporca per un voto, chi commette reato ancor prima di essere eletto, chi insulta la civiltà, chi crede di farla franca. Puntualmente ad ogni elezione provinciale, comunale, regionale, migliaia di manifesti insudiciano Napoli. Il Comune ha gia stanziato diverse migliaia di euro per organizzare le squadre di lavoro col compito di staccare i manifesti pirati. Migliaia di euro sottratti ai cittadini per una “violenza gratuita”.

Nel rione sanità, donna Carmela, "sprovvista" di arti inferiori (
http://quartieresanita.blogspot.com/2009/10/negata-sedia-rotelle-ad-una-donna-senza.html) non riesce ad avere una sedia a rotelle adeguata per la sua casa, mentre all’Asl le dicono che i soldi non ci sono, noi paghiamo lo scotto di decine, centinaia, di cialtroni che danneggiano economicamente e fisicamente Napoli. Se proprio ci tieni a votare vota donna Carmela e aderisci all’iniziativa IO SMANIFESTO contro l’attacchinaggio selvaggio che n’chiavica la nostra città.

un miliardo di affamati

La decisione della Commissione Europea di autorizzare la coltivazione della patata transgenica Amflosa, continua a suscitare le reazioni più svariate. Sono molte le perplessità espresse da più parti, soprattutto riguardo ai rischi per la salute umana e all’effetto domino che la decisione dalla UE potrebbe innescare, con conseguenze negative sull’agricoltura tradizionale e biologica in Europa. ”Tra le diverse prese di posizione - afferma l’Osservatore Romano - i media hanno creduto di leggere anche un ipotetico pronunciamento favorevole da parte del Vaticano, che non c’è stato. La nota del giornale del Vaticano si riferiva alle affermazioni sugli OGM fatte in quei giorni da mons. Sanchez Sarondo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, in un seminario sull’argomento che si teneva a Cuba. L’Osservatore Romano se la prende, a ragione, con coloro che confondono ancora una volta i commenti e i punti di vista di singoli ecclesiastici con dichiarazioni ‘ufficiali’ attribuibili alla Santa Sede o alla Chiesa. Purtroppo mons. Sarondo non è nuovo a queste affermazioni. Infatti fu lui a convocare un convegno a Roma (15-19 maggio 2009), con il beneplacito delle multinazionali del bio-tech, presieduto dal prof. Ingo Potrykus (università di Eht-Zurigo), il padre del golden rice, il riso arricchito di beta carotene e vitamina A. Secondo gli scienziati di Syagenta, la multinazionale svizzera, il golden rice potrebbe far impallidire il mito della moltiplicazione di pani e pesci.

E’ questa infatti la ragione fondamentale in favore degli OGM che risolverebbero il problema della fame. Nulla di più falso! Infatti è lo stesso Osservatore Romano ad affermare: ”E non è un caso che proprio nel 2009 - anno in cui nei paesi in via di sviluppo, le coltivazioni OGM, sono cresciute del 13% (contro una media mondiale del 7%), raggiungendo quasi la metà dell’intera superficie del pianeta coltivata con piante transgeniche - gli affamati nel mondo abbiano superato per la prima volta quota un miliardo. Questa nota dell’Osservatore Romano non è firmata, ma potremmo scorgervi la mano del nuovo presidente di Giustizia e Pace del Vaticano, il cardinale Peter Turkson, in carica da pochi mesi. Turkson è stato una delle figure più significative del II Sinodo Africano, che si è tenuto a Roma dal 5 al 25 ottobre 2009. Lo strumento di lavoro del Sinodo Africano, la Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace, che lo stesso Papa Benedetto XVI, nel suo primo viaggio in Africa, ha consegnato ai vescovi a Yaoundé (Camerun) e a Luanda (Angola), è categorico sulla questione degli OGM: La campagna di semina di organismi geneticamente modificati, che pretende di assicurare la sicurezza alimentare, non deve far ignorare i veri problemi degli agricoltori africani: la mancanza di terre arabili, di acqua ed energia…

Questa tecnica (OGM) rischia di rovinare i piccoli agricoltori e di sopprimere le loro semine tradizionali, rendendoli dipendenti dalle società produttrici di OGM. E’ questa la prima vera presa di posizione del Vaticano sugli OGM. I vescovi africani durante il loro Sinodo, hanno capito molto bene a cosa servono gli OGM: a rendere i contadini d’Africa sempre più dipendenti dalle grandi multinazionali come la Monsanto e quindi sempre più affamati. E’ a questa stessa conclusione di condanna a cui arriva uno dei nostri migliori studiosi sull’argomento, il sacerdote Marco Belleri di Siena, nel suo notevole studio Tradimento del Sogno di Dio: Gli OGM sono quanto di più lontano ci possa essere dal disegno di Dio - egli afferma - quindi moralmente inammissibili. Con l’appoggio della commissione di GPIC della CIMI [Alex Zanotelli]

oroscopo preventivo

Il segno del cancro

“Pasque di Sangue” è un libo di Ariel Toaff (ebrei d'europa e omicidi rituali) censurato subito dopo l’uscita poi, pare, riammesso in commercio con le dovute modifiche. Un testo sconcertante e macabro. Sottoaccusa la comunità ebraica di origine tedesca del XV secolo incriminata dai cristiani di uccidere i loro bambini per raccogliere sangue a scopi terapeutici. Caro Cancro, oltre a consigliarti di leggere il testo, una condizione necessaria per confonderti ancora di più le idee sui conflitti nel mondo, lasciati cullare dolcemente dai racconti comprovati dalla storia e dalla fantasia per modificare il tuo profilo ideologico e anarchico. Questo espediente ti servirà per comprendere maggiormente anche la tua confusione in relazione alla storia d’amore che stai vivendo attualmente. Un consiglio, agli uomini, è dato dallo stesso autore del libro: “Brunetta era fatta immergere in un bagno d'orina, prodotto laborioso di un «garzoncello vergine» di Trento, e subito dopo lo straordinario, se pur poco olente, lavaggio, la donna, senza ulteriori ambagi, iniziava a cantare la sua confessione”.


Il segno dei gemelli

Sei pieno di complessi, a volte veri, a volte, privi di ogni fondamento. Un po’ la realtà, un po’ la finzione ti schiacciano nell’immediato, ti ostacolano, ti imbarazzano, ti chiudono nelle tue inquietudini e nelle tue fornicazioni. Per te, gemelli, una pellicola straordinaria, a te dedico la recensione de Il grande cinema di Alberto Sordi: “Un film a tre episodi sul tema dei complessi (timidezza, falsi pudori, impaccio) in cui Sordi interpreta Guglielmo Bertone, uno dei tanti candidati al concorso per diventare lettore del telegiornale. Professionista preparatissimo, viene ostacolato in tutti i modi dalla commissione di selezione a causa del suo imbarazzante difetto fisico: un’evidente dentatura equina che mal figurerebbe in video. Nonostante tutti i tentativi per farlo cadere in fallo, l’abile dentone riuscirà ad avere la meglio, iniziando così la sua carriere di annunciatore”.
Cosa dirti di più, attualmente l’imbarazzo non ha più senso, per il resto auspico che se meriti realmente i tuoi complessi verranno schiacciati dalla tua abilità e intelligenza. Credimi, in quest’epoca non da poco.

io sono... non avrai altro dio...



Krzysztof è un professore universitario che, separato dalla moglie, si trova costretto a crescere il proprio figlio, Paweł, da solo.

Il padre è un grande appassionato di computer e pensa che tutta la vita possa essere descritta matematicamente attraverso l'uso del computer. Secondo lui, non esiste una dimensione trascendente della realtà: non esiste nessun Dio e quando si muore il cervello smette semplicemente di funzionare.

Alla visione atea del padre si contrappone la visione della zia, molto credente.

L'interesse per il figlio al mondo trascendente si scatena quando casualmente nota in strada un cane morto congelato, che lo porta a farsi domande sul senso della morte, su cosa essa sia. [fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Decalogo_1]

la nuova spoon river

Ci siamo “fatti da soli”: questo è il mito della piccola e media impresa del nord-est dove si profondevano lodi bipartisan al dinamismo del piccolo imprenditore Veneto… alla fine il simulacro dell’individualismo ha rivelato la sua vera subordinazione alla finanza speculativa, all’indebitamento senza freni, alle assicurazioni che scommettono sul fallimento (hedge founds). Ecco la trappola nella quale son caduti i veneti leghisti: La crisi, come la morte (una morte selettiva infatti), non guarda in faccia a nessuno e non fa distinzione fra piccola borghesia e proletariato. Purtroppo chi è vittima dell’individualismo, chi crede di poter “fare da solo” sempre e comunque, si trova d’improvviso davanti ad un bivio: nichilismo o suicidio, poiché non rientra nella mentalità del piccolo imprenditore del nord-est (ma anche dell’operaio ormai) la possibilità di un’azione collettiva.

“L’inizio del dramma. Il primo capitolo della «Spoon River» veneta, antologia tragica che raccoglie le storie delle vittime del lavoro, l’ha scritto il 28 settembre 2008 un grafico pubblicitario di Padova, che a 42 anni si è impiccato in casa perchè aveva perso il posto e non riusciva a trovarne un altro. Sul tavolo della cucina un biglietto ai familiari: «Io non sono il tipo che si fa pagare le bollette». Due settimane dopo, il 12 ottobre a Montegrotto Terme, si è ucciso un impresario edile di 60 anni. [….] Il 26 marzo 2009, il Veneto piange la sua prima vittima straniera. Williams Agiekum, ghanese di 37 anni, dopo dieci anni nelle concerie di Arzignano (Vicenza) era finito in cassa integrazione, a 800 euro al mese. Ne versava 650 euro d’affitto e da due mesi stava al freddo e al buio: gli avevano tagliato luce e il gas. Ha ingoiato un bicchiere di soda caustica e ha chiuso gli occhi per sempre.

[…] Ma non c’è nemmeno il tempo di piangere, perchè il 21 maggio 2009 Stefano Grollo, 43enne dirigente della Simec, si getta sotto un treno a Castello di Godego (Treviso). In azienda si cominciava a parlare di cassa integrazione a rotazione per tutti i 124 operai e lui non ha retto. Poco dopo le 11 si è accovacciato sui binari, aspettando per mezz’ora l’arrivo del convoglio che l’ha travolto. Nessuno ha visto nulla. In quel periodo si sono suicidati quattro operai: un romeno, che non percepiva lo stipendio da qualche mese a causa della chiusura temporanea della «Tms» e che versava in una grave situazione finanziaria dovuta a una figlia malata; un 40enne di Campodarsego (Padova) che dopo il licenziamento dalla fabbrica per cui lavorava da dieci anni si è cosparso di benzina e si è dato fuoco nella sua auto; un 32enne impiegato nel settore della chimica a Marghera e a casa da qualche mese; un uomo di Spinea (Venezia), che dopo aver perso il lavoro si è tagliato le vene.” [abu abbas - Fonte: corriere del veneto]

la guerra di mamma

Mercoledì 17 marzo ore 17,00 all’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli presentazione del libro “la guerra di mamma” di Gaetana Morgese. Maddalena “Lenuccia” Cerasuolo nelle quattro giornate di Napoli. L’evento e la scrittura di questo libro hanno un particolare significato per le persone che vivono nel rione. Il ponte della Sanità, odiato per aver relegato il rione a diventare “periferia cimiteriale”, è difeso con una estrema lucida incoscienza dalla protagonista del libro. Lenuccia diventa napoletana come il padre, come il suo amico Antonio e come tutti quelli che resistono alla disfatta dell’Italia, al “tradimento” delle istituzioni, alla tabula rasa dei tedeschi.

Il ponte della sanità minato dai nazifascisti resiste all’esplosione grazie alle barricate mai realmente riconosciute, grazie ad una organizzazione spontanea e pronta, grazie a Maddalena e ai suoi amici. Una guerra assurda che non ha avuto eroi né malvagi, né vinti né vincitori, una guerra come tutte le altre che attualmente “bruciano” il pineta. Dall’Africa all’Asia, dai Balcani, al sud America, in nome di una economia folle e di un potere irriconoscente, una Lenuccia nel mondo vivrà per sempre come esempio distinto, come esempio di stanchezza, di protesta, di resistenza e di amore.

basta... fare politica

Mentre sui muri dei palazzi storici del rione un cumulo di manifesti elettorali sovrapposti illegalmente continuano a sporcare il quartiere senza che nessuno faccia niente, del resto anche tutta la città è colpita da questo fenomeno, un altro senza fissa dimora è morto la settima scorsa di freddo e di fame a piazza Cavour. Mentre la politica parla un linguaggio incomprensibile migliaia di buche, voragini pericolosissime causate dalla pioggia, invadono Napoli: dalla Sanità a Capodichino, da Casavatore ad Arzano, da Capodimonte a Miano e Secondigliano.

I problemi veri e reali sono appannaggio del gossip elettorale, degli scandali sessuali, delle leggi incostituzionali. Il linguaggio politico muore sotto il dilemma di un paese più disunito e meno partecipe. In televisione si parla solo di complotti, di leggi ad personam, di veline, mentre il dibattito vero, quello che dovrebbe arricchire di più la nostra cultura, soggiace nel silenzio più assoluto. Non c’è dibattito sulle modifiche che stanno apportando all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori; non c’è dibattito sull’espulsione di un padre immigrato che vuole accompagnare i figli a scuola, non c'è dibattito sul crollo del pil del 5% nel nostro paese, peggior dato mai registrato prima del 1971.

“In Lombardia il reddito annuo pro capite è di 32.100 euro, in Sicilia di 16.500 euro”, scrive Gerhard Mumelter, sul giornale Der Standard, Austria, in un articolo dal titolo: lo strappo nel tricolore, commentando la netta differenza che c’è tra nord e sud dell’Italia; Robert Maggiori “Libération”, Francia, afferma: “Retrocessa a provincia, l’Italia perde posizioni in molte classifiche internazionali che riguardano la scuola, la salute, l’ambiente, i diritti, la cultura (a cui sono stati tagliati drasticamente i fondi pubblici) o le nuove tecnologie”; mentre un commento spagnolo “El País” sentenzia drasticamente: “Se gli italiani finora pensavano che il problema fosse il governo, in questo momento è la repubblica nel suo insieme a preoccuparli. Le istituzioni sono indebolite dalla corruzione e dalle proposte di riforma che cercano di minare lo stato di diritto. Nessuno sembra sapere dove stia andando l’Italia, un paese fondamentale nella costruzione dell’Unione europea”.

Un caso emblematico. Sembra che nessuno ha più voglia di chiedere i proprio diritti, di chiedere lavoro, di chiedere istruzione, di chiedere partecipazione. Il rione Sanità vive nell’ombra offuscato da un ponte che lo ha sventrato, mentre Napoli e il nostro paese sembrano scandalizzarsi più per i tradimenti coniugali che per 2 milioni di persone in cerca di occupazione (307mila i lavoratori che hanno perso il lavoro in un anno). In parte è la società della “visione” che cerca consensi e legittimità, in parte è la stanchezza e il malaffare. Su “Le Monde”, giornale francese, Jacqueline Risset commenta in modo esemplare: “Le cause sono diverse e vanno cercate nella storia italiana recente e lontana. I mezzi, usati in modo ripetitivo, sono quelli relativi all’abolizione dei rapporti tra realtà e finzione, un’abolizione progressiva raggiunta con forti dosi di una televisione allucinatoria”. [+blogger]
Fonte delle citazioni dei giornali esteri: Internazionale

hanno tolto l’amianto

Hanno tolto l’amianto da piazza Sanità. Stamattina le buste erano state spostate più verso il cancello della Basilica, forse dagli spazzini che ieri avevano rimosso i rifiuti. Il nostro povero cartello ridotto in carta stracci dalla pioggia.


Oggi “Il Mattino Napoli” aveva pubblicato in prima pagina l’articolo dal titolo: “Rione Sanità, sacchi di amianto sul sagrato”. Ieri noi avevamo mandato moltissime mail per far spostare l’eternit. Stamattina i carabinieri avevano chiesto le generalità di chi ha scritto il cartello “tumore pronto per l’uso”. In realtà anche altri due cittadini del rione avevano solidarizzato con il blogger, mostrando i loro documenti ai carabinieri. Per fortuna che internet è un mezzo di informazione potente e importante. In questo modo, lo speriamo, le coscienza più “civili” si sveglieranno da un torpore che li avvolge, forse, inconsapevolmente.


È l’insieme che fa la differenza, nel momento in cui la protesta era singola l’inconsistenza regnava sovrana, chi doveva fare il suo lavoro o dovere pensava ad altro; invece quando l’insieme si muoveva, si faceva sentire e creava “conflitto”, dall’altra parte il silenzio non aveva giustificazioni, non aveva prerogative, non aveva scusanti, non era legittimo. La sola pubblicazione dell’amianto posto sul marciapiede della basilica detronava chi doveva fare ma non aveva fatto, chi doveva intervenire ma non era intervenuto, chi sapeva e non aveva agito… chi vorrebbe i voti per restituirci soltanto flati puzzolenti. [+blogger]

l'amianto è sempre qui!!!!

ANCORA NESSUNO VIENE A PRENDERE L'AMIANTO, E' ASSURDO!

UN POVERO ROM CHE GUARDA DENTRO LA BUSTA PER CERCARE QUALCOSA

IL MANIFESTO CHE ABBIAMO ATTACCATO STAMATTINA

POI LA BUSTA RIMANE APERTA: ANCORA PIU PERICOLOSA!

SUL MANIFESTO C'E' SCRITTO: "ATTENZIONE TUMORE PRONTO PER L'USO"

banco alimentare

Venite puntualmente a prendere voti, poi a levar la munnezza, come l’eternit depositato a piazza sanità da una settimana, siete tutti dei “nani” rachitici. Sapete solo sporcare illegalmente il rione con le vostre belle facce da culo.

Sempre e solo brutte notizie così non si costruisce niente”. Le accusa rivolte al blogger, disgregatore di una unione di fatto salda ed efficace. Le notizie buone non le conservo nel frigo, non le mangio e nemmeno le polverizzo. Diciamo invece che molte persone non hanno il coraggio di denunciare, di chiarire, di smentire le assurdità e le incapacità… o gli intrallazzi.

Un organizzatore del banco alimentare presso la basilica di santa Maria della Sanità mi ha raccontato che in passato alcuni consiglieri della Municipalità gli avevano promesso 15 pacchi per aiutare i più poveri del quartiere, contenenti zucchero, caffé, pasta ecc, ecc. La fonte mi ha riferito anche che questi pacchi non arrivavano nei giorni stabiliti come da accordo. Messosi in contatto con chi di competenza gli avrebbero risposto che, in relazione a dei problemi inspiegabili, i pacchi diminuivano da 15 a 10. I pacchi comunque continuavano a non arrivare e, come sempre, il volontario cercava di sapere il perché del ritardo. Ricontattati per l’ennesima volta gli facevano sapere che la cifra continuava a scendere e che da 10 si passava a 7 e da sette forse anche a cinque. Finalmente arrivavano i pacchi per il banco alimentare, con tutta la gioia del volontario che non vedeva l’ora di darli ai bisognosi.

Sembra una favola, ma forse così è. Il povero volontario si trovava con solo 3 pacchi e senza una briciola di spiegazione plausibile. Ma che fino avevano fatto gli altri pacchi? Perché durante il “tragitto” i pacchi per i meno abbienti del rione da 15 diventavano 10, poi 7, 5, ed infine 3? In un film, “così parlò bellavista” si raccontava che per “farsi la comodità”, meglio comprare un bel set di bare, costruito con legno massello, rifinite con merletti finissimi, comodi cuscini e i piedi a zampa di leone. Insomma, la volete proprio una buona notizia, vi servo subito. Una brava donna ha vinto 15.000 euro al banco lotto, si era sognata che arrestavano tutti gli autori degli anonimi illeciti. Un ridere, perché tra gli arrestati c’era suo marito, una figlia, due cognati e la badante polacca. [+blogger]


cosa insegnare...

Parlare con i giovani e i giovanissimi è cosa ardua, il loro linguaggio, gli atteggiamenti, le considerazioni, le opinioni divergono nella sostanza e nelle caratteristiche, gli adulti questo lo devono capire e comprendere. Arginare un problema di natura amorosa, ad esempio, è cosa parziale, inadeguata e priva di riscontri oggettivi. Cosa ancora più ardua è parlare di politica, oggi neanche i grandi riescono a discutere serenamente e con imparzialità. Ma nella società esistono della prerogative incerte, delle condizioni generali, delle inusitate semplici convinzioni che hanno superato di gran lunga la morale adolescenziale.

Come insegnare ad un/a ragazzo/a l’informazione politica, la ricerca scientifica, il gioco del calcio, se non ci sono abbastanza precauzioni per l’uso? Come disinfettare la notizia e scorticare sotto le scoperte sensazionali o le innovazioni che salveranno il mondo? Certo in questa società “del sapere” un adolescente avrà ben chiaro le sue idee se vuole fare il corista di Ratisbona, oppure il giurista politicizzato, o la ministra delle pari opportunità. Un avvocato che difende i suoi assistiti a suon di leggi e decreti, ha dalla sua parte la legge, anche se poi quella stessa legge la modifica, la distorce, la cambia nel momento in qui non può più presentare appello; diventare volontario della protezione civile è un rischio visto gli andazzi e le marachelle.

Insegnare per chi votare è ancora più rischioso. I lavoro pubblici sono quasi tutti già assegnati, al nord il nepotismo e le bieche mazzette, al sud la mafia e l’illegalità dalla lunga data. Un giovane troverà sicuramente espressioni per le sue frasi troncate come in un sms o in una chatt. Gli insulti degli adulti in televisione, nelle radio, su internet. L’italiano scritto e parlato ha sempre giustificazioni, si può affermare e nello stesso momento smentire usando le stesse identiche parole. Cosa può apprendere un giovane o un giovanissimo? Se a scuola le ragazze hanno nella borsetta rossetti, specchietti, cipria, pettini e ogni cinque minuti vanno in bagno a guardarsi, se i ragazzi gelatinati con jeans di marca, scarpe firmate e occhiali a palla rasentano il ridicolo, è soprattutto vero che la nostra forma educativa imita le “paradossali” invenzioni dei nostri maestri: un tempo era l’ingegno, l’intelligenza, oggi è invece l’artificiosa esistenza parossistica.

Attenzione questo articolo è valido se e solo se chi lo legge ha già concluso un percorso di studi fatto di velini e velone, di satira esistenziale, di ascetismo agnostico e di neutralità psichica. Per i primi due termini assumo ogni responsabilità per gli altri credo che sia una questione di stile. È la domanda catartica dell’”essere o non essere”, oppure la medesima espressa in modo più arcaica: è nato prima l’uovo o la gallina? [+blogger]


amianto a piazza sanità


Stamattina appoggiate al muro della basilica di santa Maria della Sanità, c’erano due buste di immondizia piene di eternit e alcuni pezzi buttati così per strada e sul marciapiede. Chi lavora nei paraggi ci ha confermato che le buste sono lì da più di 3 settimane. L’inciviltà non ha limite e non ha pudore, assolutamente e con urgenza devono essere rimosse. Non riusciamo a capire come siano possibili assurdità del genere. Noi della redazione chiediamo con forza che siano tolte al più presto, senza un minuto da perdere. Chiediamo alla municipalità di intervenire con tempismo. Se ciò non accadrà saremo costretti a denunciare chi di competenza. Giriamo questa notizia alla rete sanità, al presidente della municipalità e ai vari assessori preposti.


hinterland napoletano


Pregiudizi, razzismo, noncuranza, rassegnazione e disinteresse. La periferia napoletana, hinterland aggregativi, unione di fatto perversa, eterogenea, abbandonata e ricca. Elucubra la mente di gestori malavitosi, opinionisti d’affari, baldorie comunali e politiche, bieche triviali per accaparrarsi l’ultimo cestino del banco alimentare. Napoli sopporta, sopporta la sua periferia, sopportano gli “eletti” che nel silenzio rimuginano, sopportano gli scettici e le casalinghe.

Terra di mezzo, bivio senza frontiera, un corso spezza l’altro: lì i nolali, i bruscianesci, i pomiglianesi, i boschesi, là i napoletani invadenti, incivili, impotenti e rozzi. Gli uni saccheggiano gli altri, è la guerra tra poveri rivoltosi in cerca di paradisi. È la guerra dell’immondizia, dell’acqua, dell’aria e della sopravvivenza. Nei limiti accerchiati, i rom, gli “extracomunitari, quelli che puzzano di piscio, di catrame, di saliva, di sperma. Gli effluvi salgono fin alla finestra di donna Concetta che ogni domenica prepara il ragù e le salsicce. Un urlo disperato, una constatazione inopportuna, l’ultima catapecchia, tugurio insanguinato, prende fuoco e brucia. Un colore ardente e affascinante, un rosso arancio celeste bianco, è la disinfestazione catartica, e la marijuana che si frantuma in mille foglie, si sbriciola come un cristallo purissimo.

Nel treno i giochi sono fatti. Molti si accostano all’obliteratrice, aspettano l’abbonato o chi ha paura di mostrar le sue “vergogne”. Poi infila uno dietro l’altro per irrompere la frontiera ed eludere la sorveglianza. Una questione di abitudine, di malaffare, di povertà. Tutti nel vagone sentono il diritto di protestare, di scacciare, di spostarsi leggermente per non lasciare posto. L’Italia forse non è razzista e forse neanche la nostra città. È la sostanza che manca, è l’immaginazione figlia dei media, una generale sofferenza invisibile, padrona dell’arroganza; impuro come il guano, la soggezione rispecchia antiche diramazioni accentuate da chi per mostrarsi, per vivere, per morire diventa irrimediabilmente ciò che non è. [+blogger]

un rione per il blog

Noi della redazione del blog chiediamo più informazione per il rione sanità. Il nostro scopo è quello di smuovere quanto più possibile la coscienza della gente. Sensibilizzando la "società civile" a riconoscere il quartiere per quello che è e non per quello che dicono essere. Non neghiamo alcune situazioni scabrose, fatti brutti che disonorano le storia di questo luogo. Ma vogliamo anche guardare avanti, mostrando tutto quello che da anni è offuscato e messo sotto processo da cronache affaristiche e speculative. Il rione ha una sua dignità: nel diciassettesimo secolo furono edificate numerose chiese e basiliche: poi gli anni "nobili", quando molte famiglie agiate facevano costruire le loro abitazioni (Palazzo Sanfelice, palazzo de Liguoro, palazzo Lagni , ecc.); negli anni '40 la resistenza ai tedeschi e le barricate alla via Cristallini (Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia); sempre negli stessi anni gli artigiani del rione esportavano in tutto il mondo.

I più bravi erano i guantai, seguiti subito dopo dai falegnami, calzolai, ceramisti, impagliatori ecc. Ed è proprio in virtù di tanto lavoro, di tanta arte e storia (gli Ipogei dei Cristallini, il Cimitero delle Fontanelle, le Catacombe di san Gaudioso e San Severo, i Monasteri di via S. M. Antesaecula), che noi della redazione abbiamo aperto questo blog perché crediamo in quello che un tempo era la Sanità e in quella che in futuro potrà essere. Il rione è vivo come le sue numerose famiglie, i suoi numerosi operai, quelli che giocano la bolletta ogni domenica, che parcheggiano male e urlano quando parlano, quelli che gettano l’immondizia fuori dal cassonetto, quelli che fanno amicizia con gli immigrati e osannano i preti. Il quartiere è caotico. Un sabato di mezz'estate, intorno alle ore 19,00, è un inferno di motorini, pedoni che cercano di camminare, districarsi, deviare un percorso per non urtare contro un auto, una moto, la navetta del ANM.

C’è un misto di contraddizioni, di armonia, di intolleranza, di ingenuità, di situazioni assurde oppure di quelle che ti lasciano senza parole. Amore e rispetto, assurdità e maleducazione. Il nostro è un quartiere ombra, un rione invisibile situato in una valle che sprofonda sempre di più, sostenuto solo da chi intende considerarlo per quello che è. Non diciamo: “qui non c’è illegalità”, ma chi in Italia potrebbe dirlo? Il rione, Napoli, il Sud… prima o poi usciranno allo scoperto, mostrando non più il “buon cuore” ma il cervello, l’intuizione, l’organizzazione. Tutto questo sarà possibile solo quando sapremo riconoscere l’alternativa che non è solo ricchezza, potere, camorra, ma anche solidarietà, lavoro, passione, intelligenza… [+blogger]

perché non mi fanno votare?

Perché non voto? Ve lo spiego subito. Guardo tutti i gironi, mentre vado a lavoro, i numerosi manifesti elettorali e i candidati alla regione Campania. Emozionante leggere le frasi che accompagnano la loro candidatura. Frasi indefinite che sfidano i grandi della letteratura italiana e straniera. Che elogio all’eloquenza e alla piazza per noi che abbiamo voglia di votare allegramente. Non voto non perché sono un sovversivo, un anarchico, uno stanco delle promesse al contrario, sono ben disposto a dare il mio contributo per il paese, direi sono un conformista pieno di idee e speranze, uno che comprende tutto e sa tutto. Ammirare tutte quelle belle facce pulite, manifesti elettorali che ti danno fiducia e ti mettono tranquillità, rilassante riflessione e soprattutto un bel vedere, mi rappacifica con me sesso e con gli altri.

Finalmente ho le idee chiare. I manifesti mi mettono allegria, danno speranza e fiducia. Mi piace l’espressione di Casini, quella di Caldoro, preferisco la bellezza della Carfagna ma anche la posa della Mussolini. Mi piace il sorriso di De Luca, lo spot di Roberto Fico, la foto di Bersani, la promessa di Ferrero. Allora ho deciso di non votare proprio perché non posso indicare con la x tutti i candidati presenti. Non è giusto: io voglio esprimere tutte le preferenze, li voglio votare tutti, ma proprio tutti. Protesto formalmente come un vero elettore sa fare: non vado a votare perché impossibilitato a scegliere! [+blogger]

leggifilmsanità


"c’è speranza per te"

Nella cassetta della posta stamani ho trovato una lettera della “chiesa cristiana evangelica pentecostale” che si trova a violetto san Vincenzo, nel quartiere. Il titolo è “rione sanità c’è speranza per te”. Nella lettera si legge: ”Purtroppo in questo quartiere di Napoli dove la camorra rappresenta un’alternativa di vita per molti, ed una continua attrazione da parte dei ragazzi che vivono attraverso la delinquenza, e allo stesso modo tanti giovani distruggono la loro vita facendo uso di droghe, persone che mettono la loro vita a rischio entrando a far parte del cosiddetto sistema camorristico senza scrupoli di versare sangue a discapito di altri, dove la gente vive di batticuore perché da un momento all’altro ti puoi trovare vittima di qualche agguato”. Più avanti si legge ancora: "Ora se sei onesto caro lettore, riconoscerai che ciò che abbiamo scritto è una reale e cruda realtà".

Risponde un ragazzo del quartiere.

Mi chiamo Alfonso, ho 27 anni, vivo praticamente da sempre nel rione con i miei genitori. Non ho mai fatto uso di droga o affini, ho tantissimi amici del quartiere che non si bucano né rubano né spacciano e non sono affiliati a clan camorristici. I miei genitori sono entrambi del quartiere, mia mamma è una ex operaia mio padre lavora ancora come automobilista, da poco gestisce un taxi. Ho due sorelle e due fratelli. Due donne amano andare in chiesa, ma non mia mamma, i miei fratelli sono atei, mio padre spazia un po’ su tutte le religioni. Amiamo questo rione anche se non sopportiamo a volte la maleducazione di chi giuda. Ma è la stessa questione che vale per tutti. Mi offende leggere cose del genere, offende me e mio fratello che siamo ancora studenti, gli altri della mia famiglia che lavorano e mia mamma che adesso è casalinga a tempo pieno. Offende mio nonno che per anni ha fatto il falegname nella sanità e anche il bisnonno che vendeva cappelli ambulanti. Offende i miei amici e tutte quelle persone che frequento. Se continuiamo di questo passo ci saranno più malviventi ipotetici che in carcere. Si accusa sempre così in modo indiscriminato ma poi chi delinque sta sempre al suo posto, la Sanità è camorrista mentre in altri posti meno noti i loschi affari finiscono per diventare accanimento giudiziario. [Alfonso B.]

trash politik

Incomincia il via vai di sconosciuti nel rione che girano con volantini, stringendo la mano di uno o strizzando l’occhio mentre sfoggiano un sorriso sardonico. Gente che non sa neanche dove si trova il rione sanità, invitano con calorosa armonia a votare per il bene del paese e del quartiere. Che lestofanti, che imbroglioni, quanta acrimonia nelle parole che poi sfumeranno come sfuma l’ultimo incendio appiccato per disperdere rifiuti. Non hanno dignità. Cercando nella semplicità del pizzaiolo, del salumiere, del pescivendolo o del povero di turno che per pochi spiccioli distribuisce volantini per caso, un consenso illegittimo, anche ieri Poppella, che solitamente vota a destra, ospitava un caos di gente che inneggiava il suo idolo di sinistra. Spacciatori di mezza età che commettono reati prima ancora di essere votati. Il quartiere è zeppo di manifesti elettorali attaccati indiscriminatamente sulle pareti dei palazzi, un reato che nessuno ha voglia di spiegarci, ma che tutti commettono con grande disinvoltura.

La gentaglia vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Da questo blog non faremo sconti a nessuno. Tutti subiranno le stesse domande e le stesse accuse. Andate via dal rione, via da un quartiere che non conoscete facendo finta di approvare ingannandolo. Ripulite le strade, prendete soldi senza lavorare, senza essere precari come i lavoratori della fiat, come gli operai costretti a vivere con 500 euro al mese. A casa anche voi, voi che parlate “bene”, che scrivete i vostri slogan indefiniti, voi che amate mentire e tradire.

Il voto si sporca di sangue, un contratto a progetto paga la sua imposta per accertare una politica malsana, mentre le auto pagate dalla regione, le quote per i cellulari, le cene, l’aria condizionata, lo spreco autorizzato è sangue vile di un povero invisibile. Pochi gesti ci fanno capire che essi non hanno più senso. Scrivere, protestare indignandosi, mentre la gente vive ancora nelle baracche a Ponticelli, nei tuguri delle case rom, dove un politico non si degnerebbe nemmeno di andare a pisciare, è l’unica vera opportunità che ci rimane per essere, per sentire e sentirsi, per confermare la nostra esistenza priva di diritti, priva di onestà, di organizzazione e politica. [+blogger].